DISASTRO AMBIENTALE E UN PRIMATO DA GUINNESS CALABRO-SICILIANO DI CUI NON SI PUÓ ANDARE CERTO FIERI ;
Tonnellate di rifiuti nei fondali dello Stretto di Messina

RIFIUTI IN MARE, LO STRETTO È DIVENTATO
LA PRIMA PATTUMIERA DEL MEDITERRANEO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Entrare nel Guinness dei primati è quasi sempre una cosa piacevole, ma non in questo caso visto che questo record, è una vera e propria vergogna, che getta un’ombra su uno dei più suggestivi e caratteristici tratti della Calabria: lo Stretto di Messina è il tratto di mare più inquinato del Mediterraneo, con una spaventosa discarica di rifiuti sul fondale.

Lo certifica uno studio di un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università di Barcellona e realizzato in collaborazione con il Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea e vede coinvolti diversi enti italiani, come l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra), la Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’Università di Cagliari e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) e pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, in cui viene rilevato che i rifiuti, in alcuni punti dello Stretto, raggiungono la densità di un milione di oggetti per chilometro quadrato.

«Lo studio – riporta l’Ansa – indica come i rifiuti stiano aumentando nei fondali marini di tutto il mondo: in alcuni casi la loro densità sarebbe addirittura paragonabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terra ferma. Secondo gli esperti, questo trend è destinato a continuare, tanto che entro i prossimi 30 anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate».

«La diffusione dei rifiuti nei nostri mari e oceani non è ancora pienamente conosciuta – ha spiegato Michele Canals, dell’Università di Barcellona all’Ansa –. Le regioni marine più colpite sono quelle circondate da terre o semi chiuse, i fondali vicino la costa, le aree prossime allo sbocco di grandi fiumi e quelle dove c’è un’intensa attività di pesca, anche lontane dalla terra».

«Nel Mediterraneo – ha aggiunto Canals – la spazzatura sui fondali è già un serio problema ecologico. In alcuni luoghi della costa catalana ci sono grandi accumuli. Quando ci sono forti tempeste, come la tempesta Gloria del gennaio 2020, le onde riportano i rifiuti sulla spiaggia. Alcune spiagge sono state letteralmente ricoperte».

Una situazione che, tuttavia, era già stata denunciata nel 2019, in un servizio su RaiNews24 a cura di Martino Seniga: «i rifiuti urbani abbandonati nelle discariche abusive sono stati trascinati fino a mille metri di profondità in fondo allo Stretto, e questo ha compromesso, in modo definitivo, l’ecosistema sottomarino».

A rilevare questa situazione anomala, sono stati i ricercatori del Cnr e della facoltà di geologia dell’Università degli studi di Roma, che hanno scoperto un’immensa discarica sottomarina che si sviluppa fino a mille metri di profondità al centro dello stretto. Lo hanno raccontato, tramite la loro testimonianza, Francesco L. Chiocci, prof. di Biologia marina presso l’Università La Sapienza di Roma, Martina Pierdomenico, naturalista e ricercatrice Cnr, Frine Cardona, biologa marina università di Bari nel servizio di Seniga.

A contribuire l’arrivo dei rifiuti nello Stretto, sono le fiumare di Reggio e Messina che, trasformate in vere e proprie discariche, con una piena, viaggiano con l’acqua fino ad arrivare al mare.

«Uno scempio che dura da decenni» ha detto Seniga, e che sono documentati grazie agli archivi della Rai.

Questo studio, dunque, dovrebbe far capire quanto sia necessario – se non fondamentale – risolvere la questione dei rifiuti a Reggio Calabria che, nel Report Rifiuti 2020 di Legambiente, ha registrato un peggioramento (2% sulla differenziata) insieme a Vibo Valentia (-4%).

E parte della soluzione è stata presentata con il nuovo piano del Conai, che propone l’installazione delle compostiere di prossimità e di quartiere per il conferimento dell’organico, la messa in posa di cassonetti intelligenti in aree circoscritte e videocontrollate, la possibilità di incentivi e premialità per gli utenti che effettueranno una differenziata corretta ed il passaggio ad un sistema cosiddetto “misto” che alterna la raccolta stradale a quella “porta a porta”.

L’obiettivo – ha spiegato l’assessore comunale reggino all’Ambiente, Paolo Brunetti – è di raggiungere, in due anni, la soglia del 65% della differenziata nel rispetto dei parametri fissati dalla Comunità europea. Puntiamo a vincere una sfida che è abbondantemente alla nostra portata. Ricordo, infatti, che, quando il sistema di raccolta e conferimento funzionava a dovere, eravamo riusciti a portare le quote di differenziata dal 7 al 60%».

Ma non c’è solo Reggio ad essere in emergenza rifiuti: è tutta la Calabria ad essere colpita da questa piaga che, purtroppo, continua a deturpare la nostra bella terra. Tante le denunce, infatti, che arrivano da tutta la regione: Italia Nostra Alto Tirreno Cosentino, recentemente, ha denunciato le condizioni in cui verte la strada Scalea.S. Domenica-Normanno, che è completamente invasa dai rifiuti. A Crotone, dove l’emergenza rifiuti è una costante, i leghisti Giancarlo Cerrelli e Marisa Luana Cavallo hanno proposto la realizzazione di un termovalorizzatore nella città pitagorica come soluzione all’emergenza rifiuti scoppiata nel mese di Natale, e che ha trovato un netto no da parte di Legambiente, che ha sottolineato che «in Calabria, sui rifiuti, bisogna fare scelte chiare che vadano nella direzione di un’economia circolare seria ed efficace, e devono essere costruiti gli impianti della filiera del riciclo, a partire dagli impianti di compostaggio e digestione anaerobica per la produzione di compost di qualità e biometano».

«Per superare la perenne emergenza nella gestione dei rifiuti – ha detto Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – la Calabria deve uscire dalla logica degli inceneritori e delle discariche, sviluppando ogni possibile azione, per come previsto dalla normativa vigente, per far aumentare il riciclo da raccolta differenziata e lavorare  sulla riduzione alla fonte dei rifiuti,  seguendo l’esempio dei Comuni ricicloni e rifiuti free calabresi che anche quest’anno Legambiente premierà nel corso dell’Ecoforum regionale sull’economia circolare».

Per la città pitagorica, tuttavia, sembra avvicinarsi un punto di svolta sulla questione rifiuti: nei giorni scorsi, infatti, si è svolta l’assemblea dei sindaci dell’Ato – Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Crotone, dove sono stati definiti gli organismi e riorganizzata la struttura a sostegno dei sindaci per consentire il funzionamento dell’Ambito stesso, che sarà costituita dal dirigente del settore 4 (ambiente) con funzioni di direttore, dal dirigente del settore 3 (finanziario) come esperto contabile e tre funzionari del Comune di Crotone.

L’Assemblea, che intende applicare la parola autonomia al nuovo piano d’ambito, ha approvato una serie di punti che, nello specifico, sono importanti per il funzionamento dell’Ato e del ciclo dei rifiuti in questo frangente tra cui il mandato al Direttore dell’Ufficio Comune per la indizione della gara di appalto di servizio per il trattamento rifiuti solidi urbani, il mandato al Duc per l’indizione della gara di appalto di servizio per lo smaltimento degli scarti di lavorazione da raccolta differenziata, l’approvazione dello schema di contratto semestrale per l’impianto di trattamento rifiuti solidi urbani e l’approvazione dello schema di contratto semestrale per l’impianto di smaltimento scarti da raccolta differenziata. (ams)