È con Il figlio del mare di Eliana Iorfida che è chiusa la seconda edizione dell’Autunno Letterario, rassegna ideata dall’Associazione Itaca, presieduta da Federica Ricitano, diretta artisticamente dalla giornalista e scrittrice Daniela Rabia, e pienamente supportata dalla nuova amministrazione comunale, guidata dal sindaco Antonio Muraca.
Dopo i saluti istituzionali di un rappresentante dell’associazione Itaca e dell’assessore Domenico Lucia, Daniela Rabia ha introdotto l’incontro passando subito la parola a Elisa Chiriano, insegnante e speaker radiofonica, che ha brillantemente dialogato con l’autrice. Martina Lucia, un’associata, ha letto un brano del volume con enfasi, emozione e trasporto.
«Le parole di Eliana Iorfida sono perle» ha esordito la Chiriano, tracciando una differenza tra l’arte dello scrivere, di cui la Iorfida è padrona, e lo scrivere semplicemente. Poi tante domande sui protagonisti, sulla storia, sulla Calabria, inserite in una riflessione profonda su un testo vincitore ultimamente a Lucca del Premio “Michelangelo Buonarroti”.
La scrittrice si è soffermata sul viaggio intrapreso dalla sua opera, accolta con stupore e attenzione da un numeroso pubblico di lettori. Il messaggio finale del romanzo è un ritorno al Sud, in una Calabria bagnata dalle acque dello Jonio, che dà il nome al protagonista Jo. Tra mistero, sogno, realtà, vagheggiamento, la trama del testo si snoda in percorsi vari che conducono al centro di una terra calabra, in cui è radicato il senso di radicamento e di appartenenza.
É proprio sul concetto di appartenenza che le due illustri ospiti, Chiriano e Iorfida, dopo ampio e piacevole confronto, hanno chiuso la loro conversazione, aprendo un interessante dibattito col pubblico. Tante le domande e ancor maggiore l’entusiasmo in sala in una biblioteca che si avvia ad essere un fiore all’occhiello calabro e dal giorno dell’Immacolata ha un bel nome “Rita Levi Montalcini”.
Un nome che invita allo studio, alla valorizzazione del ruolo delle donne, all’amore lato sensu, all’impegno costante. Perché come affermava la neurologa, Premio Nobel per la medicina nel 1986, «Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva». (rcz)