INTIMIDAZIONI AI SINDACI, LA CALABRIA
È QUARTA MA DIMINUISCONO GLI EPISODI

di FRANCESCO CANGEMI – Calano gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori pubblici in Calabria nel 2022, ma la nostra regione rimane ancora al quarto posto in questa classifica. Resta in compagnia di tutte le regioni meridionali che hanno gravi problemi con la criminalità. Il dato italiano stilato da “Avviso Pubblico” registra comunque un calo del fenomeno su tutto il territorio nazionale.

Sono 326 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza (-25% rispetto al 2021, quando furono 438) rivolti nel corso dell’anno 2022 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali e dipendenti della Pubblica amministrazione, registrati da “Avviso pubblico” in tutto il Paese. Per riscontrare un dato simile, bisogna risalire al biennio 2013-2014, quando vennero censiti rispettivamente 351 e 361 casi.

Contestualmente, si registra un calo anche del numero dei Comuni interessati (-14%, da 265 a 227) e delle Province coinvolte (77 nel 2022, il 12% in meno). Per la prima volta dal 2019, l’incendio – di auto, di case, di strutture comunali, etc – torna ad essere la tipologia di minaccia più utilizzata a livello nazionale (18,5% dei casi), seguita da scritte offensive e minacciose (16%, in aumento), invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (14%) e l’utilizzo dei social network (12%), quest’ultima la modalità più frequente nei due anni precedenti.

Analogamente al 2021, sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia, ad eccezione della Valle d’Aosta. Altro dato in controtendenza rispetto al recente passato è la ripartizione dei casi per macroaree geografiche: dopo anni di progressivo avvicinamento tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, nel 2022 la forbice è tornata ad allargarsi: 2 casi su 3 (il 66%) sono stati censiti nell’area Sud-Isole. Nella graduatoria delle regioni più colpite da atti intimidatori è al primo posto la Sicilia, territorio più colpito del 2022 con 50 casi censiti. A seguire Campania (49), Puglia (48) e Calabria (42).

«Benché la Calabria abbia fatto registrare negli ultimi anni un numero di casi censiti in progressiva diminuzione – è detto nel documento dell’associazione presentato oggi a Roma – colpisce la gravità delle tipologie di intimidazione utilizzate: incendi, aggressioni e invio di proiettili sono tra le più utilizzate».

Nel mirino delle organizzazioni criminali, però, anche ditte e aziende chiamate a svolgere lavori sui territori, in particolare nel Cosentino e nel Vibonese. Emerge, inoltre, secondo l’analisi di “Avviso pubblico”, una stretta correlazione tra atti intimidatori ed enti locali sciolti per mafia: dei 31 Comuni colpiti da minacce, aggressioni e intimidazioni nel 2022, ben 15 sono stati oggetto di uno o più scioglimenti per infiltrazioni mafiose.

Una correlazione emersa anche nel corso del 2021, quando dei 29 Comuni colpiti, 15 erano stati sciolti in passato per mafia, anche più volte. In questo specifico ambito, con i suoi 131 scioglimenti decretati dal 1991 al 30 aprile 2023, la Calabria è la prima regione in Italia davanti a Campania (117) e Sicilia (90) e detiene anche il primato per numero di enti locali sciolti più di una volta (31). Nel decennio 2013-2022 la Calabria ha subito una media di oltre sei scioglimenti l’anno (63 complessivi nel periodo).

A Platì (Reggio Calabria) nel mese di gennaio è stato incendiato il portone del Municipio. A San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria) viene bruciata nella notte l’auto di servizio della Polizia Municipale. Stessa sorte a San Luca (Reggio Calabria) per l’auto di proprietà dell’assessore comunale all’Urbanistica Francesco Cosmo. Dalle carte dell’inchiesta Nuova Linea, sono emerse le reiterate minacce perpetrate dalla ‘ndrangheta nei confronti del Comandante della Polizia Locale di Bagnara Calabra (Reggio Calabria), Rosario Bambara. Persone non identificate hanno incendiato l’automobile dell’assessore comunale ai Lavori pubblici di Cassano allo Ionio (Cosenza), Leonardo Sposato, così come la vettura del sindaco di Falconara Albanese (Cosenza), Franco Candreva, o quella di Domenico Lacava, capogruppo al consiglio comunale di San Giovanni in Fiore (Cosenza).

Nel mese di luglio Francesco Coco, ex sindaco di Roccabernarda (Crotone), più volte minacciato negli anni passati, è stato ricoverato in gravi condizioni a seguito di una violenta aggressione subita nella notte mentre stava rientrando a casa. Un mese più tardi il sindaco di Cirò Marina (Crotone) e presidente della Provincia, Sergio Ferrari, finisce sotto scorta. La misura è stata disposta dalle autorità a seguito delle minacce che lo stesso presidente dell’ente intermedio avrebbe ricevuto alcune settimane prima. A Dasà (Vibo Valentia) il sindaco Raffaele Scaturchio viene aggredito all’interno del Municipio. Dopo il pestaggio gli aggressori hanno vandalizzato locali e arredi prima di allontanarsi.

I dati per il 2022 per la Calabria, dopo un aumento esponenziale del fenomeno durante la pandemia, segnano un calo riallineandosi ai dati pre-pandemia. Tuttavia ci raccontano la pervasività territoriale del fenomeno con 5 Province, 31 Comuni colpiti, 42 atti intimidatori.

«Il dato calabrese, che presenta numeri di intimidazione inferiori rispetto all’anno precedente, non deve assolutamente rassicurare poiché oggi le mafie intimidiscono e condizionano attraverso nuove forme di violenza non eclatanti – spiega Giuseppe Politanò, vicesindaco di Polistena e coordinatore regionale di “Avviso Pubblico” –. C’è un mondo sommerso di minacce e prepotenza che tende a generare paura negli amministratori pubblici e nelle imprese impegnate nell’esecuzione di lavori pubblici».

«È importante – ha concluso – che questi dati attivino processi di partecipazione attiva delle comunità locali perché ogni amministratore lasciato solo nell’espletamento del proprio mandato diviene un “bersaglio facile” sia sul piano della violenza fisica sia della violenza psicologica». (fc)

Rapporto Intimidazioni agli Amministratori Locali, Falcomatà: Bollettino indegno di un paese civile

Il sindaco di Reggio e responsabile Mezzogiorno Anci, Giuseppe Falcomatà, ha commentato il rapporto di Avviso Pubblico sulle intimidazioni agli amministratori locali, sottolineando che «è necessario intervenire con forza ed urgenza, promuovendo iniziative a tutela di chi si assume l’onore di governare la cosa pubblica rappresentando la propria comunità nelle istituzioni locali».

«Un vero e proprio bollettino di guerra indegno di un paese civile» lo ha definito il responsabile Mezzogiorno Anci il decimo rapporto di Avviso Pubblico, in cui emerge che «sono 465 quest’anno le intimidazioni riconosciute, tra violenze e minacce, spesso anche a mezzo social, nei confronti degli amministratori pubblici».

«Un dato – ha commentato Falcomatà – che nonostante sia ancora più acuto al sud Italia, è ormai da considerare una vera e propria emergenza a livello nazionale, peraltro sottostimato considerando che spesso chi si trova in queste situazioni evita di renderle pubbliche, magari per non minare la serenità familiare».

«Non è un caso – ha spiegato Falcomatà – che sia sempre più complicato trovare persone che vogliano farsi carico di amministrare la cosa pubblica. L’ultimo episodio, proprio sul territorio metropolitano di Reggio Calabria, riguarda l’incendio alle auto di un consigliere comunale, Domenico Catalano, e di suo figlio, a pochi passi dal Municipio di Siderno, nel cuore della Locride, proprio alla vigilia dell’insediamento del primo Consiglio comunale dopo lunghi anni di commissariamento per mafia».

«Andando avanti cosi – ha concluso il sindaco – il rischio è che le persone oneste e perbene si allontanino dalla gestione della cosa pubblica. Di questo passo non ci sarà più nessuno a voler fare il sindaco o il consigliere comunale, soprattutto nei piccoli centri di periferia dove si combatte quotidianamente per garantire i diritti della propria comunità». (rrc)