SI FA DI NUOVO STRADA LA CANDIDATURA DELLO STORICO E SAGGISTA ENZO CICONTE CONTRO IL CENTRODESTRA;
Il prof. Enzo Ciconte

REGIONE: DOPO IL RITIRO DELLA VENTURA,
SINISTRA IN GINOCCHIO CERCA UN LEADER

di SANTO STRATI – L’improvvisa, per quanto prevedibile, rinuncia di Maria Antonietta Ventura alla candidatura a Presidente della Regione Calabria ha inferto il colpo mortale a una strategia elettorale pasticciata quanto inesistente del centro-sinistra. La candidata “ideale (secondo quanto dichiarato appena una decina di giorni fa da Giuseppe Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza) a malincuore ha deciso di fare un “passo di lato” per stroncare sul nascere maldicenze e insinuazioni dopo l’interdittiva antimafia che “avrebbe” colpito una delle società collegate al suo gruppo industriale. E la sinistra, in ginocchio, si è trovata improvvisamente con doppio problema: da un lato perde l’unica candidata trovata in piena confusione elettorale, senza consultare la base, e poco gradita dagli iscritti, dall’altro si trova di nuovo a fronteggiare una sinistra divisiva, lacerata e in pieno dissesto. E senza un/una leader.

Il “guaio” – diciamolo senza mezzi termini – lo ha combinato il segretario dem Letta il quale probabilmente si è fidato delle assicurazioni di Francesco Boccia (per pura combinazione conterraneo della Ventura, nata anche lei a Bisceglie) e ha preso per buone le sopravvalutazioni dei cinquestelle calabresi. Che presenti numericamente in Parlamento sono praticamente quasi “invisibili” in Calabria, con una forte perdita non solo di consenso ma anche di credibilità. Così Letta ha accettato senza neanche discutere un istante il “suggerimento dell’ex premier Conte e ha “benedetto” la scelta della Ventura, con il “consenso informato” di Roberto Speranza, ministro della Sanità, peraltro attualmente contestato in Calabria dai suoi compagni di Articolo 1.

La scelta della candidatura calata “a sorpresa” da Roma non è piaciuta a nessuno, soprattutto per il metodo non certo la la persona: apprezzata ex presidente regionale Unicef, una fama di top manager in grado di guidare con successo una piccola holding di costruzioni ferroviari che dà lavoro diretto e indiretto a quasi mille persone. E se in Calabria mancava la scintilla per appiccare il fuoco della contestazione a sinistra, Conte, Letta e Speranza sono stati abilissimi a gettare fuoco sulla benzina. Nessuna considerazione del territorio, nessuna consultazione con i parlamentari eletti in Calabria né con gli amministratori locali: del resto il Pd in Calabria è commissariato da tre anni. A Crotone alle ultime amministrative (vinte da una lista civica guidata da Vincenzo Voce appoggiata da Carlo Tansi) non sono riusciti nemmeno a presentare la lista. E le sezioni provinciali ideologicamente “devastate” con abbandoni continui da chi si è sentito quantomeno “superfluo”.

Quindi assenza di contatti col territorio e mancanza di leader su cui contare, mentre il centro-destra con la formula della ritrovata unitarietà intona già la marcia trionfale per una vittoria quasi a tavolino. Ma un leader del centro-sinistra in Calabria c’è: è lo storico Enzo Ciconte, una gran bella figura di area, non iscritto ma vicino ai dem, tanta cultura alle spalle e molti libri dedicati, con competenza e studi accurati, alla mafia e al malaffare. Il suo nome era stato “bruciato” alcune settimane fa, dopo che era circolato quasi timidamente a gennaio come una candidatura da tenere in considerazione. Un paio di articoli di giornale hanno provocato il patatrac: troppo presto era stata data per scontata la sua candidatura, quando il prof aveva semplicemente dato la sua disponibilità a mettersi a disposizione della Calabria, ove necessario. Dopo di che, con malagrazia e senza rispetto, non gli è stato detto nemmeno grazie.

Nicola Irto, con i suoi incontri e le sue missive a Letta, le sue crudeli (ma veritiere) denunce contro i feudi del partito, si è giocato quella che ai più era sembrata la candidatura più naturale, più che scontata: giovane, un bel serbatoio di voti personali (12.568 il 26 gennaio 2020, primo degli eletti), l’utile esperienza di Presidente del Consiglio regionale durante la presidenza Oliverio e da vicepresidente nell’attuale consiliatura. Tutto perfetto, salvo a considerare il mancato gradimento nelle alte sfere del partito a livello regionale. E oggi non si intravvedono altri personaggi – all’infuori di Ciconte – all’orizzonte del centro-sinistra. E lo spezzatino di tre/forse quattro candidati in lotta sotto la stessa ala progressista equivale a una sconfitta certificata.

Luigi De Magistris – sostenuto da Primavera della Calabria di cui è portavoce Anna Falcone – prosegue imperterrito la sua campagna, ma non riesce a schiodare più del 10-12% di consensi; Carlo Tansi – di cui l’altro ieri si è registrato l’endorsement per Conte – annaspa con consensi a una cifra (peraltro assai modesta, incapace di garantire almeno un seggio); il sindaco di Diamante, il sen. Ernesto Magorno, ha una candidatura di bandiera per Italia Viva (ma conta meno di Tansi in termini di voti) e infine c’è l’incognita CinqueStelle. In attesa di vedere come andrà a finire la telenovela Grillo-Conte, i pentastellati calabresi sono equamente divisi tra i due litiganti e ancora pensano a un proprio candidato, in rotta totale con il pd. Se l’obiettivo è la sconfitta sicura, sono tutti sulla buona strada.

Eppure, c’è da evidenziare che la vittoria del centro-destra non è così smaccata come obiettivamente può apparire: c’è la figura “unitaria” di Roberto Occhiuto, autorevole capogruppo di Forza Italia alla Camera e apprezzato esponente forzista, a coagulare le varie anime del centro-destra, ma si ritrova sul groppone l’imposizione di Salvini della vicepresidenza “garantita” (in caso di vittoria, ovviamente) per l’attuale facente funzioni Nino Spirlì, in quota Lega, che naturalmente si guarda bene di affrontare le urne. Simpatico e iperattivo, Spirlì, però, non piace a metà dei calabresi (e metà di questa metà vota a destra), quindi non è da escludere un effetto “rigetto” con astensione volontaria pur di non “garantire” di nuovo la vicepresidenza al leghista “scelto” (?) dalla Santelli a farle da vice. E, in più, si consideri che ogni giorno Giorgia Meloni e Matteo Salvini si danno da fare per fare due passi avanti e tre indietro con impopolari scelte sovraniste che non piacciono a gran parte degli elettori di centro. Già, perché non si deve dimenticare che la coalizione è di centro-destra e l’elettorato calabrese ha mostrato di prediligere più la prima parte, ovvero il centro.

E torniamo al prof. Ciconte: la sua figura piace molto alla sinistra calabrese (quella che non litiga) e potrebbe essere un asso vincente qualora si verificassero alcune condizioni: unico candidato del centro sinistra (con la riunione anche delle forze civiche) con l’obiettivo di fermare la destra (una candidatura di prestigio potrebbe attrarre molti elettori del centro delusi dalle chiassate antieuropeiste di Salvini e della Meloni), campagna elettorale basata sul coinvolgimento del territorio e non incentrata sul nome. Serve, in realtà, una cabina di regia, non un candidato, che possa condividere un progetto e le scelte degli obiettivi futuri. Ovviamente ci sono due incognite: De Magistris e la Falcone. Il primo potrebbe vedersi offrire un qualificato e importante incarico istituzionale in cambio del ritiro della sua candidatura, garantendo ovviamente l’appoggio al candidato/a unico/a del centro-sinistra. Per la Falcone “orfana” di De Magistris (qualora si verificasse l’ipotesi appena descritta) ci potrebbe essere una (meritata e competente) vicepresidenza. A questo punto si tornerebbe a giocare su un tavolo serio, con una sano antagonismo destra/sinistra e una scelta che ricadrebbe unicamente sugli elettori.

«La destra – ha detto il prof. Ciconte a Calabria.Live – non è imbattibile: c’è la possibilità di recuperare consensi e astensionisti delusi». Ma lei professore è disposto a rimettersi in gioco? – gli abbiamo chiesto. Il prof. Ciconte, con un sorriso, ha replicato: «A questa domanda posso rispondere solo se a farmela sarà Enrico Letta». (s)