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REGGIO CALABRIA - A Mosorrofa un convegno sulle origini

REGGIO CALABRIA – A Mosorrofa un convegno sulle origini

Si è tenuto presso la Chiesa parrocchiale San Demetrio a Mosorrofa (Rc) il 1 marzo il convegno Mosorrofa al tempo dei bizantini.

«La grecanicità del borgo e di tutta la Calabria Ulteriore non è sicuramente una novità ma non è mai stata pubblicizzata a dovere per farne volano di sviluppo culturale e anche economico» dice il presidente dell’Azione cattolica Pasquale Andidero nell’introduzione. La presenza di San Demetrio a Mosorrofa e l’origine greca di molti cognomi, ad esempio Andidero dal greco Antidorom significa “pane benedetto”, ne sono segni evidenti.

Nel desiderio di conoscere meglio questa storia, l’Ac e la parrocchia hanno chiesto al prof. Daniele Castrizio, professore ordinario di Numismatica all’Università degli Studi di Messina e direttore del Polo museale di Bova, di mettere sotto la lente la nascita di questo paese.

Un canto, invocazione a San Demetrio, magistralmente interpretato da Demetrio Russo alla chitarra e Alessia Brancati voce, ha aperto i lavori. Il testo è stato scritto da Paolo Cotrupi (giovane e promettente studioso laureato in lettere classiche) nell’occasione della messa in scena della IIa edizione della Rievocazione storica di Mosorrofa nel 2022 appena usciti dalla crisi pandemica da covid19. Il riferimento alla guerra e alla pandemia era ed è tutt’ora di pungente attualità.

In quella rappresentazione il paese di Mosorrofa ha rievocato una delle più famose leggende legate al culto del martire Demetrio, secondo la quale durante una delle ultime pestilenze il Santo in persona avrebbe protetto Mosorrofa dalla “morte nera” personificata in una vecchia strega. Il testo è scritto e cantato in dialetto ed in greco, le due lingue di origine del borgo, ed è un’invocazione per chiedere a San Demetrio aiuto e protezione dal morbo in arrivo.

Il prof. Castrizio ha incantato l’uditorio con il suo racconto del come si è arrivati, presumibilmente nel 7° secolo, alla nascita di Mosorrofa. Ha prima fatto un excursus storico sulla presenza greca nella Calabria Ulteriore che si era sviluppata soprattutto nelle fasce costiere. Molto interessante è la notizia che lo sviluppo in “Rhegium” di questa civiltà era dovuto soprattutto al fatto che Reggio per la sua posizione al centro del Mediterraneo era punto focale di “transhipment” e questo ha portato un enorme ricchezza alla città.

Un «Bollo con Reginum vinum su anfore Dressel 1, trovate a Roma, databili tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C.» e la scoperta che «la Calabria è tra le prime e più grosse produttrici di anfore Dressel 1, che si trovano in tutto il bacino occidentale del mediterraneo e in Inghilterra», ci fa capire come la produzione di vino era fonte di enorme ricchezza. In particolare si fa menzione al Bianco Passito greco.

Ha poi sottolineato come, nel momento in cui le aree costiere non erano più sicure per le incursioni di conquistatori, la popolazione è stata spostata verso le aree collinari-montane. Nasce così l’insediamento a Mosorrofa.

Il prof. fa risalire il nome da Messòchora, paese di mezzo, al fatto che, presumibilmente, stava tra altri due insediamenti che si ipotizza potrebbero essere Cataforio (più in basso) e Cardeto (più in alto).

Si sviluppò enormemente la produzione di seta, la coltura dei gelsi bianchi per l’allevamento del baco da seta, che era la vera ricchezza di quel tempo, crescevano rigogliosi solo in queste zone. Nacquero fortificazioni per difendere questa ricchezza e, verosimilmente, Mosorrofa era una di queste. Il nucleo originario, Strapunti, si trova proprio su un promontorio roccioso da dove si dominava tutta la vallata fino al mare, adatto per una fortificazione. Per avere conferma bisognerebbe trovare il forte, i resti, per poter fare uno studio adeguato.

Dal presumere che erano fortificazioni di guerrieri per difendere la ricchezza che si produceva si fa anche risalire la presenza di San Demetrio. San Demetrio era un guerriero ed è stato martirizzato perché, avendo abbracciato la fede in Dio, si rifiutava di uccidere, come San Giorgio ed altri santi guerrieri del tempo. Verosimilmente è stato indicato Santo protettore dei guerrieri che si trovavano a Mosorrofa.

Molti e qualificati sono stati gli interventi. Dal prof. Agostino Sorgonà, professore associato Dipartimento di Agraria all’Università Mediterranea di Rc, al prof. Orlando Sorgonà, storico, studioso, tra i massimi esperti della storia di Motta Sant’Agata; da Demetrio Sorgonà, capo redattore dell’Eco di Mosorrofa, giornale parrocchiale con oltre 50 anni di attività, a Giuseppe Marino, consigliere comunale da poco nominato presidente della IIa commissione, Affari istituzionali; da Carmelo Nucera, già sindaco del Comune di Bova e, oggi, presidente del circolo culturale Apodiafàzzi, che ha attivato gli sportelli linguistici per la promozione e la valorizzazione della lingua e della cultura dei greci di Calabria, al prof. Pasquale Nucara, autore di diversi libri, ultima sua fatica, che presenterà il 9 c.m., “Dizionario bibliografico degli sportivi eccellenti di Rc e della sua provincia”.

Dagli interventi è emersa la corale voglia e necessità di continuare gli studi su quel periodo e approfondire le tematiche. Gli intervenuti spaziavano tra la necessità di capire se c’è la possibilità di estrarre il Dna dalle antiche colture di vino a quella di valorizzare la cultura greco bizantina che ci contraddistingue a quella di dare certezza alle tante ipotesi, seppur molto verosimili, sulle nostre origini.

Il presidente Andidero, anche a nome del parroco della parrocchia di San Demetrio, sac. Domenico Labella, assente per impegni di salute, ha tenuto a sottolineare che questo convegno non vuole essere un momento isolato, che non ci si fermerà qui. Ci saranno altri appuntamenti, altri studiosi, tra i quali sicuramente anche i nostri compaesani Orlando Sorgonà e Paolo Cotrupi, si continuerà ad approfondire l’argomento attraverso l’aiuto di tutte le competenze che saranno disponibili creando rete.

Il prof. Daniele Castrizio, tirando un po’ le somme, ha sottolineato che le verità possono essere certificate solo attraverso l’archeologia, che vanno ricercati i siti e, attraverso gli scavi, vanno indagati. Ha confessato che il suo impegno nella ricerca della conoscenza del passato non è fine a sé stesso, per solo amore di cultura, ma soprattutto perché attraverso questa conoscenza si possa progettare il futuro. Se la Calabria, Reggio in particolare, è stata per lunghissimi secoli tra le terre più ricche e rigogliose dell’intero pianeta, il conoscere quel periodo ci può aiutare a capire qual è la sua vocazione di sviluppo.

Il Prof. Castrizio nella sua relazione ha indicato Platone come il primo turista della storia. Si era spostato perché aveva trovato da “mangiare bene” e, anche, per godere della vista dell’Etna e di Stromboli. Oggi, questa nostra terra è di nuovo punto focale di transhipment, pensiamo al porto di Gioia Tauro; è il luogo, pressoché esclusivo, della produzione di Bergamotto; offre sicuramente paesaggi ineguagliabili; è tra le migliori cucine al mondo, pensiamo alla dieta mediterranea; è, in aggiunta, un tesoro di storia e cultura di cui i Bronzi di Riace sono solo l’apice. Questo dovrebbe far arrivare a Reggio tutto il mondo. Dobbiamo lavorare affinché ciò si avveri. (rrc)