di SANTO STRATI – Il segnale di insofferenza è venuto fuori in modo inequivocabile nelle due tappe calabresi di Matteo Salvini e poi in Sicilia: il vicepremier non ha trovato l’accoglienza che immaginava e la sua strategia di “conquista di tutti i poteri” deve fare i conti con una realtà di ben altro genere. Salvini vuole capitalizzare il consenso in costante crescita, ma non ha capito che il Mezzogiorno non si conquista con i selfie e promesse che tutti capiscono benissimo non hanno fondi per essere portate a termine.
La verità è che la Calabria, il Sud, non amano la Lega nè tantomeno Salvini che la guida. Che un calabrese voti Salvini, lo abbiamo scritto altre volte, è un ossimoro: non è che eliminando la parola “Nord” improvvisamente la Lega è diventata la soluzione di tutti i mali i quelle popolazioni troppo spesso svillaneggiate e offese, con punte inaccettabili di disprezzo e quasi razzismo. Ma non è questo il punto, in politica, si sa, si afferma tutto e il suo contrario, soprattutto in campagna elettorale, però la strategia di conquista del Mezzogiorno di Salvini e company si è scontrata con la temibile minaccia dell’autonomia differenziata.
Abbiamo ampiamente spiegato perché il regionalismo che offre maggiore autonomia alle ricche regioni del Nord sia una disgrazia per tutto il Mezzogiorno, quindi vada combattutto con ogni mezzo, soprattutto sul piano politico, ma Salvini ha tentato di rassicurare i governatori del Nord (senza convincerli) e tranquillizzare (senza risultato) i meridionali. Ne è venuto fuori un guazzabuglio che non ha soddisfatto alcuno dei contendenti, anzi alla luce dell’ormai avviata crisi di governo, ha assunto contorni grotteschi. Se il Nord spinge per fare terra bruciata e conquistare seggi, il Sud non sta a guardare e manifesta la propria insofferenza. Perché non tollera più le prese in giro e non vede nell’auspicio di elezioni anticipate alcuna soluzione per i propri problemi.
Lo scenario di questa crisi, in effetti, getta ulteriore scompiglio in una regione dove il caos continua a regnare sovrano, a destra quanto a sinistra. Se Mario Oliverio tira dritto, nonostante il “suggerimento” di Zingaretti e della direzione pd di fare un passo indietro, anche per il sindaco metropolitano di Reggio Giuseppe Falcomatà la sfida per il bis della consiliatura dovrà fare attenzione al fuoco amico. Per entrambi si profila, inevitabilmente, l’utilizzo di liste civiche, ma se per la regione almeno la contesa è tra due Mario, entrambi di area cosentina, per l’altra scadenza elettorale del sindaco di Reggio, al momento, non si vedono antagonisti in grado di portare qualche preoccupazione a Falcomatà.
A destra, l’avanzata di Mario Occhiuto per la Regione, nonostante l’offensiva giudiziaria nei suoi confronti, si fa notare e i suoi road show continuano a mietere consensi. Ma sarà Occhiuto il candidato unico del centrodestra? Soltanto con l’unità si può sperare in un risultato vittorioso, ma questa coesione di intenti non è per niente scontata, soprattutto alla luce di un eventuale voto anticipato che potrebbe portare a un election-day dai risultati imprevedibili. La triplice alleanza Berlusconi-Salvini-Meloni annunciata in pompa magna come per fatta, in realtà nasconde una bella cesta di mele avvelenate, senza rivelare chi sarà il negromante che mescolerà eventuali pozioni letali…
A Salvini mancano le risorse umane in Calabria (ma anche in tutto il Sud) e il rischio maggiore è che si accentui ancor di più la spaccatura del Paese, tra Nord e Sud. Non ci sono i tempi per preparare candidati di sicuro appeal e/o nuove figure in grado di raccogliere consensi. Quale sarà il suo atteggiamento? Un accordo a tre, con sottintesa spartizione di aree, o un rischiatutto (attenzione, la storia di Renzi dovrebbe aver insegnato qualcosa) dai quasi certi risultati fallimentari?
La Calabria ha bisogno di proprie personalità capaci di individuare bisogni ed esigenze reali, di captare priorità che favoriscano crescita e sviluppo, e meno che meno ulteriori attività divisive che alimentino altro caos. Nessuno, oggi, è in grado di immaginare se avremo una inedita crisi agostana col voto anticipato a tutti i costi o la saggezza di Mattarella suggerirà la via di un governo tecnico-istituzionale che affronti la finanziaria e faccia le scelte adeguate per l’Europa. Chi vuol vincere le elezioni deve “pescare” tra chi non vota, tra gli indecisi, gli incazzati, i delusi: non si tratta di “soffiare” seggi all’avversario politico (come sta progettando di fare Salvini ai danni dei grillini e di chiunque cerchi di ostacolare la sua ascesa), ma di proporre progettualità e idee. Sono in tanti, credeteci, disposti ad ascoltare e valutare disegni e proposte che aiutino lo sviluppo. Per questo, Salvini, non deve sottovalutare il Mezzogiorno: senza di esso non si vincono le elezioni e meno che meno si conquista il “potere assoluto”, un termine che ogni italiano sano di mente che crede nella democrazia dovrebbe guardare con serio sospetto. (s)