di ARISTIDE BAVA – Borghi antichi, grande patrimonio della Locride che deve essere adeguatamente valorizzato.
Il recente interesse dimostrato da molti forestieri in occasione di queste festività natalizie ha confermato, ancora una volta, anche se ormai questo è del tutto scontato, che I borghi antichi esistenti sul territorio della Locride sono un patrimonio turistico di immenso valore anche se sono valorizzati molto poco rispetto al loro effettivo potenziale. In molti sono portati a credere che l’unico periodo ottimale per la “frequenza” di questi borghi antichi sia il periodo estivo grazie alla presenza di un buon numero di forestieri che sono fortemente attratti dai centri storici.
Ma questo è vero solo in parte perchè anche durante il periodo invernale e più significativamente in occasione di festività di vario genere – feste patronali comprese – i borghi antichi diventano mete significative di residenti e forestieri. Proprio in occasione delle festività natalizie un esempio concreto delle possibilità attrattive è stato dato dal centro storico di Siderno Superiore dove sono bastate alcune semplici iniziative promozionali per richiamare il grande pubblico.
E, a proposito dopo il successo ottenuto con la manifestazione “La Casa di Babbo Natale” tenutasi nel suggestivo Palazzo De Moja, vale la pena ricordare che il giorno dell’epifania, l’Associazione “Pajsi meu ti vogghiu beni” ha aperto nuovamente le porte del Palazzo per ospitare la Befana e con essa tanti bambini a fare da cornice a quest’altra manifestazione che ha registrato ancora un ulteriore successo di pubblico.
L’esempio di Siderno superiore non è certamente isolato. Anche se le vere “perle” del territorio della Locride sono Gerace e Stilo, certamente le piu’ conosciute dal grande pubblico, ci sono molti altri borghi interni che meritano una doverosa attenzione. Molti di essi, hanno motivi di attrazione di grande portata, dai palazzi d’epoca, ai resti storici, alle stesse Chiese antiche.
Resta, però, la necessità che si faccia qualcosa di concreto per accendere i riflettori su questi borghi antichi che, peraltro, possono dare una mano anche all’ipotesi progettuale legata alla candidatura di Locride Capitale Italiana della cultura 2025, magari se si facesse rete ,ad esempio, con qualche itinerario appositamente studiato per consentire agli ipotetici visitatori di ammirare gli importanti siti esistenti gustando nel contempo un panorama eccezionale e respirando l’aria di un tempo che si registra percorrendo le caratteristiche viuzze dei centri storici della Locride, molti dei quali effettivamente poco conosciuti ma ricchi di grande potenzialità, magari approfittando anche, in questi luoghi, delle bontà culinarie che vi si trovano.
Non ci stanchiamo di affermare, ad esempio, che il caso di Mammola e del suo “stocco” è emblematico al pari della pasta di casa di Zio Salvatore a Siderno superiore, della “soppressata” di San Giovanni di Gerace, del cacio cavallo di Ciminà,o delle polpette della “fontanella” di contrada Moschetta di Locri, tanto per soffermarci su località che da questo punto di vista sono molto apprezzate e che certamente costituiscono solo una piccola parte cdi quello che possono offrire i borghi locridei nel loro complesso.
Ecco la necessità, dunque, di sfruttare meglio queste possibilità con una attenta promozione capace di far conoscere veramente i grandi tesori del territorio, molto spesso sconosciuti anche a coloro che vivono quotidianamente questa realtà. Resta ovvio che la valorizzazione di questi borghi deve necessariamente passare anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento della gente che ancora vi ci abita e una loro rivitalizzazione potrebbe servire a dare spinta turistica al territorio e consentire anche un miglioramento della qualità della vita a coloro che ancora vi ci abitano.
E non solo; potrebbe servire anche ad evitare il continuo spopolamento da parte delle nuove generazioni perchè – è bene ricordarlo – ancora oggi, purtroppo, i borghi antichi, soprattutto quelli più piccoli e meno conosciuti vengono pian piano abbandonati perché, privi di “movimento” e poco “attrattivi”. Una loro riscoperta, e quindi una loro valorizzazione, potrebbe portare, invece,oltre a dare più spinta al turismo, anche ad una inversione di tendenza, e, finanche ad un loro ripopolamento. (ab)