Addio a Papas Antonio Bellusci, testimone del mondo arbereshe

di PINO NANO – È lutto grande per la comunità arberëshe di Calabria, e non solo di Calabria. Nei giorni scorsi è morto a Cosenza, all’età di 90 anni, uno dei sacerdoti più conosciuti e più amati della comunità italoabanese d’Italia. Parliamo di Papas Antonio Bellusci, sacerdote, giornalista, antropologo e scrittore, «uno dei massimi punti di riferimento- – dice ai suoi funerali il Vescovo-Eparca di Lungro Mons. Donato Oliverio – che la comunità arberëshe abbia mai avuto».

Il suo mantra era: «L’Albania non muore perché ha radici culturali incise nel ferro». 

Di lui conservo ricordi bellissimi. Appena arrivato a Cosenza – ero stato appena assunto in Rai, era il 1982 – fu uno dei sacerdoti che più frequentavo, per via soprattutto della rivista che lui allora faceva, Lidhja / L’Unione, e che raccontava in maniera davvero superba le tante comunità italoalbanesi di Calabria. Era tutto un mondo che mi incuriosiva molto, mi interessava, mi affascinava. 

Ricordo che lo andavo a trovare nella sua chiesa, che era poi anche la sua casa, a San Salvatore, nella parte antica della città di Cosenza, alla confluenza dei due fiumi. «È la Chiesa – mi ricorda oggi Enzo Gabrieli, direttore di “Parola di Vita” – dove Mons Enea Selis, storico arcivescovo di Cosenza, volle che nascesse la parrocchia greco bizantina della, proprio accanto alla chiesa latina di San Francesco di Paola».

Papas Antonio Bellusci era nato nel 1934 a Frascineto, paese italo-albanese di rito bizantino-greco dell’Eparchia di Lungro, e dopo aver terminato a Roma gli studi in Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana, nel 1962 l’allora vescovo di Lungro lo incarica di svolgere azione pastorale nelle parrocchie di rito bizantino-greco di S. Sofia d’Epiro (1962-1965), S. Costantino Albanese e S. Paolo Albanese (1965-1973), Falconara Albanese (1973-1979), Cosenza (1979-2000), e dal 2001 in poi a Castrovillari.

Nel 1980 fonda a Cosenza la rivista “Lidhja”, che Antonio Bellusci ha praticamente diretto fino alla fine dei suoi giorni, e che usciva regolarmente ogni sei mesi, aggiornatissima e puntuale come nessun’altra testata del genere. Uom di grande cultura, aveva studiato Lingua e Letteratura Albanese all’Università di Prishtina (Kosova), e per parecchi anni, dal 1965, si è recato, per ricerche e studi di approfondimento, tra le comunità albanofone di Grecia e della Kosova, come pure tra gli emigrati albanesi in Canadà, Usa, Europa, Australia. Non c’era comunità albanese al mondo che lui non conoscesse, o che almeno una volta nella sua vita non avesse visitato e contattato.Non a caso il suo curriculum è pieno zeppo di appunti di viaggio di questo tipo, con conferenze e lezioni magistrali tenute nelle università straniere di Tirana, Skopje, Prishtina, New York, Melbourne.

Lascia oggi al suo popolo la sua famosissima Biblioteca Albanologica di Frascineto, suo paese natio, con circa 10.000 volumi e riviste, provenienti dal mondo culturale italo-albanese, nonchè dall’Albania, Kosova, Grecia e Diaspora. Professore Ordinario presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cosenza, nell’Eparchia di Lungro è stato per anni responsabile per le Comunicazioni sociali e per l’Emigrazione in Europa. L’Accademia delle Scienze di Tirana, il 15 maggio 1995, gli conferisce la “Laurea Honoris Causa” in Etnologia. 

Vi dicevo della sua rivista. Nominato nel 1979, dal vescovo di Lungro, nuovo parroco della comunità italo – albanese cattolica, di rito bizantino-greco, a Cosenza, papas Antonio Bellusci, fonda nel 1980 nella città bruzia la rivista semestrale italo-greco-albanese “Lidhja/L’Unione“, che lui definiva «insostituibile strumento spirituale e culturale per comunicare agli altri il proprio patrimonio tradizionale, trasmesso soltanto oralmente per mancanza d’insegnamento scolastico, e per dialogare ed unire tutte le energie italo – albanesi sparse, per motivi d’emigrazione, nella diaspora in Europa ed altrove». E “Lidhja”, proprio a Cosenza, diventa un punto di riferimento per molti studiosi di albanologia, meravigliati del fatto che potesse sorgere una rivista albanese in un contesto territoriale tutto italiano.

I temi fondamentali di cui il giornale di papas Bellusci si occupa (giornale premiato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli articoli di “elevato valore culturale”) vanno dall’ antropologia all’etnologia, dalla spiritualità bizantina alla cultura orale, alle ricerche sul campo, alla storia e letteratura italo – albanese, ai tanti viaggi – studio tra gli albanesi sparsi in altri continenti, alla stessa Kosova, e agli albanesi di Grecia. I collaboratori della rivista-ricordo erano tutti esperti in albanologia e la caratteristica del giornale era l’editoriale scritto in albanese letterario con traduzione italiana acanto. Ma moltissimi testi sono scritti nelle varie parlate delle comunità albanofone da lui visitate o conosciute. Una miniera di dati documentari utilissimi per chi un giorno volesse tornare a scrivere di storia albanese.

Il suo nome rimarrà legato ormai per sempre ad uno dei suoi tanti libri scritti nel corso del suo magistero, il “Dizionario Fraseologico degli Albanesi d’Italia e di Grecia /”Fjalor fraseologjik të arbëreshëvet të Italisë dhe të arbërorëve të Helladhës” ( Testo originale nella parlata albanese – Traduzione in lingua italiana, inglese e francese) che nei fatti era una ricerca sul campo in 115 comunità albanofone, con un Indice analitico di oltre 3000 voci riguardanti proverbi, detti e modi di dire. 

Nella prima parte di questo libro troverete la Lista completa e l’ubicazione delle Comunità albanofone in Italia, dove lui ha raccolto i detti e i proverbi del suo popolo: Acquaformosa; Barile; Campomarino; Caraffa di CZ; Carfizzi; Casalvecchio di Puglia; Castroregio; Cavallerizzo; Cerzeto; Chieuti; Civita; Contessa Entellina; Ejanina, Falconara Albanese; Farneta; Firmo; Frascineto; Ginestra; Greci; Lungro; Macchia Albanese; Maschito; Montecilfone; Pallagorio; Piana degli Albanesi; Plataci; Portocannone; S. Basile; S. Benedetto Ullano; S. Caterina albanese; S. Costantino Albanese; S. Cosmo Albanese; S. Demetrio Corone; S. Giacomo di Cerzeto; S. Giorgio Albanese; S. Martino di Finita; S. Nicola dell’Alto; S. Sofia d’Epiro; S. Paolo Albanese; Spezzano Albanese; Ururi; Vaccarizzo Albanese; e Vena di Maida. Una vera e propria enciclopedia di questo mondo arberesche.

Uno dei suoi saggi più importanti è “Magia Miti e Credenze Popolari, Ricerca etnografica tra gli albanesi d’Italia” (Ediz. Centro Ricerche “G. Kastriota”, Cosenza, 1992) che è da considerarsi un best seller nel mondo delle scienze occulte, testi pubblicati con la traduzione italiana e con approfondite analisi comparative, che rispecchiano fedelmente le varie parlate arbëreshe di Frascineto, S. Sofia d’Epiro (Cosenza), S. Costantino Albanese e S. Paolo Albanese, (Potenza), con traduzione italiana accanto. Credenze in forze impersonali e sovramondane, come le chiamava lui. Pratiche, racconti e formule utilizzati nei rituali a carattere magico – terapeutico. “Addentellati con l’oltretomba, animismo, metempsicosi, mitologia, misticismo dei numeri e totemismo- diceva lo stesso autore- e per la prima volta questo argomento viene trattato in modo così compiuto e sistematico tra gli italo – albanesi.

Ma altrettanto indimenticabile l’altro suo saggio antropologico, precedente a questo, “Canti Sacri Tradizionali Albanesi raccolti a S. Costantino Albanese, S. Sofia d’Epiro e in alcune comunità albanesi di Grecia e trascritti in musica” ( Ed. Centro Ricerche “G. Kastriota”, Cosenza 1990). Le “Kalimere”, scriveva nell’introduzione l’allora Vescovo della Diocesi mons. Giovanni Stamati, sono come i testi di una «paraliturgia” popolare, di cui con squisito senso pastorale, particolarmente nel passato, si è servita la Chiesa italo-albanese per impartire la catechesi, alimentare la fede, inculcare la pietà religiosa e creare il clima festivo. Mi auguro che questo saggio di Papas Bellusci contribuisca alla conservazione nelle nostre Comunità della preziosa eredità tramandataci dai padri e che, soprattutto, nel canto di questi inni vetusti il nostro popolo ravvivi l sua fede ed alimenti la sua pietà».

Dentro ci sono i testi dei canti di Natale, della Settimana Santa, della festività in onore della Madre di Dio e dei Santi, quindici canti sacri in musica e nella parlata di S. Sofia d’Epiro, venti canti sacri in musica e nella parlata italo-albanese di S. Costantino Albanese (Potenza), e infine cinque canti sacri in musica e nella parlata greco-albanese di Kopanakjon Morea, Lutraqi Corinzia, Spata Attica, Markopulos Attica, Kranidhi Argolide (Grecia). Ma la rarità di questo libro è l’Appendice finale, interamente dedicata agli studiosi che hanno raccolto “Kalimere” nell’eparchia di Lungro dal 1946, agli autori storici delle “Kalimere”, alle stesse “Kalimere trascritte in musica da Antonio Lupinacci (S. Giorgio Albanese) e Rocco Laitano (Civita), co allegato l’elenco degli informatori di S. Costantino Albanese e S. Sofia d’Epiro, la bibliografia, e l’alfabeto albanese. Una perla antropologica e sociologica di quegli anni e di quelle terre.

Ma non posso non ricordare “Il nostro focolare /”Vatra Jonë“, periodico di cultura italo-greco-albanese, la prima rivista italo-albanese post-bellica nella Basilicata, dove dal secolo XV si trovano comunità albanofone, fondata dallo stesso Papas Antonio Bellusci, parroco di S. Costantino Aslbanese dal 1965 al 1973, e che nei fatti era il racconto della vita quotidiana di una comunità italo-albanese di rito bizantino greco. Con lui se va per sempre un testimone del nostro tempo, ma ancora di più, se ne va per sempre uno dei massimi esperti al mondo di cultura arberëreshe. (pn)

 

All’Unical il seminario speciale del prof. Anthony Mollica per una nuova didattica della lingua arbereshe

di ADRIANO MAZIOTTI – Il Laboratorio di Albanologia, attivato presso il Dipartimento Culture, Educazione e Società dell’Unical, che da ormai 50 anni dedica una articolare attenzione al patrimonio linguistico, letterario e culturale della comunità minoritaria arbëreshe, ha organizzato martedì 12 marzo, al Centro Culturale “Girolamo De Rada”, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di San Demetrio Corone, un seminario dedicato alle nuove tecniche di insegnamento applicate all’albanese d’Italia.

Si tratta di una esperienza nuova maturata da alcune ex-studentesse dei corsi di Lingue straniere e di Scienze dell’educazione alle lezioni tenute all’Unical da uno dei maggiori specialisti di ludolinguistica applicata alla didattica delle lingue, il prof. Anthony Mollica, emerito della Brock Università – Provincia dell’Ontario – Canada, che hanno presentato i loro testi scolastici destinati agli alunni delle scuole dell’obbligo delle comunità italo-albanesi.

Dopo i saluti istituzionali del Sindaco, il dr. Ernesto Madeo, anche commissario della Fondazione Regionale Minoranza Arbëreshe e del delegato comunale alla cultura, l’avv. Emanuele D’Amico, ha introdotto i lavori Giuseppe Liguori, docente della cattedra di Albanese presso il locale Liceo Classico, cattedra che si accinge a ricordare quest’anno il suo secolo di vita. È seguita la presentazione del testo Arberisht? Pse jo? Gjuha jonë, un agile e innovativo manuale scaturito dalla esperienza didattica delle autrici – le docenti Annunziata Bua, di San Cosmo Albanese, Francesca Prezzo, di San Demetrio Corone e Daniela Zanfini, di San Giorgio Albanese – incentrato sui giochi linguistici e che non trascura affatto la centralità dell’immagine, presentando contenuti sia tradizionali – e cioè filastrocche, fiabe e leggende della antica tradizione arbëreshe come la leggendaria ballata di Costantino e Jurendina, ma anche moderni, mutuati dai fumetti dei personaggi waltdisneyani, come Paperino e Topolino “çë fjasën arbërisht” (che parlano arbërisht).

Quindi è intervenuta la dr. Daniela Meringolo, docente esperta in ludolinguistica che è stata la prima studentessa Unical a cimentarsi nella sua tesi di laurea con l’applicazione di questa metodologia alla didattica dell’italo-albanese.
È seguita la presentazione da parte dell’ing. Battista Sposato, assegnista di ricerca Unical sull’impatto che i progetti nazionali di ricerca coordinati dalla cattedra di Albanologia dell’Unical, rispettivamente nell’ambito dei Prin e del Pnrr – Tech4 You, per assicurare nuovi strumenti tecnologicamente avanzati da utilizzare nella didattica dell’arbërishtja (albanese d’Italia), come il Grande Dizionario Digitale Arberesh, in progettazione.

La lezione del prof. Anthony Mollica, su La ludolinguistica nella didattica delle lingue (anche di quelle minoritarie) ha rappresentato l’evento clou del seminario, che è stato concluso dal prof. Francesco Altimari, direttore del Laboratorio di Albanologia e presidente della Fondazione Universitaria “papas Francesco Solano”, che ha illustrato il lavoro già prodotto e quello in programma in questo ambito, che coinvolge anche altre cattedre albanologiche italiane (Palermo, Lecce, Napoli L’Orientale, Venezia) nonché la Unità di ricerca sugli Arbëreshë e gli Arvaniti dell’Accademia delle Scienze di Tirana. Si tratta degli stessi soggetti istituzionali promotori della proposta avanzata alla Commissione nazionale Unesco per il riconoscimento dei riti arbëreshë della primavera tra i beni immateriali di valore universale. (am)

Il mondo arbëresh calabrese ritorna in Albania per l’evento che celebra Giorgio Castriota Scanderbeg

Sabato 2 marzo, a Tirana, una delegazione di rappresentanza arbëreshë della Calabria, guidata in Albania dall’assessore alle Minoranze Linguistiche, Gianluca Gallo, e dal Commissario straordinario della Fondazione “Istituto Regionale per le Comunità Arbëreshe di Calabria”, Ernesto Madeo, sarà protagonista dell’evento che celebra la nobile storia dell’eroe Giorgio Castriota Scanderbeg.

Ai due eventi – a cui sono stati invitati dal presidente della Repubblica, gen. Bajram Begaj – oltre ai rappresentanti regionali, parteciperanno per la prima volta anche i Prefetti di Catanzaro, Cosenza e Crotone, fortemente voluti dal Presidente Begaj, dopo aver apprezzato il loro prezioso contributo in occasione del primo viaggio di conoscenza tenutosi in Calabria lo scorso mese di ottobre nelle tre province in cui si registra, peraltro, il maggior numero di realtà arbëreshë d’Italia.

A loro si affiancheranno come autorità i Presidenti delle Province di Catanzaro, Cosenza e Crotone e i sindaci (o loro delegati) delle comunità di Caraffa di Catanzaro (CZ), Carfizzi (KR), Falconara Albanese (CS), Firmo (CS), Lamezia Terme (CZ), Lungro (CS), Maida (CZ), Marcedusa (CZ), Pallagorio (KR), San Basile (CS), San Cosmo Albanese (CS), San Demetrio Corone (CS), San Nicola dell’Alto (KR) e Santa Sofia d’Epiro (CS).

«Conosce un’altra importante tappa il percorso di rafforzamento dei legami storici, culturali e istituzionali tra l’Albania, la Calabria e la sua comunità arbëreshë: l’invito del Presidente Begaj ne rappresenta il simbolo evidente – ha dichiarato l’assessore alle Minoranze Linguistiche della Regione Calabria, on. Gianluca Gallo –. Esprimiamo gratitudine per questo nuovo passo, perché siamo convinti che esso possa rappresentare un’ulteriore opportunità da cogliere per rinsaldare le radici di una relazione antica, mai dissoltasi nei secoli, nonostante varie difficoltà, e che tocca a noi tutti, adesso, irrobustire e rilanciare, perché giunga intatta alle giovani generazioni».

Grazie al coordinamento organizzativo e logistico della Fondazione Arbëreshe di Calabria, per come espressamente richiesto dal Presidente Begaj, sono state invitate a partecipare all’evento tutte le altre comunità residenti nelle varie regioni d’Italia.

All’appello inoltrato dal Commissario Madeo hanno risposto con entusiasmo i Sindaci e le comunità di Casalvecchio di Puglia (Puglia), Maschito (Basilicata), Montecilfone (Molise), Palazzo Adriano (Sicilia), Piana degli Albanesi (Sicilia) e Ururi (Molise), dimostrando con la loro presenza che, seppure insediati in diversi territori del Centro-Sud, esiste una forte voglia di condivisione e di senso di unità e corrispondenza tra le diverse realtà arbëreshe, pronte al dialogo e alla costruzione di un percorso comune che rafforzi l’identità e la nobile storia del popolo arrivato circa 600 anni fa dal Paese delle Aquile.

«Con le sue attestazioni di fiducia e attenzione continuamente rivolti nei confronti della Fondazione – ha detto il Commissario straordinario Ernesto Madeo, alla guida dell’organismo regionale delle comunità arbëreshe – il presidente della Repubblica di Albania dimostra di essere un amico fraterno degli arbëreshe di Calabria e di tutte le comunità diffuse in regioni e luoghi del mondo che vedono nel nostro sangue sparso la forza dell’unità e della condivisione di una storia e di una nobiltà di sentimenti fraterni».

«Un percorso di costruzione di relazioni e conoscenza reciproca – ha concluso – reso possibile dalla visione del Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e del lavoro di rinnovamento e rilancio dell’assessore Gianluca Gallo, con cui stiamo lavorando con sinergico entusiasmo e comune senso prospettico per il perseguimento dei fini statutari e istituzionali che la Fondazione ha la missione di perseguire». (rrm)

Ultimo giorno di Calabria per il presidente albanese Begaj

Si conclude oggi il viaggio del presidente d’Albania Bajram Begaj in Calabria. Un viaggio molto emozionante che ha portato il Capo di Stato albanese in visita in molte comunità arbereshe oltre che a colloquio con il governatore Roberto Occhiuto e nella sede Rai Calabria di Cosenza dove ha potuto conoscere le misure che la televisione pubblica italiana sta attivando per le minoranze linguistiche. Nella sua ultima giornata calabrese il presidente Begaj visita Macchia Albanese, Falconara albanese per poi raggiungere il catanzarese a Vena di Maida.

In questi giorni nella nostra regione, Begaj ha preso parte, a San Demetrio Corone nella sede del Collegio di Sant’Adriano, alla commemorazione del 550esimo anniversario della morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg. Il presidente albanese ha visitato diverse comunità albanofone: Pallagorio, San Nicola dell’Alto, Carfizzi (in provincia di Crotone), Macchia Albanese, San Demetrio Corone, Santa Sofia d’Epiro e Spezzano Albanese. Begaj, insieme con l’assessore regionale Gallo che fra le sue deleghe ha anche quella relativa alle minoranze, ha inoltre incontrato quei sindaci delle comunità che non è riuscito a visitare in questo viaggio calabrese. (rcs)

Il premio Galarte Arbëreshë a tre autrici di San Giorgio Albanese: Hanno realizzato un abecedario della lingua

Prestigioso riconoscimento per le calabresi e cittadine di San Giorgio Albanese Annunziata Bua, Francesca Prezzo e Daniela Zanfini che, nei giorni scorsi, sono state insignite del Premio Galarte Arbëreshë per Arbërisht? Pse jo? Gjuha Jonëun abecedario dell’antica lingua arbereshe.

L’evento attorno al prestigioso riconoscimento organizzato dal Club della Grafica del maestro Giacomo Vercillo in partnership con l’associazione Fili Meridiani, quest’anno è stato ospitato nel borgo di Carfizzi, nell’Arberia crotonese, patria dello scrittore Carmine Abate, che ha partecipato alle fasi di premiazione.

Arbërisht? Pse jo? Gjuha Jonë è un prodotto pensato principalmente per il contesto scolastico e, più in generale, per quanti cercano un approccio alla conoscenza della lingua arbëresh, la lingua Madre – come la definiscono Bua, Prezzo e Zanfini nella prefazione al volume – perché un tempo i bambini imparavano prima la lingua della tradizione e solo successivamente, andando a scuola, l’Italiano.

Il volume è stato realizzato nell’ambito del progetto LeggiAmo – Leggere per crescere, finanziato dal Centro per il Libro e la Lettura (Cepell) e dal Ministero della Cultura ed è il risultato dell’esperienza svolta negli anni dalle autrici nell’ambito della loro attività di operatrici linguistiche-culturali.

L’opera, inoltre, è stata realizzata con la collaborazione del professore Francesco Altimari, a cui vanno i ringraziamenti, e il contributo di Sergio Esposito, coordinatore dello Sportello linguistico Arberia formato dai Comuni di San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, Santa Sofia d’Epiro e Vaccarizzo Albanese e istituito grazie alla legge sulla Tutela delle Minoranze linguistiche storiche.

Si tratta di 130 pagine, scritto in arbereshe, con cui si può imparare l’alfabeto, contare, tradurre dall’italiano le parti del corpo, le stagioni, i giorni della settimana ed i mesi dell’anno. E poi leggere le favole della tradizione o seguire passo passo i procedimenti di una ricetta tipica.

«Con il lavoro di ricerca, approfondimento e divulgazione che fa da sottofondo al volume Gjuha Jonë  – hanno dichiarato il sindaco Gianni Gabriele ed il vicesindaco e assessore alla cultura Sergio Esposito – siamo di fronte ad un contributo preziosissimo per assicurare alla futura memoria storia, tradizioni e lingua della cultura arbëresh che da secoli si tramandano per via orale».

«È un testimone importantissimo – hanno concluso – da consegnare nelle mani delle nuove generazioni dell’Arberia». (rcs)

Tavernise (M5S): La Provincia di CS salvaguardi le minoranze linguistiche arbereshe con il dimensionamento scolastico

Il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise si è rivolto alla presidente della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, affinché salvaguardi le minoranze linguistiche arbëreshë nel dimensionamento scolastico.

Ma anche «affinché cerchi di limitare i danni causati dal Governo Meloni, tutelando le minoranze linguistiche storiche calabresi, ma anche per combattere la dispersione scolastica contrastando una possibile diminuzione della qualità del servizio scolastico, soprattutto nelle situazioni di maggiore disagio sociale e lavorativo».

«Il Governo Meloni – ha spiegato – continua ad operare favorendo il Nord con normative che danneggiano i cittadini del meridione. Il piano previsto dall’ultima Legge di bilancio prevede, infatti, una serie di tagli e accorpamenti degli Istituti scolastici, stravolgendo le indicazioni del Pnrr, che, secondo i dati dei sindacati, farà sparire nei prossimi anni oltre 700 scuole, soprattutto al Sud. In Calabria, tra le regioni più penalizzate dalle nuove norme ministeriali, la razionalizzazione e programmazione della rete scolastica potrebbe portare alla chiusura di ben 79 Istituti, 29 in provincia di Cosenza».

«Le linee guida regionali possono, però – ha proseguito – opportunamente consentire di limitare i danni fatti dal governo di centrodestra nei confronti delle aree interne e disagiate e delle minoranze linguistiche della Calabria. E così, dopo le interlocuzioni con l’assessore Princi che mi ha rassicurato su questo, ho scritto al Presidente della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, per invitarla a salvaguardare le attuali Istituzioni scolastiche che raggruppano 10 paesi arbëreshë del nostro territorio».

«Proprio gli enti provinciali e comunali, infatti – ha ricordato – saranno chiamati ad approvare i piani di dimensionamento, applicando le nuove linee guida regionali. I nuovi parametri non stabiliscono più un tetto minimo o massimo di studenti e così, a patto di garantire il numero delle autonomie calcolato sulla base della popolazione scolastica, la Provincia può individuare le aree in cui mantenere le dirigenze proponendo appositi piani».

«Sciaguratamente l’idea del centrodestra al Governo – ha detto ancora – è che anziché investire sulla scuola si debba tagliare, con una logica puramente ragionieristica, e questi tagli, a cui il Presidente Occhiuto purtroppo non si è mai opposto, causeranno la perdita di posti di lavoro, prevedibilissime difficoltà di gestione dell’offerta formativa e soprattutto mancanza di dirigenti in contesti sociali fragili. A pagarne le conseguenze saranno gli studenti e le famiglie, il personale scolastico e intere comunità, come quella interne della nostra provincia». (rcs)

La bella rassegna di cultura arbëreshë a Vaccarizzo Albanese (CS)

Una bella, bellissima rassegna di cultura e tradizioni arbëreshë a Vaccarizzo Albanese (Vakarici), giunta ormai alla sua 40sima edizione  a celebrare la centralità del territorio nell’enclave albanese della Calabria.

La cosa che più ha caratterizzato la rassegna è stata la riproposta della “serenata regale”, quella che un tempo nel cuore della notte svegliava tutti gli abitanti. E la Serenata di Santa Sofia d’Epiro ha conquistato il consenso della giuria presieduta da Italo Elmo e composta da Mimoza Belteshi, Andrea Kokeri, Giuseppe Liguori, Teresa Rossi, Franca Vita che ha decretato il vincitore di questa fortunata e partecipata edizione 2023 del Concorso Një Serenatë Mbretërore Në Arbërì. Il gruppo di S. Sofia ha prevalso du quelli di Civita, Lungro e Vaccarizzo Albanese  per il portamento, la regalità e la naturalezza delle donne in costume all’uscita dalla Chiesa e l’interpretazione della dichiarazione d’amore tra musiche e canti della tradizione.

Soddisfattissimo il sindaco Antonio Polilio che ha voluto sottolineare l’impegno che l’Amministrazione continua ad investire nella promozione di esperienze utili a far conoscere la storia e la tradizione arbëresh.

Tra gli ospiti del Festival delcostume arbëreshë il Maestro orafo Gerardo Sacco che nel corso della festa è stato insignito del Premio alla Carriera (60 anni di lunsighiera attività). Una vera e propria festa di popolo che esprimendo il forte senso di appartenenza e l’orgoglio delle radici ha voluto premiare un personaggio simbolo della Calabria migliore: Gerardo Sacco, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo,  porta lustro alla propria terra continuando a rivendicare l’orgoglio delle proprie origini e quel senso di calabresità che contraddistingue tutti coloro che sono andati via. Però Gerardo Sacco non è andato via: è rimasto, con temperanza e carattere nella propria terra, a respirare gli aliti della magna Grecia, sua grande ispiratrice, e trasmettere il messaggio di una terra ricca di storia, con una tradizione millenaria che il mondo ci invidia. La storia di Gerardo Sacco – è ljui stesso a ripeterlo – è fatta di duro lavoro, sacrifici e voglia di arrivare. Il successo premia una grande figura di artista con una creatività sena eguali.

Il Maestro ha presentato una sfilata dei suoi gioielli, tra cui quelli ispirati dalla tradizione arbëreshe. Il premio è stato consgenato dall’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo che ha anche l’importante delega delle minoranze linguistihe storiche della Calabria. (rrm)

Il presidente Mancuso ha incontrato una delegazione Arbereshe di Caraffa

La presidente del Consiglio comunale di Caraffa, Serena Notaro, insieme alla presidente della Pro Loco Arbereshe Mariangela Notaro, ha incontrato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.

All’incontro, presenti anche delle ragazze vestite con costumi tradizionali della cultura arbëreshë.

«Grazie alle risorse derivanti dalla legge 15/2003, anche quest’anno, con grande successo – ha detto Notaro – si è svolta la quarta edizione del corso di alfabetizzazione arbëreshë che ha permesso ai ragazzi di cimentarsi non solo con la lettura ma anche con la scrittura arbëreshë. Tutto questo, come sempre, per valorizzare il patrimonio storico linguistico della comunità di Caraffa. Il nostro intento è ora quello di far conoscere la memoria di usi e costumi secolari, grazie ad un progetto legato all’artigianato che valorizzi il lavoro delle nostre sarte e sono sicura che la Presidenza del Consiglio regionale ci darà una mano come accaduto già nel recente passato».

«Per la nostra regione – ha sottolineato Mancuso – la minoranza arbëreshë rappresenta una matrice identitaria di cui andar fieri, costituisce un arcipelago linguistico e culturale che ci consente di valorizzare il patrimonio della nostra storia, facendone un prezioso attrattore turistico e un incubatore di relazioni d’amicizia e di scambi culturali».

«Nel Polo culturale ‘Mattia Preti’ di Palazzo Campanella – ha concluso Mancuso – disponiamo di una importante sezione digitale dedicata alle minoranze linguistiche. Uno spazio multimediale che ospita l’archivio digitale con 200 documentari e filmati, la maggior parte inediti, che testimoniano la ricchezza culturale, materiale e immateriale, delle nostre minoranze linguistiche». (rrc)

Al Senato la meravigliosa storia Arbëreshë

«Essere Arbëreshë o amare gli Arbëreshë. Abitarli. Io li abito, ho eredità, li amo. Ma non basta. Per realizzare una progettualità bisogna andare oltre. Soprattutto bisogna necessariamente andare oltre ciò che si chiama accademia. Restare dentro il pensare e il pensiero che è lingua, linguaggio, parola. È fondamentale cercare di legare/intrecciare tradizione, religiosità, storia con la letteratura che è alla base di una espressione linguistica, con le arti che sono manifestazioni complesse e articolate con i segni tangibili della creazione di una civiltà, con il rito che lega il tempo dell’Oriente con l’Occidente».

Un evento vero e proprio per il mondo delle Minoranze linguistiche in Italia l’incontro al Senato promosso dalla Fondazione Salvatore Crucitti Onlus, presente, insieme al gotha delle Minoranze linguistiche in Italia, anche Lendita Haxhitasim, Ambasciatrice del Kossovo in Italia. 

È la prima volta che il tema delle lingue parlate che rischiano l’estinzione arriva in una sede così prestigiosa e così solenne sotto il profilo istituzionale come lo è il Senato della Repubblica.

È Demetrio Crucitti, presidente della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus promotore del Focus qui al Senato – ad avviare il dibattito, manifestando tutta la sua fierezza istituzionale per essere riuscito ad affrancare il tema della difesa della lingua arbëreshë in una sede così importante come Palazzo Madama. 

«Vuole essere questa – dice ancora Demetrio Crucitti– una intera Giornata di Studi con un tema centrale, “Istruzione e Comunicazione per la Tutela della Minoranza Linguistica Storica Arbëreshë”, e riteniamo sia solo l’inizio di un nostro viaggio all’interno della grande diaspora albanese di questo secolo, uno dei temi più affascinanti della letteratura e della storia moderna. Oggi qui parliamo della tutela della Lingua di Minoranza Storica Arbëreshë riconosciuta dalla Legge 482/99 che attua l’art. 6 della Costituzione ma poco applicata per questa Lingua di Minoranza». 

Forte la denuncia pubblica del vecchio dirigente Rai (Demetrio Crucitti è stato per 10 anni direttore della Sede calabrese della Rai): «Un rapporto dell’Onu – ricorda Demetrio Crucitti – parla di una lingua a rischio estinzione e che viene ancora parlata in Italia da circa 70.000 persone distribuite su 8 regioni prevalentemente del mezzogiorno d’Italia, questo è il dato reale con cui tutti noi dobbiamo confrontarci e misurarci».

Ad aprire i lavori del confronto è il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, che anche in questa occasione, come sua abitudine, ha affrontato il tema in termini concreti e propositivi: «Trasferirò in Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai le vostre ansie e le vostre richieste, perché credo sia giusto e corretto che una grande azienda di Stato come la Rai trovi gli spazi giusti per diffondere le culture minoritarie come le vostre e dedichi attenzione alle popolazioni che ancora in questo Paese parlano lingue antiche ,orali, che rischiano di sparire per sempre».

Ma il senatore Gasparri non è nuovo a materie di questo genere, già in passato e per lunghi anni si è infatti adoperato perché le minoranze linguistiche presenti in Italia potessero trovare la loro giusta collocazione nel quadro più generale delle iniziative culturali più importanti del Paese. 

È il segretario Generale di Figec Carlo Parisi a spiegare il perché Figec abbia scelto di aderire a questa manifestazione così solenne: «Perché crediamo nel pluralismo sindacale e non solo, perché da sempre difendiamo le minoranze culturali e di ogni genere, e soprattutto perché abborriamo il pensiero unico».

Dopo di lui interviene il Presidente della Figec Lorenzo Del Boca, invitato alla manifestazione per spiegare quale è oggi il vero rapporto tra mondo della comunicazione e minoranze linguistiche: «Vicende storiche varie e complesse – spiega l’ex Presidente del Consiglio Nazionale dei Giornalisti Italiani hanno portato, nel corso dei secoli, allo stanziamento sul territorio dello Stato italiano di numerose comunità minoritarie, diverse per lingue, tradizioni culturali e condizioni socioeconomiche. Le minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge oggi in Italia sono dodici: lingue delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo, ma la legge 482 nata per tutelarne il patrimonio storico non basta più a garantirne la sopravvivenza».

Messaggi forti, segnali precisi, indicazioni e suggerimenti istituzionali che ora finiranno sui tavoli che più contano per essere analizzati e valutati con la giusta attenzione. Non a caso lo stesso direttore della sede Rai della Calabria, Massimo Fedele ha raccontato ai presenti l’esperienza fondamentale che Rai Calabria «ha sempre svolto in difesa della tutela delle lingue in via di estinzione».

Dai temi centrali si passa quindi al tema più specifico della tutela della vecchia lingua parlata d’Arberia. 

In realtà il saluto e la premessa iniziale di Demetrio Crucitti consente agli interventi successivi di liberarsi dai soliti legacci e imbarazzi istituzionali e parlare del tema con la franchezza e serenità necessaria, cosa che fa per primo un grande intellettuale calabrese come Pierfranco Bruni, scrittore, poeta, italianista e critico letterario, esperto di Letteratura dei Mediterranei, Vice presidente nazionale del Sindacato libero scrittori, e rappresentante, per 6 anni consecutivi della cultura italiana nei Paesi esteri per conto del Mic.

«Essere arbëreshë o amare gli Arbëreshë. Abitarli. Io li abito, ho eredità, li amo. Ma non basta. Per realizzare una progettualità bisogna andare oltre…».

Nella sua veste di storico Presidente del Comitato nazionale per la promozione e la valorizzazione delle minoranze etno-linguistiche italiane del ministero della Cultura e consulente culturale della presidenza della Camera, e qui di relatore ufficiale del tema di apertura del Focus, Pierfranco Bruni ricorda che «non esiste ancora in Italia una Biblioteca Nazionale interamente dedicata alla storia e alla lingua albanese, che non esiste un archivio esclusivo dedicato alle minoranze linguistiche, e soprattutto che non esiste un Museo Nazionale della tradizione Arberesche, quanto basta per capire come la politica abbia trattato fino ad oggi questo mondo». 

Basterebbe rileggere la relazione di Tommaso Bellusci “Koine Liturgica nel Rito Bizantino delle Eparchie Arbereshe d’ltalia, per rendersi conto della dimensione reale del problema. Storico collaboratore della Rivista Italo – albanese  Lidhja- Unione  e della Rivista  Lajme – Notizie della Eparchia di Lungro degli italo-albanesi  dell’Italia continentale, Tommaso Bellusci ricostruisce nei minimi dettagli la storia della lingua Arbëreshë, puntando la sua lezione magistrale su quella che il vecchio giurista di Frascineto chiama “la sovranità spirituale nell’ Arberia bizantina”.

Tocca poi a Ernesto Madeo Commissario della Fondazione Regionale istituto di Cultura Arbereshe e sindaco di San Demetrio Corone (CS) spiegare le tante iniziative importanti che la Fondazione sta cercando di realizzare in difesa del patrimonio arberesche: «Siamo appena rientrati da Tirana dove abbiamo portato una delegazione di 200 persone in rappresentanza dei nostri paesi, e dove abbiamo legato con lo stato albanese rapporti di proficua collaborazione culturale».

Testimonianze di vita vissuta al servizio delle Minoranze arrivano anche da Vincenzo Cucci Presidente dell’Associazione Vatra Arbereshe, Chieri (TO);da Fernanda Pugliese, Coordinatore Sportelli Linguistici, Arbereshe e Croato Direttore Editoriale Rivista Kamastra e Videonotiziario, e da Diana Kastrati, Direttore Esecutivo del Centro Studi e Pubblicazioni per I’Arberesh del Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri della Repubblica di Albania, che lancia all’assemblea di Sala Zuccari una ennesima provocazione «Si faccia un documento finale di questo incontro e lo si mandi al Ministro della cultura».

In realtà ci pensa l’Eparca di Lungro a chiudere in bellezza la prima parte del dibattito.

Mons. Donato Oliverio Vescovo dell’ Eparchia di Lungro degli ltalo Albanesi dell’Italia Continentale, tiene all’assemblea presente una vera e propria lectio magistralis sulla tradizione arberesche, ma chi meglio di lui?, un appello alla riscoperta dell’identità territoriale, un monito a non rinunciare mai alle battaglie intraprese, un consiglio al mondo della scuola perché nelle scuole si insegni la vecchia lingua parlata, un inno alla chiesa che ha saputo riunire in una sola lingua le varie identità dei territori e delle popolazioni, un richiamo alla responsabilità, e una esaltazione del ruolo dei sacerdoti spar4si per il territorio. 

Le conclusioni dell’assise sono affidate all’assessore regionale Gianluca Gallo, a cui il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto ha assegnato la delega delle Minoranze: Faremo di tutto – dice l’esponente politico – per dare a questo tema e a questi problemi la giusta dignità politica e sociale, convinti come siamo che la storia di un popolo parta dalla tutela della lingua orale e che per rafforzare il legame tra presente e passato non si possa prescindere da tutto questo».

Un evento di altissimo valore sociale e politico, dunque dietro il quale – va ricordato – si muove l’attività del Comitato Scientifico, presieduto dallo stesso Pierfranco Bruni. Sarà ora questo Comitato a predisporre un Dossier sullo Stato dell’arte e proposte per l ‘applicazione della Tutela Costituzionale della Popolazione Italo -Albanese, Minoranza Linguistica Storica riconosciuta dalla Legge 482/99, parlante la Lingua Arbëreshë. Lingua a rischio estinzione (Onu). Presenti ieri all’incontro anche Sergio Ferrari, Presidente della Provincia di Crotone, e il sindaco di Lungro Carmine Ferraro, in rappresentanza delle loro rispettive comunità. (pn)

L’OPINIONE / Cataldo Pugliese: Gli Arberëshë, traino delle minoranze d’Italia

di CATALDO PUGLIESEDiventa sempre più necessaria la rimodulazione del posizionamento in Italia delle Comunità Arberëshë, la Minoranza etnico – linguistica più longeva al Mondo. Quella degli albanesi d’Italia che da oltre 600 anni custodisce la propria lingua e la propria identità rappresenta la massima espressione di integrazione sociale e culturale in Europa, con umiltà, fede, determinazione e coraggio.

Non basta, non è sufficiente ciò che le istituzioni hanno fatto e continuano a fare. I valorosi intellettuali arberëshë in prima linea al fianco di Garibaldo durante l’unità d’Italia, non lo avrebbero mandato a dire. Quegli stessi eroi in prima linea durante i moti cosentini, non avrebbero per nulla tollerato i soprusi subiti da una politica nazionale assente e per nulla riconoscente al proprio popolo. Un fazzoletto del nostro paese, caratterizzato da una tradizione diversa, composta da 50 comuni italiani, da un sapere diverso, fatto da qualche centinaio di migliaia di persone, e da un essere orientale, necessita oggi più che mai il giusto riconoscimento e rispetto morale verso i propri cittadini.

I confini non esistono più, come ripetutamente sosteneva uno dei sociologi più famosi del mondo Zygmunt Bauman; l’umanità deve imparare a collaborare attraverso il dialogo, le  diversità arricchiscono e rendono creativi gli esseri umani. Nel prossimo secolo c’è la necessità di unire in un nuovo matrimonio potere e politica e di sviluppare l’arte di coabitare tra culture diverse. Nessuno più del popolo Arbereshe (albanesi d’Italia) può testimoniarlo in Italia e in Europa.

Integrazione, inclusione e accoglienza sono temi su cui bisogna investire sempre più, per la crescita sociale ed economica del nostro paese sono anni che mettiamo in evidenza l’esperienza delle comunità arberëshë, è necessario destinare la dovuta importanza sui temi dell’integrazione e dell’inclusione, l’accoglienza non è in antitesi con identità.

Il 5% della popolazione italiana, ovvero 2,5 milioni di parlanti ha come lingua materna una lingua diversa dall’italiano, e se a queste aggiungiamo le nuove minoranze e i nuovi flussi migratori, ci si rende effettivamente conto, che è obbligatorio rivedere e riformare la legge 482/99 che tutela le minoranze etnico linguistiche. Diciamo no alle solite passarelle dei soliti ignoti, siamo stanchi dei pseudo intellettuali che da decenni invadono il campo generando sterili illusioni.

Occorre invertire la rotta con nuove energie e nuova vitalità, è fondamentale puntare su nuove strategie di comunicazione istituzionale, di un piano di marketing culturale, per sostenere nuove politiche sociali ed economiche, che ascoltino i diritti e che valorizzino le identità, pensando ora più che mai ad una grande Europa Mediterranea. (cp)