Questa sera, a Reggio, alle 21.00, nella terrazza del Museo Archeologico Nazionale, l’evento Astri e pianeti nelle chiese, nei palazzi e nell’immaginario collettivo del Rinascimento.
L’evento, organizzato in collaborazione con il Centro Internazionale Scrittori della Calabria, è il penultimo appuntamento de Le Notti d’Estate al MArRC.
Introducono Carmelo Malacrino, direttore del MArRC, e Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria. Relaziona Paola Radici Colace, docente all’Università degli Studi di Messina, presidente onorario e direttore scientifico del CIS della Calabria.
«Se al tempo d’oggi – ha spiegato la prof.ssa Radici Colace – il desiderio dell’uomo di controllare il futuro si esprime attraverso il ricorso alla scienza e, in particolare a discipline quali la meteorologia, la climatologia, la sociologia, l’economia politica, per non citare la medicina, che ha nella prognostica la sua punta di diamante, nell’antichità tale compito era affidato all’astrologia».
«Gli astrologi – ha proseguito la prof.ssa Radici Colace – dal III sec. a. C. in poi, nel fertile contesto del sincretismo ellenistico, avevano preso in consegna dai Babilonesi e dai Sacerdoti egiziani la materia della previsione astrologica, trasferendola nel mondo greco, prima, e nel mondo romano, dopo. A questa categoria di astrologi “praticanti”, spesso anche scrittori e manualisti, l’uomo antico affidava la sua fame di conoscere il futuro», afferma la filologa. Le influenze del neo-aristotelismo nell’orizzonte culturale del XIII sec.olo d.C. e l’affermazione della concezione cosmologica tolemaica legittimarono l’astrologia in Europa e in Italia, anche con l’istituzione di cattedre accademiche di astrologia a Bologna e Padova e di scuole in Spagna, a Toledo e a Salamanca».
«Questo contesto culturale – ha proseguito Radici Colace – è alla base della “monumentalizzazione” dell’astrologia, con la realizzazione nell’architettura religiosa, civile e nobiliare di cicli decorativi a tema astrologico legati al calendario stagionale delle attività dell’uomo, alla descrizione della mappa celeste, alla rappresentazione dei segni zodiacali, nelle chiese e nei palazzi. Declinata in maniera diversa a seconda delle epoche, la raffigurazione dello Zodiaco e del ciclo dei mesi ha costituito un tema centrale per tutto il Rinascimento, benché con atteggiamenti diversi, determinati dall’evoluzione della concezione della volta celeste». Nel Portale dello Zodiaco nella Sacra di San Michele (XII secolo d.C.), ad esempio, in una ventina di cicli scultorei e pittorici, viene messo in rapporto il microcosmo delle attività umane con il macrocosmo dell’universo, trasmettendo l’immagine rassicurante di un cosmo ben ordinato, in cui lo stesso orologio batte all’unisono, nel grande come nel piccolo, con una rinnovata fiducia nelle stelle». (rrc)