di FRANCO BARTUCCI – I due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, per potere effettuare le operazioni forzose unilaterali di acquisizione di quei beni comunali ubicati all’interno del compendio termale, ne hanno sbarrato l’accesso pubblico.
Si tratta della falegnameria e magazzino materiali-officina, laboratorio Pura, deposito laboratorio Pura, uffici amministrativi, stabilimento “San Francesco” ed area esterna comprensiva di vasche maturazione e coltivazione alghe e, in particolare, la porzione non ancora acquisita in occasione della manifestazione forzosa tenutasi lo scorso 5 febbraio; nonché le sorgenti termali di proprietà della Regione Calabria e relativo piazzale antistante.
Di fronte a tale sbarramento sulle vie di accesso al compendio termale, in cui gravitavano numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine in divisa, i lavoratori hanno attuato una manifestazione di resistenza civile silenziosa facendo parlare in loro vece dei cartelli e striscioni con sopra scritto: “Non possiamo continuare a subire – La magistratura intervenga”, “Chiediamo solo lavoro”, “Le acque termali delle Terme Luigiane sono un bene che appartiene a tutti i calabresi che risiedono nel mondo e non a due sindaci autoritari nella loro azione di esproprio” ed altri ancora.
Anche questa volta, i due sindaci si sono presentati con i vigili urbani per prendere possesso degli immobili sopra indicati sguarniti di qualsiasi autorizzazione rilasciata dall’autorità giudiziaria. Detti beni erano legalmente detenuti dalla Sateca, in base all’accordo sottoscritto tra i sindaci dei due comuni, il rappresentante della Regione Calabria e del sindacato Cisl, ratificato dal Prefetto di Cosenza l’8 febbraio 2019. Testo dell’accordo che l’avv. Paolini, legale rappresentante della Sateca, aveva tra le mani mostrandolo ai due primi cittadini, Tripicchio e Rocchetti.
Implacabili, le due autorità comunali hanno invitato degli operai muniti di scarpelli, tagliole e motosega ad aprire gli infissi dei locali sopra richiamati, pur avendo accanto l’avv. Paolini e l’amministratore delegato della Sateca, arch. Dante Ferrari, con in tasca le chiavi che avrebbero consentito la loro apertura senza danni agli stessi, segno di una incomunicabilità tra le parti. Hanno finanche rimosso il lucchetto che chiudeva il cancello di accesso alla sorgente delle acque di proprietà della Regione Calabria.
«L’azione forzosa unilaterale messa in campo dai due sindaci – è riportato in un comunicato diffuso dalla Sateca – per la riappropriazione dei beni del compendio termale non tiene conto che tali immobili erano regolarmente in possesso dell’attuale gestore delle Terme Luigiane, pur in assenza di alcun provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria, ne è stata spogliata con la forza dai Comuni. L’operazione di spoglio dei beni strumentali, da parte delle amministrazioni, era già iniziata il 5 febbraio scorso, provocando una regolare denuncia dei gravi fatti accaduti alla magistratura penale competente da parte della stessa società».
«In tal modo i sindaci – prosegue la nota della Sateca – ancora una volta, non hanno rispettato l’accordo sottoscritto in Prefettura nel mese di febbraio del 2019, che prevedeva, come avviene normalmente in casi di questo genere, che l’attuale gestore continuasse ad operare fino al subentro del vincitore della gara che i Comuni avrebbero dovuto effettuare. Purtroppo, il ritardo evidente nel fare la gara, attesa ormai da anni, e la spoliazione di Sateca dei beni necessari alla sua attività decretano, oggi, la chiusura della stazione termale. In tal modo si distrugge una delle attività turistiche più valide e durature dell’intera regione, determinando un’interruzione di pubblico servizi e impedendo l’erogazione di oltre 500.000 cure l’anno, con la conseguente disoccupazione dei 250 addetti e di tutti i lavoratori dell’importante indotto delle terme».
«Inspiegabile anche in questa circostanza – conclude la nota della Sateca – il silenzio della Regione Calabria, proprietaria delle acque e che avrebbe secondo la normativa il dovere di vigilare sul regolare uso della risorsa, la quale dimentica che appena due anni or sono aveva approvato all’unanimità in Consiglio Regionale la mozione n.140 del 22/01/2019 in merito alle Terme Luigiane. Nella parte conclusiva la mozione così recita: “impegna la Giunta Regionale ed il Presidente della Regione Calabria a mettere in campo, senza indugio, tutte le iniziative atte a garantire il preminente interesse pubblico ed i livelli occupazionali, nel rispetto delle procedure previste dalla normativa vigente, al fine di evitare che anche alle Terme Luigiane tocchi la medesima sorte che ha interessato presidi produttivi del Tirreno Cosentino”».
Per i lavoratori delle Terme Luigiane, la lotta di tutela e difesa del posto di lavoro continua e non si ferma, a cominciare dal sit in programmato dal sindacato provinciale di categoria della Cisl cosentina per venerdì prossimo 19 febbraio, presso la cittadella regionale, per mostrare la propria rabbia per la chiusura immotivata di un’attività che ha sempre garantito lavoro e legalità. (rcs)