di FRANCESCO RAO – In una regione come la Calabria nella quale il 4,4% dei residenti non ha alcuna competenza digitale, il 47,9% ha basse competenze, il 22,5% ha competenze di base, mentre le competenze digitali alte interessano il 25,2% dei calabresi, la questione afferente al Digital Divide che si lega all’analfabetismo funzionale, rischia di non rendere possibile la comprensione dei segnali lanciati in rete dai vari leaders politici, sempre più intenti a svolgere la loro campagna elettorale anche tramite social.
Questa considerazione non vuole essere una limitazione per quanti posseggono uno smartphone o un tablet e durante la giornata seguono le varie notizie riconducibili alla propaganda elettorale ma vuole essere una via nella quale poter tentare di analizzare ed osservare l’evoluzione della volontà del voto.
Intanto, vi è una novità sulla quale riflettere e tale circostanza, per una volta, non divide il Paese tra Nord e Sud ma a quanto pare lo unisce. I video prevalgono sui testi in quanto rendono maggiormente veloce la capacità di veicolare l’argomento scegliendo di volta in volta la brevità dei contenuti, la linearità dell’argomento e il diretto coinvolgimento dei contenuti, apparentemente su misura per tutti gli spettatori. Viene sempre meno utilizzato il ricorso a lunghi post nei quali poter articolare il percorso lineare di una progettualità politica da attuare entro una Legislatura. Insomma, con i social non si segue più tutto il Campionato di calcio, ci si limita ad assistere alla sola fase dei rigori.
In un passato piuttosto recente, eravamo abituati a campagne elettorali nelle quali emergevano ampie discussioni, avviate di solito con largo anticipo dai vari leaders dei partiti politici per costruire il consenso da raccogliere poi con i voti espressi dagli Elettori. Spesso partiva tutto dalle piazze. In esse venivano riversati i malesseri sociali e, molti di quei temi, divenivano l’oggetto specifico per avviare discussioni e confronti portati persino nell’agenda politica trattata all’interno dell’emiciclo costituzionale, dove ai lavori delle rispettive Camere si aggiungevano proprio quei temi, divenendo molte volte l’origine di numerosi provvedimenti legislativi. Quel modello, comparato alle attuali campagne Elettorali, divenute ormai un fatto permanente ha poco in comune.
Saranno mutate le esigenze sociali? La diffusione dei social e la loro potente pervasività hanno veramente inciso sulle strategie comunicative? Oggi, ha più paura la classe politica di rimanere isolata oppure è la società ad essersi isolata, perché completamente disaffezionata alla politica?
Cerchiamo di mettere un po’ in ordine il puzzle e, seppur il compito sia arduo, proviamo a sviluppare una breve riflessione, anteponendo con dovuta lucidità che si tratterà di un piccolissimo passo per poter affrontare un dilemma molto complesso.
Per non dover partire dal peccato di Adamo ed Eva, rischiando di tediare i lettori, vorrei richiamare una fase particolarmente importante per il nostro modo di vivere, dettato dalla rapida diffusione di un fenomeno sociale avente una portata di dimensione più ampia di quanto si possa immaginare: l’insorgenza della società dei consumi.
Questo sentimento, sviluppatosi molto velocemente a partire dalla metà del Secolo scorso, di fatto ha contribuito a stemperare l’intensità ideologica dalla quale si era usciti dopo il 25 Aprile del 1945. La frattura sociale, apertasi con l’avvento del periodo fascista durante il Ventennio, alla sua conclusione, ha lasciato allo stremo gli italiani. Difatti, alla fine della dittatura, escludendo il periodo di guerra, la situazione per la maggior parte della popolazione era peggiorata (ma la propaganda ne impediva la diffusione dei dati e soprattutto del malcontento).
In particolare, rispetto al 1923, nel 1938 i salari reali erano scesi di circa il 20%, niente al cospetto dell’attuale inflazione. La fine del Secondo conflitto Mondiale e l’affermazione del modello Repubblicano, hanno poi reso indispensabile l’avvio della ricostruzione.
Tutto ciò servì a ridefinire la chiusura della frattura sociale pregressa con l’apertura di una nuova fase, identificabile per facilità metodologica come una lunga parentesi sociale durata sino al 2008. In realtà, la causa che alimentò l’onda lunga della crisi nella quale ancora oggi siamo avvolti è principalmente individuabile con lo scoppio della bolla speculativa, originata negli Stati Uniti, mediante il diffondersi della crisi finanziaria.
La crisi portò alla recessione le economie di tutto il mondo, che in qualche modo sono tutte collegate a quella degli Stati Uniti, nonostante i numerosi tentativi di salvataggio messi in atto dalla politica a livello planetario le conseguenze della crisi furono piuttosto gravi e per molti versi continuano tuttora. Di tali circostanze, ognuno di noi, nel corso del tempo, è stato costretto a pagarne un prezzo.
A ciò, oggi si aggiungono gli effetti determinati a seguito della guerra tra Russia e Ucraina e l’insieme delle sanzioni comminate alla Russia del blocco Atlantico iniziano ad essere un vero e proprio boomerang, soprattutto per l’Italia. Nel Meridione d’Italia, come già detto in più occasioni, la disoccupazione è crescente e alla riduzione della disponibilità economica si aggiungono l’inflazione e il sempre più alto costo dell’energia.
Tutto ciò, all’interno dei mercati finanziari sta generando un vero e proprio blocco dei i processi economico-produttivi, incidendo notevolmente a livello strutturale ed espandendosi velocemente facendoci contare oltre all’aumento del costo della vita, le aziende pronte a chiudere ed i disoccupati in preda al panico.
Dall’altra parte si assiste allo sviluppo ed alla diffusione della comunicazione di massa, grazie alla diffusione della rete internet. l’importantissimo ruolo svolto dalla rete, in pochissimo tempo si è rivelato fondamentale anche per politica.
Se Obama venne chiamato presidente YouTube ci sarà stato sicuramente un motivo. In quella fase storica, nessuno poteva immaginare che la politica, nel giro di pochissimi anni, potesse snaturare l’importanza del rapporto umano ridisegnando un nuovo anello di congiunzione tra partiti e movimenti politici con le masse sociali, traslando tale azione dal mondo reale al mondo virtuale. Eppure, è stato così.
Oggi la notizia non è più la ricetta per sanare l’economia ma il partito che da Instagram o Facebook sbarca su Tik Tok senza considerare l’immane quantità di dati consegnati in mano al gestore della piattaforma.
L’intento dovrebbe essere quello di coinvolgere al voto i più giovani ma non conoscendo il lessico della Gen Z, le loro aspettative e la loro storia il tutto potrebbe tradursi in un vero e proprio boomerang. Con una forte propensione verso il virtuale, sono state abbandonate in buona parte le piazze ed i cortei venendo meno i confronti, gli incontri e tutta la formazione politica appresa in quei luoghi.
Seppur il metodo sia cambiato, le ultime elezioni politiche hanno determinato l’inedita vittoria di un movimento nato, cresciuto e consumatosi nella rete e l’odierna Campagna elettorale riparte proprio da quel modello, superando definitivamente le pregresse esperienze.
Forse, bisognerebbe considerare l’Elettore come un consumatore anzi, andrebbe rideterminato considerandolo come un consumAttore il quale, non essendo portatore di ideologia politica che lo vincola al voto di un partito, osserva liberamente e sceglie chi sostenere di volta in volta, perciò, la logica dei sondaggi diviene ancora più complessa perché all’intenzione di voto si aggiunge la determinazione dell’ultimo istante. Si ricordi che Berlusconi, impegnandosi a eliminare l’ICI sulla prima casa sconvolse l’Elettorato e vinse le elezioni.
Sulla scorta del dato iniziale, fornito dal recente Rapporto Svimez, in una regione come la Calabria, si rischia di implementare la quantità di confusione tra gli Elettori rischiando addirittura di alimentare sia l’astensionismo sia la propensione all’errore nell’esprimere il voto perciò, dall’osservatorio delle scienze sociali, il risultato del 25 settembre potrà essere anche un banco di prova per virificare la pervasività dell’informazione fatta veicolare tramite i canali Social.
Il Terzo Millennio porta in dote dal Secolo scorso il concetto di liquidità, ormai disseminato in ogni ambito sociale e culturale. Di conseguenza, anche la politica è diventata una scienza liquida.
Nel nostro Meridione quella liquidità si chiama povertà educativa, impossibilità a sbarcare il lunario a fine mese, sanità commissariata e figli disoccupati, costretti ad abbandonare la loro terra, i loro affetti e la possibilità di poter guarda avanti divenendo protagonisti. Intanto una domanda rimane aperta: gli Italiani si recheranno alle urne oppure attenderanno il risultato su Tik Tok? (fr)