di ERCOLE INCALZA – Recentemente ho indicato le aree al cui interno era presente una serie di interventi che, entro un arco temporale di medio e lungo periodo, sono in grado di far passare la partecipazione delle otto Regioni del Mezzogiorno, nella formazione del Prodotto Interno Lordo del Paese, da un valore pari a circa il 21% ad oltre il 32%.
A tale proposito mi ero soffermato su alcune opere che coinvolgevano tre Regioni come la Campania, la Puglia e la Basilicata ed avevo ribadito la opportunità che il confronto tra organo centrale ed organo locale non avvenisse più in modo disarticolato ma, vista la rilevanza e la dimensione strategica delle opere avvenisse attraverso un confronto tra Stato e le otto Regioni del Sud. Oggi continuo nella elencazione di altre opere che da sole testimoniano la dimensione completamente diversa da una logica “localistica”
Riporto, come la volta scorsa, il quadro delle aree: Riqualificazione funzionale della offerta dei trasporti nelle grandi aree metropolitane del Mezzogiorno (le esigenze finanziarie sono pari a circa 7.000 milioni di euro di cui disponibili 2.800 milioni di euro): Realizzazione organica del sistema ferroviario ad alta velocità/alta capacità nell’intero sistema Mezzogiorno attraverso l’adeguamento funzionale di alcuni assi come quello “adriatico” ed il completamento dell’asse Napoli – Bari e la realizzazione degli assi Salerno – Reggio Calabria, Palermo – Messina – Catania e Taranto – Battipaglia (le esigenze finanziarie sono pari a circa 29.650 milioni di euro di cui disponibili 12.260 milioni di euro); Realizzazione di assi viari essenziali e strategici come quello relativo al collegamento tra Taranto e Reggio Calabria lungo il tratto jonico o l’adeguamento funzionale del collegamento tra Cagliari e Nuoro (le esigenze finanziarie sono pari a circa 10.100 milioni di euro di cui disponibili 3.110 milioni di euro; Realizzazione di interventi mirati alla ottimizzazione della offerta logistica di alcuni HUB del Mezzogiorno attraverso sia la creazione di retroportualità funzionale del porto di Gioia Tauro, del porto di Napoli, sia la ristrutturazione dei porti transhipment di Cagliari; Augusta e Taranto (le esigenze finanziarie sono pari a circa 2.400 milioni di euro di cui disponibili 100 milioni di euro); Realizzazione del sistema integrato relativo al collegamento stabile sullo Stretto di Messina (le esigenze finanziarie sono pari a circa 14.000 milioni di euro di cui disponibili 12.800 milioni di euro).
Ebbene, questa volta prendo in esame due assi: uno ferroviario ed uno viario; in particolare: Asse ferroviario ad alta velocità Salerno – Reggio Calabria – attraversamento dello Stretto di Messina – Palermo e Catania; Asse viario Taranto – Sibari – Crotone – Catanzaro – Reggio Calabria (106 Jonica).
Sono due corridoi, uno ferroviario ed uno stradale, che danno continuità funzionale a cinque distinte Regioni (Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata) e che non solo annullano le attuali distanze tra realtà urbane e produttive dell’intero territorio meridionale ma consentono una reinvenzione funzionale di ambiti che, supportati da collegamenti stradali e ferroviari non adeguati, si sono sempre più allontanati dai mercati chiave della produzione e del mercato.
Il corridoio ferroviario ad alta velocità come si evince dalla Tavola di seguito riportata ha un costo (comprensivo anche del collegamento stabile sullo Stretto) di 37 miliardi di euro e di tale importo sono già garantite assegnazioni per 21 miliardi di euro; questi due dati, automaticamente, ci portano verso una considerazione che ritengo storica: mai nel Mezzogiorno si era identificata un’opera con un valore di investimento così elevata e con una disponibilità finanziaria superiore al 50%. A tale proposito, anche per motivare quella che definisco una rilevanza storica ricordo che in tutto il Mezzogiorno nell’ultimo decennio, sì dal 2014 al 2024, si sono impegnati interventi per opere strategiche pari ad un importo di 7,6 miliardi di euro e spesi appena 4,2 miliardi di euro.
Ma a questo dato, che da solo fa anche capire quanto sia rilevante il coinvolgimento delle attività imprenditoriali e occupazionali, ne aggiungo altri più importanti: questo cordone ombelicale oltre ad offrire due gradi di libertà ad un’isola come la Sicilia oggi priva di un collegamento fluido e sistematico con l’intero impianto comunitario attraverso un asse stradale e ferroviario, assicura anche un rinnovo inimmaginabile delle abitudini residenziali e dei rapporti commerciali tra Napoli, Salerno, il Sistema centrale della Calabria (attraverso due fermate della alta velocità simili a quella di Reggio Emilia in grado di aggregare una domanda di utenti di realtà urbane delle Province di Cosenza, Vibo e Catanzaro) ed il sistema delle tre aree metropolitane siciliane (Messina, Palermo, Catania). Un cordone ombelicale che finalmente incrementa le potenzialità di questo vasto territorio del Sud ed esalta i ruoli e le funzioni anche di cinque aeroporti come quelli di Lamezia, Reggio Calabria, Catania, Comiso e Palermo.
L’altro corridoio, come anticipato prima, è quello relativo all’asse viario Taranto – Sibari – Crotone – Catanzaro – Reggio Calabria (106 Jonica); per questo asse il quadro delle esigenze e delle coperture è riportato di seguito e sulla base di sollecitazioni del Presidente della Regione Occhiuto si pensa che la quota delle disponibilità sarà implementata; questo asse in realtà persegue da anni (oltre quaranta) tre obiettivi: Ridimensionare la incidentalità che negli ultimi anni ha raggiunto una soglia drammatica (16 morti in un anno); Ridare ruolo e funzione alle realtà produttive del sistema Jonico lucano e calabrese, (un sistema con una forte presenza di attività legate al settore agro alimentare); Offrire finalmente un asse viario adeguato ad una delle realtà turistiche più attraenti del Paese.
Mi fermo qui perché penso sia chiara la dimensione e la ricaduta di una simile intuizione programmatica, però anche in questo caso, come detto all’inizio, mi chiedo se il Governo debba interloquire, nella attuazione concreta di un simile action plan, con i singoli Presidenti delle Regioni Campania, Calabria, Sicilia, Lucania e Puglia; penso invece che il Governo debba interloquire con le otto Regioni del Sud perché questo arricchimento di alcune tessere del Sud rappresenta il primo vero atto misurabile di rilancio dell’intero mosaico Mezzogiorno. (ei)