GLI ITALIANI (NON SOLO AL SUD) SI STANNO ACCALORANDO A PAROLE SULL'ATTRAVERSAMENTO DELLO STRETTO;
Il rendering del Ponte sullo Stretto

PONTE, SIAMO DIVENTATI TUTTI INGEGNERI
E COSÌ PREVALE L’INCOMPETENZA TOTALE

di SANTO STRATI –L‘incontinenza verbale, associata a incompetenza e ignoranza (nel senso buono, cioè che si ignorano le cose) prende il sopravvento ogni qualvolta appare un tema che, in un modo o nell’altro, coinvolge l’intera Nazione. Durante i mondiali di calcio l’Italia diventa un Paese dove tutti sono commissari tecnici (e vogliono avere sempre ragione), così come nei grandi processi tutti improvvisamente si scoprono (improbabili) principi del Foro: l’incompetenza al potere è una regola fissa di quest’Italia sempre più divisa in due, ma diventa intollerabile quando sono in gioco interessi vitali per il Paese. E a proposito del Ponte assistiamo ogni giorno a chi la spara più grossa: politici, sindacalisti, (improbabili) costruttori di futuro, governanti e amministratori. Tutti hanno la loro idea e cercano non di contrabbandarla (operazione alla quale potrebbe persino indulgere), bensì di imporla, con la forza dell’ignoranza e delle dichiarazioni a vuoto. Chi parla quasi sempre non capisce niente di geologia, di ponti, di ingegneria, di infrastrutture, eppure, indipendentemente dal proprio status di politici, governanti o amministratori locali o di gente comune, parlano a vanvera, adducendo – a seconda dei punti di vista – le meraviglie che sono da aspettarsi dalla realizzazione del Ponte o le ambasce prevedibili se non si blocca per tempo l’opera.

Il prof. Busetta, molto saggiamente, ha parlato nei giorni scorsi di “commentatori della domenica”, solo che qui non siamo al bar Sport e le decisioni che vanno prese non possono risentire o essere frutto dell’umore del politico di turno.

Fino a qualche legislatura fa, l’opinione diffusa in Parlamento era in netto contrasto all’attraversamento stabile dello Stretto mediante un ponte sospeso (si dice “strallato” ci hanno fatto notare), contrari a qualunque soluzione, pur nella consapevolezza che il tempo – in questo caso non galantuomo – era trascorso invano da quando il progetto definitivo era stato approvato e varato fino allo stop (sciagurato?) imposto dal governo Monti. Poi, qualcuno navigato di marketing politico ha suggerito al premier Conte di rispolverare la questione: fa fine e non impegna – direbbero i bene informati – e soprattutto produce consenso, sia tra gli oppositori, sia per quelli che credono nell’Opera che, inutilmente, l’Europa chiede da tempo.

Bene, per rinfrescare la memoria, “Giuseppi” estrasse dal cilindro la domanda magica: e se invece facessimo un tunnel? Ben conoscendo l’impossibilità tecnica (questa reale) della realizzazione. Però, così facendo si potevano riaccendere gli animi dei no-ponte (con grande supporto dei pentastellati contrari per sostenere l’usuale posizione del “no” a tutto) e, allo stesso tempo si andavano a risvegliare le dormienti speranze di chi da anni – senza successo – si batte perché l’opera veda la luce.

Il “miracolo” (mediaticamente perfetto) del ritorno in vita della Società Stretto di Messina, vorace consumatrice di denaro pubblico senza far nulla dal 2013, quando venne decisa la sua cancellazione, ha riacceso il sorriso degli speranzosi “ponte-sì” per poi farlo sfiorire in un attimo con due paroline tecnicamente diaboliche: “salvo intese”. In buona sostanza si ripristina la società che doveva occuparsi della realizzazione come controparte dello Stato nei confronti del general contractor: il vincitore della gara, Impregilo, consorzio Eurolink, oggi diventata Webuid mega società di ingegneria, apprezzatissima in tutto il mondo, guidata dall’ing. Pietro Salini.

Con l’obiettivo di fermare il contenzioso multimilionario (con probabile soccombenza dello Stato) e dare il via alla revisione del progetto.

Operazione mediatica di grande effetto: Salvini s’è rimangiato ogni precedente (e pubblica) posizione contraria e improvvisamente si è trasformato nel paladino senza macchia e senza paura, il cavaliere che “salverà” il Sud. Di sicuro, se l’obiettivo era quello di tornare protagonista dopo ruoli sempre più modesti da opaca controfigura del centrodestra, il risultato è arrivato alla grande. Non passagiorno che il ministro Salvini non abbia un pensiero, una frase a effetto, una elucubrazione fantascientifica e pseudo tecnologica a proposito del Ponte.

Solo che la “riaccensione” dei motori della faraonica intrapresa del Ponte ha anche scatenato gli istinti degli esperti della domenica: improvvisamente in Italia sono diventati tutti tutti ingegneri, abili costruttori di ponti, in grado di calcolare, valutare, stimare quantità di ferro, cemento, manodopera necessari, pur senza avere la minima competenza.

Che la gente comune possa mostrarsi saccente, pur sconoscendo qualsiasi aspetto tecnico-scientifico dell’opera, ci può pure stare, ma è intollerabile ascoltare le “puntuali” osservazioni, deduzioni e controdeduzioni che non solo in Sicilia e in Calabria, ma nell’intero Paese vengono da esponenti politici, ministri, governatori e amministratori locali.

La sensazione, purtroppo per chi come noi crede nella validità dell’Opera, è che si parla tanto per nascondere un’amara verità e cioè che il Ponte difficilmente vedrà la luce. Non per problemi strutturali (i nostri ingegneri, quelli veri, sono apprezzati in tutto il mondo, e hanno capacità e competenza in grado di costruire il Ponte dello (non sullo) Stretto, bensì per l’incapacità della politica di concretizzare un’idea. Non vogliamo spandere pessimismo, ma i precedenti non lasciano speranze, anche se il governo attuale pare solidamente pronto a sostenere l’intrapresa. Ricordate i 50 milioni per nuovi studi stanziati dal ministro Giovannini (e per fortuna mai messi a disposizione)? Iniziativa per prendere e perdere tempo. Sul Ponte saranno in tanti a giocarsi la reputazione, ma in assenza di una solida (veramente solida) volontà politica è quasi certo che ci saranno rinvii su rinvii per ogni tipo di ragione. Salini della Webuild, lo scorso anno a Catania, lanciò una provocazione: i soldi (3,5 miliardi) per il Ponte li mettiamo noi, lo Stato provveda alle opere accessorie (altri 3,5 miliardi). Qualcuno è andato a chiedere se conferma la proposta. Questa sì concreta e davvero rivoluzionaria. (s)