L’Arpacal e Ordine degli Ingegneri insieme per formare esperti nel risanamento dal gas radon

È stato presentato, nella sede dell’Ordine degli Ingegneri di Catanxaro, il corso di abilitazione per i tecnici incaricati in qualità di “Esperto in interventi di risanamento radon” promosso dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catanzaro insieme ad Arpacal.

Il corso, che prenderà il via il 30 novembre, proporrà 60 ore di formazione di cui la metà in aula e la metà nei laboratori messi a disposizione dell’Agenzia regionale per l’Ambiente. Il coordinamento scientifico dell’intero corso è affidato a uno dei maggiori esperti nazionali sul gas radon, il fisico Salvatore Procopio, referente del laboratorio di fisica “E. Majorana” di Arpacal.

Oltre a lui, a tenere le lezioni teoriche e pratiche saranno diversi docenti e tecnici esperti in radioprotezione e in agenti fisici della stessa agenzia, del Cnr e di importanti università italiane. Il corso si rivolge non solo agli ingegneri, ma anche agli architetti, ai geometri e ai periti tecnici.

«Il radon è un problema serio perché è dannoso per la salute di tutti i cittadini», ha spiegato il presidente dell’Ordine, Gerlando Cuffaro, presentando il corso.

«Ecco perché – ha concluso – abbiamo ritenuto avviare questo corso assieme ad Arpacal, che ringrazio per l’attenzione e la disponibilità dimostrate. Si tratta di un corso dettagliato, tecnico, altamente scientifico con cui dimostriamo di essere molto attenti ai problemi della salute di tutti i cittadini. Siamo orgogliosi di avviare questa iniziativa».

Il commissario straordinario di ArpacalMichelangelo Iannone, ha ricordato come «le attività di monitoraggio e le campagne di controllo realizzate negli anni da Arpacal rappresentano oggi una base di conoscenza da condividere con il mondo della ricerca e con tutte le figure professionali, in particolare con quelle hanno il compito di assicurare costruzioni e interventi di risanamento per proteggere la salute umana dal rischio radon».

Il corso è stato illustrato, nei dettagli, da Caterina Francesca Dardano referente della Commissione Sicurezza e CTS dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catanzaro per l’iniziativa: «La normativa in vigore dal 2020 – ha detto – impone delle stringenti scadenze: la prima, riferita alle abitazioni, è quella del prossimo 31 dicembre: oltre quella data, tutte le nuove costruzioni dovranno rispettare dei limiti ben determinati quanto a concentrazione media di radon in aria».

«Da qui l’importanza di formare delle figure professionali altamente qualificate – ha concluso – un’esigenza a cui questo corso, grazie al coinvolgimento di Arpacal e dei professionisti che terranno le lezioni, risponde in maniera più che adeguata». (rcz)

Errigo chiede l’intervento dell’Arpacal per la tutela del patrimonio ittico e risorse biologiche nel Sin di Crotone

Il Commissario Straordinario per la Bonifica del Sin di Crotone, Emilio Errigo, ha chiesto l’intervento urgente e necessario di “personale specializzato e qualificato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (Arpacal)” appartenente al Centro Regionale di Strategia Marina e al Centro Regionale Multirischi per la tutela del patrimonio ittico e delle risorse biologiche marine.

La Struttura Commissariale ha coinvolto questi specialisti che operano sul campo con apparecchiature ad alta tecnologia per cooperare, a fini istituzionali, con la Direzione Provinciale Arpacal di Crotone, l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra – Snpa), la Società di Ingegneria Ambientale Sogesid S.p.A., il personale sanitario dell’ASP di Crotone, i militari del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera di Crotone e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Tirreno Meridionale e Ionio Meridionale.

L’intervento richiesto ha come obiettivo la verifica dello stato di compromissione e conservazione delle risorse ittiche e biologiche marine, all’interno dei circa 1.448 ettari di mare interdetti alla pesca da oltre 12 anni (in base all’Ordinanza n. 70/2012 della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Crotone) e delle acque fluviali perimetrate in area Sin (Sito di Interesse Nazionale di Crotone – Cassano – Cerchiara di Calabria). (rkr)

Arpacal: Campioni acque di mare a Lamezia e Gizzeria sono nella norma

L’Arpacal ha rilevato come «i campioni nei Comuni di Lamezia Terme e Gizzeria, analizzati nel Laboratorio bionaturalistico di Arpacal, risultano microbiologicamente nella norma, rivelando una presenza minima sia di Escherichia Coli che di Enterococchi intestinali, e quindi non mettendo in evidenza alcun indice di contaminazione batterica, potenzialmente nociva per l’uomo».

1All’esame al microscopio dei campioni prelevati nella località Marinella di Lamezia Terme – prosegue la nota – risulta una importantissima presenza di Pyramimonas (Foto ), microalga unicellulare assolutamente non tossica e rare altre specie, sempre di microalghe, anch’esse prive di tossicità (Foto ). Il campione prelevato, a distanza di due ore, con il massimo irraggiamento (12:30) è  risultato di 3 miliardi di cellule /litro: il picco, appunto, della proliferazione algale quello in cui più forte ed evidente si manifesta il fenomeno».

«Le indagini dei parametri chimici riguardo ai nutrienti, sullo stesso punto di campionamento – è stato precisato – richiedono ancora tempo per essere processati e validati. Le analisi, di qualunque natura siano, richiedono infatti tempi precisi legati al metodo ed alla successiva validazione. Un indice di correttezza delle procedure, ed una garanzia sulla fondatezza del dato analitico che viene comunicato solo dopo opportune e minuziose verifiche».

«La colorazione delle acque, in presenza di proliferazione algale – conclude la nota – è contrariamente a quello che si potrebbe pensare, indubbiamente un effetto diretto di processi causati, nel tempo, dalle attività umane».

Bruni (PD): Preoccupa qualità acque marine lungo la costa tirrenica lametina

La consigliera regionale del PD, Amalia Bruni, ha presentato una interrogazione, a risposta immediata, sulla qualità delle acque marine lungo la costa tirrenica, chiedendo al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, «quali azioni intenda mettere in campo per migliorare la qualità delle acque marine nel tratto di costa compreso tra Lamezia Terme, Pizzo Calabro, Falerna e Nocera Terinese».

La dem, infatti, nell’interrogazione ha segnato «un problema critico che sta emergendo lungo la costa tirrenica calabrese, nel tratto compreso tra Lamezia Terme, Pizzo Calabro, Gizzeria, Falerna e Nocera Terinese», in cui numerosi bagnanti e gestori di lidi balneari – si legge nell’interrogazione – hanno ripetutamente segnalato il degrado delle acque marine, manifestato attraverso un colore verde innaturale, la presenza di schiuma in superficie e un cattivo odore. Questi fenomeni compromettono la fruibilità delle spiagge e la salute dei bagnanti, causando preoccupazione tra i residenti e i turisti».

«La qualità delle acque marine – viene ribadito – è un elemento fondamentale per la tutela dell’ambiente, della salute pubblica e per lo sviluppo turistico della regione Calabria. Acque pulite sono essenziali per prevenire malattie e infezioni tra i bagnanti, garantendo un ambiente sicuro e salutare per residenti e turisti – considera la consigliera democrat -. Inoltre, la qualità delle acque incide direttamente sullo sviluppo turistico della regione: un mare pulito e balneabile attira visitatori, sostiene l’economia locale e favorisce la crescita delle attività turistiche e commerciali. La percezione di un ambiente marino inquinato può invece avere effetti devastanti sull’immagine della regione, riducendo l’afflusso turistico e causando danni economici significativi agli operatori del settore».

«L’Arpacal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria) – ha ricordato – è l’ente deputato al monitoraggio e all’analisi delle acque marine a tutela dei bagnanti, in particolare durante la stagione balneare. È quindi di primaria importanza che l’Arpacal intensifichi i controlli e le analisi per determinare le cause del degrado delle acque e implementi le misure necessarie per risolvere il problema». (rcz)

LE AREE VERDI E BLU SE USATE BENE
SONO EFFICACI CONTRO GLI INCENDI E L’EROSIONE

DI MARIO PILEGGI – Il recente convegno Arpacal  su “il buon uso degli spazi Verdi e Blu per la promozione  della Salute e il benessere del Progetto VeBS, finanziato dal Ministero della Salute, pone l’attenzione sulle specificità del Territorio. E quindi sulla necessità di prevenire l’estendersi del degrado idrogeologico che mette a rischio popolazioni e risorse naturali.

Specificità che rendono la “Calabria una delle regioni con le più vaste aree verdi e blu d’ Europa. Ma sempre con la fragilità del noto “sfasciume pendulo sul mare” di Giustino Fortunato.

Tra le specificità da considerare: la notevole varietà di rocce e suoli, le ingenti disponibilità d’acqua e il diffuso e articolato reticolo idrografico superficiale. Queste, ed altre specificità idro-geomorfologiche, rendono l’insieme del Territorio calabrese un Mosaico di aree verdi e blu

Un prezioso mosaico ricco di geo-diversità e biodiversità, nel centro del Mediterraneo, con un clima molto favorevole e pieno di risorse naturali. Come, ad esempio, i vari giacimenti minerari con oro, argento, rame e tanti altri minerali, noti ed utilizzati fin dall’antichità. 

E come la grande disponibilità di acqua, di ottima qualità, per uso potabile ed anche per uso termale. Sono 20 mila le sorgenti censite nella Regione, con una portata complessiva di oltre 43 mila litri al secondo; disponibilità notevole, che corrisponde ad 1 miliardo e 300 milioni di metri cubi d’acqua.

Nel passato, dal buon uso di queste risorse blu e dal buon uso delle circostanti aree verdi e, quindi, dal mantenimento dell’equilibrio idro-geomorfologico tra i vari tasselli del mosaico, le popolazioni hanno tratto benessere e ricchezze. 

Invece, quando non c’è stato un buon uso delle stesse aree, e si è alterato l’equilibrio tra i tasselli del mosaico, si sono avuti disastri, morti e misera ovunque.

Un esempio della ricchezza e del benessere derivanti dal buon uso delle aree verdi e blu è quello che, a partire dagli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C., ha portato allo straordinario sviluppo socio-economico, culturale e artistico nelle numerose città-stato della Magna Grecia sul Tirreno e sullo Jonio dell’attuale Calabria.

Basta ricordare la opulenza e la ricchezza di Sibari, le sue straordinarie produzioni ed esportazioni di prodotti agricoli come: vino, olio, frutta, legname per la costruzione di navi, ecc. 

Produzioni e ricchezze legate alla ingegnosa capacità di realizzare diffusi sistemi di irrigazione, di canali e di aree verdi e blu, in perfetto equilibrio con gli assetti naturali del territorio costiero, collinare e montano.  

Purtroppo i periodi e gli esempi anche recenti di cattivo utilizzo e distruzione delle aree verdi, e delle rovinose conseguenze, sono molti di più e ricorrenti

Mi limito soltanto a richiamare alla memoria la mappa della diffusione della malaria lungo tutte le coste della Regione. Malaria che, fino ai primi decenni del secolo scorso, era endemica su tutto il perimetro costiero.

Va ricordato che la salubrità e il benessere sulle stesse coste sono ritornate solo dopo le opere di bonifica. Dopo la raccolta e regimazione delle acque. In pratica, solo dopo la realizzazione e il buon uso di tante aree blu e verdi come i preziosi boschi litoranei.   

Una salubrità, riconosciuta anche dai 3 mila medici pediatri italiani e stranieri che, da anni, assegnano alla regione Calabria il primato del maggior numero di bandiere Verdi della Penisola. Un primato che è stato confermato anche per l’attuale stagione. E non solo per l’ampiezza e sicurezza delle spiagge, ma soprattutto per la qualità delle acque marine in gran parte classificate di qualità eccellente.

Qualità confermata dalla ricca biodiversità marina e dalle tantissime specie rare sottoposte a protezione dalle Direttive europee e Convenzione di Rio de Janero

Specie rare rilevate anche: nella Riserva Naturale Foce del Crati”; nell’“Area Marina Protetta Capo Rizzuto”; e nei 5 Parchi marini regionali: “Baia di Soverato”; “Riviera dei Cedri”; “Costa dei Gelsomini”, “Scogli di Isca” e “Fondali di Capocozzo S. Irene Vibo Marina Pizzo Capo Vaticano Tropea”. 

E confermata anche dalle analisi ufficiali effettuate sulle acque di balneazione. Analisi che hanno certificato l’idoneità su ben 650 Km di spiagge. Una disponibilità che supera l’insieme di sette regioni.    

In pratica, la lunghezza delle aree idonee per fare un bagno in sicurezza, in Calabria supera quella dell’insieme delle regioni: Veneto, Emilia-Romagna, Friuli, Abruzzo, Molise, Marche e Basilicata.

Ampie spiagge naturali, che si alternano a tratti di costa frastagliata, con baie e calette formate da rocce di tutte ere geologiche. Dove, ad esempio, è possibile toccare i fossili marini che documentano la presenza nei nostri mari di specie tipiche di mari freddi e caldi e, quindi, dei cambiamenti climatici del passato geologico.

Una grande varietà di spiagge in un contesto caratterizzato: – da estesi rilievi collinari e montuosi; – da suoli fertilissimi e abbondanti disponibilità di risorse idriche che ospitano e nutrono la straordinaria varietà di esseri viventi presenti: nei 3 Parchi Nazionali:  dell’Aspromonte, del Pollino e della Sila;  nei 2 Parchi Regionali: delle Serre e della Valle del Coriglianeto;  nelle Riserve Naturali Regionali: “Vergari”; “Valli Cupe”,  “Foce del Fiume Mesima ”; e in particolare nelle preziose aree blu sul fiume Crati, il più grande della Regione, le Riserve Naturali Regionali  “Lago di Tarsia” e  “Foce del Fiume Crati” dove  nei giorni scorsi è stata registrata anche la presenza di un Cigno Reale.

Contesto nel quale sono stati individuati e delimitati i 131 habitat marini e terrestri riportati nella “Carta Natura” della Calabria 

Sulla straordinaria varietà dei paesaggi costieri è da ribadire che alcuni di essi sono formati da rocce granitiche generate dallo stesso magma che ha generato le più note e ambite coste della Sardegna, e dalle quali sono state separate, a causa dei rilevanti movimenti della crosta terrestre, iniziati circa dieci milioni di anni fa con l’apertura del bacino del Mar Tirreno.

Questi tratti costieri con spiagge bianche simili a quelle della Maddalena, si osservano nel Sito d’Interesse Comunitario: “Zona Costiera fra Briatico e Nicotera” e nella Zona Speciale di Conservazione “Scogliera di Staletti” con le rinomate spiagge di Copanello, Caminia e Pietragrande.

Altri tratti di costa, formati da rocce di antichissima formazione e unici nel resto della Penisola, si trovano in corrispondenza di altre Zone Speciali di Conservazione come i “Fondali di Iscae i “Fondali di Scilla”.

Caratteri geomorfologici e colori differenti caratterizzano le spiagge di altre “Zone Speciali di Conservazione” come quella di “Capo Colonna” e del “Promontorio di Capo Rizzuto”. Spiagge ancora diverse sono presenti nelle Zone Speciali di Conservazione, come la gariga costiera su ciottoli di “Montegiordano Marina”, l’Oasi di Scolacium e le varie Dune come: le “Dune Marinella”, le “Dune di Guardavalle”, le “Dune dell’Angitola”

Di grande interesse naturalistico e storico-scientifico anche gli habitat di altre aree blu come la laguna retrodunale della Zona Speciale di Conservazione di “Saline Ioniche”; della “Palude di Imbutillo” e del “Lago la Vota”. 

Può favorire il buon uso delle aree verdi e blu considerare che, sulle rocce che le ospitano, si possono osservare i segni e la evoluzione del paesaggio circostante. Come i terrazzi marini, formati dalle antiche spiagge che, dal livello del mare, sono state sollevate e spinte fino a quote superiori ai mille metri, durante l’ultima era geologica.

Come si possono osservare gli effetti dei cambiamenti climatici più recenti e storicamente documentati. Effetti che hanno condizionato fortemente la qualità della vita delle popolazioni.

Di rilevante interesse Storico e Scientifico, e ben documentati sulle nostre coste, sono gli effetti dei cambiamenti climatici registrati negli ultimi 3 mila anni. Effetti importanti nei periodi con clima più caldo-arido come quello Medioevale che va dall’anno 1.000 al 1.300 e il precedente detto dell’Età romana.  

Effetti ancor più rilevanti nei tre periodi di clima più freddo-umido e piovoso. In particolare, durante quello più recente della “Piccola Età Glaciale, dal 1500 al 1850, con effetti disastrosi su coste e tutti i centri abitati della Regione proprio a causa del cattivo uso delle aree verdi e blu. 

Così come va ricordata la specificità della composizione mineralogica di varie spiagge e habitat dove sono state rilevate concentrazioni significative di minerali anche d’interesse dal punto di vista industriale come, ad esempio, Magnetite, Granati, Ilmenite, Rutilio; e anche di altri minerali di interesse nucleare come: ortite, zircone e Monazite.  

In alcune spiagge come, ad esempio, quelle di Capo Vaticano e del comune di Montauro è abbondante la presenza della Monazite che è un minerale ricco di elementi di terre rare e che altera i valori di radioattività senza alcuna rilevanza sanitaria.   In proposito è da ribadire che, al contrario di quanto percepito e sospettato a seguito di allarmanti e fuorvianti servizi televisivi, non esiste alcuna contaminazione radioattiva di tipo artificiale o antropica. Come evidenziato nel Rapporto dell’Arpacal del 2017.

E non esiste alcuna contaminazione nel resto della Regione. Come certificato, nel 1997 dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel rapporto “La Radioattività̀ Ambientale sulle coste delle Regione Calabria”. Redatto dopo approfondite indagini e controlli, eseguiti dalle massime autorità militari e scientifiche nazionali su tutte le spiagge, sul pescato e le acque marine della Calabria. 

Va ricordato che a decidere queste indagini fu Mario Signorino, primo Presidente dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, ora Ispra, e fondatore di “Amici della Terra Italia”.

Paradossalmente, chissà perché, c’è ancora qualcuno che sospetta la presenza di contaminazione, proprio nell’unica Regione d’Italia nella quale è stata dimostrata e certificata l’assenza di contaminazione nei mari, nelle spiagge e nel pesce pescato sull’intero perimetro costiero.

Un’ultima considerazione sul buon uso delle aree blu e la necessità della loro implementazione per contrastare la piaga degli incendi che distruggono aree verdi, foreste e boschi, cioè quella vegetazione necessaria per stabilizzare il suolo,  prevenire l’erosione e per favorire l’infiltrazione delle acque piovane per la ricarica delle falde acquifere.

In pratica, il buon uso degli spazi Verdi e Blu, utile ovunque per promuovere Salute e benessere, per il mosaico di verde e blu della Calabria è anche una necessità per mettere in sicurezza le popolazioni e promuovere l’uso sostenibile delle ingenti risorse naturali disponibili. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio nazionale Amici della Terra]

TROPEA (VV) – Mercoledì l’evento per promuovere la salute attraverso gli spazi verdi e blu

Mercoledì 3 luglio, a Tropea, dalle 9, nella Sala Convegni di Villa Paola, si terrà l’evento di presentazione del progetto VeBS – Il buon uso degli spazi Verdi e Blu per la promozione della Salute e del benessere dell‘Arpacal.

Il progetto è coordinato scientificamente dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e ha come capofila la Regione Calabria. Sono coinvolte sette Unità Operative, tra cui l’Ispra, Arpa Calabria, Apae Emilia-Romagna, Dipartimento di Epidemiologia SSR Regione Lazio – Asl Roma1, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università di Bologna, Consorzio Interuniversitario Nazionale per le Scienze Ambientali, e ArtaAbruzzo.

VeBS mira a migliorare la gestione degli spazi verdi e blu, riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come fondamentali per la salute e il benessere. Avviato nel 2023 e con completamento previsto per il 2026, il Progetto è finanziato dal Piano Nazionale per gli investimenti Complementari (Pnc) al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Si concentra sulla promozione di ricerca applicata con approcci multidisciplinari nelle aree di salute, ambiente e clima, con il Ministero della Salute, Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, come soggetto attuatore.

L’occasione offrirà un’opportunità preziosa poiché unisce attorno allo stesso tavolo tutte le istituzioni anche associative per discutere sulle infrastrutture verdi (parchi, giardini) e blu (canali, fiumi, specchi d’acqua) e il loro ruolo nel migliorare la qualità della vita nelle aree urbane e periurbane. In particolare, si porteranno in evidenza casi studi ed esperienze su come la gestione efficace di queste risorse può massimizzare i benefici per tutta la popolazione, rendendo i territori più sostenibili e resilienti in linea con l’approccio One Health.

Si parte con i saluti di Vito TurcoRoberto MicucciAntonio Calenda, commissari straordinari del Comune di Tropea, Pasqualino Rossi, direzione generale Prenvenzione Sanitaria – Direttore Uff. 4 ministero della Salute, Marco Martuzzi, dell’istituto Superiore della Sanità, Stefano Laporta, presidente dell’Ispra e del consiglio Snpa, Giuseppe Bortone, direttore generale Arpa Emilia Romagna, Maurizio Dionisio, direttore generale Arta Abruzzo.

Introducono Valeria Frittelloni, direttore Dipartimento Val dell’Ispra, Giacinto Ciappetta, Arpacal.

Intervengono Gianpiero di Francesco, ministero della Salute, Sisto Milito, Regione Calabria, Maria Siclari, Ispra, Michelangelo Iannone, Arpa Calabria, Manuela De Sario, Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale Asl Roma 1, Nelson Marmiroli, Cinsa, Marco Domenicali, Università di Bologna, Annamaria Colacci, Arpa Emilia Romagna, Leonardo Villani, Università Cattolica del Sacro Cuore, Massimo Giusti, Arta Abruzzo, Laura Mancini, Angela Nardin, Aurora Mancini, Ornella Punzo e Luca Avellis, Istituto Superiore di Sanità, Gaia Surya LombardiDoris Zjliac, Università Cattolica del Sacro Cuore. (rvv)

VIBO – Le rassicurazioni di Arpacal su schiuma giallastra nel mare di Bivona

Il sindaco di Vibo, Maria Limardo, ha rassicurato i cittadini in merito alle segnalazioni sul mare sporco nello specchio d’acqua antistante le coste di Vibo Marina e Bivona, sottolineando che «non si tratta di liquami».

«L’analisi microscopica effettuata dai tecnici del laboratorio bionaturalistico Arpacal del dipartimento provinciale di Reggio Calabria – ha spiegato – sul campione di acque prelevate domenica scorsa nel mare di Bivona dopo le segnalazioni di schiume di colore giallastro, ha evidenziato la presenza di polline di pinaceae. Certamente non bello da vedere ma neanche preoccupante».

«Nel frattempo, l’amministrazione comunale – ha proseguito – per quanto di propria competenza, tiene costantemente sotto controllo le stazioni di sollevamento, che vengono monitorate quotidianamente. Per scrupolo, non appena ricevute le suddette segnalazioni, abbiamo chiesto alla ditta un ulteriore controllo dal quale è emersa la perfetta funzionalità dell’impianto».

«Ringrazio l’assessore Bruni per avere tenuto costanti rapporti con Arpacal – ha concluso – e l’assessore Corrado per essersi tempestivamente attivata con la ditta che gestisce gli impianti di depurazione». (rvv)

Giornata del Mare, Arpacal: Il mare è un trattato di pace

In occasione della Giornata nazionale del Mare e della cultura marinaraArpacal ha aderito alle iniziative promosse dalla Lega Navale Italiana, in collaborazione col ministero dell’Istruzione e del Merito, Marina Militare, le Capitanerie di Porto-Guardia Costiera,  le associazioni e le istituzioni locali.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di mettere il mare al centro dell’attenzione della popolazione generale ed in particolare dei giovani, avvicinandoli alla cultura e alle attività che in mare svolgono.

Per l’occasione, Arpacal sarà presente allo stand della Lega navale e parteciperà con il biologo marino Francesco Cicero, a un focus scientifico promosso dalla Lega Navale Italiana di Reggio Calabria, per riflettere sul ruolo del mare come risorsa naturale di primario valore in una regione come la Calabria, a vocazione marittima.

Nel corso della sessione dedicata ai fondali del mare nell’area dello Stretto, saranno illustrate le attività di monitoraggio dell’Arpacal, con particolare richiamo alla Posidonia oceanica che svolge una funzione protettiva dei fondali e per la biodiversità. L’attenzione inoltre verrà rivolta ai monitoraggi svolti nel periodo estivo sulla presenza di microalghe potenzialmente tossiche nella matrice acque e macroalghe, con uno sguardo sulla scoperta di specie non indigene nelle coste calabresi.
Allo stand della LNI, per Arpacal saranno presenti il Commissario straordinario Michelangelo Iannone con la direttrice Francesca Pedullà con i tecnici del Servizio Acque del Dipartimento Arpacal di Reggio Calabria, Stefano Morabito e Emanuela Caloiero.
All’evento che avrà inizio alle ore 11.00 nell’Arena dello Stretto, si svolgerà, inoltre, la premiazione del concorso nazionale “La cittadinanza del Mare” con il Ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara e il Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera, Amm. Isp. Capo Nicola Carlone(rrc)

LE AMMINISTRAZIONI CALABRESI AGISCANO
PER UNA MAGGIORE TUTELA DELLA NATURA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Oggi, più che mai, è fondamentale «agire per tutelare l’ambiente muovendosi nel quadro legislativo vigente nell’interesse della collettività», oltre che «è indispensabile uno stop deciso delle capitozzature, delle potature drastiche e dei tagli ingiustificati delle alberature».  È imperativo l’appello lanciato da Legambiente Calabria, chiedendo alle amministrazioni una «maggiore tutela e rispetto della natura».

«Nell’epoca dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorici estremi –  ha spiegato l’Associazione – è ancora più doveroso e sensato che le amministrazioni comunali effettuino la gestione del verde urbano ed in particolare le potature degli alberi  in maniera corretta. Il rispetto della Natura dovrebbe essere la base della civiltà umana e dovrebbe anche apparire evidente che solo un albero ben curato fornisce adeguati servizi ecosistemici ed è in grado di resistere a situazioni climatiche estreme, evitando ad esempio le rotture delle ramificazioni a seguito di forti venti, nevicate o violenti temporali. Purtroppo assistiamo ogni anno ad una devastazione del verde pubblico che, in molti comuni calabresi, sembra essere gestito con superficialità e incompetenza».

«Negli ultimi giorni – viene spiegato – i circoli di Legambiente Calabria hanno ricevuto diverse segnalazioni, l’ultima in ordine di arrivo da parte della minoranza consiliare del Comune di Jacurso (Cz), in merito alla capitozzatura ed alla potatura drastica delle alberature. Riteniamo quindi necessario ribadire la necessità ed importanza dell’adozione, da parte delle amministrazioni, delle giuste regole di potatura e gestione degli alberi, così come importante è “la comunicazione mediatica e l’educazione di amministratori e residenti per ridare dignità all’albero e al suo valore ambientale e sociale” da inserire nei regolamenti del verde pubblico e privato e da far osservare in maniera rigorosa».

«Troppo spesso, infatti – continua la nota – anche nei Comuni che hanno adottato regolamenti ad hoc, stiamo assistendo a tagli radicali di piante non giustificati da impellenti rischi per le persone e le cose come è accaduto di recente a San Giovanni in Fiore (CS). Molto grave il caso di Rende (CS) dove, con la netta opposizione di diverse associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, prosegue da mesi l’abbattimento di alberi ad alto fusto con la motivazione paradossale di “riqualificare” i luoghi».

Legambiente Calabria «ricorda a tutte le amministrazioni calabresi – viene evidenziato – che la redazione dei regolamenti del verde pubblico e privato in ambito urbano è obbligatoria sin dal 2010 e che in caso di taglio per motivi di sicurezza pubblica le relative motivazioni devono essere stabilite da una relazione tecnica che ne attesti l’effettiva necessità».

«La recente Legge regionale 7 febbraio 2024, n. 7 “Norme in materia di valorizzazione delle aree verdi e delle formazioni vegetali in ambito urbano, all’ Art. 6 (Linee operative per gli enti locali. Obblighi e divieti) – ha ricordato l’Associazione – afferma testualmente: “I Comuni sono tenuti ad osservare i seguenti divieti: capitozzare, abbattere, eradicare, danneggiare alberi e siepi”. Il decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare del 10 marzo 2020 contiene, invece, i criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde (Cam)».

«È necessario, in base alla vigente normativa – ha proseguito l’Associazione – “evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione” intendendosi per “capitozzatura” il “drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino ad arrivare in prossimità di questi ultimi (Fonte linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile a cura del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare-Comitato per lo sviluppo del verde urbano)».

«A tal fine – ha concluso Legambiente – appare opportuno prevedere requisiti minimi di competenza posseduti dal personale che svolge il servizio e di formazione continuativa degli operatori che garantisca la qualità del servizio nel tempo. Tutti i criteri ambientali minimi, poi, sono improntati alla salvaguardia della fauna selvatica: “Le attività di manutenzione, soprattutto dei parchi suburbani e di aree a forte valenza ambientale, devono essere eseguite creando il minore disturbo e danno alla fauna presente nell’area”».

Un’attenzione che tutti gli amministratori dovrebbero avere, considerando il vasto patrimonio ambientale che la Calabria possiede e le numerose attività di pulizia e tutela operate dalle Associazioni che, tuttavia, da sole non bastano. Sicuramente, il protocollo siglato tra Assocultura, Arpacal e Sigea per la tutela dell’ambiente e della Cultura, è un passo avanti, oltre che il primo del suo genere, dato che unendo le competenze di un’associazione culturale, un’agenzia ambientale e una piattaforma tecnologica, andrà a creare un quadro completo e sinergico per affrontare le sfide attuali legate alla sostenibilità.

Non meno importante, il recente protocollo d’intesa sottoscritto tra Calabria Verde e Arpacal, volto alle verifiche di balneazione e corsi d’acqua.

Un protocollo che vedrà i due Enti impegnati «in un monitoraggio sui tratti costieri calabresi – ha spiegato il dirigente del settore Ambiente, Salvatore Siviglia – per individuare gli elementi di criticità e, contestualmente, affrontare e risolvere le situazioni di inquinamento. Questo esperimento proseguirà ora su tutti i 106 Comuni costieri consentendo al Dipartimento ambiente, all’Arpacal e a Calabria Verde di mettere in piedi un sistema di osservazione e controllo dei potenziali carichi inquinanti che si riversano in mare».

«Grazie all’interazione tra questi organismi regionali ci sarà la possibilità di effettuare un monitoraggio puntuale di tutte le aree costiere balneabili della Calabria», ha spiegato il commissario di Arpacal, Michelangelo Iannone.

Un protocollo necessario – ha spiegato il direttore generale di Calabria Verde, Giuseppe Oliva – per proseguire nel processo di riqualificazione del comparto della sorveglianza idraulica. Con il supporto della Regione e di Arpacal lavoreremo per un migliore e più proficuo impiego del nostri lavoratori che, grazie alla delibera di Giunta regionale numero 668, hanno acquisito ulteriori funzionalità all’interno del servizio di sorveglianza idraulica». (ams)

Arpacal: Servizi metereologici, climatici e idrologici importanti per affrontare le sfide

Domani, 23 marzo, è la Giornata mondiale della Meteorologia. Una data fondamentale istituita nel 1961 per ricordare la nascita dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale il 23 marzo 1950, l’occasione vale a tenere presente il contributo che i Servizi Meteorologici e Idrologici delle diverse nazioni offrono per la  sicurezza e benessere dei cittadini.

Per l’occasione, l’Arpacal, la prima Agenzia per la Protezione dell’Ambiente del meridione ad avere  funzioni di  Ente Meteo e, con il suo Centro Regionale Funzionale Multirischi, è il primo anello della catena del Sistema di allertamento meteo-idrogeologico ed idraulico regionale, ha voluto sottolineare l’importanza dei servizi meteorologici, climatici e idrologici, come quelli presenti anche in Calabria al Centro Funzionale dell’Ente, «che ci aiuteranno ad affrontare le sfide associate e a cogliere le opportunità».

Il Centro Funzionale Multirischi dell’agenzia, infatti, elabora le così dette “allerte meteo” h 24 e 365 giorni all’anno, e le invia alla Protezione Civile regionale che le diffonde a tutti gli Enti ed Organizzazioni che compongono il Sistema di protezione civile regionale.

Nel nostro paese il Sistema Meteorologico Nazionale è composto dall’Agenzia ItaliaMeteo, che in raccordo con gli Enti meteo italiani ed in connessione con il mondo della ricerca, la scuola e le associazioni, ha lo scopo di rispondere alle esigenze di soggetti pubblici e privati nel settore della meteo-climatologia e nell’ambito della previsione e del monitoraggio meteo-marino.

Ma di cosa si occupano la meteorologia e la climatologia?

Si occupano dei fenomeni che avvengono in atmosfera e delle interazioni che quest’ultima ha con il suolo e il mare. Ciò che le differenzia sono le scale di tempo: la meteorologia lavora su scale temporali relativamente brevi (dall’ora alla stagione), per le quali studia, monitorizza, analizza e prevede i fenomeni che avvengono in un dato tempo e luogo. La climatologia, invece,opera su scale temporali più lunghe (almeno trent’anni), per le quali valuta l’insieme delle condizioni meteorologiche medie di un territorio, studia i processi dinamici che le modificano e cerca di stimare l’entità di tali modifiche.

Perché la meteorologia è importante?

Il tema della meteorologia e della climatologia, ancora di più alla luce dei cambiamenti climatici in atto, è un tema importantissimo nel quale l’Agenzia ha investito e sta investendo molto. Il nostro tempo, il clima e il ciclo dell’acqua saranno diversi in futuro rispetto al passato. I servizi meteorologici, climatici e idrologici come quelli presenti anche in Calabria, in primis il Centro Funzionale dell’Arpacal, ci aiuteranno ad affrontare le sfide associate e a cogliere le opportunità

Per un’informazione puntuale,  è stato realizzato il nuovo portale AllertaCal rivolto ai cittadini ed agli operatori del settore, che ha lo scopo di diffondere la conoscenza del livello di allerta presente nelle diverse zone della Calabria, mettendo, inoltre, a disposizione il vastissimo patrimonio di dati meteo-climatici giornalmente raccolti dalla vasta rete di monitoraggio regionale.

Arpacal, inoltre, sta ampliando l’attuale rete di monitoraggio con l’aggiornamento delle attuali 180 stazioni e l’aggiunta di ulteriori 80  che renderanno ancora più capillare il monitoraggio elevando la tutela della sicurezza dei cittadini. (rcz)