S’inaugura domani, al Castello Ruffo di Scilla, alle 18.30, la mostra personale Sciumare dell’artista reggino Nino Mangano e presentata dall’Associazione Culturale Anassilaos con il patrocinio del Comune di Scilla.
L’inaugurazione avverrà alla presenza di Maria Teresa Prestigiacomo, giornalista, critico d’arte e presidente dell’Accademia Euromediterranea delle Arti. Previsto l’intervento dell’editore Eduardo Lamberti Castronuovo oltre ai saluti del sindaco di Scilla, Pasquale Ciccone e di Stefano Iorfida, presidente dell’associazione Anassilaos.
L’artista si presenta con opere che non potevano essere scorporate, divise. Mangano non poteva sottrarsi al fascino del mare e delle sue coste (definite la Florida del Sud d’Italia) e non poteva esimersi dal cantare il fascino, altrettanto intrigante delle sue Fiumare, delle vere e proprie sculture d’acqua.
«Mangano – ha spiegato Maria Teresa Prestigiacomo – richiama la letteratura italiana, in particolare Corrado Alvaro che scrive ‘non è bella la vita dei pastori in Aspromonte d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare e la terra sembra navigare sulle acque’ e si ispira anche a quella di Ungaretti della poesia ‘Fiumi’. L’artista richiama anche l’antropologia culturale e i proverbi legati alla fiumara. Ne consegue che una pittura solo apparentemente e fortemente decorativa e tecnicamente studiata per trasferire bellezza, contenga in sé riferimenti filosofici profondi. Ad esempio riferimenti al proverbio ‘la petra chi non faci lippu si la leva la chiùmara’, cioè chi non si ancora alla realtà, rischia, vivendo di illusioni, di essere travolto da storie rovinose. Le fiumare, le Sciumare, sono legate alla memoria storia dell’infanzia e dell’adolescenza di Nino Mangano. I simboli di una terra magica, dal fascino protoromantico nelle sue fiumare, si trasformano in splendide opere, totem orizzontali che ammaliano».
«Mangano ne coglie gli istanti di bellezza – ha concluso – anche nel torbido. In molte di queste opere, l’artista esalta le brillanticromìe variegate, viranti tra i verdi e gli azzurri, o l’indaco, esaltando la corrispondenza biunivoca del cielo e del fiume e condividendone il sentimento del tempo che tutto trascina». (rrc)