;
Falcomatà

REGGIO – Il sindaco Falcomatà al dibattito su “Dialoghi di Diritto dell’Economia”

Il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, è intervenuto nel corso dell’iniziativa Dialoghi di Diritto dell’economia, promossa dall’Università Mediterranea e che ha riunito i prestigiosi interventi di Massimiliano Ferrara, direttore del dipartimento DiGiES dell’ateneo reggino, di Francesco Manganaro, presidente dell’Associazione professori di Diritto Amministrativo, di Luisa Torchia, dell’Università di “Roma Tre” e di Alberto Zito, dell’Università di Teramo.

«Cabina di regia metropolitana fondamentale per gestire e monitorare il Recovery Fund. Alzare al 60% il livello di risorse per il Sud. Il Governo cancelli il criterio della spesa storica sui Livelli essenziali delle prestazioni per eliminare il gap fra Nord e Sud del Paese» ha detto il primo cittadino, aggiungendo che «i Comuni, soprattutto nel delicato periodo storico che stiamo vivendo, sono sempre più intesi come primo, se non unico, avamposto e punto di riferimento dei cittadini rispetto a problematiche, proposte e possibilità di crescita del territorio e, anche per questo, le autonomie locali sono centrali nello sviluppo delle comunità considerati i programmi del Recovery Fund».

«Da anni, come Anci – ha aggiunto – rivendichiamo maggiore spazio nelle politiche d’interesse comunitario e nazionale. In questo senso, sono stati fatti grandi passi in avanti se si pensa alla gestione delle risorse dei Pon Metro, la più grande rivoluzione avvenuta ad oggi nella programmazione e rendicontazione di finanziamenti gestiti dal basso senza ulteriori filtri, livelli o indirizzi di organismi diversi da quelli territoriali. È stato un grandissimo banco di prova per le Città Metropolitane che, nel corso della pandemia, hanno compiuto numerosi altri sforzi nell’amministrazione dei buoni spesa o dell’edilizia scolastica per adeguare le strutture a tutte le misure previste nei diversi dispositivi anti Covid».

«Adesso – ha aggiunto il sindaco Falcomatà – i tempi sono maturi per dare maggiore spazio alla programmazione degli obiettivi da raggiungere all’interno Recovery Fund. Alla Città Metropolitana di Reggio Calabria, abbiamo cercato di anticipare i tempi costituendo una cabina di regia che coinvolge tutti i Consiglieri, a prescindere dalla loro appartenenza politica come esempio di maturità rispetto a questa tematica. Ma, soprattutto, vede in prima linea gli attori protagonisti dello sviluppo socioeconomico del territorio: associazioni categoria, ordini professionali, sindacati e la nostra Università “Mediterranea”. L’idea è quella di programmare e monitorare insieme ogni scelta strategica per sviluppo». 

«A questo punto – ha continuato – bisogna, però, comprendere bene quali siano le regole di ingaggio che, ancora, mostrano contorni molto indefiniti. Non ci soddisfa per niente, infatti, l’ipotesi che al Sud siano riservate soltanto il 37% delle risorse previste nel Recovery fund. È una cifra ampiamente insufficiente per due ordini di motivi: da un’analisi della Svimez, la quota da destinare al Mezzogiorno dovrebbe essere di almeno il 60%, in modo tale da avere quel carattere aggiuntivo capace di eliminare il gap fra il Nord ed il Sud del Paese. La seconda questione è relativa al fatto che, quel 37%, potrebbe addirittura comprendere le risorse ordinarie. Se, per esempio, vi inseriamo le misure del Pon Metro già previste, capiamo bene che la beffa è dietro l’angolo. Tutto questo è inaccettabile».

«Il Governo – ha, quindi, proseguito il sindaco – dovrebbe piuttosto comprendere come ci si trovi tutti di fronte all’ultima occasione per porre fine ad una discriminazione di cittadinanza data dal permanere della spesa storica rispetto ai Livelli essenziali delle prestazioni. Oggi, infatti, un bimbo o uno studente di Reggio Calabria non ha le stesse opportunità di un pari età di Reggio Emilia. È importante che l’Italia decida di abbandonare definitivamente il criterio della spesa storica e definisca, in maniera chiara e puntuale, i Livelli essenziali delle prestazioni».

«Se non si fa questo – ha concluso Falcomatà – qualsiasi discorso sulla bontà amministrativa o sull’importanza dell’amministrazione nello sviluppo dei territori, rischia di essere mortificato da un piano di partenza che prevede iniquità di regole tra il Settentrione ed il Meridione d’Italia. Sono convinto, invece, che questa riflessione vada fatta dalla politica e da tutti coloro che hanno una responsabilità nello sviluppo di un territorio. E l’università è, ovviamente, fra queste». (rrc)