Chiara Giordano, direttore artistico di Armonie d’Arte Festival, ha voluto omaggiare Chick Corea, il pianista jazz scomparso recentemente, ricordando la sua speciale presenza ad Armonie d’arte festival.
Quando ad andarsene è “uno” che ha fatto sognare “tanti”, sembra che non se ne vada da solo e quei sogni diventano più veri, diventano ricordi da raccontare e condividere. Ed ecco che in una calda notte d’agosto, in un Parco archeologico di fantasmagorica bellezza – Scolacium a Borgia, in provincia di Catanzaro, sulla costa ionica calabrese – dove pietre millenarie e ulivi secolari si intrecciano in suggestivi giochi di luci e ombre, una figura in jeans e maglietta, si aggira discreta ma incuriosita, e non lo riconosci subito. Quando però sale sul palco per un pubblico che arriva da ogni dove e pieno di gioia, allora la sua figura diventa gigantesca.
È lui, è Chick, ed è anche Corea, soprattutto qui in Calabria, la terra di suo nonno, e quella sera, tanta gente di Albi rimarrà con lui per quasi due ore dopo il concerto.
E, se su quel palco il suo compagno di performance era un funambolico Stefano Bollani di estrosa creatività e sicura arguzia jazzistica, Chick Corea come sempre regalava una sapienza musicale che sentivi antica, acuta, puntuale, serena, e per questo tanto galvanizzante quanto straordinariamente rassicurante: due generazioni a confronto in un progetto musicale portato nei festival più prestigiosi e che esaltava entrambi lasciando sempre la certezza di un ricordo vivido e imperituro.
L’improvviso commiato di Chick dalla dimensione terrena ha suscitato un’emozione profonda a tutte le latitudini, testimonianza di un riverbero enorme del grande pianista lungo le rotte del jazz per decenni; declinata sempre con lo stesso anelito di libertà ed energia artistica nei suoi tanti gruppi o nella favolosa militanza al fianco di Miles Davis.
La musica di Corea ha poi profondamente suggestionato la nuova generazione di appassionati, che è arrivata al jazz negli anni successivi alla morte dello stesso divino trombettista, e ha poi via via conquistato altre fasce più giovani, ed è stato scoperto anche da tanti, specie in questi ultimi anni, che senza essere specificamente seguaci del genere sono rimasti avvinti dal fascino e dalla rigogliosità delle sue idee musicali.
Ma, tornando a quella sera d’agosto ad Armonie d’Arte Festival, non restava che chiudere gli occhi e sognare, o aprirli ancor più per accorgersi che certi uomini, forse, esistono anche affinché tanti altri siano più felici.
«Oggi – continua il ricordo del direttore artistico Chiara Giordano – il suo volto e la sua musica si collocano in quello scenario di tanti altri volti e tanta altra musica che hanno creato “Armonie d’Arte Festival”: tra i tanti jazzisti ospiti, da Pat Metheny a Wynton Marsalis e i suoi musicisti della Lincoln Center di New York, da Wayne Shorter con Brian Blade, Danilo Perez e John Patitucci a Hiromi, fino a Bobby Mcferrin, John Scofield e John Abercrombie, per continuare con Chucho Valdes, Lyle Mays, Paolo Fresu, Gonzalo Rubalcaba e ancora molti altri, Chick resta davvero indimenticabile, e non solo per il suo jazz ma anche per la sua umanità semplice, dialogante, insomma quella dei grandi».
Un onore e un privilegio averlo conosciuto, ed Armonie d’Arte Festival, che da anni lavora per evitare ai calabresi i cosiddetti “viaggi della speranza” in questo caso non per la salute del corpo ma per quella dello spirito, sa che con lui lo ha fatto davvero!
E quel suo “ciao” sorridente, soddisfatto e persino incantato dall’imponente chiesa abbaziale normanna alle spalle del palcoscenico, rivolto a tutti prima di andare via da Scolacium, rimarrà di certo ancora a lungo nei nostri cuori, nella memoria di quanti c’erano, e nella storia della Calabria che ha imparato, anche grazie a queste opportunità, ad essere più viva e meno sola nella visione globale.
Colgo l’occasione di ringraziare Vittorio Pio, storico consulente del Festival per l’ambito jazz che ha favorito il contatto con Corea.
“Bye bye Chick”, le grandi stelle di un secolo di jazz, di certo, ti aspettavano intrepidi per fare insieme la musica degli dei. (rcz)