Il presidente della Regione Mario Oliverio ha inviato una lettera ai governatori delle regioni meridionali per un incontro che affronti in modo corale e condiviso le preoccupazioni del regionalismo differenziato.
«Nelle prossime settimane, – si legge nella lettera di Oliverio – la bozza di intesa ministeriale finalizzata a delineare un nuovo rapporto tra lo Stato ed alcune singole Regioni, potrebbe pervenire ad una definitiva approvazione. Non è, comunque, trascurabile il fatto che lo stesso dibattito, che si è sviluppato intorno al cosiddetto progetto di autonomia differenziata, abbia già concretamente modificato ed alterato il confronto tra Stato e Regioni. La stessa conferenza Stato-Regioni rischia di essere vanificata nelle proprie prerogative istituzionali, mentre il Parlamento rischia di essere svuotato della sua centralità e funzione essenziale, su un nodo sostanziale relativo alla definizione del rapporto Stato e Regioni. Un fattore certamente non secondario per le prospettive del Paese e per la stessa coesione nazionale. Il mio allarme è, dunque, teso a sollevare non solo una questione di metodo. Ovviamente, esso è motivato soprattutto dalla preoccupazione che la revisione costituzionale relativa ad una molteplicità di materie e funzioni, ad esclusivo vantaggio di alcune regioni ed aree forti del Nord, possa acuire gli squilibri accumulati e non risolti nel corso di decenni a netto svantaggio del Sud e delle sue popolazioni. In particolare, saranno i giovani costretti in larga maggioranza ad abbandonare la propria terra. Una impostazione che di fatto mette in discussione il Patto Nazionale su cui si regge l’impianto istituzionale e democratico. Il rischio che si possa creare una grave frattura sociale ed istituzionale è reale».
»È innegabile – prosegue il documento – che tale frattura possa mettere in discussione il principio della parità dei diritti universali e di cittadinanza. Nessun parametro fiscale può essere assunto come elemento regolatore per definire i livelli essenziali di prestazione (lep) e i costi standard per i servizi primari. Saremmo costretti, inevitabilmente, a registrare una classificazione diversificata tra territori e cittadini di serie A e altri di serie B o di categorie ancora più inferiori. Ciò nega il principio di eguaglianza per garantire pari dignità e libertà a tutti i cittadini. Tale rischio è assolutamente da evitare. Ci si troverebbe di fronte ad un processo di secessione erosivo delle fondamenta dello Stato unitario e Nazionale. Penso conveniaTe che le regioni, a cui ci è stato attribuito il dovere di rappresentanza, siano le più esposte ai contraccolpi di una politica rivolta a potenziare solo l’interesse di alcune del nord. Va da sé che non è mia intenzione sollevare o soffiare su vecchi e nuovi conflitti tra Nord e Sud del Paese. Nella attuale contingenza il tema è ben altro: la necessità di un rilancio della forza e della capacità di competere dell’intero nostro Paese. Sarebbe un errore storico, di grave miopia politica, se si dovessero consegnare interi sistemi territoriali meridionali ad una condizione di abbandono e marginalità. Il danno non sarebbe soltanto quello di una accentuazione del dualismo storico ma quello della penalizzazione e della mancata crescita economico-sociale dell’insieme del Paese. Tutto ciò sarebbe ancor più miope, di fronte alla necessità di un rinnovato rapporto con l’Europa. Anche a questo fine, un Sud meno residuale ma più produttivo e moderno è una convenienza per l’ Italia intera. Al fine di un approfondimento di questi temi e con l’intento di poter pervenire ad una proposta unitaria da parte delle Regioni del Mezzogiorno, vorrei con la presente chiedere la Vostra disponibilità a partecipare ad un incontro tra i Presidenti delle Regioni del Sud e, dunque, concordare telefonicamente data e luogo di questo nostro appuntamento. Tale incontro ritengo debba essere aperto alle forze sociali, alle Università e ai rappresentanti delle amministrazioni locali». (gsc)