REGGIO, PROMESSE FASULLE DELLA SACAL
ALL’AEROPORTO SERVE ALTRA GESTIONE

di SANTO STRATI – Ultima chiamata per l’Aeroporto dello Stretto: finalmente Comune e Città Metropolitana di Reggio hanno deciso di rompere gli indugi e cessata definitivamente ogni interlocuzione con la Sacal, la società di gestione dei tre aeroporti calabresi, la Task Force istituita dal Sindaco Giuseppe Falcomatà sta guidando iniziative che lasciano intravvedere un po’ di luce, dopo tanto buio: costituire una nuova società di gestione e chiedere di ottenere in subconcessione dall’ENAC lo scalo reggino, in deroga alla concessione Sacal.

Senza rischiare di sembrare troppo ottimisti, l’indignazione popolare che cresce ogni giorno di più a Reggio e vede il coinvolgimento di quasi tutte le parti politiche, superando le divergenze di appartenenza, è un buon segnale. La Sacal ha, indubbiamente, operato male nei confronti dell’Aeroporto dello Stretto (ma anche verso quello di Crotone) ed è ora di pensare a una nuova società di gestione. A parole sembra facile, ma sono molti gli impedimenti che sconsigliano un’azione di revoca della concessione trentennale (estesa, causa covid, a 32 anni) che la Sacal ha ottenuto nel 2016. Le stesse ultime dichiarazioni del presidente Giulio De Metrio hanno lasciato largamente perplessi. Il capo della Sacal ha parlato di un milione di passeggeri da prevedere per lo scalo reggino, ovvero 2740 imbarchi/sbarchi al giorno: con quali aerei? con quali vettori? Quando, a oggi, i voli hanno un costo di biglietti a valore transoceanico e orari che penalizzano il traffico. Il volo del mattino per Roma con il rientro alla sera era comodissimo: oltre 200mila passeggeri nel 2019, prima della pandemia, oggi è quasi deserto perché costringe a pernottare o a Roma o a Reggio. Ci vogliono circa 300 euro per un volo Reggio-Roma, mentre un Lamezia-Roma costa anche solo 26 euro: qualcuno dovrebbe spiegare qual è il criterio che assegna orari e tariffe per lo scalo reggino, se non quello di scoraggiarne l’utilizzo a favore di Lamezia.

Del resto, sono anni che il Movimento per l’Aeroporto di Reggio, guidato appassionatamente dal prof. Pasquale Amato e dall’ing. Domenico Gattuso, denuncia il tentativo costante di abbandono dello scalo e, a fronte della proposta di Falcomatà di Consigli “aperti”, suggeriscono di fare prima la costituzione della società che dovrebbe proporsi per una gestione autonoma dello scalo.

L’avv. Salvatore Chindemi, messo a capo della Task Force e braccio operativo del sindaco in questa spinosa vicenda, ha le idee chiare in proposito. «Nessuno dica di uscire dalla Sacal: né la Città di Reggio né il Comune hanno quote della società, quindi è un’affermazione sciocca. Semmai si tratta di individuare un percorso di altro genere per arrivare a gestire in autonomia l’aeroporto, quello di una concessione in deroga, ovvero una subconcessione per la gestione dello scalo dello Stretto».

Si consideri che i due scali di Crotone e Reggio non sono mai risultati, apparentemente, strategici per la Sacal e, a pensar male, si deve dedurre che l’obiettivo (mascherato e non dichiarato) è quello di chiudere i due aeroporti e concentrare, attraverso il collegamento mediante pullman, tutto il traffico aereo della regione su Lamezia. Col risultato – evidente – di incrementare il traffico sullo scalo lametino e, allo stesso tempo, azzerare i costi di gestione di due scali “inutili” (via i dipendenti, via la manutenzione, via gli oneri di decollo/atterraggio, etc).

Per questo da più parti si chiede insistentemente la revoca della concessione. Un’operazione a risultato sicuramente negativo, da evitare assolutamente per una serie di ragioni: il contratto di Sacal della concessione dei tre aeroporti è blindatissimo: la concessione non può essere revocata dall’Enac se non per gravissimi motivi o di sicurezza operativa (disastro o quasi disastro) o in caso di inadempienza economica nei confronti del Ministero delle Infrastrututre e Mobilità Sostenibile o, in ultimo, per gravi fatti di natura giudiziaria che possano pregiudicare la legalità dell’operato della società. In secondo luogo, aprire un contenzioso giudiziario significherebbe, tra ricorsi e controricorsi, consegnare lo scalo ad almeno dieci anni di inoperosità, senza peraltro riuscire a ottenere nemmeno una sospensione temporanea. Il caso del Ponte Morandi di Genova fa scuola: sono passati tre anni e la Società Autostrade – nonostante il disastro colposo – ha ancora in mano la concessione che sta vendendo a condizioni persino vantaggiose a Cassa Depositi e Prestiti.

E allora? La soluzione, ideata dall’avv. Chindemi con altri giuristi, è facilmente percorribile: si può chiedere – come previsto dalla statuto dell’Enac – una subconcessione alla Sacal, per gestire in autonomia lo scalo reggino. Favorisce questa opzione il fatto che Reggio è l’unica città metropolitana a non gestire direttamente lo scalo aeroportuale e ha di fronte un’altra città metropolitana (Messina) che avrebbe tutto l’interesse ad avere un aeroporto attivo ed efficiente.

Tale ipotesi prevede ovviamente una serie di passaggi intermedi: la prima cosa da fare è costituire una nuova società a capitale misto pubblico/privato dove siano presenti inizialmente le Città Metropolitane e i Comuni di Reggio e di Messina, l’Unione degli industriali, le Camere di commercio delle due sponde dello Stretto, l’Autorità portuale, etc. con un capitale di base che potrebbe essere anche di un solo milione (MetroCity Reggio era pronta a investire 2 milioni per comprare quote di minoranza della Sacal) per poi prevedere – a sub concessione ottenuta – un aumento di capitale consistente, in grado di garantire la piena efficienza amministrativa ed economia della gestione.

Solo con una società già costituita si potrà andare all’ENAC a chiedere la subconcessione dello scalo. Dando per scontato che la scelta, in questo caso, sarebbe tutta di natura politica. Il viceministro alle Infrastrutture Alessandro Morelli (leghista) ha sposato le ragioni dell’aeroporto di Reggio e criticato gli interventi previsti da Sacal per spendere i 27,5 milioni disponibili, giudicandoli in gran parte onerosi e pressoché inutili. Anzi, ha fatto di più, ottenendo dal Governo che la scadenza di utilizzo dei fondi, originariamente prevista per il 31 dicembre di quest’anno, venisse prorogata a tutto il 2022. Questo significa che c’è più tempo per mettere mano a qualcosa di utile e significativo per lo scalo reggino.

Il progetto offerto gratuitamente da una società di ingegneria che fa capo all’arch. Pino Falduto (già assessore comunale ai tempi di Italo Falcomatà) piace molto a Morelli e trova, al momento, solo la forte contrapposizione del deputato forzista Francesco Cannizzaro e dell’assessore regionale alle Infrastrutture Domenica Catalfamo. Un progetto che vuole utilizzare parte dei fondi già disponibili (Morelli ha dichiarato che troverà altre risorse) per ricostruire uno scalo di nuovissima concezione che integri i collegamenti terrestri e marittimi con Reggio e Messina, pronto in 18 mesi (senza peraltro interrompere l’operatività dell’aeroporto).

Dunque, serve un’unità di intenti – la coesione e la partecipazione di tutte le forze politiche – perché la richiesta della subconcessione all’ENAC – dopo la costituzione della nuova SpA di gestione – trovi ascolto.

Negli anni d’oro l’Aeroporto dello Stretto era arrivato davvero a sfiorare un milione di passeggeri. La Città Metropolitana e tutta l’Area dello Stretto devono poter tornare ad avere un aeroporto efficiente, in piena attività, che aiuti la mobilità. Bisogna battere i pugni e alzare la voce e incalzare la classe politica calabrese (non solo reggina) perché si realizzino queste condizioni. Lo sviluppo passa anche da un aeroporto moderno e funzionante al 100%. (s)

L’intervista video all’arch. Pino Falduto sul progetto del nuovo Aeroporto dello Stretto

Amato, Gattuso (Movimento per l’Aeroporto dello Stretto): Bene convocazione consigli aperti, ma serve società costituita

I coordinatori del Movimento per l’Aeroporto dello Stretto, Strategico e InternazionalePasquale AmatoDomenico Gattuso, hanno accolto positivamente l’iniziativa del sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, di «intraprendere il cammino per l’obiettivo di una gestione indipendente dell’Aeroporto» e anche a convocazione dei Consigli aperti suggerendo, tuttavia, di presentarsi «con l’atto compiuto della costituzione di una società».

Tale società, infatti, per i coordinatori, deve essere composta da «una compagine di soci pubblici e privati, a maggioranza pubblica, provvista di capitali e pronta ad assumere la gestione dello Scalo, con una governance autorevole tecnica e amministrativa, soggetta a monitoraggio e verifica periodica».

«Altrimenti – hanno concluso Amato e Gattuso – i Consigli aperti saranno una passerella inutile e un ennesimo passo verso il baratro». (rrc)

L’OPINIONE / Alberto Porcelli: i CanadAir torni a far base a Reggio

di ALBERTO PORCELLI – Sembrava strano che ancora avevano qualcosa da mostrare e dal momento che ci venivano  invidiati, “boschi, alberi secolari ,distese di macchie mediterranee ,sentieri meravigliosi con panorami da capogiro“, allora qualcuno ha pensato bene di liberarci da questa bellezza.

Tanto non avete niente, né strade se non quelle del disastro statale 106, né porti, né voli aerei, autostrade, Ferrovie, alta velocità, ospedali, sanità , scuole, ecc. Allora che motivo avete di avere queste bellezze dell’Aspromonte, della Sila e del Pollino ?
Via, bruciate tutto e così non avete più niente e completerete la vostra lamentela.
Potevate forse salvarli perché nel passato avevate presso il deleritto aeroporto Tito Minniti , la base dei CanadAir con tre aerei ed un elicottero sempre pronti, non solo per intervenire sul tutto il territorio ma anche su quello, altrettanto pericolo del Messinese .
Non solo, ma visto sotto l’aspetto economico, erano una ricchezza anche se misera perché tutti i costi per i servizi  restavano a Reggio.
Dobbiamo essere grati, onorare i caduti così come è stato fatto con quella bella idea di fermarsi un minuto a Ferragosto, a tutti coloro che si sono dedicati con grande coraggio e abnegazione e sono riusciti a spegnere questa catastrofe e salvare parte di questa meraviglia Aspromontana.
Bene, adesso  vediamo di essere un po’ lungimiranti .
Perché non chiedere ed ottenere, di nuovo la base dei CanadAir a Reggio Cal. che visto il passato riuscivano, con un pronto intervento, a contenere a questi disastri?
Almeno questa piccola risorsa vogliamo ridarla a questo territorio bello ma dimenticato da tutti se non quando si verifica una catastrofe?
Vediamo di fare, con grande spirito di umiltà, fatti non chiacchiere e lamentele e non solo per questo piccolo sfogo. (apo)

“Difendiamo l’Aeroporto dello Stretto da Milano” incontra Falcomatà

Iniziativa del Comitato “Difendiamo l’Aeroporto dello Stretto da Milano” per individuare soluzioni per lo scalo reggino. Il Comitato ha incontrato online il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà che ha ascoltato con particolare attenzione e interesse i tanti spunti e le sollecitazioni provenienti dai componenti del Comitato che si è costituito lo scorso anno su impulso di cittadini dell’area dello Stretto che lavorano nel nord Italia e sta promuovendo una costante azione all’interno del dibattito pubblico per tenere viva l’attenzione sull’aeroporto reggino.

«Per affrontare al meglio il tema aeroporto – ha detto Falcomatà – occorre depurare il dibattito da ogni connotazione di parte e ringrazio il Comitato per l’utile e puntuale contributo che sta fornendo in questa fase. Questo è anche lo spirito con cui ci stiamo muovendo a cominciare dal lavoro della task force comunale che sta portando avanti un approccio partecipativo fra tessuto sociale e istituzioni. In tale contesto abbiamo anche incontrato più volte il presidente di Sacal innanzitutto per chiedere il ripristino delle condizioni pre Covid e per specificare che Reggio non può e non deve essere in competizione con Lamezia, ma funzionale al sistema aeroportuale regionale. E poi abbiamo detto chiaramente di essere anche pronti a fare la nostra parte attraverso l’ingresso della Città metropolitana in Sacal sottoscrivendo quote per due milioni di euro e diventando attori protagonisti delle strategie di sviluppo». 

A fronte di questa iniziativa, ha poi evidenziato il Sindaco metropolitano, «non c’è stata però nessuna risposta, anzi abbiamo percepito quasi una sorta di preclusione nei nostri confronti. Nessun riscontro, peraltro, anche sul piano industriale che, abbiamo appreso dai giornali, è stato approvato a marzo e verrà presentato il 21 settembre»”.

Alla luce di ciò, ha inoltre rimarcato Falcomatà, «abbiamo spostato il confronto da Sacal a Enac, anche per verificare che le condizioni della concessione di cui è titolare Sacal siano state rispettate. Noi siamo stati i primi a difendere la scelta della società unica ma forse le strategie di Sacal sono altre. In questa direzione, dunque, riteniamo che si debbano valutare altre strade, come la possibilità di dar vita ad un nuovo soggetto gestore per Reggio Calabria con il supporto e la partecipazione della Città metropolitana di Messina, degli enti camerali, reggino e messinese e di investitori privati».

Un punto, questo, su cui il primo cittadino ha auspicato l’avvio di un dibattito cittadino «anche nel contesto di un’iniziativa pubblica che a breve organizzeremo».  (rrc)

LO SCANDALO DELL’AEROPORTO DI REGGIO
PICCOLI AGGIUSTAMENTI, NESSUN RILANCIO

di SANTO STRATI – Sono trascorsi due anni dalla pomposa e superba presentazione dell’arrivo di 25 milioni per l’Aeroporto dello Stretto, frutto di un’abile mossa del deputato reggino Francesco “Ciccio” Cannizzaro nel tradizionale assalto alla diligenza della legge finanziaria. Un emendamento subito passato col risultato – straordinario – di avere una paccata di milioni immediatamente disponibili. Peccato che alla orgogliosa soddisfazione dell’allora presidente Sacal (la società che ha preso in gestione i tre aeroporti calabresi)  Arturo De Felice e di Ciccio Cannizzaro, siano seguiti due anni di vuoto totale, per scoprire, a qualche settimana dal secondo anniversario del proclama, che sono stati programmati solo piccoli, modestissimi, interventi di manutenzione che non serviranno certo a far rilanciare lo scalo. Ma se la Sacal – che continua a non voler rendere pubblico il piano industriale – ha delle evidenti e pesanti responsabilità, forse sarebbe il caso di rinfacciare alla Città Metropolitana di Reggio un atteggiamento di remissiva indifferenza, quasi a tenere lontano un fastidioso problema. Cosa ha fatto e cosa sta facendo la Metrocity per la popolazione della provincia reggina (e i dirimpettai cugini messinesi che ne trarrebbero vantaggio)? Poco, pochissimo, con scarsa attenzione a un problema enorme: che senso ha il progetto turistico della MetroCity se viene a mancare l’aeroporto? Come si può continuare a ignorare che l’azione della Sacal è stata unicamente rivolta a far crescere il traffico aeroportuale di Lamezia, trascurando sia Crotone sia Reggio, dimenticando l’obiettivo primario che era quello di fare rete tra i tre scali in modo da ottimizzare risorse, traffico e occupazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Aeroporto dello Stretto non genera traffico perché i passeggeri vengono demotivati da orari impossibili, la struttura è obsoleta, l’intero impianto aeroportuale è vecchio e, soprattutto, incoerente con il progetto del Parco lineare Sud che la Città di Reggio sta portando avanti. In particolare, andrebbe rivista la collocazione dell’aerostazione in prossimità della stazione ferroviaria (ora in disuso) che potrebbe costituire un punto di snodo rilevante nella mobilità da e verso l’aeroporto.

Nelle passate settimane c’è stato uno scambio epistolare tra il presidente della Sacal Giulio De Metrio e il sindaco Giuseppe Falcomatà. De Metrio contestando notizie «ingenerose e fuorvianti» sulla Sacal aveva affermato nella sua lettera che «per esperienza di settore ero e sono convinto che l’aeroporto abbia significative potenzialità di traffico inespresse, che è venuto il momento di cogliere dopo anni di incuria» e indicato le prime aree di intervento: «rimozione delle limitazioni operative, che in tutti questi anni hanno tenuto lontane dall’aeroporto le compagnie aeree più performanti e con prezzi al pubblico competitivi; riqualificazione delle infrastrutture aeroportuali, inserite in un quadro paesaggistico con pochi rivali al mondo, ma ridotte nel tempo in uno stato indecoroso; stimolo alle compagnie aeree a volare nel nostro aeroporto; attivazione di accessibilità su gomma, ferro ed acqua all’aeroporto, al momento lontana da un livello accettabile; promozione del decoro e dei servizi urbani intorno all’aeroporto (e direi anche in città) oggi molto migliorabili se si vogliono attrarre sia turisti che businessman; promozione e sviluppo del territorio, con una discontinuità visibile in campo culturale, sociale, turistico, economico».
C’è da sottolineare che per atterrare a Reggio è necessaria una particolare abilitazione dei piloti che le società di trasporto aereo si guardano bene dall’attivare (bisogna spendere qualche soldo) ed è questa una risibile scusa per motivare l’assenza dallo scalo di numerose compagnie. In realtà non servirebbe molto se la Regione (o la Città Metropolitana) volessero investire offrendosi di pagare la formazione “aggiuntiva” abilitante ai piloti delle varie RyanAir (per fare un esempio), ma è che manca proprio una visione strategica dell’utilizzo dello scalo. Solo i cittadini di Reggio e di Messina hanno chiaro cosa costa l’Aeroporto che non vola, in termini di tempo, di mobilità, di servizi.

La Sacal, assegnataria del bando unico voluto da Mario Oliverio, è una società a capitale misto pubblico-privato, ma non è presente in alcun modo nella compagine societaria né il Comune di Reggio né la MetroCity. Si allargherà il capitale ad altri soci? Adesso che la Sacal ha una forte crisi di liquidità (con iniezioni di fondi freschi garantite dalla Regione) sarebbe un’operazione di dubbia valenza finanziaria. E allora si dovrebbe ricorrere a chiedere alla Sacal la rinuncia a gestire lo scalo reggino e provvedere a un nuovo bando. Ma è pura illusione. Basta scorrere le note scritte da De Metrio a Falcomatà: «Torno a notare però con dispiacere che, anche dal suo staff e non è la prima volta, vengono diffuse notizie che mal si conciliano con quanto avviene tra di noi. Sarei stato… convocato, messo in mora, audito da comitati, pressato, invitato a maggiore incisività, e…chissà quant’altro? Si fa leva su progettualità sicuramente disinteressate che sbocciano simpaticamente gratis e fuori tempo massimo con tutto il corredo di valorizzazioni. Nulla di tutto ciò è avvenuto in mia presenza. Quando ho ritenuto, mi sono cortesemente reso disponibile, contando sulla correttezza dei rapporti, e non immaginando la diffusione di informazioni strumentali.

«Nonostante la crisi epocale – ha scritto De Metrio al sindaco di rReggio –, SACAL si è impegnata e continua a farlo senza sosta dal primo giorno nello sviluppo del sistema aeroportuale calabrese ed in particolare dell’Aeroporto dello Stretto, attraverso iniziative industriali e rapporti con interlocutori opportuni, fuori da sterili campanilismi, anzi cercando di curarli quando possibile. Mi auguro che i rapporti con gli stakeholder continuino a svilupparsi positivamente, così come sono cominciati, nella convinzione che si comprenda che non esistono bacchette magiche che risolvano problemi con radici lontane, che non esistono giudici e giudicati, ma solo attori che devono incidere in modo sistemico ognuno nel proprio ambito per avvicinare la Calabria al mondo».

Belle parole che confliggono con la scelta dei “piccoli” interventi di manutenzione predisposti con i famosi 25 milioni della Finanziaria. Progetti che non convincono il viceministro alle Infrastrutture, il leghista  Alessandro Morelli, il quale è in visita a Reggio in questi giorni. Morelli  ha espresso a nome del Ministero le sue perplessità: «ho visto un elenco di 9 piccoli progetti che dubito seriamente possano servire a rilanciare lo scalo reggino. Come già detto in più occasioni, l’obiettivo condiviso da istituzioni, società di gestione ed ente controllore deve essere migliorare l’accessibilità all’Aeroporto di Reggio Calabria per renderlo appetibile e competitivo a livello nazionale e internazionale. Questo significa garantire un accesso ferroviario diretto possibilmente all’interno dell’aerostazione, implementare le attuali linee viarie di accesso, e sviluppare i collegamenti via mare tra Messina e l’Aeroporto dello Stretto. Ci sono ben 25 milioni di euro a disposizione da quasi 3 anni: è bene che siano impiegati, in modo virtuoso, per rendere possibili soluzioni di questo tipo, e non per interventi di dubbia rilevanza, peraltro con l’esborso di ingenti quantità di denaro pubblico».

Il viceministro Morelli ha anche fatto presente di voler predisporre un tavolo tecnico «con tutti gli attori interessati, per ragionare su interventi seri atti a migliorare l’accessibilità dell’Aeroporto, utilizzando le risorse già disponibili e stanziandone delle altre se necessario».
Una società privata ha presentato un progetto per il rifacimento dell’intera area aeroportuale con una spesa complessiva di 32 milioni, ovvero appena 7 in più rispetto a quelli disponibili per “reti da pollaio e nuova pavimentazione col linoleum dell’aerostazione” (come qualcuno ha definito gli interventi previsti). Pensate che qualcuno abbia voluto analizzare, valutare o discutere questo progetto? La risposta è ovvia. Inutile chiedersi perché Reggio (ma tutta la Calabria) non riesce – è il caso di dirlo – a decollare. (s)

Aeroporto dello Stretto: comitato spontaneo contro la Sacal. L’appoggio dell’assessore Cama

Lettera aperta contro la Sacal, la società di gestione dei tre aeroporti calabresi, da parte del comitato spontaneo costituitosi a Reggio, in difesa della struttura aeroportuale. La lettera, inviata all’ENAC e per conoscenza ad amministratori regionali e locali, imputa alla Sacal un atteggiamento «irresponsabile» nei confronti dell’Aeroporto dello Stretto. Alla lettera è seguita la presa di posizione dell’assessora comunale ai Trasporti e all’Urbanistica di Reggio, Mariangela Cama. «Sull’aeroporto dello Stretto di Reggio – ha dichiarato la Cama – è giunta l’ora di passare dalle parole ai fatti. Troppe volte abbiamo assistito ad annunci roboanti e dichiarazioni di intenti che però nel tempo si sono rivelati esclusivamente un bluff nei confronti della comunità dei cittadini di Reggio e dello Stretto. A Sacal chiediamo una netta e concreta accelerazione delle attività per lo sviluppo del nostro aeroporto. Da parte nostra siamo pronti, da istituzioni responsabili, a supportare concretamente questo percorso, ma è necessario aprire una fase nuova, trasparente, partecipata e soprattutto realmente incisiva nelle dinamiche di sviluppo di un’infrastruttura strategica per il nostro territorio.

«Da giorni – afferma l’assessora – leggiamo sulla stampa locale di una fase di stallo finanziario che la società di gestione starebbe attraversando, con una richiesta di ricapitalizzazione nei confronti del proprio socio di maggioranza. Ma al di là delle dichiarazioni d’intenti della Regione, non esistono, ad oggi, risultanze concrete di un percorso di crescita per lo scalo reggino. Né possiamo immaginare di gioire per l’annuncio della presenza di un solo volo per Roma in orario mattutino previsto per il solo mese di settembre, senza ritorno serale peraltro, che appare più come un inutile contentino, una sorta di ripiego, piuttosto che un reale segnale di risveglio delle programmazione societaria nei confronti dello scalo reggino.

«Così mentre a Lamezia si susseguono le novità positive per lo scalo principale, Reggio continua a rimanere indietro e quel che è peggio, al di là dei rapporti cordiali con il presidente De Metrio, recentemente audito nell’ambito della riunione della task force reggina sull’aeroporto, non vi sono oggi segnali che lascino intuire una reale inversione di tendenza sullo sviluppo del nostro scalo. Rimangono ancora in piedi le limitazioni tecniche, non si hanno notizie ufficiali del progetto di ammodernamento dell’aerostazione, né siamo a conoscenza di reali intenzioni da parte di Sacal di allargare la base societaria accogliendo l’ingresso di nuovi soci.

«Il sindaco Falcomatà – prosegue l’assessora reggina – ha dichiarato a più riprese l’intenzione della Città metropolitana di entrare nella società di gestione, previa presa visione, prevista dalla normativa, del piano industriale della società. Una richiesta peraltro nient’affatto secondaria, considerando soprattutto che serve anche un’operazione di chiarezza nei confronti dell’intera comunità reggina, che da anni assiste solo ad una sequela di annunci sull’aeroporto senza però che questi siano seguiti reali e concrete opportunità di sviluppo.

«C’è da considerare inoltre che, al di là dello sviluppo dell’aeroporto su scala regionale, l’obiettivo strategico è quello di generare una reale conurbazione tra le due sponde dello Stretto, per aumentare il flusso dell’utenza da parte della sponda messinese. In questo senso riteniamo urgente e necessario attivare azioni congiunte con l’Autorità di Sistema Portuale e con Rfi, per rilanciare il collegamento con Messina, integrando e potenziando il sistema infrastrutturale per come programmato anche dal’Amministrazione comunale reggina. Su questi temi abbiamo la necessità di confrontarci al più presto con Sacal, nella speranza che questi mesi di interlocuzione preliminare, in attesa di concrete ipotesi di sviluppo, non siano purtroppo trascorsi invano».

Difficile, del resto lasciare inascoltata la documentata denuncia del comitato spontaneo sull’Aeroporto: «Premesso che – si legge nella lettera del comitato spontaneo – l’aeroporto di Reggio di Calabria sia da molti anni afflitto da una crisi causata dalla mancata presenza di vettori aerei in grado di soddisfare le richieste della città e di praticare una politica tariffaria congrua alla Domanda del Bacino d’Utenza dello Stretto tra Reggio e Messina.

• Come da Report 1/2017 “Stato di Attuazione degli Investimenti Aeroportuali in Italia” (URL: https://www.enac.gov.it/…/N123…/report_1_2017_stampa.pdf) e Precedenti, pubblicati nel sito ENAC, in cui la stessa metteva in evidenza le cause del progressivo calo dell’utenza, tra cui la più gravosa era ed è tutt’ora riferita al mancato collegamento della struttura con la Ferrovia e i collegamenti marittimi con Messina, Isole Eolie e Taormina.
• Tali difficoltà erano e sono note alle varie P.A. e enti competenti che per cercare di superare tali difficoltà hanno realizzato importanti investimenti pubblici ed in particolare la Stazione Ferroviaria (Aeroporto) e il Pontile per l’Attracco di Aliscafi e vari.
• La Stazione (Aeroporto) sia perfettamente funzionante e aperta al pubblico ma inutilizzabile dall’Utenza dell’Aeroporto in quanto la viabilità di collegamento è de facto ostruita e il Pontile lasciato in stato di abbandono da ormai diversi anni.
• Il Parlamento Italiano ha stanziato un finanziamento di circa 25 Milioni di Euro per la valorizzazione della Struttura.
• SACAL ha in sfregio ad ogni ragionevole valutazione inteso utilizzare queste ingenti risorse per frazionare gli Interventi in 9 micro-progetti che non affrontano i problemi citati (da voi evidenziati) e che peraltro non tengono conto della previsione d’istituzione dell’Area ZES.
• In data 27 Gennaio 2020 un Gruppo Imprenditoriale Reggino ha offerto, gratuitamente, un progetto preliminare e uno studio di fattibilità per la realizzazione di una nuova aerostazione da realizzare all’interno dell’area aeroportuale in corrispondenza della fermata della Ferrovia e del Pontile che prevede un costo complessivo di realizzazione pari a circa 32 Milioni di Euro.
• Il Comune di Reggio Calabria ha già approvato un progetto per la realizzazione della nuova viabilità di collegamento tra il Centro Città e la Stazione (Aeroporto), il Pontile e l’eventuale Nuova Aerostazione.
Ciò premesso, si chiede di sapere quali valutazioni siano state eseguite per giustificare la realizzazione di opere minimali (i 9 micro-progetti di cui sopra) sulla Vecchia Aerostazione che non porteranno nessun cambiamento in termini di inter-modalità tra le varie Strutture, di cui sopra, e pertanto nessun miglioramento in termini di Funzionalità dell’Aeroporto e di Attrattività dello stesso.
Le condizioni economiche dell’Italia e della nostra città in particolare non possono consentire di continuare a spendere denaro pubblico senza possedere la certezza di un ritorno in termini di risultati.
Si invitano le Autorità in Indirizzo di avviare ogni utile approfondimento al fine di evitare che anche questa occasione diventi un’occasione persa». (rrc)

AEROPORTO DELLO STRETTO NON DECOLLA
L’INUTILE VOLO PER ROMA CON ORARI FOLLI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – «Esisteva una volta un aeroporto dello Stretto. Nell’ultimo decennio è stato declassato fino a ridursi a un piccolo, marginale, aeroporto di una piccola provincia». Inizia così la lettera scritta da Tonino Perna, vicesindaco di Reggio Calabria e indirizzata alla SacalAlitalia, in merito alla situazione dell’aeroporto di Reggio Calabria che, purtroppo, è – e continua a essere – penalizzato sotto tutti gli altri aspetti.

Una conditio perenne, quella dell’aeroporto dello Stretto che, insieme all’aeroporto di Crotone, sembrano essere dimenticati non solo dalla politica comunale, ma anche quella regionale. Eppure, il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, aveva annunciato, per lo scalo reggino, una «task force istituzionale supportata da esperti ed addetti ai lavori» per il suo rilancio, ma di cui non si è più saputo nulla, e di cui «c’è da chiedersi se ha motivo di esistere, atteso che manca un confronto e soprattutto un’agenda di indirizzo e di supporto tra le parti. Per non parlare dell’inconcepibile ‘silenzio’ della società di gestione Sacal, il cui piano industriale per l’infrastruttura non è ancora stato ‘lanciato» denunciano Rosy Perrone e Domenico Giordano, rispettivamente segretario provinciale Cisl e segretario provinciale Fit Cisl.

«I nostri appelli, di programmare una strategia di ampio respiro, caduti nel vuoto – hanno proseguito – diventano ancora più allarmanti adesso, che la pandemia Covid, ha ulteriormente limitato il traffico aereo. Siamo convinti servano idee e management all’altezza della sfida di sviluppo di cui necessita l’Aeroporto di Reggio Calabria. I milioni (25) ad esso destinati, da un emendamento al bilancio dello Stato di due anni fa, siamo sicuri bastino per il suo rilancio? Se non si elabora un disegno che coinvolga le compagnie di bandiera e altre società che hanno intenzione – senza trattative a rialzo – di far atterrare gli aerei in riva allo Stretto, pensiamo di no».

«Inoltre – hanno proseguito – risulta indispensabile, scongiurare le strumentalizzazioni montate ad arte, anche con luoghi comuni, o addirittura da talune compagnie di aviazione, secondo cui le restrizioni del ‘Tito Mnniti’ rappresentano un motivo insormontabile per la sua effettiva ripresa. Niente di più falso. La restrizione riguarda, considerata l’orografia del territorio e dell’aeroporto, con un raggio di virata molto stretto, il sistema di atterraggio, per cui sono richieste abilitazioni di piloti ed equipaggio che alcune compagnie (e sulle quali Sacal erroneamente insiste) non possiedono. Senza entrare nel merito tecnico che non ci compete, atteso che ci sarebbe una nuova procedura invece idonea almeno in parte, ad oggi non chiediamo – è il caso di dirlo – voli pindarici ma, servizi essenziali, periodicità, sicurezza e una visione di ampio respiro per far decollare l’aeroporto Tito Minniti. Intavolando trattative con le compagnie che hanno a disposizione vettori ed equipaggi idonei ad atterrare a Reggio Calabria e soprattutto disposti a garantire almeno due voli giornalieri».

Perna, assieme all’assessore al turismo di Messina, Enzo Caruso, hanno spiegato che «il bacino potenziale di utenti comprende una parte rilevante delle due città metropolitane di Reggio e Messina» e che «sulla sponda siciliana oltre la città di Messina e i paesi limitrofi abbiamo tutto il bacino di Barcellona-Milazzo che, in termini di tempo e costi, troverebbe conveniente recarsi all’aeroporto dello Stretto anziché a Palermo o Catania. Sulla sponda calabrese tra Palmi e Brancaleone l’aeroporto dello Stretto è più facilmente raggiungibile rispetto a Lamezia».

«Per non parlare – continua la lettera – delle isole Eolie che per tanto tempo erano collegate al sistema di trasporto: aeroporto dello Stretto- pulman-aliscafo diretto a Messina, Lipari, Vulcano, Stromboli. Quello verso le isole Eolie è un flusso turistico rilevante, proveniente dal Nord Italia e Nord Europa, che utilizzava l’aeroporto dello Stretto per la rapidità con cui raggiungevano le mete prestabilite. Con la fine della pandemia si torna a parlare di rilancio del turismo, un fattore essenziale per la ripresa economica e sociale dell’area dello Stretto».

«Ma, come si può parlare di turismo – hanno scritto ancora – se dall’aeroporto dello Stretto ci sono solo due voli: uno per Roma alle 19,20 e uno per Milano alle 14,55. E viceversa da Roma alle 17,25 e da Milano alle 12,00. Orari assolutamente penalizzanti, tanto per gli abitanti dello Stretto quanto per chi viene da fuori sia per ragioni di lavoro che di turismo. Insomma, avremmo bisogno di aver restituiti i voli la mattina presto per Roma e Milano che per tanto tempo sono stati largamente utilizzati quanto quelli della sera tardi».

Di problemi di mobilità, ne ha parlato anche il Comitato cittadino Aeroporto di Crotone, che ha definito insufficienti a garantire il diritto alla mobilità del territorio le tratte che, da fine giugno, saranno garantiti da Ryanair per Bergamo (quattro) e Bologna (due).

«Il messaggio che passa da quel comunicato è che vada tutto bene, ma non è così. Sei voli a settimana – ha spiegato Giuseppe Martino del Comitato cittadino aeroporto Crotone a LaCNews 24 – in piena stagione estiva ci preoccupano, non si può dire che vada tutto bene. È solo un’elemosina, che non possiamo accettare. Se in estate avremo sei voli, in inverno non avremo nulla. Dicono che in Calabria si attendono un milione di turisti, ma a Crotone come faranno ad arrivare?».

Una situazione, dunque, quella dei due aeroporti calabresi, che è diventata insostenibile e che fa rabbia, sopratutto se si considera che, invece, l’aeroporto di Lamezia Terme propone, ai viaggiatori, numerose rotte in tutta Italia, tra cui quella verso Berlino con la compagnia Easyjet che partirà dal 23 giugno, con la grande soddisfazione del presidente Giulio De Metrio, che ha parlato del nuovo collegamento come «frutto di un’eccellente collaborazione, conferma la volontà del vettore di voler investire in Calabria per migliorarne la connettività e favorire la ripresa economica del territorio».

Verrebbe da dire solo quello lametino, dato che è l’unico scalo su cui le compagnie aeree stanno investendo, snobbando gli altri poli – quello reggino e crotonese – che, invece di essere sfruttati per le loro potenzialità, vengono abbandonati in un limbo di incertezze e scontentezza, sia per i calabresi in loco che per quelli all’estero. (ams)

TRENI, IL SOGNO DI REGGIO-ROMA IN 3 ORE
ECCO L’ALTERNATIVA PULLMAN CON ITABUS

di SANTO STRATI – Lo scetticismo (giustificato, visti i precedenti) di qualcuno sulla promessa di Mario Draghi di una vera Alta Velocità tra Salerno e Reggio così da coprire la tratta Roma-Reggio in poco più di quattro ore (lo stesso tempo di Roma-Torino) o addirittura poco più di tre ore (sono giusto 500 km di ferrovia, una ventina in più di Roma-Milano) non impedisce ai calabresi di sognare una mobilità adeguata. Era un vecchio pallino dell’ex presidente Mario Oliverio il collegamento rapido ferroviario Reggio-Roma, ma le soluzioni adottate, alla fine, avevano fatto risparmiare sì e no poco più di una ventina di minuti. Adesso l’Alta Velocità/Alta Capacità calabrese è nel Recovery Plan: nuovi binari, nuova rete, in grado di garantire velocità fino a 300 kmh. Il progetto supera il limite del 2026 fissato dal Next Generation Ue (dovrebbe essere completato entro il 2030), ma è già un buon segnale. Soprattutto indica una cosa che nessuno può contestare: la Calabria è diventata – con il Mezzogiorno – una reale “preoccupazione” del Governo, nel senso che l’esecutivo Draghi ha capito la valenza di quanto affermato a più riprese dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte “se non riparte il Sud non riparte l’Italia” (pensiero ammirevole, ma non attuato) e ha deciso di mettere il turbo ai progetti. Complice l’insistenza della nuova ministra per il Sud Mara Carfagna per una seria “attenzione” verso la questione Mezzogiorno, qualcosa si sta finalmente muovendo. Le risorse finanziarie ci sono: serve progettualità e capacità di spesa, un binomio che richiede utilizzo di capacità e professionalità reali. Ci sono progettisti, manager e “burocrati illuminati” in grado di mettere a profitto talento e competenza: cosa si aspetta a chiamarli? Sarà la volta buona che verranno valorizzate anche risorse locali (che non mancano)?

Intanto, a conferma della nuova “attenzione” per il Sud, va registrata la nascita di una società di trasporto su gomma “costola” di Italo Treno che – in verità – la scorsa estate ha inaugurato la tratta Roma-Reggio, subito imitato dal Frecciarossa delle Ferrovie dello Stato. E stato infatti presentato Itabus, il nuovo operatore privato di trasporto su gomma a lunga percorrenza che dal 27 maggio collegherà anche la Calabria con il resto dell’Italia: pullman extralusso, comodi e moderni con il solo difetto di offrire una durata del viaggio abbastanza lunga: ci vogliono dieci ore esatte da Reggio a Roma, con una spesa da 16,90 a 26,90 euro. Il trasporto su gomma, si sa, ha i suoi vantaggi e le evidenti criticità, soprattutto per la durata della percorrenza, ma in Italia l’esperienza del pullman a low cost inaugurata da Flixbus è tutto sommato positiva. Certo, dieci ore di viaggio, pur con tutte le comodità previste, risultano difficili da digerire – pensando alla futura Alta Velocità prossima ventura, ma si consideri che utilizzando Frecciarossa – sempre da Reggio – ci vogliono 5 ore e 44 minuti per arrivare a Roma con una spesa di 86 euro (che diventano 10 ore e mezza nel caso si utilizzi un treno regionale con due cambi, alla modica cifra di 39,75 euro). Il Frecciargento impiega poco più di sei ore ma costa sempre 86 euro. Italo costa 79,90 (in classe Smart) e impiega circa sei ore (a seconda delle promozioni si spendono anche “solo” 59,90 euro). Piccolo particolare: c’è un solo collegamento giornaliero del Frecciarossa (alle 10.11 con arrivo alle 15.55) e di Italo (alle 7.28 con arrivo alle 13.30): dal 27 maggio Italo annuncia che diventeranno quattro e lo stesso, probabilmente, faranno le FS.

In una città che sta facendo di tutto per perdere l’aeroporto, è pur sempre un’alternativa agli impossibili orari di Alitalia che quest’estate offrirà un solo volo da Roma a Reggio alle 13.25 e un solo volo da Reggio a Roma alle 15.05. A quale tipologia di passeggeri è dedicata questo bizzarra scelta di orario non è dato di sapere, ma se è una strategia per declassificare ulteriormente l’Aeroporto dello Stretto è sicuramente vincente. Significa penalizzare il traffico aeroportuale a meno di 100mila passeggeri l’anno, il che – naturalmente – rende improduttivo lo scalo. A titolo di cronaca, per l’estate c’è anche un solo volo per Milano e ritorno: quando arrivò la Sacal, quattro anni fa, all’Aeroporto dello Stretto c’erano quattro voli per Roma e due per Milano. A prescindere delle tante dichiarazioni d’intento e i lavori annunciati nell’agosto del 2019 per 25 milioni, pare evidente che la Città Metropolitana non meriti di avere un aeroporto…  Ovvero, in Calabria abbiamo la classe politica che ci meritiamo, incapace di battere i pugni sia in casa Sacal sia al Ministero della Mobilità e delle Infrastrutture, dove nessuno, sottolineiamo nessuno, si prende la briga di avviare una pratica per il riconoscimento della continuità territoriale (come è avvenuto per la Sardegna e la Sicilia). Con tale riconoscimento è possibile per le compagnie aeree praticare “prezzi politici” dei biglietti per i residenti, svantaggiati rispetto al resto dell’Italia.

Allora, ben venga Itabus col suo progetto di collegare con gomma anche la Calabria con il resto d’Italia: l’obiettivo dichiarato è 350 servizi al giorno (in tutti’Italia) e 90 milioni di chilometri l’anno, con 300 pullman granturismo che creeranno – ulteriore nota positiva – circa 1000 nuovi posti di lavoro (di cui circa una quarantina in Calabria). Il progetto ha anche importanti elementi di sostenibilità ambientale: la flotta utilizza autobus Man (gruppo Volkswagen) che montano motori euro 6d a bassa emissione di inquinamento nella lunga percorrenza e sono allo studio utilizzi (per percorrenze non lunghe) biocarburanti alternativi e alimentazioni alternative (elettrico e idrogeno) in partnership con Eni. Il comfort – secondo quanto dichiarato da Itabus – è garantito da sedili comodi e spaziosi (interamente reclinabili), tavolini al posto, luci al led e prese Usb e di corrente, distributori automatici di snack e bevande e presenza della toilette a bordo. Una partnership con Tim garantisca una connessione a bordo in banda ultralarga.

Esistono, per la verità, altre connessioni via gomma tra la Calabria e il resto del Paese: la Simet guidata da Gerardo Smurra da Corigliano-Rossano e altri centri del nord della Calabria collega agevolmente, con un servizio di ottima qualità, Salerno, Napoli, la Capitale, Milano, Torino, Verona e prima della pandemia offriva anche collegamenti con alcune capitali europee. Il viaggio da Cosenza a Roma (6 ore e mezza di durata) costa 51,50 euro: parte alle 14.45 e arriva alle 21.15. FlixBus copre lo stesso tragitto in sei ore e 45 minuti, con una tariffa di 31,99 euro (parte alle 8 del mattino e arriva alle 14.45). Troiolo Bus da Locri a Roma parte alle 6.50 e arriva alle 16.06, il biglietto costa 36 euro. Le Autolinee Federico collegano Reggio a Roma in dieci ore e 35 minuti a 40 euro: parte dalla Stazione Centrale di Reggio intorno alle 5.30 del mattino (arriva alle 14.30) con un biglietto da 40 euro. Solo qualche esempio (i prezzi sono stati raffrontati su un ipotetico viaggio del 29 maggio), per far capire quanto inciderà la presenza di Itabus con la sua politica di low cost. Nei viaggi aerei sono migliorati, in parte, i servizi, ma c’è stato un calo generalizzato delle tariffe, a tutto vantaggio dei passeggeri: è facile prevedere una cosa analoga nel trasporto su gomma. La novità, semmai, è il nuovo approccio delle società di trasporto nei confronti dei passeggeri e la concorrenza, in questo caso, sarà uno stimolo aggiuntivo a offrire maggiori comfort e, soprattutto, sicurezza. La qualità del servizio è sicuramente la discriminante nella scelta del vettore per la stragrande maggioranza dei viaggiatori, ma certamente abbattere i costi diventa un elemento di grande rilievo nella politica commerciale, a tutto beneficio di chi viaggia. L’importante è che non avvenga quanto succede oggi con i voli low cost: la qualità del servizio è degradata e il prezzo basso non corrisponde, purtroppo sempre spesso, a un viaggio confortevole e sicuro.

Comfort, sostenibilità ambientale, sicurezza: le premesse di Itabus appaiono eccellenti: La Calabria sarà servita già dal 27 maggio, giorno di lancio del servizio. I bus offriranno anche un comodo collegamento notturno (si parte da Reggio alle 20.15, con arrivo a Roma Tiburtina alle 6 del mattino). Da Roma per Reggio, invece, i collegamenti sono previsti con due bus, uno alle 9.30 (arrivo alle 19.20) e l’altro – notturno – alle 23.30 (arrivo alle 9.15). Le località calabresi servite, al momento, sono, in ordine alfabetico: Cariati, Cirò Marina, Corigliano-Rossano, Cosenza, Crotone, Frascineto, Gioia Tauro, Lamezia Terme, Palmi, Reggio, Rende, Rosarno, Sibari, Vibo Valentia, Villa San Giovanni.

Soddisfazione è stata espressa dai due amministratori delegati di Itabus, Francesco Fiore: «L’ingresso di Itabus nel mercato del trasporto su gomma porterà ampi benefici ai molti viaggiatori che si spostano ogni giorno in Italia. Il nostro modello si contraddistingue per sicurezza e qualità a prezzi estremamente competitivi. Abbiamo puntato su una rete estesa e capillare perché crediamo nelle potenzialità del territorio italiano», ed Enrico Zampone: «Itabus introduce un concetto di viaggio su gomma completamente nuovo, con gli standard migliori del settore aereo e ferroviario ad alta velocità, per sviluppare l’intermodalità e integrarsi in maniera sinergica con il sistema di mobilità esistente più all’avanguardia. Le persone sono al centro del nostro progetto, abbiamo deciso di investire per creare occupazione e offrire maggior scelta ai viaggiatori, rispondendo a tutte le esigenze grazie alla flessibilità dei nostri servizi».

La società Itabus conta tra gli azionisti Luca Cordero di Montezemolo, Flavio Cattaneo, la famiglia Punzo, Angelo Donati e Isabella Seragnoli. La presidente di Itabus è Elisabetta Colacchia, mentre Giovanni Punzo ricopre il ruolo di Presidente onorario. (s)

Hitachi a Saline Joniche e nuovo aeroporto di Reggio: uno studio (trascurato) del 2019

Il commercialista reggino Alberto Porcelli ha scritto a Calabria.Live una cortese lettera allegando un ritaglio di stampa di agosto 2019, a proposito del progetto Agàpi di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi.

«Leggo con molto interesse, sul suo giornale – scrive il dr Porcelli , quanto l’università di Reggio sta portando avanti. Lungi da me di fare polemica o non accettare quanto proposto, essendo un modesto artigiano Dottore Commercialista, ma mi creda sarei felicissimo e altrettanto contento che potessimo superare tutte le difficoltà che nascono quando si è a quasi 2.000 km dall’ Europa e lontani dalle filiere che necessitano per completare una opera.
Nell’articolo allegato si legge quello che ho sempre portato avanti da circa 15 anni dopo un attento studio del settore. Lo spostamento  dell’Hitachi certamente non creerà 400 nuovi posti di lavoro, ma almeno 100 li dovrebbe assumere perché passa da 47 mila  mq. attuali a circa 547.000 mq., dove andrebbe ad avere, se vuole otto/dieci linee di produzione e sviluppo di ogni e qualsiasi prodotto delle innumerevoli attività.
Ma non solo. Si svilupperà il porto di Saline , mettendo in condizioni di trasportare i treni direttamente da Saline.
Caro Direttore, ma lei sa dove porta per tastare i treni l’Hitachi? In Cecoslovacchia , quando con la linea ferrata sotto casa potrebbe farlo qui.
Non è finita caro Direttore.
Più importante ancora sarà la nuova collocazione dell’ aerostazione che permetterà di avere un aeroporto baricentro del Mediterraneo e di grande interesse per una grandissima comunità come quella di Messina e delle Isole Eolie,   che se si prospetta reali comodità certamente si serviranno del Tito Minniti.
Oggi l’attuale aerostazione la puoi fare di oro ma non incrementerà i passeggeri e né i voli.
Certamente pensare che sia perfetto, sarei un illuso. Diamo spazio agli esperti ad un tavolo di lavoro».
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«Il dr Alberto Porcelli – si legge nel servizio di StrettoWeb –, supportato da altri amici che hanno molto a cuore le sorti della città, ha riproposto ad un gruppo numeroso di attenti rotariani, una vecchia idea progettuale che da tempo era in elaborazione pensando alle possibilità di sviluppo futuro ed al rilancio in grande sia dell’Hitachi che del contiguo Aeroporto.«L’ipotesi progettuale così come  condivisa dall’ing. Filippo Maltese, e virtualmente realizzata assieme all’arch. Luciano Zingale è stata illustrata ai presenti dal dott. Alberto Porcelli, originario fautore e strenuo sostenitore dell’idea il quale, sempre più convinto sia della fattibilità che della utilità allo sviluppo della città, ha enumerato tutti gli aspetti positivi che a suo giudizio dovrebbero indurre i politici lungimiranti, che hanno a cuore lo sorti della città, di sposare in toto l’idea All’incontro fra gli altri era presente anche  il prof. Michele Buonsanti, pilota ed istruttore di sicurezza del volo presso A.M. ed AECI, oltre che componente ENAC Flight Safety ed in atto Presidente della commissione sicurezza volo AECI/ENAC per il volo turistico e VdS, il quale, nel suo apprezzato e competente intervento ha segnalato alcune delle criticità dell’attuale scalo sia in tema di sicurezza che di atterraggio e decollo degli aeromobili, manifestando un vivo interesse per l’iniziativa, invitando i promotori affinché vengano coordinate le operazioni a medio e lungo termine con quelle a breve che, se istituite male affosserebbero ancora di più il già carente “Tito Minniti”, definendo altresì l’idea molto interessante e che finalmente si parli in grande.

«Consapevoli di tale complessa situazione da tempo era stato predisposto uno studio di fattibilità e l’idea è stata sempre accolta favorevolmente da quanti ne sono venuti a conoscenza, mentre le istituzioni, più volte interessate, non sempre hanno dimostrato la dovuta  attenzione al problema lasciando che tutto continuasse a muoversi nel consueto solco tracciato ormai da lungo tempo. I fautori dell’idea progettuale sono sempre stati e oggi lo sono ancor di più, fermamente convinti che le Officine ex OMECA, oggi Hitachi, in questo particolare momento di evidente successo, non debbano essere compresse, limitate o condizionate, ma al contrario devono guardare molto lontano e pensare ad ampliamenti degli stabilimenti produttivi non condizionati o limitati, ma invece liberi di potersi sviluppare nell’area circostante dando contestuale incremento ad un indotto certamente utile all’economia locale. Ed in questo momento alla gloriosa azienda non è possibile. E proprio in questa ottica, e pensando in grande, si è ipotizzato l’acquisto da parte della Città Metropolitana o di altri enti pubblici locali disponibili all’acquisto (come avvenuto in passato per la sede dell’ex compartimento FFSS), dello stabilimento Grandi Officine di Saline, messo in vendita dalle FFSS da circa 10 anni ma senza alcun successo, e ciò al fine di poterlo  offrire gratuitamente all’Hitachi per il suo trasferimento in quel sito, in cambio del rilascio dell’odierna, compressa ed asfittica sede di Torre Lupo, non disdegnando eventuali benefit giustificati dalla notevole ricaduta che avrebbe sul territorio questa sorta di permuta».

Naturalmente ciò non penalizzerebbe in alcun modo le maestranze Hitachi in quanto le stesse potrebbero continuare a raggiungere l’area di parcheggio di Torre Lupo, da dove un apposito trenino li porterebbe in poco tempo a Saline Joniche, e viceversa, senza assoggettarsi al traffico giornaliero della SS106. Questa iniziativa, se accolta, consentirebbe alla società non di ristrutturare un sito privo di qualsiasi possibilità di ampliamento e di sviluppo futuro, ma di attrezzare una nuova sede secondo standard di ultimissima generazione, tali da consentire nel breve periodo un rilancio in grande della produzione, utilizzando ai fini della spedizione non più il lontano porto di Gioia Tauro ma il vicino porto di Saline, che per tale fine potrebbe essere rivitalizzato ed adeguatamente attrezzato, servendosi altresì dell’esistente  raccordo ferroviario, non dimenticando il notevole incremento delle unità lavorative. Nel contempo la vecchia sede di Torre Lupo, ceduta alla città Metropolitana, potrà essere riconvertita in Aerostazione, magari con l’impiego di finanziamenti che certamente i nostri politici riusciranno ad ottenere, ottenendo così l’incommensurabile vantaggio di poter disporre di una stazione ferroviaria quasi all’interno della stessa aerostazione, che costituirebbe un’esclusiva nel panorama aeroportuale.

La nuova aerostazione, a differenza di quella esistente, potrebbe godere ancora di un accesso diretto automobilistico dalla Superstrada attraverso le aste poste all’interno del torrente Sant’Agata, in gran parte realizzate e potrebbe disporre di un parcheggio a più piani, dieci volte più grande di quello attuale, attestato oltre che sul torrente anche sul viale Aldo Moro da dove si avrebbe un ulteriore accesso da e per la città. Parimenti si potrebbe creare un approdo dal mare per i mezzi navali diretti provenienti da Messina o da Taormina o dalle isole Eolie, da collocare in zona protetta, cioè nella parte terminale del torrente S. Agata dove potrebbe essere creato un porto canale che risentirebbe solo in minima parte degli effetti del mare aperto, con approdo posto quasi all’interno dell’area aeroportuale. I nuovi locali dell’aerostazione, opportunamente adeguati alla legge vigente sismica, senza impedimenti derivanti dalla presenza di viaggiatori, nel complesso consentirebbero un maggiore e più agevole sviluppo sia dei servizi aeroportuali che delle attività commerciali, mentre aumenterebbero notevolmente le aree di sosta per gli aeromobili in transito, i quali in fase di atterraggio, una volta raggiunto il fine corsa, non avrebbero più la necessità di ritornare a metà pista per lo sbarco dei passeggeri ma potrebbero raggiungere la nuova e più ampia area di sbarco allocata tra le due piste esistenti.

Tutto questo in un’ottica lungimirante e di grande respiro, pensando ad un aeroporto moderno il quale godrebbe del vantaggio incommensurabile e cioè di poter essere raggiunto facilmente e senza pericolo di ritardi per traffico stradale, utilizzando il treno proveniente sia dalla Tirrenica, sia dalla Jonica che in poco tempo porterebbe i passeggeri all’interno dell’aerostazione. Senza tralasciare che dopo il trasferimento nei nuovi locali, l’attuale edificio di via Ravagnese, oggi difficilmente raggiungibile, potrebbe essere riconvertita, in Albergo, in un Centro Commerciale, in un Centro Congressi, e essere destinato altresì, anche ad ospitare attività connesse al futuro trasporto aereo delle merci. È di tutta evidenza che la programmazione non deve guardare solo al breve periodo ma piuttosto al medio e lungo termine e ciò al fine di non precludere alcuna possibilità di sviluppo all’aeroporto, che al contrario rimarrebbe, a parere di molti, affossato ancora per molti decenni».

L’ipotesi progettuale prospettata dal dr Porcelli – presentata nell’agosto 2019 in un dibattito al Rotary Club che ha visto la partecipazione anche del dr Giuseppe Franco, del prof. Giuseppe Bombino, del dr Giuseppe Bova, del prof. Corrado Trombetta, del dr Riccardo Santacroce, del dr Francesco Fragomeni e del prof. Alfredo Focà, – non ha avuto, a quanto pare, successivi riscontri nonostante fosse stato chiarito che non sarebbe stato condizionato di molto il progetto presentato dalla SACAL e dall’on. Cannizzaro, in quanto molto degli interventi non andavano a interferire con la proposta, fatta eccezione per l’intervento sull’aerostazione che avrebbe dovuto essere sospeso e rimodulato per la riqualificazione ed adeguamento dell’ex officina OMECA, da operare in piena libertà, cioè senza la contemporanea presenza di passeggeri o altro personale, in un’ottica di grande respiro finalizzata ad ottenere risultati molto più ottimali e redditizi con la medesima spesa.

Se si considera che gli interventi di manutenzione per 25 milioni annunciati ad agosto 2019 dall’allora presidente Sacal Arturo De Felice e dall’on. Francesco Cannizzaro, ancora non hanno visto avvitare o svitare un bullone e, nell’ottica dell’entusiasmo mostrato dal sindaco Giuseppe Falcomatà sul progetto Agàpi, forse sarebbe il caso di riconsiderare il progetto del dr Porcelli. Ma l’impegno appassionato dei privati che vogliono il bene di Reggio non trova, generalmente, accoglienza presso l’Amministrazione Comunale e Metropolitana. Non sarebbe opportuno aprire un tavolo di discussione con la città? (s) 

LE ISTITUZIONI NON ASCOLTANO I CITTADINI
IDEE TANTE, MA NESSUNO LE CONSIDERA

di SANTO STRATI – Le istituzioni dichiarano spesso di voler ricevere suggerimenti, segnalazioni, consigli dai cittadini, peccato che, poi, nessuno dia loro ascolto, ignorando qualsiasi proposta, indipendentemente dalla sua validità. In altre parole Comuni, Province, Regioni predicano bene sulla necessità di consultare e attingere dal territorio, ma in realtà razzolano male, non si sa se per trascuratezza, colpevole indifferenza o, più spesso, precisa volontà politica di tenere lontano gli avversari o comunque non dar loro modo di dare un contributo alla crescita.

Uno degli ultimi esempi riguarda il problema vaccinazioni. A Reggio l’Istituto De Blasi, un centro diagnostico molto apprezzato e all’avanguardia (ha tecnologie che fanno invidia ai centri di Roma e Milano) mette a disposizione la propria struttura – gratuitamente, si badi bene – per effettuare le vaccinazioni anticovid. Una proposta del genere, che non ha costi per la collettività, avrebbe dovuto essere presa immediatamente in considerazione, ma giacché il titolare del suddetto Istituto diagnostico è il dott. Eduardo Lamberti Castronuovo, uno strenuo e inossidabile difensore degli interessi della città, poco amato dagli amministratori locali, nessuno – ripetiamo nessuno – pensa di dover dare anche la pur minima risposta di rifiuto. Lamberti Castronuovo ha scritto a tutti, dal presidente Draghi al sindaco Falcomatà, ai responsabili dell’Azienda sanitaria provinciale, al commissario alla Sanità Guido Longo, etc. Nessuno ha avuto il garbo istituzionale di rispondere.

Stessa cosa succederà, probabilmente, per il Centro Commerciale Porto Bolaro, a Pellaro, a pochi km da Reggio: il titolare, l’arch. Pino Falduto ha inviato agli stessi destinatari della lettera di Lamberti Castronuovo mettendo a disposizione – sempre gratuitamente – gli spazi del centro commerciale per la somministrazione del siero vaccinale. Anche qui, non ci sarebbe da pensarci su due volte, è una proposta che meriterebbe una risposta immediata, vista la necessità di individuare spazi per effettuare le vaccinazioni, visto che, per fortuna, la bizzarra idea delle “Primule” da erigere un po’ dovunque (con una sostanziale spesa, è chiaro) è svanita. No, invece, zero riscontri all’offerta di grandi spazi gratuiti, adatti ad evitare assembramenti

Lo stesso Falduto, che ha il brutto difetto di essere un irriducibile visionario, innamorato perso della sua terra, sta tentando da anni di suggerire iniziative migliorative per l’Aeroporto dello Stretto, fornendo dati, studi, progetti e bozze di piani finanziari. «Con 25 milioni di euro si può realizzare la nuova aerostazione e con 15 milioni il nuovo porto al servizio dell’Aeroporto. Si può fare in un anno e l’esecuzione dei lavori – dice Falduto – non blocca l’operatività dell’attuale aerostazione». Niente da fare. Anche su questo fronte assoluto silenzio da parte di amministratori, parlamentari e di chiunque avrebbe voce in capitolo: ma almeno si tenti un confronto dialettico e si argomentino con dati alla mano perché queste proposte non trovano accoglienza.

Sempre Falduto ha in mente il progetto – a nostro avviso molto suggestivo e realisticamente valido – di trasformare tutta l’area marina di Pellaro – oggi praticamente abbandonata – per costruire una sorta di nuova Dubai del Mediterraneo (Mediterranean Life) con occhio al turismo da diporto, alla cultura, alle tradizioni e al territorio, con alberghi, centro congressi, cittadella commerciale, etc. Aspetta, indomito Falduto (che ha alle spalle un robusto gruppo immobiliare torinese pronto a investire l’intera somma necessaria), risposte che non arrivano. L’ex candidato sindaco per il centrodestra Nino Minicuci, oggi consigliere a Palazzo San Giorgio, ne ha sposato la causa e dato un ultimatum al Comune per rispondere, motivatamente e in tempi brevi, al progetto. Scusate il pessimismo, ma siamo decisamente dubbiosi su una qualsiasi risposta. E pensare a quanta occupazione questo progetto potrebbe creare nella costruzione e, successivamente, nella gestione delle varie attività con impiego di giovani del luogo che finalmente avrebbero qualche opportunità a casa propria. Oltre a diventare un attrattore di turismo di altissimo livello.

Le istituzioni non rispondono nemmeno a progetti di pubblica utilità. L’arch. Falduto, che ha a cuore non solo la sua terra ma anche il suo Paese, ha lanciato nei giorni scorsi un’idea contro la disoccupazione e la cassa integrazione, attraverso nuove politiche attive del lavoro, ovvero con il lavoro di cittadinanza (per gli italiani) e il lavoro di ospitalità (per gli immigrati). Il progetto lo ha illustrato lo stesso architetto Falduto: «Un modo concreto ed efficace per avere sempre la piena occupazione è quello di prevedere per ogni cittadino la possibilità di lavorare con lo Stato o con le Aziende Private scelte dallo Stato come Aziende accreditate, ogni qualvolta si trovi nella condizione di disoccupato. Questo modello prevede una riorganizzazione delle piante organiche di tutti gli Enti Pubblici, in modo che ogni Ente o istituzione pubblica venga dotato di una pianta organica in grado di gestire tutti i servizi o i compiti affidati in modo ottimale». Il modello prevede che tutto il personale in servizio negli enti o istituzioni pubbliche venga gestito da un unico ente centrale, che potrebbe essere il nostro Istituto di Previdenza (INPS).

«Il 50% del personale – propone Falduto – verrebbe assunto a tempo indeterminato (in una prima fase assorbendo il personale in servizio e successivamente con concorsi pubblici a cui possono partecipare solo le persone hanno lavorato tramite il lavoro di cittadinanza) e il 50 % a tempo determinato utilizzando a rotazione tutti i cittadini italiani che si trovano nella condizione di disoccupato. Per questa ragione andrebbero istituiti degli elenchi per ogni figura professionale e ogni cittadino potrebbe chiedere di essere inserito in tutte le liste: la scelta sarà poi fatta con sorteggio e a rotazione, in asosluta trasparenza

Ogni cittadino o emigrante accolto dall’Italia verrebbe, quindi dotato di un Voucher di Lavoro che può essere utilizzato anche nelle imprese private per un periodo di due anni. Il Voucher è comprensivo di ogni onere previdenziale, che rimane in carico al soggetto che lo percepisce. Questo modello permette di eliminare tutta la spesa per la cassa integrazione eliminando alla radice lo status di disoccupato». L’idea è meno contorta di quanto possa apparire a una prima lettura, soprattutto perché smonta il principio dell’assistenzialismo a tutti i costi che da sempre caratterizza questa terra. Il reddito di cittadinanza ha risolto molte situazioni di disagio economico di famiglie in grave crisi reddituale, ma non ha offerto possibilità di occupazione. In queste condizioni, come si fa a parlare di successo? L’alternativa dei Voucher di lavoro aprirebbe la strada a nuova occupazione, perché è evidente chele aziende trasformano volentieri contratti a tempo determinato in contratti fissi quando trovano personale efficiente e capace. La differenza con gli attuali voucher INPS, riservati a prestazioni occasionali, riguarda l’ambito di utilizzo: l’esperimento precedente riguardava più che altro i giovani e le occupazioni temporanee (baby sitting, assistenza anziani, partecipazione a fiere, etc). La proposta dell’arch. Falduto è innovativa in quanto amplia il segmento di operatività, aprendo anche alle aziende pubbliche che sarebbero sgravate dalle lungaggini di concorsi anche per assunzioni temporanee o di breve durata.

Una bella idea che tradisce la voglia di partecipazione del cittadino alla cosa pubblica con proposte operative e suggerimenti. Peccato che nessuno abbia il buon senso di stare ad ascoltare e provare a valutare l’eventuale efficacia delle varie proposte avanzate da cittadini, privati o imprenditori. Il mostro delle burocrazia si nutre anche di questa insensibilità degli amministratori nei confronti dei cittadini, ma non è detto che, prima o poi, non si possa cambiare. (s)