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Marcianò e Milia "spingono" per la sfiducia al sindaco di Reggio Calabria Falcomatà

Marcianò e Milia “spingono” per la sfiducia al sindaco di Reggio Calabria Falcomatà

Angela Marcianò e Federico Milia, da punti di vista diversi, chiedono la sfiducia del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà di cui si discute oggi in consiglio comunale.

Angela Marcianò, presidente del movimento politico “Impegno e identità” chiede ai consiglieri comunali di «chiudere insieme questa sporca partita al ribasso per la città».

«Si discute oggi la mozione di sfiducia presentata dai consiglieri comunali dell’opposizione – scrive la Marcianò – dopo aver fatto trascorrere tutto il tempo possibile al fine di riscaldare una minestra, divenuta indigesta perché scongelata e riscaldata parecchie volte ed ormai disgustosa. A preoccuparmi maggiormente è che questa pietanza avariata, purtroppo, va a finire dritta dritta nello stomaco dei reggini e non certo in quello pieno, volgarmente gaudente, dei registi di questa squallida pantomima.Nel corso del Consiglio in cui lei, sindaco, è rimasto da solo, a leggere con distacco emotivo allarmante un libro, in assenza della sua maggioranza che sulla stampa la definiva antidemocratico, decisi di non infierire perché da cristiana cerco di seguire gli insegnamenti biblici come “ il non proferire a loro riguardo altezzose parole nel giorno della loro angoscia”».

Continua la presidente di “Impegno e identità”: «Il problema è che adesso il suo disagio evidente è stato scaricato sui reggini che pensavano di aver visto i titoli di coda di questo film mediocre e sgradito ai più (ad esclusione dei non pochi beneficati) ed invece la pellicola impazzita è ritornata all’inizio perché evidentemente, chi continua a sostenerla, nonostante le mortificazioni subite, non ha imparato alcuna lezione.
Come al solito, sindaco, lei stupisce con effetti speciali, come un equilibrista, un acrobata, un funambolo ovvero come chi “nella vita politica e sociale si destreggia abilmente con spregiudicatezza e opportunismo, in modo da rimanere sempre in piedi”. Ha presente l’edilizia acrobatica che adesso va tanto di moda? C’è qualcosa che accomuna questa nuova pratica di esecuzione dei lavori alla sua maggioranza. Peccato che nell’edilizia acrobatica, aggrappati ad una fune, si realizzano ristrutturazioni esterne eccezionali. Con il vostro modo di operare, invece, state demolendo pure il poco di buono che ancora in città si tenta di preservare».

«Spero, lo spero con tutto il cuore e con sincera fiducia, che ci sia qualcuno tra i colleghi presenti oggi in Aula che conservi sprazzi di orgoglio, amor proprio ed amore per città, che si senta sdegnato nel tenere ancora le corde al sindaco funambolo, che non si renda più disponibile ad offrire tendoni salvavita per le sue cadute o funi psichedeliche per mascherare i suoi strafalcioni, rispetto ai quali pensa ancora sia sufficiente eclissarsi per un po’ di tempo (confidando nel fatto che i reggini abbiano poca memoria) o pronunciare menzognere richieste di scuse a cui, infatti, nessuno crede più. E vi prego, colleghi, non trinceratevi dietro dichiarazioni del tipo “non votiamo la sfiducia per non consegnare la città al centrodestra”. Perché la città, come impongono le regole della democrazia, sarebbe governata da un altro sindaco eletto dalla cittadinanza. Perciò – dice ancora Marcianò – se siete così sicuri di aver fatto bene, cosa vi intimorisce, cosa vi induce ad impedire il ritorno al voto? Mi auguro, quantomeno, di non risentire da parte vostra una carrellata di elogi e dichiarazioni di sostegno incondizionato al sindaco, che ormai a distanza di poche ore si alternano a comunicati di disprezzo nei suoi confronti, perché noi consiglieri abbiamo il dovere di rappresentare i reggini con coerenza e credibilità. E lei, sindaco, ha legittime ambizioni per la sua carriera? Bene, si faccia promuovere in fretta dal suo partito (che sembra amarla ancora così tanto “sinceramente”) e facciamola finita nel sacrificare tutto e tutti a causa dei suoi giochetti da prestigiatore sprezzante. Ma non conti molto su una promozione che valorizzi le sue competenze perché il modus operandi più diffuso di questi tempi è quello di trovare qualcuno che “si conosce” e non che “conosca qualcosa”. Già, dimenticavo che di questa prassi lei è Maestro indiscusso! Colleghi, vi prego. Chiudete questa sporca partita al ribasso per la Città. Votiamo insieme questa mozione di sfiducia e facciamo calare il sipario su una terribile parentesi diventata troppo grande per poter essere sopportata ancora dal popolo reggino».

A chiedere la sfiducia, questa volta nell’aula del consiglio comunale dove si discute della mozione di sfiducia al sindaco Falcomatà presentata il 9 gennaio dal centrodestra e opposizioni uniti, c’è anche il consigliere di Forza Italia Federico Milia.

«Vorrei ringraziartLa, sindaco, per la sua presenza, oggi qui in consiglio comunale, perché so che è impegnatissimo, l’ abbiamo visto dai suoi video sui social. Impegnatissimo a mostrare inaugurazioni, progetti realizzati da altri, e ad annunciare l’ avvio di lavori che in 10 anni non è riuscito ad ultimare», dice Milia.

«La parola che definisce bene la seduta di oggi è “Imbarazzo”. L’imbarazzo che non c’è. L’imbarazzo nell’inaugurare opere che non ci sono, che sono ferme da anni; l’imbarazzo di andare in giro per la città, fino alle periferie, che Lei, sindaco, ha abbandonato per anni», prosegue così Milia nel suo intervento.

«La vedo sorridente, sindaco, mi fa piacere: con questa mozione di sfiducia abbiamo rivelato i giochi di questa maggioranza, che prima viene umiliata e maltrattata da Lei e oggi, sicuramente, sarà pronta a darLe la fiducia. Ed è proprio a voi, consiglieri di maggioranza, che mi rivolgo: vi chiedo uno scatto di dignità, vi chiedo di considerare se quest’amministrazione sia in grado di proseguire», prosegue Milia.

«La città non ne può più, la città non vi vuole. Continuare a fare video di promozione, di proseguo di lavori, di avvio di lavori che non terminerete mai, non cancellerà quello che avete fatto, e quello che non avete fatto in 10 anni», conclude così Milia il suo intervento. (rrc)