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Naufragio migranti, lo sgomento della Calabria: Occhiuto: notizia un pugno nello stomaco

Naufragio migranti, lo sgomento della Calabria: Occhiuto: notizia un pugno nello stomaco

«Un pugno nello stomaco» l’ha definita il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, la notizia dei 66 migranti dispersi a causa del ribaltamento della barca sulla quale viaggiavano a circa cento miglia a largo della costa calabrese.

Quelle vissute ieri, infatti, sono state «ore di grande angoscia per tutte la Regione – ha aggiunto – ore che ci riportano alla mente il dramma immane che abbiamo vissuto a Cutro poco più di un anno fa».

«Ringrazio i soccorritori – ha proseguito – che hanno prontamente prestato supporto ai superstiti giunti a Roccella Jonica, e prego per la donna tragicamente deceduta nel tentativo di salvarsi. La tratta turca, dalla quale sembra arrivassero questi migranti, è stata troppo spesso sottovalutata in questi anni, servirebbe invece una maggiore attenzione da parte dell’Europa e dei governi nazionali».

«I nostri mari dovrebbero risplendere di vita e di speranza, e non trasformarsi periodicamente in immensi cimiteri», ha concluso.

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha espresso il cordoglio del Consiglio regionale della Calabria «per le vittime e  solidarietà ai superstiti a cui non si mancherà di fornire la massima assistenza».

«Oltre alle attenzioni  più volte assicurate in ogni sede istituzionale – ha ribadito – è urgente che l’Europa intervenga con rapidità e decisione per prevenire le tragedie nel Mediterraneo. Chiediamo, soprattutto dopo il drammatico naufragio di Steccato di Cutro, un’azione risolutiva e in più direzioni, che preveda una maggiore collaborazione tra gli Stati membri per rafforzare i controlli e le operazioni di soccorso, nonché misure efficaci per contrastare il traffico di esseri umani».

«La Calabria e l’Italia non possono essere lasciate sole – ha concluso – ad  affrontare  questa emergenza  umanitaria».

«Ancora morti e dispersi nello Jonio. Donne, uomini, bambini. Muore il presente e muore anche il futuro. Ancora una volta, nel “nostro” mare, la speranza si fa tragedia», ha detto il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ricordando come «per noi di Catanzaro che due anni fa un viaggio della speranza lo abbiamo guardato negli occhi, per fortuna senza dover contare morti, il primo dovere è quello del cordoglio più sincero per le vittime di oggi e della piena solidarietà ai superstiti. Ma sarebbe un dovere monco, se non si accompagnasse al dovere della verità».

«Non è un destino cinico e baro – ha detto – quello fa dei nostri mari un cimitero. I cadaveri non sono l’effetto collaterale di qualcosa di ineluttabile. Muoiono gli ultimi, i più disgraziati, perché l’Europa non intende farsi carico del fenomeno migratorio. Mancanza di visione, egoismi, piccoli interessi di bottega politica, cinismo, sono gli ingredienti di una miscela micidiale che noi e non altri abbiamo preparato».

«Una Guardia Costiera costretta a intervenire in emergenza – ha concluso – piuttosto che poter intervenire per tempo nel quadro di un servizio di soccorso pianificato è un dato inaccettabile. Su questo dovremmo interrogarci. Perché il cordoglio e il dolore sono qui e ora ma non possono più valere preventivamente anche per il domani».

Il senatore del Pd, Nicola Irto, ha evidenziato come «non si può restare fermi, indifferenti, muti e rassegnati davanti alla continua perdita di vite umane a due passi da casa nostra. Serve una soluzione europea verso cui spingiamo, ma il Governo italiano è chiamato, ora più che mai, alla responsabilità, alla serietà, alla ragionevolezza e al confronto senza pregiudizi con le opposizioni».

«Siamo addolorati e attoniti per il ribaltamento di un’imbarcazione carica di migranti a poco più di 100 miglia dalle coste calabresi, a quanto pare avvenuto in acque Sar italiane», ha detto il dem, aggiungendo come «si tratta di una tragedia che ha colpito persone afghane, iraniane e curde, che ci tocca nel profondo e con la memoria e la coscienza ci riporta al naufragio di Cutro del 26 febbraio 2023, per cui è stata appena chiesta proroga delle indagini. Finora, in questo più recente caso di cronaca, ci sarebbero 64 dispersi in mare, mentre una donna è deceduta e 11 sono i superstiti recuperati dai soccorritori. È un quadro raggelante, cui si aggiungono i dieci morti da poco trovati all’interno di un barchino in acque Sar maltesi, a sud di Lampedusa».

«Non possiamo permettere che il Mediterraneo – ha concluso Irto – resti un cimitero di migranti e non possiamo limitarci a scuotere le spalle, a rinviare ogni volta il problema, che è anzitutto di umanità e civiltà».

Per Celeste Logiacco, segretaria confederale di Cgil Calabria, «l’ennesimo naufragio, a circa 120 miglia a largo della nostra costa, richiama nuovamente alla responsabilità di affrontare diversamente il tema dell’immigrazione».

«Non è possibile affrontare il fenomeno migratorio con logiche di sovranità nazionale o di sicurezza», ha ribadito Logiacco, sottolineando la necessità di «ripartire dal valore della vita umana e dalle condizioni di chi fugge dai loro paesi. Se c’è una emergenza, soprattutto dopo il Decreto Cutro, è quella di contrastare un sistema che non funziona perché inefficace e non rispettoso della vita e della dignità delle persone: obiettivi questi che riguardano l’Italia e l’intero quadro europeo e senza i quali tutto si consuma solo nel cordoglio per l’ennesimo drammatico naufragio».

«Ancora una volta – ha detto – chiediamo politiche eque ed efficaci sull’immigrazione e sul diritto di asilo, canali legali di ingresso e corridoi umanitari. Chiediamo l’abolizione della legge Bossi-Fini, l’abbandono delle politiche di esternalizzazione e dei loro scellerati risultati, garanzie d’accesso alla procedura di asilo, all’accoglienza, quella dei calabresi, quella del modello Riace, di Camini, Acquaformosa, in cui abbiamo creduto da subito e che abbiamo sempre sostenuto».

«Tutto questo – ha concluso –perché sappiamo bene che le misure attuali non rispondono al bisogno di protezione internazionale. Non si può affrontare il tema dell’immigrazione come una mera questione di emergenza nazionale e di propaganda politica, non si possono negare i diritti fondamentali in capo ad ogni persona, in primis il diritto alla vita». (rcz)