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Giovedì in scena "Certi di esistere"

REGGIO – Giovedì in scena “Certi di esistere”

Giovedì 1° dicembre, alle 20.30, all’Auditorium Zanotti Bianco di Reggio Calabria, in scena lo spettacolo Certi di esistere, testo, regia e idea scenica di Alessandro Benvenuti, per la rassegna messa a punto dal Centro Teatrale Meridionale nell’ambito del ReggioFest Cultura diffusa 2022.

L’evento rientra nell’ambito del cartellone del Centro Teatrale Meridionale a firma del direttore artistico Domenico Pantano, che fa parte del più ampio programma di eventi promossi dal Comune di Reggio Calabria.

“Certi di esistere” – una produzione Seven Cults, compagnia TBM Teatro – vedrà sotto i riflettori i bravissimi interpreti (in ordine di apparizione) Marco ProsperiniMaria Cristina FiorettiAndrea MurchioMaddalena RizziBruno GovernaleRoberto Zorzut. 

La commedia, che restituisce temperature dichiaratamente pirandelliane, racconta la storia di cinque attori costretti a misurarsi, durante una prova di lettura a tavolino, con l’interpretazione di un testo improponibile, un testo scritto dal loro autore-demiurgo che non compare mai in scena ma la cui beckettiana e controversa personalità aleggia come quella di fantasmatico padre/padrone ora caritatevole, ora dispotico, che ha mosso e continua a muovere, capriccioso e seducente burattinaio nascosto nell’ombra, i sottilissimi fili delle loro complesse ed assurde esistenze.

Trent’anni insieme per ritrovarsi tra le mani, dono dell’autore, un testo insulso, farraginoso, brutto in maniera inspiegabile, un boccone amaro, intriso di puro veleno.

Niente però sarà come sembra e la sorpresa coglierà impreparati… 

Una commedia amara e un po’ scorretta in linea con la tipica tradizione della comicità toscana, tradizione di cui lo stesso Benvenuti è storico e riconosciuto rappresentante. 

Lo spettacolo è ispirato alla storia della compagnia teatrale che affianca l’artista toscano. Spiega Benvenuti: «Anni fa, a Milano, cominciò a frullarmi in testa questo testo ispirato alla compagnia teatrale che produce i miei spettacoli. Era un modo per raccontare la sua storia. Ma anche un desiderio mai avveratosi di dirigere quegli attori amici. Lo scrissi. Lo proposi. Non se la sentirono di farlo. Molte ragioni. Tutte valide dal loro punto di vista. E il testo divenne un incompiuto: rimase a pensione in una stanzetta nel sottotetto del mio cervello, finché un bel giorno se ne uscì dicendo ‘voglio vivere anche senza di loro. Voglio essere di altri’. ’Giusto’, gli risposi». (rrc)