BALNEAZIONE, IN CALABRIA C’È CARENZA
DI INFORMAZIONE SULL’INQUINAMENTO

di MARIO PILEGGIMentre sui social si rileva il proliferare di commenti, proteste e pareri di “esperti tuttologi” dei mari della Calabria, si continua ad ignorare la necessità di informarsi e di essere informati sulla qualità delle acque marine di balneazione in ogni punto delle coste dell’Unione Europea per come imposto alle istituzioni locali e nazionali dalla normativa vigente.

In particolare, per garantire la tutela della salute pubblica, non può essere ignorato che il tratto costiero, segnalato da Arpacal al Sindaco di Lamezia per la presenza di Escherichia coli in quantità superiore ai limiti imposti dalla normativa vigente per la idoneità alla balneazione, è localizzato fuori del territorio comunale di Lamezia Terme.

Com’è noto il Sindaco di Lamezia Terme, “ravvisata l’inderogabile esigenza di tutelare la salute pubblica” ha emesso l’Ordinanza N. 29 del 25/06/2025 avente per oggetto il Divieto temporaneo di balneazione nel  tratto costiero “Lido Marinella – ID 16001”.

In realtà, sul Portale delle acque di balneazione del Ministero della Salute, lo stesso tratto costiero è localizzato con dettagliate coordinate geografiche all’interno del comune di Gizzeria ma non risulta nell’elenco delle “Aree adibite alla balneazione” dello stesso comune.

Per come ripetutamente evidenziato dagli Amici della Terra e da questo quotidiano, lo stesso tratto  “Lido Marinella” IT018079160001, ubicato nel territorio comunale di Gizzeria, compare invece nell’elenco delle “Aree adibite alla balneazione del comune di Lamezia Terme.

Ma c’è di più: nel mentre era in vigore l’Ordinanza di divieto di balneazione per inquinamento, lo stesso tratto di spiaggia “Lido Marinella” nelle mappe del Ministero della salute e dell’Unione Europea, veniva indicato balneabile e con acque di qualità eccellenti.

Questo guazzabuglio derivante dalle imprecisioni da parte dei comuni, della Regione, dell’Arpacal e del Ministero della Salute sulla localizzazione delle aree di balneazione, oltre a non garantire la tutela della salute dei bagnanti, ha suscitato allarme e preoccupazioni nei cittadini del comune di Lamezia Terme in realtà non interessato dal divieto. 

Preoccupazioni particolarmente avvertite e pubblicamente manifestate dal Presidente del “Consorzio Marinella” con 600 unità abitative nel quartiere residence Marinella di Lamezia Terme. Preoccupazione, nei giorni scorsi non fondata perché il tratto di spiaggia utilizzato dai residenti del Consorzio “Marinella” come quello del lungomare di Lamezia Terme, ricadono nell’Area adibita alla balneazione denominata “Località Cafaroneche dal primo maggio risulta, senza soluzione di continuità, balneabile e di qualità eccellente.

In pratica, il divieto di balneazione posto in corrispondenza dei 1.167 metri di spiaggia del comune di Gizzeria, invece di essere percepito dai bagnanti del comune interessato, ha determinato preoccupazioni e allarme nei cittadini del comune di Lamezia Terme.

Imprecisioni, incongruenze e carenze sono presenti in altri tratti di costa dei comuni bagnati dal Tirreno e dallo Jonio calabrese.

D’altra parte, anche in piena stagione balneare lungo i 670 chilometri di costa adibita alla balneazione non è per niente facile individuare dove sono localizzati i 649 punti di prelievo di ogni tratto costiero della Regione. Come risulta difficile individuare dove inizia e dove termina il divieto permanente di balneazione per inquinamento esistente su numerosi tratti di spiaggia che complessivamente raggiungono varie decine di chilometri.

Va ribadito che per ogni singolo tratto, adibito e non adibito alla balneazione c’è l’obbligo di garantire la tempestiva informazione sulla condizione del litorale, delle acque marine e di ogni altro dato, aspetto e fenomeno che può incidere sulla stessa condizione. Informazione necessaria sia per evitare rischi alla salute dei bagnanti sia per garantire la diffusione delle conoscenze su dinamiche e cause dell’inquinamento e consentire ai cittadini di pretendere i necessari interventi di risanamento da parte degli Enti preposti. Informazione che deve essere assicurata, con modalità indicate da precise norme e dettagliate direttive dell’Unione europea. Modalità che, tra l’altro, prevedono specifica cartellonistica da esporre come si fa in molte regioni dotate anche di specifici siti web aggiornati in tempo reale. 

In Calabria si continua con le “carenze informative” denunciate nelle Relazioni sull’inquinamento delle acque di balneazione della Corte dei Conti e in tutti i Rapporti sullo Stato di Salute dei Mari degli Amici della Terra. (mp)

[Mario Pileggi, geologo del Consiglio nazionale Amici della Terra]

Arpacal comunica lo stato di allerta arancione per oggi

In conseguenza dell’avviso di condizioni meteo avverse emanato dalla Protezione Civile Nazionale, in data 25 marzo 2026 e dei valori di pioggia attesi che prevedevano fino ad un massimo di 60 mm in 6 ore, il Centro Funzionale Multischi dell’Arpacal ha comunicato lo stato di allerta arancione per il 27 marzo 2025.

Tali previsioni si sono effettivamente riscontrate nei valori di pioggia caduti in 22 comuni mentre i fenomeni precipitativi persistenti e localmente intensi hanno causato disagi alla viabilità e smottamenti che hanno portato alla chiusura di un tratto di strada statale 18 nel Vibonese.

Nella dichiarazione dello stato di allerta, il Centro Funzionale Multirischi di Arpacal spiega che negli eventi di pioggia si devono considerare anche gli effetti al suolo e delle condizioni geologiche della Calabria, nota per la sua fragilità, con il 60% circa del territorio posto al di sopra della quota di 300 metri s.l.m. solcato da oltre 1000 bacini idrografici. Nella regione, infatti, sono attualmente censiti 15221 kmq di area a rischio frana, sulla base del catalogo IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) dell’Ispra, di cui ben 8.000 frane insistono su centri abitati (fonte PAI).

Analoga situazione vige per i numerosi corsi d’acqua, in cui gli aspetti idrologici ed idraulici con elevate pendenze dell’alveo, sovralluvionamenti e frane presenti in quasi tutti i bacini possono indurre condizioni di pericolosità anche elevata, senza considerare l’impatto antropico sul territorio, che già determina un insieme di aspetti critici(Progetto di Piano Stralcio Distretto Appennino Meridionale).

Su tali basi, quindi, vengono valutati gli effetti al suolo che gli eventi piovosi potrebbero produrre, in modo da tener conto degli scenari di rischio.

In allegato, la Nota del Centro Funzionale Multirischi di ArpaCal con alcune tabelle rappresentative dello scenario monitorato. (rcz)

Arpacal al workshop internazionale sul trattamento delle acque reflue

Michelangelo lannone, direttore Generale di Arpacal, ha preso parte al workshop internazionale “Trattamento delle acque reflue e recupero delle acque. Strategia per combattere la carenza idrica e la desertificazione”, svoltosi il 12 febbraio.

Il workshop è stato organizzato o nell’ambito del Progetto promosso dal Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistic a(Dimes) dell’Unical con l’Istituto di ricerca del CNR delle Tecnologie a Membrana, ITM-CNR.

Illustrando le Linee guida fornite dal Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), dal titolo “Il riutilizzo delle acque reflue urbane da impianti di depurazione urbani: ricognizione sui controlli e quadro conoscitivo nazionale”, il direttore di Arpacal si è soffermato sull’importanza delle infrastrutture e dei  controlli che le pratiche di riutilizzo delle acque reflue, in campo agricolo e industriale, richiedono.

«Tenendo conto che la gestione integrata delle risorse idriche è una leva importante per massimizzare l’efficienza e adeguare i prelievi alla scarsità d’acqua, l’implementazione del riutilizzo delle acque reflue – ha spiegato Iannone – richiede interventi strutturali significativi che riguardano la necessità di ammodernare gli impianti di depurazione e di superare le criticità evidenti anche dal numero di procedure di infrazione legate alla depurazione delle acque reflue».

Al fine di supportare la Regione Calabria nella volontà di garantire sicurezza nella gestione delle autorizzazioni previste dalla direttiva europea sul riutilizzo delle acque reflue, Iannone ha, inoltre, illustrato il potenziamento della strumentazione di controllo da parte dei servizi tecnici dell’agenzia.

Illustrando il contributo fornito da Arpacal al documento tecnico SNPA riguardo al riutilizzo delle acque reflue da impianti di depurazione urbani, Iannone ha portato in evidenza l’assenza di pratiche di questo tipo in Calabria precisando che, sulla base dei dati, la priorità è piuttosto quella di investire sull’efficienza della risorsa idrica richiamando l’attenzione sull’acqua, come bene naturale non perennemente reperibile.

Di qui l’esigenza di riconsiderare il recupero ed il riutilizzo delle acque reflue da impiegare opportunamente a seguito di avanzati processi di trattamento. Il tema già individuato nella normativa europea e nazionale porta al centro del sistema legislativo di settore attualmente in particolare evoluzione, la promozione e regolamentazione a livello regionale di una disciplina che stabilisca vincoli specifici nell’obiettivo di assicurare l’utilizzo sicuro delle acque “trattate” nel quadro di una “gestione integrata delle risorse idriche”, nonché di “economia circolare”.

Fino ad oggi, informa il direttore dell’agenzia, il riutilizzo delle acque reflue urbane in Calabria non ha trovato applicazione e solo in alcune Regioni, in particolare lì dove già scarseggia la risorsa idrica per gli usi destinati al consumo umano oppure insistono attività produttive idro-esigenti, la materia del riutilizzo è stata disciplinata. In conclusione, il direttore ha sottolineato l’importanza dei requisiti di qualità posti dalla normativa in vigore – Regolamento UE 2020/741, in vigore dal 26 giugno 2023, che disciplina il riutilizzo irriguo dei reflui urbani – e che possono essere ampliati per preservare gli obiettivi di tutela ambientale. (rcs)

RIFIUTI, IN CALABRIA SI DIFFERENZIA DI PIÙ
IN REGIONE LA RACCOLTA È AL 56,28%

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria si differenzia meglio e sempre di più. Lo dice l’Arpacal con il suo rapporto sulla raccolta differenziata, evidenziando come nella regione si ria registrato un miglioramento negli ultimi tre anni: dal 52,04% si è passati al 56,28%, quattro punti in più.

Si tratta di risultati che «segnano un passo avanti per la sostenibilità ambientale in Calabria, ma richiedono ulteriori interventi per migliorare l’efficienza del sistema rifiuti e raggiungere i target europei», sottolinea l’Arpacal.

Nonostante ciò, i dati sono confortanti: Catanzaro è la provincia con la performance più alta, raggiungendo il 66,40%, Vibo Valentia si colloca al secondo posto con il 61,97%. 

Le Province con maggiori progressi sono: Crotone, che passa dal 35,90% (2021) al 44,49% (2023), con un incremento di quasi 9 punti percentuali e Reggio Calabria (RC) che ha migliorato notevolmente, salendo dal 36,19% (2021) al 44,05% (2023). Stabile la provincia di Cosenza (CS) con il 61,39% che registra una crescita più contenuta ma costante, indicando un già buon livello di partenza.

La produzione complessiva di rifiuti urbani, su una popolazione di 1,838,150 abitanti, è scesa da 739,462 nel 2022 a 732,046.06 tonnellate nel 2023, con una riduzione pro-capite di 398,25 kg per abitante l’anno. La raccolta differenziata è salita dal 54,6% al 56,28%, senza però raggiungere l’obiettivo del 65% previsto dal d.lgs. n.152/2006.

Incidono sul risultato regionale della raccolta differenziata i valori delle provincie di Reggio Calabria (44,05) e Crotone (44,49), entrambe al di sotto delle province di Catanzaro (66,40), Cosenza (61,39) e Vibo Valentia (61,97).

Tra i Comuni capoluogo, Vibo Valentia si distingue con il 69.59%, seguita da Catanzaro con il 69,37 e Cosenza con il 61, mentre Crotone con il 26,97 e Reggio Calabria con il 40,27 abbassano il dato regionale complessivo al 56,28%. A pesare, in particolare, il dato relativo al Comune di Crotone dove si riscontra ancora oggi il valore più basso di raccolta differenziata (26,97%).

Su base comunale, i migliori risultati si sono registrati nella provincia di Catanzaro con Soveria Simeri (89,58%), Gimigliano (89,40%), Sellia (87,14%), Tiriolo (87,03%) e uno in provincia di Cosenza nel Comune di Montegiordano (87,78%).

Infine, uno sguardo alla quantità (in tonnellate) di ciascuna frazione merceologica raccolta nel 2023. La macrocategoria “forsu+verde” (frazione umida e verde) calcolata sul totale della RD, sia in termini numerici che di percentuale, risulta avere il maggiore peso.

Le altre frazioni merceologiche che hanno una maggiore incidenza sono rappresentate in ordine dalla carta e cartoni, dal multimateriale e vetro, con una distribuzione decrescente per le altre tipologie di rifiuti.

«Gli obiettivi fondamentali della normativa ambientale – si legge nella nota –sono costituiti dalla riduzione della quantità dei rifiuti affiancata a una raccolta differenziata efficace mirata alla riduzione della quota destinata a smaltimento in discariche». (ams)

L’Arpacal e Ordine degli Ingegneri insieme per formare esperti nel risanamento dal gas radon

È stato presentato, nella sede dell’Ordine degli Ingegneri di Catanxaro, il corso di abilitazione per i tecnici incaricati in qualità di “Esperto in interventi di risanamento radon” promosso dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catanzaro insieme ad Arpacal.

Il corso, che prenderà il via il 30 novembre, proporrà 60 ore di formazione di cui la metà in aula e la metà nei laboratori messi a disposizione dell’Agenzia regionale per l’Ambiente. Il coordinamento scientifico dell’intero corso è affidato a uno dei maggiori esperti nazionali sul gas radon, il fisico Salvatore Procopio, referente del laboratorio di fisica “E. Majorana” di Arpacal.

Oltre a lui, a tenere le lezioni teoriche e pratiche saranno diversi docenti e tecnici esperti in radioprotezione e in agenti fisici della stessa agenzia, del Cnr e di importanti università italiane. Il corso si rivolge non solo agli ingegneri, ma anche agli architetti, ai geometri e ai periti tecnici.

«Il radon è un problema serio perché è dannoso per la salute di tutti i cittadini», ha spiegato il presidente dell’Ordine, Gerlando Cuffaro, presentando il corso.

«Ecco perché – ha concluso – abbiamo ritenuto avviare questo corso assieme ad Arpacal, che ringrazio per l’attenzione e la disponibilità dimostrate. Si tratta di un corso dettagliato, tecnico, altamente scientifico con cui dimostriamo di essere molto attenti ai problemi della salute di tutti i cittadini. Siamo orgogliosi di avviare questa iniziativa».

Il commissario straordinario di ArpacalMichelangelo Iannone, ha ricordato come «le attività di monitoraggio e le campagne di controllo realizzate negli anni da Arpacal rappresentano oggi una base di conoscenza da condividere con il mondo della ricerca e con tutte le figure professionali, in particolare con quelle hanno il compito di assicurare costruzioni e interventi di risanamento per proteggere la salute umana dal rischio radon».

Il corso è stato illustrato, nei dettagli, da Caterina Francesca Dardano referente della Commissione Sicurezza e CTS dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catanzaro per l’iniziativa: «La normativa in vigore dal 2020 – ha detto – impone delle stringenti scadenze: la prima, riferita alle abitazioni, è quella del prossimo 31 dicembre: oltre quella data, tutte le nuove costruzioni dovranno rispettare dei limiti ben determinati quanto a concentrazione media di radon in aria».

«Da qui l’importanza di formare delle figure professionali altamente qualificate – ha concluso – un’esigenza a cui questo corso, grazie al coinvolgimento di Arpacal e dei professionisti che terranno le lezioni, risponde in maniera più che adeguata». (rcz)

Errigo chiede l’intervento dell’Arpacal per la tutela del patrimonio ittico e risorse biologiche nel Sin di Crotone

Il Commissario Straordinario per la Bonifica del Sin di Crotone, Emilio Errigo, ha chiesto l’intervento urgente e necessario di “personale specializzato e qualificato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (Arpacal)” appartenente al Centro Regionale di Strategia Marina e al Centro Regionale Multirischi per la tutela del patrimonio ittico e delle risorse biologiche marine.

La Struttura Commissariale ha coinvolto questi specialisti che operano sul campo con apparecchiature ad alta tecnologia per cooperare, a fini istituzionali, con la Direzione Provinciale Arpacal di Crotone, l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra – Snpa), la Società di Ingegneria Ambientale Sogesid S.p.A., il personale sanitario dell’ASP di Crotone, i militari del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera di Crotone e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Tirreno Meridionale e Ionio Meridionale.

L’intervento richiesto ha come obiettivo la verifica dello stato di compromissione e conservazione delle risorse ittiche e biologiche marine, all’interno dei circa 1.448 ettari di mare interdetti alla pesca da oltre 12 anni (in base all’Ordinanza n. 70/2012 della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Crotone) e delle acque fluviali perimetrate in area Sin (Sito di Interesse Nazionale di Crotone – Cassano – Cerchiara di Calabria). (rkr)

Arpacal: Campioni acque di mare a Lamezia e Gizzeria sono nella norma

L’Arpacal ha rilevato come «i campioni nei Comuni di Lamezia Terme e Gizzeria, analizzati nel Laboratorio bionaturalistico di Arpacal, risultano microbiologicamente nella norma, rivelando una presenza minima sia di Escherichia Coli che di Enterococchi intestinali, e quindi non mettendo in evidenza alcun indice di contaminazione batterica, potenzialmente nociva per l’uomo».

1All’esame al microscopio dei campioni prelevati nella località Marinella di Lamezia Terme – prosegue la nota – risulta una importantissima presenza di Pyramimonas (Foto ), microalga unicellulare assolutamente non tossica e rare altre specie, sempre di microalghe, anch’esse prive di tossicità (Foto ). Il campione prelevato, a distanza di due ore, con il massimo irraggiamento (12:30) è  risultato di 3 miliardi di cellule /litro: il picco, appunto, della proliferazione algale quello in cui più forte ed evidente si manifesta il fenomeno».

«Le indagini dei parametri chimici riguardo ai nutrienti, sullo stesso punto di campionamento – è stato precisato – richiedono ancora tempo per essere processati e validati. Le analisi, di qualunque natura siano, richiedono infatti tempi precisi legati al metodo ed alla successiva validazione. Un indice di correttezza delle procedure, ed una garanzia sulla fondatezza del dato analitico che viene comunicato solo dopo opportune e minuziose verifiche».

«La colorazione delle acque, in presenza di proliferazione algale – conclude la nota – è contrariamente a quello che si potrebbe pensare, indubbiamente un effetto diretto di processi causati, nel tempo, dalle attività umane».

Bruni (PD): Preoccupa qualità acque marine lungo la costa tirrenica lametina

La consigliera regionale del PD, Amalia Bruni, ha presentato una interrogazione, a risposta immediata, sulla qualità delle acque marine lungo la costa tirrenica, chiedendo al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, «quali azioni intenda mettere in campo per migliorare la qualità delle acque marine nel tratto di costa compreso tra Lamezia Terme, Pizzo Calabro, Falerna e Nocera Terinese».

La dem, infatti, nell’interrogazione ha segnato «un problema critico che sta emergendo lungo la costa tirrenica calabrese, nel tratto compreso tra Lamezia Terme, Pizzo Calabro, Gizzeria, Falerna e Nocera Terinese», in cui numerosi bagnanti e gestori di lidi balneari – si legge nell’interrogazione – hanno ripetutamente segnalato il degrado delle acque marine, manifestato attraverso un colore verde innaturale, la presenza di schiuma in superficie e un cattivo odore. Questi fenomeni compromettono la fruibilità delle spiagge e la salute dei bagnanti, causando preoccupazione tra i residenti e i turisti».

«La qualità delle acque marine – viene ribadito – è un elemento fondamentale per la tutela dell’ambiente, della salute pubblica e per lo sviluppo turistico della regione Calabria. Acque pulite sono essenziali per prevenire malattie e infezioni tra i bagnanti, garantendo un ambiente sicuro e salutare per residenti e turisti – considera la consigliera democrat -. Inoltre, la qualità delle acque incide direttamente sullo sviluppo turistico della regione: un mare pulito e balneabile attira visitatori, sostiene l’economia locale e favorisce la crescita delle attività turistiche e commerciali. La percezione di un ambiente marino inquinato può invece avere effetti devastanti sull’immagine della regione, riducendo l’afflusso turistico e causando danni economici significativi agli operatori del settore».

«L’Arpacal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria) – ha ricordato – è l’ente deputato al monitoraggio e all’analisi delle acque marine a tutela dei bagnanti, in particolare durante la stagione balneare. È quindi di primaria importanza che l’Arpacal intensifichi i controlli e le analisi per determinare le cause del degrado delle acque e implementi le misure necessarie per risolvere il problema». (rcz)

LE AREE VERDI E BLU SE USATE BENE
SONO EFFICACI CONTRO GLI INCENDI E L’EROSIONE

DI MARIO PILEGGI – Il recente convegno Arpacal  su “il buon uso degli spazi Verdi e Blu per la promozione  della Salute e il benessere del Progetto VeBS, finanziato dal Ministero della Salute, pone l’attenzione sulle specificità del Territorio. E quindi sulla necessità di prevenire l’estendersi del degrado idrogeologico che mette a rischio popolazioni e risorse naturali.

Specificità che rendono la “Calabria una delle regioni con le più vaste aree verdi e blu d’ Europa. Ma sempre con la fragilità del noto “sfasciume pendulo sul mare” di Giustino Fortunato.

Tra le specificità da considerare: la notevole varietà di rocce e suoli, le ingenti disponibilità d’acqua e il diffuso e articolato reticolo idrografico superficiale. Queste, ed altre specificità idro-geomorfologiche, rendono l’insieme del Territorio calabrese un Mosaico di aree verdi e blu

Un prezioso mosaico ricco di geo-diversità e biodiversità, nel centro del Mediterraneo, con un clima molto favorevole e pieno di risorse naturali. Come, ad esempio, i vari giacimenti minerari con oro, argento, rame e tanti altri minerali, noti ed utilizzati fin dall’antichità. 

E come la grande disponibilità di acqua, di ottima qualità, per uso potabile ed anche per uso termale. Sono 20 mila le sorgenti censite nella Regione, con una portata complessiva di oltre 43 mila litri al secondo; disponibilità notevole, che corrisponde ad 1 miliardo e 300 milioni di metri cubi d’acqua.

Nel passato, dal buon uso di queste risorse blu e dal buon uso delle circostanti aree verdi e, quindi, dal mantenimento dell’equilibrio idro-geomorfologico tra i vari tasselli del mosaico, le popolazioni hanno tratto benessere e ricchezze. 

Invece, quando non c’è stato un buon uso delle stesse aree, e si è alterato l’equilibrio tra i tasselli del mosaico, si sono avuti disastri, morti e misera ovunque.

Un esempio della ricchezza e del benessere derivanti dal buon uso delle aree verdi e blu è quello che, a partire dagli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C., ha portato allo straordinario sviluppo socio-economico, culturale e artistico nelle numerose città-stato della Magna Grecia sul Tirreno e sullo Jonio dell’attuale Calabria.

Basta ricordare la opulenza e la ricchezza di Sibari, le sue straordinarie produzioni ed esportazioni di prodotti agricoli come: vino, olio, frutta, legname per la costruzione di navi, ecc. 

Produzioni e ricchezze legate alla ingegnosa capacità di realizzare diffusi sistemi di irrigazione, di canali e di aree verdi e blu, in perfetto equilibrio con gli assetti naturali del territorio costiero, collinare e montano.  

Purtroppo i periodi e gli esempi anche recenti di cattivo utilizzo e distruzione delle aree verdi, e delle rovinose conseguenze, sono molti di più e ricorrenti

Mi limito soltanto a richiamare alla memoria la mappa della diffusione della malaria lungo tutte le coste della Regione. Malaria che, fino ai primi decenni del secolo scorso, era endemica su tutto il perimetro costiero.

Va ricordato che la salubrità e il benessere sulle stesse coste sono ritornate solo dopo le opere di bonifica. Dopo la raccolta e regimazione delle acque. In pratica, solo dopo la realizzazione e il buon uso di tante aree blu e verdi come i preziosi boschi litoranei.   

Una salubrità, riconosciuta anche dai 3 mila medici pediatri italiani e stranieri che, da anni, assegnano alla regione Calabria il primato del maggior numero di bandiere Verdi della Penisola. Un primato che è stato confermato anche per l’attuale stagione. E non solo per l’ampiezza e sicurezza delle spiagge, ma soprattutto per la qualità delle acque marine in gran parte classificate di qualità eccellente.

Qualità confermata dalla ricca biodiversità marina e dalle tantissime specie rare sottoposte a protezione dalle Direttive europee e Convenzione di Rio de Janero

Specie rare rilevate anche: nella Riserva Naturale Foce del Crati”; nell’“Area Marina Protetta Capo Rizzuto”; e nei 5 Parchi marini regionali: “Baia di Soverato”; “Riviera dei Cedri”; “Costa dei Gelsomini”, “Scogli di Isca” e “Fondali di Capocozzo S. Irene Vibo Marina Pizzo Capo Vaticano Tropea”. 

E confermata anche dalle analisi ufficiali effettuate sulle acque di balneazione. Analisi che hanno certificato l’idoneità su ben 650 Km di spiagge. Una disponibilità che supera l’insieme di sette regioni.    

In pratica, la lunghezza delle aree idonee per fare un bagno in sicurezza, in Calabria supera quella dell’insieme delle regioni: Veneto, Emilia-Romagna, Friuli, Abruzzo, Molise, Marche e Basilicata.

Ampie spiagge naturali, che si alternano a tratti di costa frastagliata, con baie e calette formate da rocce di tutte ere geologiche. Dove, ad esempio, è possibile toccare i fossili marini che documentano la presenza nei nostri mari di specie tipiche di mari freddi e caldi e, quindi, dei cambiamenti climatici del passato geologico.

Una grande varietà di spiagge in un contesto caratterizzato: – da estesi rilievi collinari e montuosi; – da suoli fertilissimi e abbondanti disponibilità di risorse idriche che ospitano e nutrono la straordinaria varietà di esseri viventi presenti: nei 3 Parchi Nazionali:  dell’Aspromonte, del Pollino e della Sila;  nei 2 Parchi Regionali: delle Serre e della Valle del Coriglianeto;  nelle Riserve Naturali Regionali: “Vergari”; “Valli Cupe”,  “Foce del Fiume Mesima ”; e in particolare nelle preziose aree blu sul fiume Crati, il più grande della Regione, le Riserve Naturali Regionali  “Lago di Tarsia” e  “Foce del Fiume Crati” dove  nei giorni scorsi è stata registrata anche la presenza di un Cigno Reale.

Contesto nel quale sono stati individuati e delimitati i 131 habitat marini e terrestri riportati nella “Carta Natura” della Calabria 

Sulla straordinaria varietà dei paesaggi costieri è da ribadire che alcuni di essi sono formati da rocce granitiche generate dallo stesso magma che ha generato le più note e ambite coste della Sardegna, e dalle quali sono state separate, a causa dei rilevanti movimenti della crosta terrestre, iniziati circa dieci milioni di anni fa con l’apertura del bacino del Mar Tirreno.

Questi tratti costieri con spiagge bianche simili a quelle della Maddalena, si osservano nel Sito d’Interesse Comunitario: “Zona Costiera fra Briatico e Nicotera” e nella Zona Speciale di Conservazione “Scogliera di Staletti” con le rinomate spiagge di Copanello, Caminia e Pietragrande.

Altri tratti di costa, formati da rocce di antichissima formazione e unici nel resto della Penisola, si trovano in corrispondenza di altre Zone Speciali di Conservazione come i “Fondali di Iscae i “Fondali di Scilla”.

Caratteri geomorfologici e colori differenti caratterizzano le spiagge di altre “Zone Speciali di Conservazione” come quella di “Capo Colonna” e del “Promontorio di Capo Rizzuto”. Spiagge ancora diverse sono presenti nelle Zone Speciali di Conservazione, come la gariga costiera su ciottoli di “Montegiordano Marina”, l’Oasi di Scolacium e le varie Dune come: le “Dune Marinella”, le “Dune di Guardavalle”, le “Dune dell’Angitola”

Di grande interesse naturalistico e storico-scientifico anche gli habitat di altre aree blu come la laguna retrodunale della Zona Speciale di Conservazione di “Saline Ioniche”; della “Palude di Imbutillo” e del “Lago la Vota”. 

Può favorire il buon uso delle aree verdi e blu considerare che, sulle rocce che le ospitano, si possono osservare i segni e la evoluzione del paesaggio circostante. Come i terrazzi marini, formati dalle antiche spiagge che, dal livello del mare, sono state sollevate e spinte fino a quote superiori ai mille metri, durante l’ultima era geologica.

Come si possono osservare gli effetti dei cambiamenti climatici più recenti e storicamente documentati. Effetti che hanno condizionato fortemente la qualità della vita delle popolazioni.

Di rilevante interesse Storico e Scientifico, e ben documentati sulle nostre coste, sono gli effetti dei cambiamenti climatici registrati negli ultimi 3 mila anni. Effetti importanti nei periodi con clima più caldo-arido come quello Medioevale che va dall’anno 1.000 al 1.300 e il precedente detto dell’Età romana.  

Effetti ancor più rilevanti nei tre periodi di clima più freddo-umido e piovoso. In particolare, durante quello più recente della “Piccola Età Glaciale, dal 1500 al 1850, con effetti disastrosi su coste e tutti i centri abitati della Regione proprio a causa del cattivo uso delle aree verdi e blu. 

Così come va ricordata la specificità della composizione mineralogica di varie spiagge e habitat dove sono state rilevate concentrazioni significative di minerali anche d’interesse dal punto di vista industriale come, ad esempio, Magnetite, Granati, Ilmenite, Rutilio; e anche di altri minerali di interesse nucleare come: ortite, zircone e Monazite.  

In alcune spiagge come, ad esempio, quelle di Capo Vaticano e del comune di Montauro è abbondante la presenza della Monazite che è un minerale ricco di elementi di terre rare e che altera i valori di radioattività senza alcuna rilevanza sanitaria.   In proposito è da ribadire che, al contrario di quanto percepito e sospettato a seguito di allarmanti e fuorvianti servizi televisivi, non esiste alcuna contaminazione radioattiva di tipo artificiale o antropica. Come evidenziato nel Rapporto dell’Arpacal del 2017.

E non esiste alcuna contaminazione nel resto della Regione. Come certificato, nel 1997 dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel rapporto “La Radioattività̀ Ambientale sulle coste delle Regione Calabria”. Redatto dopo approfondite indagini e controlli, eseguiti dalle massime autorità militari e scientifiche nazionali su tutte le spiagge, sul pescato e le acque marine della Calabria. 

Va ricordato che a decidere queste indagini fu Mario Signorino, primo Presidente dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, ora Ispra, e fondatore di “Amici della Terra Italia”.

Paradossalmente, chissà perché, c’è ancora qualcuno che sospetta la presenza di contaminazione, proprio nell’unica Regione d’Italia nella quale è stata dimostrata e certificata l’assenza di contaminazione nei mari, nelle spiagge e nel pesce pescato sull’intero perimetro costiero.

Un’ultima considerazione sul buon uso delle aree blu e la necessità della loro implementazione per contrastare la piaga degli incendi che distruggono aree verdi, foreste e boschi, cioè quella vegetazione necessaria per stabilizzare il suolo,  prevenire l’erosione e per favorire l’infiltrazione delle acque piovane per la ricarica delle falde acquifere.

In pratica, il buon uso degli spazi Verdi e Blu, utile ovunque per promuovere Salute e benessere, per il mosaico di verde e blu della Calabria è anche una necessità per mettere in sicurezza le popolazioni e promuovere l’uso sostenibile delle ingenti risorse naturali disponibili. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio nazionale Amici della Terra]

TROPEA (VV) – Mercoledì l’evento per promuovere la salute attraverso gli spazi verdi e blu

Mercoledì 3 luglio, a Tropea, dalle 9, nella Sala Convegni di Villa Paola, si terrà l’evento di presentazione del progetto VeBS – Il buon uso degli spazi Verdi e Blu per la promozione della Salute e del benessere dell‘Arpacal.

Il progetto è coordinato scientificamente dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e ha come capofila la Regione Calabria. Sono coinvolte sette Unità Operative, tra cui l’Ispra, Arpa Calabria, Apae Emilia-Romagna, Dipartimento di Epidemiologia SSR Regione Lazio – Asl Roma1, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università di Bologna, Consorzio Interuniversitario Nazionale per le Scienze Ambientali, e ArtaAbruzzo.

VeBS mira a migliorare la gestione degli spazi verdi e blu, riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come fondamentali per la salute e il benessere. Avviato nel 2023 e con completamento previsto per il 2026, il Progetto è finanziato dal Piano Nazionale per gli investimenti Complementari (Pnc) al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Si concentra sulla promozione di ricerca applicata con approcci multidisciplinari nelle aree di salute, ambiente e clima, con il Ministero della Salute, Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, come soggetto attuatore.

L’occasione offrirà un’opportunità preziosa poiché unisce attorno allo stesso tavolo tutte le istituzioni anche associative per discutere sulle infrastrutture verdi (parchi, giardini) e blu (canali, fiumi, specchi d’acqua) e il loro ruolo nel migliorare la qualità della vita nelle aree urbane e periurbane. In particolare, si porteranno in evidenza casi studi ed esperienze su come la gestione efficace di queste risorse può massimizzare i benefici per tutta la popolazione, rendendo i territori più sostenibili e resilienti in linea con l’approccio One Health.

Si parte con i saluti di Vito TurcoRoberto MicucciAntonio Calenda, commissari straordinari del Comune di Tropea, Pasqualino Rossi, direzione generale Prenvenzione Sanitaria – Direttore Uff. 4 ministero della Salute, Marco Martuzzi, dell’istituto Superiore della Sanità, Stefano Laporta, presidente dell’Ispra e del consiglio Snpa, Giuseppe Bortone, direttore generale Arpa Emilia Romagna, Maurizio Dionisio, direttore generale Arta Abruzzo.

Introducono Valeria Frittelloni, direttore Dipartimento Val dell’Ispra, Giacinto Ciappetta, Arpacal.

Intervengono Gianpiero di Francesco, ministero della Salute, Sisto Milito, Regione Calabria, Maria Siclari, Ispra, Michelangelo Iannone, Arpa Calabria, Manuela De Sario, Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale Asl Roma 1, Nelson Marmiroli, Cinsa, Marco Domenicali, Università di Bologna, Annamaria Colacci, Arpa Emilia Romagna, Leonardo Villani, Università Cattolica del Sacro Cuore, Massimo Giusti, Arta Abruzzo, Laura Mancini, Angela Nardin, Aurora Mancini, Ornella Punzo e Luca Avellis, Istituto Superiore di Sanità, Gaia Surya LombardiDoris Zjliac, Università Cattolica del Sacro Cuore. (rvv)