Papa Francesco nel corso di un’udienza privata rivolta ai soci Aris, associazione religiosa degli istituti socio-sanitari, ha incontrato anche il Presidente della Piccola Opera Papa Giovanni, Pietro Siclari.
Si sono susseguiti momenti di grande commozione ed intensità all’interno della sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, che hanno visto Sua Santità salutare personalmente tutti i partecipanti. Un incontro importante, racchiuso nelle parole del Pontefice, nella raccomandazione di accompagnare le persone accolte con particolare attenzione, non trascurando nessuno, perché nessuno deve sentirsi solo nella malattia. Al contrario, ciascuno sia sostenuto nelle sue domande di senso e aiutato a percorrere con speranza cristiana la strada, a volte lunga e faticosa, dell’infermità. Il richiamo all’importanza di una sanità no profit che abbia a cuore la cura delle persone più fragili, degli ultimi del Vangelo, non è mancato. Una sanità dalla forte spinta etica, che possa farsi carico di coloro che faticano ad avere accesso ai servizi sanitari, che non hanno le risorse economiche per curarsi.
«La sanità di ispirazione cristiana ha il dovere di difendere il diritto alla cura soprattutto delle fasce più deboli della società, privilegiando i luoghi dove le persone sono più sofferenti e meno curate, anche se questo può richiedere la riconversione di servizi esistenti verso nuove realtà – ha dichiarato Papa Francesco – Ogni persona malata è per definizione fragile, povera, bisognosa di aiuto, e a volte chi è ricco si trova più solo e abbandonato di chi è povero».
Il Presidente Siclari ha ricordato che «il Papa ha definito l’ARIS come la locanda del buon samaritano, perché da sempre impegnata nella gestione delle strutture sanitarie e socio-sanitarie di ispirazione cristiana. La Piccola Opera, da diversi anni, aderisce all’ARIS e presiede a livello regionale il coordinamento, nella consapevolezza di portare avanti una missione molto delicata quanto complessa. In ambito sanitario e socio-assistenziale la cultura dello scarto può mostrare più che altrove le sue dolorose conseguenze. A volte per via un welfare deficitario, a volte per via di logiche che dimenticano la centralità della dignità umana. Il mondo della disabilità e delle fragilità tutte merita la massima attenzione per potere cambiare il corso di tante storie».
Sono stati diversi i passaggi del discorso di Papa Francesco in cui ha esortato i partecipanti a percorrere strade nuove, a rischiare, a supportare la domanda emergente di cure, partendo dalla considerazione che fare rete è imprescindibile al giorno d’oggi. Efficienza e professionalità sono alla base dell’agire degli operatori, ma la passione e l’umanità non possono mancare nell’incontro con l’altro. Curarsi è un diritto. (rrm)