a vicesindaca di Rende, Annamaria Artese, è intervenuta in merito alla polemica sulla Facoltà di Medicina all’Università della Calabria, ribadendo che «bisogna avere una visione chiara sul futuro: c’è bisogno di un approccio condiviso, di dare risposte concrete ai cittadini, andare oltre le divisioni e le visioni miopi e populiste. Bisogna pensare a costruire il nostro futuro, aldilà dei nostri naturali mandati».
«Porre l’accento sul tema della istruzione e della salute pubblica quali diritti fondamentali e centrali nell’agenda politica regionale – ha spiegato – significa riconoscere all’Unical un ruolo fondamentale nel contribuire ad affrontare i problemi che affliggono la Calabria, in questi anni minata dai continui commissariamenti e dal depotenziamento delle strutture sanitarie esistenti. Il corso di laurea in Medicina e tecnologie digitali è stato pensato come integrato alle nuove tecnologie legate all’ingegneria informatica e alla intelligenza artificiale: un campo questo dalle potenzialità massime. Non comprendere la portata e l‘importanza di tale opportunità significa condannare la nostra regione a rimanere ancorata a fondamentalismi da prima repubblica».
«Come municipalità siamo e saremo sempre pronti a recepire la diffusione della conoscenza come contributo fondamentale al benessere collettivo e allo sviluppo economico, sociale e culturale delle comunità, prodotta nell’Università sul territorio – ha evidenziato –. Soprattutto dinanzi alle impellenti e gravose sfide economiche, sociali e ambientali di questo particolare momento storico, si dovrebbe superare il provincialismo che attanaglia menti troppo avulse al cambiamento e prodigarsi a moltiplicare e sostenere azioni sinergiche per lo sviluppo strategico della nostra regione».
«Valorizzare le eccellenze presenti all’interno dell’ateneo di Arcavacata, così come di ogni università calabrese – ha evidenziato – è fondamentale per avviare una progettazione che determini quel cambio di passo necessario a far crescere la nostra regione e a determinare la costruzione di un futuro più sostenibile».
«Con l’avvio del corso di laurea magistrale a Ciclo unico in Medicina e Chirurgia Td (Tecnologie digitali) all’Università della Calabria – ha detto ancora – si può determinare il cambiamento di rotta necessario a garantire il diritto costituzionale alla salute e di cura e quello all’istruzione, oggi ancor più minati da una crisi pandemica senza precedenti e da una vacatio politica evidente. Migliorare i servizi di assistenza alla cittadinanza significherebbe non solo per la provincia di Cosenza, ma per la Calabria coniugare innovazione e ricerca».
«La medicina si fa sul territorio – ha concluso – è l’organizzazione territoriale a fare la differenza e appare evidente come sia più che mai necessario garantire il diritto alla salute per i nostri cittadini implementando un’offerta sanitaria che trovi nei poli sanitari forza e sostegno. Solo così sarà possibile ridefinire l’offerta formativa, la ricerca, il servizio sanitario regionale: promuovendo il confronto e la cooperazione tra tutti gli attori dei territori, creando una rete in grado di valorizzare le competenze e le conoscenze in relazione ai bisogni dei cittadini, delle istituzioni, delle imprese, delle associazioni».