Grazie a Le Muse Scido avrà una strada dedicata a Biagio Monteleone

La determinazione dell’Associazione Le Muse ha fatto in modo che Scido avrà una strada dedicata al prigioniero della Seconda guerra mondiale Biagio Monteleone.

L’associazione culturale Le Muse – Laboratorio delle arti e delle lettere di Reggio Calabria continua i suoi appuntamenti con cadenza settimanale anche in occasione della “Giornata o Festa del papà”, ricorrenza civile diffusa in alcune aree del mondo, celebrata in onore della figura del padre, della paternità e dell’influenza sociale dei padri.

In apertura di manifestazione il presidente prof. Giuseppe Livoti ha fatto memoria dell’antica tradizione – culto che si sviluppò fin dal V secolo in certi monasteri egiziani dove fu scritta la storia apocrifa di Giuseppe il falegname e dove la sua festa fu fissata al 20 luglio. Il culto di questo santo si diffuse anche intorno alla “casa di Giuseppe”; almeno dal VI secolo e decadde alla fine dell’Alto Medioevo. La sua festa del 19 marzo appare per la prima volta nell’ anno ‘800 in un martirologio gallicano scritto da Rheinau, in cui è chiamato Ioseph sponsus Mariae (“Giuseppe sposo di Maria”). 

Per questo appuntamento non si poteva non ricordare un calabrese, una storia dimenticata, tutti i sacrifici, le sofferenze di un giovanissimo diventato padre e uomo maturo in occasione di una lunga prigionia durante la Seconda guerra mondiale. E proprio per questo la serata ha visto un racconto storico, umano e psicologico di Biagio Monteleone personaggio che oggi rinasce a nuova vita in occasione della pubblicazione di “Behind the fence – dietro la recinzione”.

Biagio Monteleone nacque a Scido il 16 dicembre del 1914 in provincia di Reggio Calabria, figlio del farmacista Antonino e di Faustina Loteta. Dopo il ginnasio inferiore frequentò il ginnasio superiore al seminario salesiano di Bova Marina ed al Regio Ginnasio di Locri e Gerace. Conseguì la licenza classica al “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria e si iscrisse alla Facoltà di Materie letterarie all’Università La Sapienza di Roma. Durante gli studi fu chiamato alla visita come soldato di leva nella marina militare e riformato una prima volta per costituzione magra. Su sua domanda fu visitato nuovamente nel 1939 e, nonostante fosse figlio unico di madre vedova, partì per la guerra come volontario. 

Fu catturato dagli inglesi e ceduto agli americani che gli diedero il numero di prigionia 8wI – 30961 Ml. Con la liberazione rientrò in Italia e concluse i suoi studi universitari nel 1948, alla Facoltà di Materie letterarie di Messina. Conseguita l’abilitazione all’insegnamento, insegnò alle scuole elementari e ottenne la cattedra di materie letterarie presso il ginnasio inferiore di Scido, dove insegnò per oltre quarant’anni.

La prof.ssa Antonella Mariani – delegata Muse linguaggi espressivi ha sin da subito evidenziato che da questo diario biografico, emerge l’identità di un uomo meridionale che fa evincere le differenze delle prigionie nelle varie zone d’Italia. Un libro che è un atto d’amore che le figlie Miranda e Fausta hanno voluto trascrivere da tre quaderni arrivati fino ad oggi, testi dove si evince la figura di un padre che era ed è stato uomo di sostanza e cultura abbracciando la madre patria e lasciando, pur essendo figlio unico di madre vedova, la propria famiglia. Un figlio che è anche padre, che sente la necessità di essere utile. Arruolandosi volontariamente riesce nonostante la prigionia ha trovare nei libri continua la prof.ssa Mariani una – benedetta mania -. Il nutrimento spirituale utile e necessario a vivere prima da ragazzo e poi da giovane uomo, il tutto scritto con un linguaggio scarno, oscuro e militaresco.

La dott.ssa Elisa Mottola, psicologa, ha fatto una disamina sul ruolo dei padri di un tempo e quelli di oggi, evidenziando come il potere delle relazioni coniugali è affidato proprio alla figura paterna. Il papà è simbolo dell’autorevolezza. Chi rimane figlio ha difficoltà di diventare padre e Biagio Monteleone con le sue scelte di vita ha dimostrato un grande senso di maturità e di unione lui, che da figlio senza padre, ritornando dalla guerra ha costruito il mondo dei propri affetti. La generazione dagli anni ‘50 in poi ha pianificato la vita dei propri figli, svincolandoli dalle sofferenze e dando loro le scelte migliori.

«Un tempo – continua Mottola – i giovanissimi erano educati a Dio alla famiglia ed alla patria ed avevano altro carattere. Il primo cittadino di Scido dott. Giuseppe Zampogna sin da subito ha ribadito come la Calabria ha avuto uomini che sono stati valorosi ed identitari così come la stessa cittadina di Scido spesso ricorda».

La serata proposta dalle Muse mette in evidenza, un cittadino illustre che troverà posto non solo nella nostra storia locale ma nella nostra toponomastica cittadina e dunque dedicheremo una strada a questo giovane valoroso. Scido è cittadina posta nel cuore dell’Aspromonte, delimitata dalle due fiumare Cresarini e Pietragrande. Adagiata su un triangolo pianeggiante tra dense e vaste distese di ulivi secolari circondato da colline vive negli ultimi 14 anni di una rinascita grazie ad un rapporto con i cittadini ed un recupero di beni monumentali come la Chiesa Parrocchiale di San Biagio che custodisce al suo interno due preziose statue marmoree della scuola del Gagini risalenti al ‘700 circa: la statua della Madonna del Soccorso e di Santa Caterina d’Alessandria, il Palazzo Ruffo con annesso Museo ed ancora la riqualificazione di alcune piazze come il monumento ai caduti realizzato dallo scultore Cosimo Allera.

Lo scultore Allera si è soffermato sui suoi interventi sulla scultura che da novembre sorge nell’omonima piazza. Un soggetto che nella sua iconografia identifica tutti i soldati, quelli del riscatto e dell’unità nazionale, la stessa unità che si traduce nella grande bandiera che sostiene in cui è chiaro il riferimento alle tre virtù teologali o ancora al verde della macchia mediterranea, al bianco delle fede al rosso del sacrificio. Un’opera che si aggiunge al lungo percorso artistico dello scultore come il Crocifisso di Paravati o ancora l’omaggio a Carlo Acutis in Val di Fiemme.

A fine serata scandita dalle letture di parti inedite del diario dalle voci di Clara Condello, Mimma Conti, Sonia Impalà, Santina Milardi, Carla Passanti, la dott.ssa Carmen Miranda Monteleone, medico e figlia di Biagio, ringraziando tutti per la serata e la proposta di intitolazione di una strada ha evidenziato come occorre fare memoria dei papà di un tempo perché senza di loro non avremmo esempi emblematici da presentare alle generazioni future, modelli di paterna vigilanza e di provvidenza. (rrc)

Con Le Muse alla scoperta dei beni culturali di Mammola

Nei giorni scorsi, con l’Associazione Le Muse di Reggio Calabria si è svolto un doppio appuntamento dedicato alla riscoperta di un Parco con relativa Casa Museo e del Borgo di Mammola.

Il presidente Muse, Giuseppe Livoti, ha ricordato come è tradizione de “Le Muse” creare anche degli appuntamenti extra moenia cercando di conoscere spazi e luoghi che solitamente non vengono circuitati come luoghi deputati al turismo made in Calabria. E così la nostra attenzione è andata su chi da uomo libero ed artista vero in circa 30 anni di attività ha realizzato e continua a realizzare un parco con annessi spazi espositivi come il Piccolo Museo d’arte Contemporanea Domenico Carteri.

Villa Zephyros a Ferruzzano Marina è luogo che deve i suoi natali per il Maestro Scultore e Mosaicista Domenico Carteri che ha arricchito con un importante e poderoso repertorio mosaicato la sua residenza sin dagli anni settanta, abitazione razionalista in cui le architetture disegnano una sobria identità volumetrica. Domenico Carteri da grecanico ed artista ha operato in ambito campano nel campo del restauro, della pittura e della scultura ed ha conosciuto e collaborato in importanti lavori di restauro di beni culturali greci e romani. In 30 anni di attività ha trasposto così nella sua abitazione, immersa nel verde con linee semplici, razionali ed essenziali dell’architettura, tutta una serie di elementi cromatici e disegnativi che hanno dato un volto artistico ed impressionista ad una zona che prospetta sul Lungomare di Ferruzzano.

«La mia residenza – ha detto – Mimmo Carteri progettata negli anni settanta su esempi di architetti illustri, principali protagonisti di un importante periodo storico come Le Corbusier, F. L. Wright, M. Piacentini e G. Terragni pur se di impostazione razionalista, aveva bisogno di una sua caratterizzazione identitaria. La mia famiglia dalle radici magno greche, così, mi ha permesso di ridare una impronta in questa grande proprietà dove oggi, alcune porzioni di cinta muraria e non solo, hanno una nuova vita con la rappresentazione di trompe-l’oeil attinenti le quattro stagioni».

«Ninfei, piccole vasche con tanto di meandri greci, mattoni a vista e piccoli ruderi architettonici – ha continuato – ridisegnano gli spazi con elementi di recupero tra smalti, terracotte e figure che richiamano il periodo bizantino. L’architettura razionalista che comprende tendenze molteplici dal Bauhaus di Walter Gropius alla poetica di Le Corbusier, per Carteri, così, diviene solo  richiamo ad una trasposizione personale che tra qualche anno vedrà il suo ultimo atto con la costruzione in fase d’opera, di una chiesa di culto cristiano ortodossa così come già si può intravedere». 

Un percorso che i soci Muse hanno percorso all’interno di neutre stanze che riuniscono i nuovi linguaggi contemporanei con installazioni simboliche ha ribadito la delegata Muse Cultura e Linguaggi Espressivi Antonella Mariani o ancora per la già dirigente scolastica dell’Istituto Statale D’arte “Frangipane” prof.ssa Rita Cananzi una Casa Museo che necessita di essere promossa per amplificare con i media una Calabria diversa, una narrazione nuova. 

Elemento comune la riduzione della forma ad una essenzialità al quale corrispondere la massima funzionalità, contenuti verso il monumentalismo classico con uso di materiali in rapporto con la produzione industriale e l’impegno della tradizione antropologica. Il Parco trova nei Protogonoi, figure mitologiche che fanno parte della nostra tradizione contadina meglio conosciute con il nome di Musulupe il suo akmè per la monumentalità e senso del decoro.

 Successivamente i soci Muse sono stati ricevuti dal parroco di Mammola don Antonino Mazzà il quale dopo il rito delle Quarant’ore, pratica devozionale consistente nell’adorazione, per quaranta ore continue, del Santissimo Sacramento, visibile nell’ostensorio contenente l’Ostia consacrata, solennemente esposto sull’altare, ha celebrato una santa messa solenne in cui il sodalizio reggino è stato coinvolto con la consegna del – cesto della solidarietà –. Tutti i soci infatti hanno donato beni di prima necessità affinché le parrocchie del comprensorio di Mammola possano aiutare famiglie indigenti in questo particolare periodo storico.

Un buon inizio di Quaresima ha detto don Antonino Mazzà in cui anche il mondo delle associazioni culturali come  Le Muse lasciano un segno, una piccola traccia proprio in occasione delle quaranta ore, nome che si  richiama al periodo di tempo trascorso fra la morte (Venerdì santo) e la risurrezione (domenica di Pasqua) di Gesù. (rrc)

REGGIO – Consegnato il Premio Muse alla storica famiglia di orafi Spadafora

È alla famiglia di orafi Spadafora, che il presidente dell’Associazione Culturale Le Muse, Giuseppe Livoti, ha consegnato il Premio Muse domenica scorsa, nel corso di una cerimonia svoltasi nella Chiesa degli Artisti di Reggio Calabria.

 Da 23 anni il riconoscimento viene ritirato da volti e personalità importanti del panorama nazionale e non solo e  coincide con l’inizio della programmazione invernale della nota associazione culturale calabrese.  

In apertura della premiazione il saluto del parroco degli Artisti Don Nuccio Cannizzaro, il quale ha salutato tale premiazione come riconoscimento che vede proiettato nel nazionale importanti nomi che “Le Muse” con il suo presidente Livoti riescono ad intercettare di anno in anno. «In un luogo come questa chiesa che esalta il bello e dunque arriva a Dio, la presenza di una importante personalità dell’arte non può non essere segno della creatività che l’uomo ha come dono», ha concluso Cannizzaro.

Il presidente Livoti sin da subito si è soffermata sul ruolo, il senso e l’importanza di questo premio che vuole essere una panoramica di ciò che la cultura nazionale ha, non soffermandosi solo su aspetti storici o letterari ma, inserendo tutti gli ambiti della creatività che in questo caso hanno un particolare riferimento ed affinità con l’oreficeria ed il suo valore storico e religioso, e per questo si è scelto di fare tale premiazione in un luogo di culto identitario come il Tempio di San Giorgio della Vittoria.  

L’incontro, suggestivo ha visto una intervista conversazione con uno degli eredi di Giovanbattista Spadafora padre di Giuseppe e Giancarlo, orafo celebre per l’Arte Sacra. Livoti conducendo l’incontro ha fatto memoria del nonno di Giovan Battista, cresciuto all’ombra di suo nonno Francesco nel vecchio Laboratorio del rione “Funtanella” a San Giovanni in Fiore, continuando una tradizione plurisecolare iniziata nel tardo ‘700.  Le numerosissime opere di mio padre, ha ribadito Giuseppe Spadafora hanno adornato il capo di molte Madonne e Bambinelli, tanto da fargli meritare l’appellativo di “Orafo delle Madonne”.

Le sue corone sono curate in ogni dettaglio con accorgimenti di ingegneria del gioiello, dai bulloni agli incastri che dimostrano come la manualità deve sempre essere accompagnata dalla tecnica.  La nostra ispirazione artistica parte dal territorio: le collezioni di preziosi dedicati al “Liber Figurarum” di Gioacchino da Fiore sono una delle espressioni più importanti della nostra arte orafa. Nella Bottega di San Giovanni in Fiore, in Calabria, dove tutto è iniziato, riparte ogni giorno il lavoro di questi importanti artigiani che operano in un Laboratorio che da lavoro a circa sedici dipendenti: dai disegnatori su carta a chi si occupa della tessitura in fili d’oro, agli applicatori delle micro perle infilate con filo d’oro, ai manipolatori di oro e argento per estrapolare monili trattati con cura minuziosa e con una costante ricerca di perfezione.

Nella terra dei santi, delle processioni religiose, dove le credenze popolari tracciano confini non ben definiti con la fede, è forte la connessione con una dimensione superiore, spirituale, che vuole attribuire al gioiello un insieme profondo di significati che questi artisti hanno dato all’oreficeria, ha ricordato il presidente Muse Giuseppe Livoti.

Il maestro Giovambattista Spadafora ha lavorato  distinguendosi per la sua particolare sensibilità all’arte sacra ed in più di sessant’anni  di attività, ha  realizzato oltre centocinquanta corone per adornare il capo di Madonne e Bambinelli ed ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti di valenza internazionale. L’incontro più emozionante è stato con Papa Wojtyla nel 1984 a Cosenza, quando ha creato una corona d’oro con cui il Papa incoronò la Madonna della Catena.

Papa Wojtyla ha definito l’opera della Famiglia Spadafora lavoro di fede, fatta con il cuore”. Tra gli ultimi pezzi importanti il calice realizzato per il Santuario di Pompei benedetto nei giorni scorsi da Papa Francesco con le immagini scolpite del beato Bartolo Longo o ancora le corone per la statua della Madonna delle Grazie di Nettuno.

La cerimonia, si è conclusa con il rituale che prevede la consegna di un piatto artistico con la seguente motivazione a «G. B. Spadafora storica Famiglia di orefici ed artigiani che tra tradizioni ed innovazione hanno proiettato nel panorama internazionale il – gioiello – con precise segnature calabresi. Le Loro produzioni tra suggestioni e simbolismo ancestrale, religioso ed architettonico, esaltano contemporaneamente il – senso del sacro nella figura dalla Madonna – e la femminilità senza tempo delle donne di Calabria.  Gli ori promuovono il dato storico nella lavorazione e nei contenuti dalla rievocazione del misticismo di Gioacchino da Fiore alle raffinate filigrane che riproducono nella figura della “Jennacca” un tradizionale simbolo di prosperità, salute, fortuna e abbondanza».

La firma del premiato su tavoletta in argilla cruda realizzata dall’artista e ceramista Rossella Marra è stato così l’ultimo atto e rituale che, da 23 anni, vede la consegna del Premio, pinakes contemporanea che una volta sottoposta alla cottura farà parte della galleria delle firme esposte in permanenza presso la sede del sodalizio reggino.  Il genius contemporaneo ancora una volta emerge anche in occasioni come queste ha concluso la vice presidente Muse Orsola Latella, siamo anche noi operatori ed artigiani della ricerca che con la consegna di questo riconoscimento focalizziamo l’attenzione anche al made in Italy che ci ha resi grandi nel mondo. (rrc)

REGGIO – Le Muse, il Concerto di Natale

19 dicembre 2018 – Questa sera, a Reggio, alle 19.00, presso la Chiesa di Santa Maria del Divin Soccorso, il Concerto di Natale dell’Istituto Comprensivo “Alvaro-Gebbione”.

L’evento è stato patrocinato dall’Associazione Le Muse, che non poteva restare indifferente «al ruolo informativo e Istituzionale che ricopre l’Istituto “Alvaro – Gebbione”».

«La Scuola – ha spiegato Giuseppe Livoti, presidente Le Muse – è una importante realtà con grande valore pedagogico e formativo, ed occupa un ruolo di rilievo nella zona Sud di Reggio Calabria, e l’Associazione Le Muse appartiene, “per nascita”, proprio al medesimo riferimento territoriale: da qui, l’idea di riunire la Scuola e l’Associazione nella suggestiva location, rinnovata da nuove opere d’arte dal suo parroco, Mons. Giorgio Costantino, nella Chiesa di Santa Maria del Soccorso, opera del 1969 dell’architetto Anna Sbaraccani Anastasi, e arricchita di importanti opere d’arte, in questi ultimi anni, dal noto parroco reggino Costantino.

«La Scuola – ha ribadito il dirigente scolastico Maria Rosa Monterosso –  è in cammino verso il bello: nostro ruolo è quello di accompagnare il desiderio dei ragazzi di apprendere, proprio nella società complessa e ipertecnologica del terzo millennio, caratterizzata dall’iperconnessione dei rapporti e da trasformazioni ecologiche globali».

«L’ “Alvaro-Gebbione” – ha proseguito il dirigente scolastico Monterosso – vanta una sessione ad indirizzo musicale, ed agli alunni viene offerta la possibilità di accostarsi alla cultura e alla tecnica musicale attraverso lo studio di uno strumento a scelta tra chitarra, pianoforte, flauto, violino e violoncello».

«Il concerto di mercoledì – ha concluso il dirigente scolastico Monterosso   – prevede l’esecuzione di brani natalizi in un viaggio ideale tra brani della tradizione ed identità moderne tra contaminazioni di Orchestra, il Coro della Scuola ed il nuovo Coro dei Docenti dell’Istituto».

La serata comincerà con i saluti istituzionali di Maria Rosa Monterosso, dirigente scolastico, di Francesca D’Agostino, vicepresidente de Le Muse, e di mons. Giorgio Costantino. Presenta Giuseppe Livoti, presidente de Le Muse, che, per l’occasione, illustrerà, in anteprima, il nuovo Magazine di presentazione dell’Istituto. (rrc)

CATANZARO – La mostra “Dialogo con l’arte – Il nudo”

13 ottobre – Inaugurata ieri a Catanzaro Lido, presso la Galleria Zeusi, la mostra di pittura dal titolo “Dialogo con l’arte – Il nudo”.
La mostra, voluta fortemente dall’Associazione Art. Club Accademia di Catanzaro, è un progetto culturale il cui fine è la riscoperta della storia del nudo. L’evento è stato organizzato in occasione della XIV giornata del Contemporaneo, promossa dall’Associazione Amaci.
Erano presenti all’inaugurazione Marisa Scicchitano, presidente dell’Associazione Art.Club Accademia di Catanzaro, il critico d’arte Giuseppe Livoti, il collezionista Nicola Palazzo e Francesca D’Agostino, vicepresidente dell’Associazione Le Muse di Reggio.
Espongono Ma risa Scicchitano, Speranza Gigliotti, Vincenzo Elia, Mirella Bruni, Angelo Di Lieto, Wilma Pipicelli, Ileana Mauro, Michelle Li Bellisario, Nicola De Luca, Ornella Cicuto, Lia Antonini, Mimma Gallelli, Graziella Colistra, Santina Milardi, Franceso Logoteta, Grazia Papalia, Pierfilippo Bucca, Angelo Meduri, Manuela Campicelli, Pina Calabrò e Francesca D’Agostino.
La mostra si potrà visitare fino al 20 ottobre. (rcz)

AMANTEA: STASERA IN PIAZZA OMBRELLI E LENZUOLI D’ARTISTA

22 agosto – Ombrelli e lenzuoli d’artista nel cielo di Amantea: oggi, dalle 20, performance artistica in piazza a cura dell’Associazione culturale Le Muse di Reggio, diretta da Giuseppe Livoti, in collaborazione con Arte Club Accademia diretta da Marisa Schicchitano.
Nel centro storico di Amantea ed esattamente a Piazza Cappuccini – Corso Vittorio Emanuele nell’ambito degli eventi culturali della cittadina vi sarà l’inserimento di lenzuoli ed ombrelli d’artista. Una perfomance di bambini invece aprirà l’evento, con la decorazione di ombrelli realizzati per l’occasione ed alla fine andranno a completare l’interessante installazione che corpirà i cieli di Amantea. Ogni pittore ha realizzato dipingendo, il proprio messaggio collegato alla natura ed all’ambiente in lenzuoli divenuti per l’occasione, fondali scenografici con rappresentazioni che ricordano la flora ed ombrelli rivitalizzati, sempre con la medesima tematica. Tali oggetti così costituiranno una inedita installazione, attraverso grandi composizioni polimateriche che andranno a costituire delle quinte aeree.

Marisa Scicchitano e Giuseppe Livoti

Inoltre insieme a tale momento presso lo spazio scientifico della dott.ssa Valeria Tomaselli, una mostra del mini quadro, 20×30 per piccole tele dove ogni artista ha realizzato una rappresentazione di un particolare erbario, come se fossero pagine estrapolate da un testo, un erbario per ricordare quel libro, ricco di illustrazioni miniate, che descriveva l’aspetto, le proprietà medicinali, la raccolta o la semina delle piante usate in medicina  definiti erbari figurati.
Un ritorno al passato dunque, tanto per ricordare il primo erbario conosciuto, quello di Dioscoride, medico di origine greca che nel I secolo d.C. venne a Roma e scrisse il De materia medica, divenuto prototipo di tutti gli erbari successivi.
Per la presidente di Arte Club Marisa Scicchitano un ennesimo momento che promuove quella Sud’arte che da anni caratterizza l’arte calabrese, riunendo non solo giovani generazioni ma anche artisti di chiara fama. D’altra parte l’attività sia de Le Muse che di Arte Club serve per promuovere nelle loro città di appartenenza gruppi di artisti, liberi da individualismi che condividono scelte tematiche, volte anche alla promozione del senso del “bello di natura”.
“Cromie vegetative…tra lenzuoli e ombrelli d’artista” è dunque una collettiva dal sapore ready-made che vuole andare a creare interazione urbana in particolari centri storici: il primo appuntamento si terrà stasera dalle ore 20 con il patrocinio morale dell’amministrazione comunale di Amantea.
Partecipano all’evento: Graziella Colistra, Ornella Cicuto, Pina Calabrò, Antonella Laganà, Lia Antonini, Mirella Bruni, Ileana Mauro, Gabriella Sestito, Mimma Gallelli, Lia Antonini, Pierfilippo Bucca, Francesco Logoteta, Grazia Papalia, Santina Milardi, Marisa Scicchitano, Maria Di Stefano, Gabriele Marsico, Michelle Bellisario, Adele Leanza, Angelo Meduri, Mimma Gorgone, Rossella Marra, Cristina Benedetto. (rcs)

DIALETTO: UN NUOVO DIZIONARIO DEL DIALETTO “RIGGITANO”

27 luglio – Il tema della serata“I colori della lingua e della tradizione” a Oliveto, una frazione di Reggio, in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Carmine, era perfetto per la presentazione del Nuovo dizionario della lingua reggina realizzato da Salvatore Ventura (Laruffa Editore). L’iniziativa, promossa dal Laboratorio culturale “Le Muse” presieduta da Giuseppe Livoti, rientra tra le tante che l’associazione ha in programma per mantenere viva la memoria delle tradizioni calabresi e della lingua dialettale.
«Una prima importante per questo dizionario – ha detto il presidente Giuseppe Livoti, esprimendo soddisfazione per tale pubblicazione che andrà di diritto ad arricchire il panorama bibliografico sul dialetto e che sicuramente con l’inizio del nuovo anno scolastico Le Muse promuoveranno nelle scuole medie e nei licei.
I saluti istituzionali sono stati a cura di  don Armando Turoni – parroco della Chiesa di S. Maria della Consolazione, il quale, ha accolto sin da subito l’idea di presentare l’inedita pubblicazione, in una zona come quella della fiumara del Valanidi, ricca di storia, ma, anche di tradizioni ed in cui il dialetto è parte integrante del vissuto di un popolo ed identifica la sua storia.
«Una passione, la mia – ha esordito il dott. Salvatore Ventura, medico in pensione – ed in questi ultimi anni mi sono dedicato alla ricerca, pensando di proporre un dizionario ricco nelle sue didascalie dove ritrovare non solo l’etimologia della parola ma anche il suo uso nei proverbi e detti del “riggitano”. Mi sono preoccupato di redigere questo testo per le nuove generazioni, per ricordare la civiltà contadina, per me è stato all’inizio un gioco diventato poi una cosa seria. Ho indagato per nove anni questa lingua, sotto aspetti fonetici, etimologici ed espressivi con un carattere divulgativo e che possa rispondere alle esigenze della gente comune, 400 pagine con oltre 7000 lemmi dialettali e con le ultime pagine circa  33 con la traduzione dell’italiano al dialetto. Un libro che è una ricca e rapida cognizione della nostra parlata, con l’adagio italiano ed il significato del proverbio. “U Signuri mi ndi libera i chiddi chi su nta menti i Dio” per esempio è uno tra i vari proverbi elencati nel testo e che danno idea di come anche il sacro dalle nostre parti aveva un senso.


«Un libro da promuovere non solo in Calabria – secondo Rossana Rossomando, testimone e poetessa della grande tradizione dialettale. – Io stessa utilizzo il dialetto nelle mie composizioni e nel tempo occorreva anche rinnovare testi ormai superati; al dottore Ventura dobbiamo molto, poiché oggi il dialetto sta diventando una lingua morta, la promozione di tale ricerca  diviene divulgazione e conservazione di un processo culturale che difende con il tempo la nostra cultura.
“Il dialetto” per il critico Stefano Mangione riunisce le tradizioni, la storia, l’arte nelle sue varie accezioni. Le trasformazioni della società, non mai così evidenti come negli ultimi decenni, gli effetti dello spopolamento delle campagne, il declino della civiltà contadina, l’urbanesimo accentuatosi di molto negli ultimi decenni, le immigrazioni imponenti di extracomunitari, tuttora in divenire, e le conseguenze, anche sul piano della lingua, in riferimento alle lingue nazionali, che corrono il rischio di essere soppiantate dall’inglese, sono oggetto delle riflessioni di Salvatore Ventura. Si è incoraggiato alla ricerca, allo studio esemplare, anche con  interpretazioni personali nella composizione del dizionario quale atto di amore e di fede verso la sua terra e verso il suo popolo.


Momenti della tradizione musicale calabrese sono stati eseguiti da Luigi Barberio ed Adele Leanza, mentre la piazza ha ospitato la mostra “Oggetti in…dialogo: elementi della memoria dipinti dagli Artisti delle Muse” con la presenza di Antonella Laganà con un grande cesto floreale con cotoni elaborati, Santina Milardi con effetti metallici e di recupero, Pina Calabrò con uno sgabello decorato con pietre colorate, Adele Leanza con calle striate su tavola, Francesco Logoteta con una cornice-quadro, Manuela Lugarà con un tagliere digitale, Pierfilippo Bucca con una cornice–tavola decomposta, Grazia Papalia con una sedia della tradizione contadina, Mariateresa Cereto con tegole e mattoni rurali ed un antico telaio,  Nunzia Gimondo con fiori cartacei, Sebastiano Plutino con riciclo di materiali, Mimma Gorgone con una piccola fornace policromatica.
A fine manifestazione il parroco Don Turoni ha consegnato al presidente Muse una targa a nome della comunità di Oliveto, riconoscimento per il suo impegno culturale che arricchisce di orgoglio la nostra terra. (rrc)

REGGIO: LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO OGNI TRE STELLE

16 luglio – Sarà presentato stasera, a Reggio, alle 19.00, presso il Lido “Stella Marina”, il libro “Ogni tre stelle” di Ambra Caserta.
L’evento rientra negli appuntamenti dei “Lunedì d’Autore… Libri in riva al mare”, e prevede l’intervento di Giuseppe Livoti, presidente dell’Associazione “Le Muse”. Modera Gabriella Lax.
Il libro, edito da Laruffa, è un libro di fiabe che si ispirano a canzoni di Fabrizio de Andrè.
Nel corso dell’evento, è previsto intrattenimento per i bambini a cura di Nu Boniglio, autore delle illustrazioni, mentre Claudia Praticò interpreterà alcuni brani di De Andrè. (rrc)