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webinar su spettacolo

REGGIO – Successo per il webinar sul mondo dello spettacolo

Con Cambiamo! Reggio Calabria, nell’ultimo webinar si è parlato di Ripartire dalle emozioni: il mondo dello spettacolo.

«Si comincia a parlare di riapertura di teatri – si legge in una nota –di autorizzare concerti, di riavviare, quindi, un settore tra i più penalizzati dalla pandemia da Covid-19. Come ripartire?  Come alleviare le difficoltà in cui sono stati costretti migliaia di operatori di questo comparto? Non solo attori, musicisti, cantanti ma anche manager, produttori, tecnici e attrezzisti. Insomma, tutto quel mondo che ruota attorno alle manifestazioni di questo genere. Lavoratori, spesso utilizzati a contratto o stagionali, o titolari di partite Iva, che sono rimasti completamente fuori da ogni ‘ristoro’ o ‘sovvenzione’ del Governo e degli Enti locali. Un settore in gravissima crisi dalla quale sarà difficile uscirne se non attraverso azioni mirate e disposizioni concrete».

Al dibattito sono intervenuti, con il Coordinatore provinciale Saverio Anghelone, Mariantonietta Miccoli e Cristina Scorza, rispettivamente Responsabile Settore Spettacolo e Responsabile Settore Musica di Cambiamo. Ospiti d’eccezione, l’attore e cabarettista reggino, Gigi Miseferi ed il musicista Alessandro Calcaramo. A moderare Francesco Meduri, Responsabile Provinciale Organizzazione e Sviluppo Territoriale.

Per la Miccoli il settore spettacolo è stato fortemente penalizzato dalla pandemia: «i teatri – ha evidenziato – sono chiusi ormai dallo scorso marzo.  Auspico che si possa ripartire al più presto grazie ai vaccini in quanto l’arte, sotto ogni sua forma, costituisce nutrimento per l’anima. In Russia, Israele ed Inghilterra è stata già programmata una ripartenza. In Italia è ancora tutto fermo. Rischiamo di arrivare gli ultimi o in ritardo come al solito. Le istituzioni in tutto questo dove sono? Il Governo deve supportare gli artisti promuovendo cartelloni e iniziative sul territorio».

«Ho vissuto – ha affermato il musicista Alessandro Calcaramo – un duplice disagio in questo periodo, sia da artista che da docente che si ritrova all’improvviso davanti al freddo schermo di un computer a fare lezione ai suoi allievi. La tecnologia non può sostituire i rapporti umani, così come accade per un attore o un musicista che mette in scena uno spettacolo con l’intento di regalare emozioni al pubblico creando con esso un rapporto diretto. Fortunatamente insegno ma, chi nella vita svolge esclusivamente questa attività, sta affrontando un momento drammatico».

«Siamo un Paese che vive di controsensi – ha aggiunto –. Perché uno studio televisivo può essere gremito di gente ed un teatro, con le dovute precauzioni, rimane chiuso? Si è discusso sino a qualche settimana fa se il Festival di Sanremo avrebbe potuto avere il pubblico in sala, ma non si sono ancora trovate le giuste soluzioni per aiutare la nostra categoria. È paradossale».

Per l’attore Gigi Miseferi «non si può immaginare un mondo senza arte: Dal 14 al 18 ottobre sono stato in cartellone al Teatro degli Audaci  di Roma con la commedia Gatta ci covid con mille difficoltà. È un teatro che conta 250 posti a sedere ma, ogni sera, ha potuto consentire l’ingresso a soli 75 spettatori adottando tutte le precauzioni del caso. Per un attore comico non è facile esibirsi davanti ad un pubblico il cui volto è coperto da una mascherina. Non si percepisce se lo spettatore gradisce il tuo spettacolo, se ride alle tue battute o sbadiglia».

«Preferisco, quindi – ha spiegato – che i teatri rimangano chiusi per poi ripartire al meglio. Diversi sono i colleghi che si esibiscono in teatri tristemente vuoti, e grazie all’utilizzo di tablet e smartphone raggiungono il loro pubblico. A mio giudizio è una forma teatrale che non porta da nessuna parte, lo spettacolo va vissuto dal vivo, occorre instaurare un’empatia ed un feeling con lo spettatore. Il teatro è fatto dal pubblico oltre cha dall’attore. In tutto ciò la politica ci ha dimenticati anche perché nell’immaginario collettivo si ritiene che tutti gli artisti siano ricchi ma non corrisponde alla verità. Dietro ogni spettacolo c’è un lavoro enorme fatto di artisti ma anche dalle migliaia di maestranze come tecnici, costumisti e parrucchieri, solo per citarne alcuni, profondamente colpiti dalla pandemia».

«Non chiediamo ‘ristori’ al Governo – ha proseguito Miseferi – ma di poter riprendere a lavorare in sicurezza. In Israele i teatri ed i cinema hanno riaperto dando la possibilità di assistere agli spettacoli a chi si sia già vaccinato. Il teatro è una presenza statica ed essendo tale potrebbe essere gestito tranquillamente senza pericoli di contagio. Questa stagione, e, forse, anche la prossima, penso, siano state compromesse considerando che nessun teatro ha finora programmato cartelloni. Del resto, come avrebbe potuto farlo, visto l’incertezza ed i notevoli costi. Purtroppo, la politica ha messo da parte la nostra categoria dimenticandosi che anche il nostro è un mestiere, la maggior parte di noi vive di questo. È un Paese in cui ancora la professionalità non viene valorizzata adeguatamente».

«Spero – ha detto la Scorza –  che si possa ripartire con una rinnovata mentalità più aperta all’arte. L’arte è vita ed è anche ossigeno non solo per chi vive di questo ma anche per il pubblico che la respira. Il nostro territorio dovrebbe portare avanti nuove iniziative artistiche avendo la fortuna di avere delle location di straordinaria bellezza. Organizzare Festival calabresi. ad esempio, che diano nuova linfa a questo settore coinvolgendo anche i giovani e le scuole». 

Il Coordinatore di ‘Cambiamo’, Anghelone ha posto l’accento sul notevole ritardo della campagna vaccinale in Italia rispetto ad altri Paesi come l’America o l’Inghilterra: «Il virus è un nemico terribile, quindi, è fondamentale velocizzare i tempi di vaccinazione per poter consentire all’Italia di ripartire».

«Non possiamo più permetterci – ha aggiunto – di bloccare l’economia e settori strategici per la crescita del Paese. Lo spettacolo è tra i settori più penalizzati dalla pandemia e rappresenta un indotto importante a livello occupazionale in quanto dietro ad ogni artista ci sono le maestranze e le loro famiglie che vivono un periodo drammatico per l’assenza di lavoro e l’incertezza del futuro. L’arte è espressione di cultura per un popolo e l’Italia vanta una tradizione storica in questo comparto che va supportata con azioni concrete». (rrc)