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Comune di Rende

Rende ha aderito all’Associazione Sindaci Sud Italia

Il Comune di Rende ha aderito all’Associazione Sindaci Sud Italia.

Lo ha reso noto l’assessora Marta Petrusewicz, spiegando che si tratta di «un’azione coerente e conseguente al ruolo che la città aveva assunto fin dal 2019, collocandosi tra le prime amministrazioni comunali del meridione ad aver aderito alla Rete Sindaci “Recovery Sud” nata dalla volontà, inizialmente, di cinquanta sindaci del Sud d’Italia di unirsi per fare fronte comune in merito alle risorse del Pnrr».

L’Associazione Sindaci Sud Italia rappresenta lo strumento per assicurare livelli di integrazione e coordinamento tra le funzioni che i diversi soggetti firmatari svolgono per garantire e organizzare una risposta istituzionale alla grave crisi di rappresentanza del Sud d’Italia e un effettivo perseguimento delle politiche e strategie programmatiche per utilizzare efficacemente le risorse finanziarie derivanti dal “Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027” dell’Unione Europea e dagli strumenti ad esso connessi quali “Next Generation EU” e le tre reti di sicurezza di prestiti, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) dell’Italia e dal Piano Sud 2030, nonché da tutti gli eventuali altri strumenti finanziari posti in essere dall’Ue, dallo Stato e dalle Regioni, riconoscendosi parte integrante di un percorso di progressiva condivisione dei rischi per investimenti volti ad affrontare priorità comuni, a recuperare capacità produttiva, a migliorare le infrastutture materiali e immateriali, ad affrontare la transizione energetica e digitale per uno sviluppo sostenibile, per la riduzione dei divari e delle diseguaglianze.

Petrusewicz ha, poi, voluto soffermarsi sulla stringente necessità di fare rete tra enti in un momento storico delicato in cui far sentire forte il dissenso nei confronti di una riforma sulla autonomia differenziata che potrà solo peggiorare le diseguaglianze che condannano da decenni il meridione: 1l’azione congiunta delle municipalità meridionali è diventata ancora più urgente e doverosa in questi giorni, dopo che il Consiglio dei Ministri ha dato via libera al disegno di legge sull’Autonomia Differenziata, decisione che non possiamo che definire vergognosa».

«Il DdL “Autonomia”, trasferendo alle regioni le funzioni finora rimaste in capo allo Stato, sancisce di fatto e de jure, lo smantellamento della sanità pubblica, dell’istruzione pubblica, delle infrastrutture pubbliche. Per le regioni meridionali, ciò segnerà l’aumento di divari storici, per l’Italia – la fine della storia unitaria durata 160 anni. È il ritorno, assunto agli onori della legge, della visione secessionista della Padania, il trionfo dell’egoismo regionalista della peggior specie». (rcs)