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Scuola, la vicepresidente Princi fa chiarezza: Calabria guadagnato 3 autonomie rispetto a criteri pre covid

La vicepresidente della Regione, Giusi Princi, ha fatto chiarezza in merito alla questione del dimensionamento scolastico, rispondendo al Partito Democratico calabrese e alla Glg Cgil Calabria.

«Detto ciò, chiarisco ancora che dall’anno scolastico 2023/24 – ha spiegato – venendo meno la deroga applicata in periodo di Covid (500/300 L 178/20), i parametri per calcolare le scuole autonome, con dirigente e direttore amministrativo, sarebbero stati 600/400, e avrebbero quindi determinato la soppressione di tutti gli istituti scolastici con una popolazione scolastica sotto i 600 studenti e sotto i 400 nei Comuni in deroga (Comuni montani e minoranze linguistiche)».

«Stante la legge 183/11 (la legge di stabilità per il 2012), la Calabria avrebbe avuto 82 scuole sottodimensionate senza la presenza – ha continuato – quindi di un dirigente scolastico e di un direttore amministrativo. Sulla base di tale criterio, che non avrebbe offerto alla Regione alcun margine di deroga, i tantissimi istituti scolastici delle zone di montagna e delle aree interne, che attualmente hanno meno di 400 alunni, inevitabilmente sarebbero stati soppressi o destinati alle reggenze».

«Ma veniamo ad oggi – ha proseguito –. Alla luce dell’assetto normativo delineato dalla legge di bilancio n. 197 del 19/12/22, attuativo della riorganizzazione del sistema prevista nel Pnrr, a decorrere dall’a.s.2024/25, i criteri ministeriali adottati nell’assegnare le autonomie alle Regioni sono stati: popolazione scolastica e sviluppi demografici nel prossimo triennio. Poiché la matematica non è un’opinione, sono 79 le autonomie in meno, anziché 82, quanto sarebbero state se avessimo dovuto applicare il rigido criterio dei 600/400».

«Nei giorni scorsi, ho riunito le parti sindacali a cui ho condiviso le linee guida – ha reso noto – che contemplano i criteri con cui la Regione Calabria vuole riorganizzare la rete scolastica dei prossimi anni; non essendoci più un tetto massimo o minimo ma solo la riduzione di un numero complessivo di autonomie (per la Calabria appunto 79), sono state, innanzitutto, ricavate le autonomie provinciali, utilizzando il criterio nazionale, quindi, è stato utilizzato il criterio della compensazione per salvaguardare le piccole aree. Nessuna scuola soppressa nelle aree disagiate come recita erroneamente il gruppo Pd, tutt’altro, l’indirizzo è quello di costituire istituti scolastici con una popolazione anche superiore a 1.000 nei grossi centri urbani, lasciando l’autonomia nelle aree interne disagiate anche con un numero non elevato di studenti».

«Come già evidenziato, oltre l’Ufficio scolastico regionale, tutte le sigle sindacali, compresa la Cgil, presente all’incontro con due esponenti – ha ricordato – non hanno eccepito nulla, anzi hanno pienamente condiviso e apprezzato le linee guida regionali. La concertazione, voglio ancora specificare, non avrebbe potuto riguardare il numero di autonomie, definito a livello centrale, ma solo i criteri attraverso cui distribuirle nei territori. E la Calabria, pur nella logica delle riduzioni previste dal PNRR, ha scelto di tutelare le aree dove maggiore è il disagio, lo svantaggio e lo spopolamento. Invito, quindi, tanto la Cgil quanto il Pd, a tenere fuori la scuola da qualsivoglia strumentalizzazione di carattere politico, e li esorto, prima di pubblicare notizie fuorvianti che generano solo confusione, a documentarsi bene».

«La scuola deve essere tutelata e salvaguardata da tutti – ha concluso – ha già tropo pagato lo scotto di una politica che non si è mai assunta la responsabilità: è dal 2012 che non viene infatti varato un piano di dimensionamento con la triste conseguenza di tantissime scuole sottodimensionate sono state affidate a reggenze, con la conseguenza dii una dispersione scolastica e di una povertà educativa che, nella nostra Regione, ha cifre impressionanti». (rcz)