di SANTO STRATI – A buona ragione il governatore della Calabria Roberto Occhiuto rivendica il diritto di una conta “aggiornata”di Forza Italia. I numeri realizzati in Calabria da Forza Italia (32%a, grazie anche e soprattutto all’instancabile supporter Francesco “Ciccio” Cannizzaro, giustificano la nascita di una nuova corrente di Forza Italia (ma ce ne sono mai state quando c’era Silvio?). E nonostante Occhiuto ripeta che «è solo un’iniziativa per discutere insieme su come rendere Forza Italia e il centrodestra un po’ più liberali», da troppe parti si mormora che si tratti di una manovra, da fine e gran politico, per usurpare il “trono” del segretario Tajani e prenderne il posto.
A ben vedere, però, non sarebbe un obiettivo di immediata realizzazione, ma va considerata, piuttosto, come una significativa “prenotazione” per il futuro, mettendo avanti numeri e risultati.
La Calabria ha una solida storia di personaggi politici che hanno “amministrato”da posizioni diverse il Paese: Giacomo Mancini, Riccardo Misasi, giusto per fare qualche nome, e non è inimmaginabile la proiezione “nazionale” di Occhiuto come futuro segretario di un partito ancora in cerca di una precisa identità “liberal-centrista” dopo la scomparsa di Berlusconi.
In tanti avevano profetizzato la scomparsa di Forza Italia, dopo la morte del fondatore e “padrone”, ma avevano sottostimato la voglia di centro che è radicata tra gli italiani, sempre più smarriti tra una sinistra divisiva e rancorosa e una destra che conosce poco la moderazione. C’è, obiettivamente, una grande voglia di centro, soprattutto tra i non-elettori volontari, ovvero tra molti di coloro che non vanno più a votare perché disgustati dalla politica e privi di qualunque motivazione ideologica, pur mantenendo, in realtà, una forte propensione a seguire e occuparsi di politica.
Quest’area, a dir poco immensa, di elettori mancati non soltanto costituisce un pericoloso vulnus al sistema democratico, ma rivela la necessità che la politica torni sul territorio ad animare le piazze, a ricreare “scuole di partito”, ad avvicinare e formare i giovani.
E qui risalta in assoluta evidenza che esiste un vuoto al “centro”, nel senso che serve agli elettori un riferimento più concreto e deciso che riaccenda gli animi e rifaccia palpitare i cittadini (come avveniva fino agli anni Settanta). In questi ultimi 55 anni, dalla nascita delle regioni in avanti, s’è registrato un continuo senso di disillusione e di stanchezza nei confronti della politica, oggi più che mai meno rappresentativa e sempre più spesso con una classe dirigente raccogliticcia e priva non soltanto di qualunque appeal politico, ma anche di competenze e capacità.
Occorre tornare a fare Politica (con la lettera maiuscola) perché è il popolo che lo richiede, lo stesso che si ritiene legittimato a disertare le urne, stante l’attuale legge elettorale che, non a caso, è stata ribattezzata porcellum dal suo stesso ideatore Calderoli. Una nuova legge elettorale è quanto mai indispensabile se si vuol far tornare alle urne gli elettori, tenendo conto, ovviamente, della necessità di legalizzare con apposita legge il voto a distanza (dai più considerato terrore della destra e company) che consenta a lavoratori, studenti e comunque a tutti i fuori sede di poter partecipare alle elezioni.
Solo per fare un esempio, si consideri la vicenda Calabria col suo modesto 44% di votanti alle ultime consultazioni di ottobre: su un milione e ottocentomila circa di aventi diritto al voto, almeno seicentomila vivono fuori della regione pur conservando la residenza. Cosa significa? che la percentuale di voto rapportata agli effettivi residenti sarebbe non del 44% bensì oltre il 55%. E questo valore si potrebbe applicare alle altre astensioni registrate nelle ultime elezioni regionali, senza tuttavia sottovalutare l’impatto negativo di quanti per fare pace con se stessi preferiscono disertare le urne, esprimendo indifferenza (e qualche volta disprezzo) verso la politica e per come viene fatta oggi.
In questo scenario, l’iniziativa di Roberto Occhiuto di mettere in piedi una “corrente” battezzata “in libertà” esprime in pieno l’intuito politico del Presidente della Calabria e una lunga visione che gli deriva da tantissimi anni spesi da politico. Ha cominciato a 23 anni come consigliere comunale e prima di diventare, la prima volta, Presidente della Calabria era capogruppo dei deputati azzurri alla Camera.
Qual è il vero obiettivo? Gli osservatori sono divisi, ma ai più risulta evidente che i tempi non sono maturi per un “rovesciamento” dell’attuale Segreteria: bisognerà aspettare il prossimo anno (2027) quando andranno gestite le elezioni politiche che vedranno, con larga probabilità, la riconferma dell’attuale premier con un successo non inaspettato. Quello che, invece, conterà, riguarda la coalizione che dovrà costituire il futuro esecutivo del Meloni 2: ci sono all’orizzonte gli spazi del centro che Lega e Fratelli di Giorgia non riescono a captare e le piccole formazioni (Noi Moderati) stentano a far propri. E qui prevale l’idea che sia Forza Italia, una “nuova” Forza Italia, a seminare e raccogliere nuovo consenso mettendo in crisi (si fa per dire…) il partito di Giorgia Meloni e la Lega, quest’ultimo in affanno di identità. Salvini ha avuto l’intelligenza di sorridere e far sorridere il Sud, con poco entusiasmo dei veteroleghisti, ma la raccolta non ha dato i risultati sperati, nonostante la buona semina.
Ci sono, però, da considerare gli investimenti prossimi futuri che riguardano il Mezzogiorno e in particolare, Calabria e Sicilia: Ponte, Alta Velocità, strade e autostrade. Una barca di miliardi che andrà gestita – si spera – tenendo solo in mente il bene comune e non interessi personali o elettoralistici.
Si tratterà di avviare un nuovo modo di intendere la politica avvicinandola al territorio per venire incontro alle esigenze dei cittadini e far partire, al Sud, un vero piano di crescita e sviluppo che – se decollasse – sarebbe davvero inarrestabile.
L’intero Paese, questo è chiaro, non va da nessuna parte senza l’apporto più che significativo del Mezzogiorno, probabile locomotiva di un futuro di crescita e benessere. Quindi, la mossa di Occhiuto non è “sabotare” Tajani e la sua segreteria, ma mettere una seria ipoteca (viste anche le simpatie e gli endorsement rivelati da Marina e PierSilvio Berlusconi nei suoi confronti) sul futuro management di Forza Italia. Cominciando anche dalla comunicazione: da questo punto di vista è molto probabile che il Presidente della Calabria, da vicesegretario diventi presto anche portavoce di Forza Italia, perché – è evidente – che la narrazione di un centro da rendere coeso e politicamente fruttuoso richiede una strategia di non basso profilo. E in questo, Occhiuto ha sempre mostrato di saperci fare, seguendo visione e prospettive, anche se qualche volta – sbagliando – fa prevalere la logica dell’”uomo solo al comando”, ma spesso indovinando le mosse strategiche che gli hanno portato successo.
Per Tajani, a fine mandato, nei primi giorni del 2027 (quando si tratterà, appunto, di preparare le elezioni politiche) non mancano alternative di livello: il Quirinale (dove, tranne Draghi e Casini, non ci sono seri competitor), oppure un incarico internazionale che premi le esperienze maturate prima come Presidente del Parlamento Europeo e poi come ministro degli Esteri.
Con queste premesse, domani a Palazzo Grazioli (che fu la casa romana di Berlusconi) e oggi ospita la Stampa Estera) non ci saranno scintille, ma evidentemente una prima conta su chi sta con chi.
Maliziosamente, qualcuno, ha addebitato a Tajani il suggerimento di “disertare” l’invito di Andrea Ruggeri (ex deputato azzurro, giornalista e uomo onnipresente nei salotti che contano), ma riteniamo troppo intelligente il ministro degli Esteri per temere attacchi sotterranei. Non convengono a nessuno, ma una prima conta farà solo che bene al partito-non partito che deve decidere un suo ruolo preciso nello scenario della politica nazionale.
La tentazione (e l’ambizione) di far crescere consenso in quel centro smarrito e in cerca di riferimenti è fin troppo evidente e questo, sì, potrebbe creare qualche fibrillazione nella coalizione, che – in tal caso – peccherebbe di superficialità ignorando i guai veri della sinistra che cerca di capire dove andare e come recuperare credibilità. Così come sono ingiustificate le palpitazioni dei neo consiglieri azzurri calabresi: Occhiuto non ha alcuna intenzione di abbandonare la “nave” calabrese (almeno per il momento) per fare il segretario azzurro. Ci sono tempi e modi e il Presidente, pur nel suo frenetico e inarrestabile modo di agire, capisce bene che, qualche volta, correre non è salutare. Piccoli passi portano benessere e stabilità: l’obiettivo vero è far crescere il consenso.
Il modello di seduzione – è chiaro – è quello mutuato da Silvio Berlusconi: Roberto Occhiuto (56 anni) ha dimostrato di saper conquistare contemporaneamente grandi industriali che guardano a nuove attrazioni d’investimento al Sud e semplici cittadini che difendono il proprio territorio e quanti chiedono, amareggiati per i figli che vanno via, di fermare l’emorragia di giovani dalla Calabria. Impresa ai più impossibile, ma non per lui. Auguri.







