REGGIO, UN REFERENDUM PER FALCOMATÀ
E L’OMBRA DI SALVINI NON AIUTA MINICUCI

di SANTO STRATI – È un altro referendum, quello che si svolge oggi e domani a Reggio con la chiamata alle urne di 147.063 elettori: un referendum su Falcomatà. Amato/odiato in eguale misura dai suoi concittadini che, per questo, rimangono confusi e indecisi se concedere il “secondo tempo” richiesto dal sindaco uscente. O cambiare radicalmente, votando il “papa straniero”, ovvero Nino Minicuci, uomo del centrodestra, con la pesante ombra di Salvini che non è detto gli porti bene.

Nessuno, neanche avendo una collaudata  sfera di cristallo, riteniamo sia in grado di pronosticare chi sarà il futuro sindaco di Reggio.

Di certo sarà il risultato di una pessima campagna elettorale, brutta, scorretta e priva di un minimo di fair play, soprattutto da parte del candidato Minicuci che nel secondo dei due unici confronti “concessi” alla stampa, ha mostrato una volgarità e una sguaiatezza poco consoni a una figura isttituzionale.

Falcomatà, apostrofato in malo modo da Minicuci, ha invece mostrato, da politico consumato, di saper incassare senza lasciar trasparire quel minimo di collera che sarebbe stata persino giustificata. Ha tirato fuori i suoi soliti sorrisetti di sufficienza non lo rendono simpatico, ma ha risposto sempre pacatamente, in modo civile ed educato.

Non è stato un bello spettacolo per chi ha assistito e, sopratutto – questa è la cosa più grave – non ha offerto alcun contributo di chiarezza agli elettori. Le schermaglie, in politica, sono normale routine, ma stavolta in casa di centrodestra si è esagerato, mostrando un’evidente debolezza nei confronti dell’avversario.

I reggini chiedevano di avere chiarezza sui progetti, di avere contezza sui programmi, ma hanno dovuto accontentarsi di insulti, peraltro non restituiti – con molta eleganza – da Falcomatà che hanno fatto perdere di vista il motivo del confronto.

Tra l’altro Minicuci doveva e poteva risparmiarsi gli apprezzamenti sulla stampa e dichiarare di voler scegliere dove e con chi fare i confronti: i giornalisti non si scelgono, si invitano e si lasciano parlare. E si risponde se si ha rispetto per chi fa questo mestiere e soprattutto si ha rispetto per chi ascolta in tv, sul web, o legge i giornali. Un gravissimo errore di comunicazione di cui non andare certo orgogliosi.

L’avv. Minicuci, che ha espressamente dichiarato di non essere un politico di professione – e lo hanno capito tutti – ha usato documenti e carte per colpire l’avversario, come se avesse scoperto chissà quali segreti. La lettera di censura di Oliverio nei confronti dell’amministrazione Falcomatà l’aveva già mostrata molti mesi addietro il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Ripepi, senza suscitare grandi emozioni. Così come l’aver tirato in ballo la spada di Damocle che pende su Falcomatà e quasi tutta la sia prima giunta per la vicenda del Miramare non crediamo sia stata una mossa vincente.

Ancora non hanno capito i nostri aspiranti amministratori locali (ma anche quelli nazionali non scherzano) che gli elettori non sono capre né emeriti imbecilli da imbonire con parole e paroloni. La gente che va a votare è matura e a Reggio, in gran parte, dotata di attributi, quindi in grado di rimandare al mittente pretestuose argomentazioni utilizzate per mascherare la mancanza di progetti e, soprattutto, di idee.

Intendiamoci, Minicuci ha presentato dieci punti da realizzare in 180 giorni («sennò tolgo il disturbo») ma anziché spiegare dove, come e con quali strumenti reperire le risorse necessarie ha preferito aggredire verbalmente il suo antagonista, come un vecchio professore che si mette a redarguire il giovane supplente.

Falcomatà ha sbagliato molto, moltissime cose e ha avuto il coraggio di ammetterlo e di domandare scusa più per le cose non fatte che per quelle fatte male. Questo non lo assolve dalle responsabilità di un’amministrazione che, sì, ha ereditato una montagna di debiti e milioni di problemi, ma non ha saputo – vuoi per inesperienza, vuoi per incompetenza dei collaboratori chiamati a risolvere i problemi – affrontare nella maniera adeguata le tante criticità della città. E questo molti reggini non glielo perdonano.

Da parte sua, Falcomatà ha attaccato l’avversario sul solo fronte possibile: lo ha presentato come l’uomo di Salvini e ha messo in allarme i suoi concittadini sul rischio di consegnare Reggio alla Lega. Ma quale Lega? Quella che a malapena ha raggranellato un miserevole 4% (meno di Klaus Davi) e che non ha a livello regionale persone e personaggi in grado di alzare la voce se necessario?

Quale Lega? Quella di un Salvini in caduta libera che sta navigando verso l’abisso senza più la credibilità del “condottiero” che deve portare le truppe alla vittoria. La Meloni, zitta zitta quatta quatta, gli ha fregato preferenze e simpatie, ma ha dovuto tenere un profilo basso a Reggio visto i precedenti personaggi esaltati al massimo prima di finire in galera. Noi siamo contro ogni giustizialismo e riteniamo che nessuno dovrebbe marcire in galera in attesa di giudizio (cosa frequentissima nel nostro Paese), però come si fa a dimenticare che proprio a Reggio, la scorso anno, Giorgia Meloni aveva presentato Alessandro Nicolò come il “nostro futuro ottimo sindaco di Reggio”. E sappiamo cos’è successo dopo. Quindi profilo basso obbligato anche per non indispettire l’alleato Forza Italia che a Reggio è guidato con mano sicura da Ciccio Cannizzaro, l’eventuale responsabile (o no?) di un’eventuale débacle della coalizione di centrodestra in questo ballottaggio.

Già, perché, nel mormorio generale che assegna una pari vittoria e una pari disfatta, l’ombra di Salvini su Minicuci pesa come un macigno e i reggini mostrano di preferire l’usato sicuro di Falcomatà piuttosto che farsi tentare dalle lusinghe leghiste. Ma anche i “pentiti” del non voto stanno ancora rimuginando se lasciarsi convincere dalle promesse di Falcomatà di un “secondo tempo” di rinnovamento. Purché poi, con gattopardesca soluzione, non si cambi tutto per non cambiare niente.

Così, appare sempre più incomprensibile l’atteggiamento di Angela Marcianò, per qualcuno “vincitrice morale” di queste elezioni (con 13mila voti?, suvvia, non esageriamo) che voci sempre più insistenti la indicano a fianco del candidato di centrodestra, in un endorsement che piacerà poco a molti dei suoi elettori. Già, perché se adesso appoggia Minicuci esprimendo un orientamento preciso destinato ai suoi elettori, mostra di aver poca abitudine alle strategie politiche. Non ha nemmeno preso in considerazione la possibilità di fare da vicesindaco (di garanzia per i reggini) a Minicuci quando avrebbe potuto imporre le proprie condizioni e si sbilancia adesso che è in una posizione di evidente debolezza?

Certo, molti si saranno chiesti se c’è guerra in famiglia a casa della prof Angela, visto che il marito, l’avv. Nino Foti, notoriamente su posizioni di destra, era al comizio finale di Minicuci, sotto il palco ad acclamare vistosamente il candidato della coalizione di centro destra. Ha deciso contro il parere della moglie (della serie “pace in famiglia dove sei?”) o, peggio, glielo ha suggerito la moglie? Perdonate l’insinuazione, raccolta stamattima in molti di bar di Reggio a commento del comizio di venerdì Minicuci in piazza Duomo. Il popolo, che non è bue ma riflette, fa due + due e risolve il dubbio, ma non è detto che abbia ragione. Il dubbio, però, è nemico numero uno della politica, meglio non dimenticarsene. Buon voto a tutti. (s)

La registrazione del confronto Falcomatà/Minicuci su LacTv:

https://www.lactv.it/2020/10/02/pubblica-piazza-st-4-puntata-13-speciale-ballottaggio-reggio-calabria/

Ballottaggio Reggio: il Patto di Minicuci, l’adesione di Falcomatà alle richieste Anpi

A pochi giorni dal ballottaggio del 4 e 5 ottobre che deciderà chi sarà il nuovo sindaco di Reggio, si moltiplicano iniziative, appelli e prese di posizione, da destra e da sinistra, a sostegno del sindaco uscente Falcomatà e dello sfidante Minicuci. Il candidato del centrodestra aveva annunciato una “sorpresa” e l’ha svelata in un’animata conferenza stampa: ha firmato un patto con la città, dieci punti con un programma da portare. a termine in 180 gg. Qualcosa che ricorda il famoso “contratto” di Berlusconi firmato in diretta nella trasmissione di Bruno Vespa. Un dejà vu di cui si sa come andò a finire.

Minicuci ha presentato ai giornalisti il suo “Grande Patto per Reggio”: «Oggi voglio concentrare l’attenzione su un solo argomento, un tema fondamentale per la nostra città. Dal sindaco uscente non ho sentito proposte per il rilancio della città. Ha parlato solo per slogan, “Reggio non si lega” o “Minicuci è uno straniero”, chiarisco a Falcomatà che sono più calabrese di lui, che forse ha sempre vissuto nella bambagia». Il candidato della coalizione di centrodestra ha sottolineato come la città si trovi davanti ad un bivio, davanti il rilancio o il baratro. «Ho elaborato 10 punti da realizzare in tempi immediati, nei primi 180 giorni dall’insediamento della giunta. Un patto per la rinascita della città. O li realizzo tutti, o vado a casa».

Il grande patto per Reggio

I reggini non è vero che non sono interessati al ballottaggio: ascoltano, leggono, s’informano. Ecco una carrellata degli ultimi interventi a favore (e contro) di entrambi i candidati.

DESTRA – Secondo Nuccio Pizzimenti (del movimento Cittadini per il Cambiamento) «Minicuci non è Leghista, Reggio ha bisogno di una persona preparata, per risanare, proteggere e rilanciare la città,
Falcomatà sarà certamente sospeso per la legge Severino, se verrà condannato per il brutto affare dell’Albergo Miramare! Minicuci non è tesserato della Lega! – dice Pizzimenti – Egli è stato scelto, perché nella coalizione di Centrodestra, – (Forza Italia – Lega – Fratelli d’Italia), – gli accordi democratici hanno assegnato alla Lega la possibilità di scegliere il candidato Sindaco della coalizione. Salvini, per rispetto alla nostra città, che non ama la Lega, ha scelto Minicuci, perché: non è leghista, non ha la tessera di leghista, ma è una persona preparata (con ben 2 lauree: Giurisprudenza e Scienze Politiche), lo ha scelto anche perché è nato a Melito Porto Salvo, – (praticamente alle porte di Reggio Calabria); – e sin da giovane ha lavorato nella Pubblica Amministrazione quale vincitore di concorso per preparazione – (non per raccomandazione), – in qualità di dirigente in moltissimi Comuni italiani, maturando così grande esperienza e conoscenza della “macchina amministrativa”, cosa che serve moltissimo ad un Comune come Reggio Calabria, dove Falcomatà ha portato l’Amministrazione di nuovo in predissesto, come di recente la stessa Corte dei Conti gli ha contestato personalmente, impedendo giustamente a Falcomatà, per legge, di spalmare il suo dissesto in 30 anni sulle generazioni future dei Reggini, cioè sui nostri figli e nipoti, che avrebbero dovuto pagare tasse, per ripianare il dissesto provocato da Falcomatà, con spese inutili per la collettività, mentre i Reggini, a causa di Falcomatà, non hanno oggi, non solo l’acqua per una doccia, perché Falcomatà ha un debito di circa 5/6 milioni di Euro con la Sorical, ma “lottano” anche da 6 lunghi anni con cumuli di spazzatura non raccolta da diverse settimane, perché Falcomatà non paga la Società Avr; e così i netturbini si  ritrovano sempre 3 o 4 mensilità di stipendio arretrati e fanno continuamente sciopero! E a tal proposito, vogliamo precisare, che parlando con i cittadini, abbiamo constatato, che la propaganda falsa e bugiarda di Falcomatà li ha convinti, che la spazzatura si deve alla chiusura delle discariche della Santelli, nulla di più falso, perché la Santelli le discariche le ha aperte più di 3 mesi fa; e poi basti pensare, che la spazzatura per strada, si deve all’inadeguato sistema del porta-a-porta, adottato da Falcomatà da ben 6 lunghi anni».

SINISTRA – Non solo movimenti e associazioni e movimenti, ma anche singoli cittadini esprimono il consenso a Falcomatà. «In questi giorni – ha scritto Francesca – la città di Reggio Calabria sta vivendo giorni concitati e di grande tensione a causa delle votazioni comunali per l’elezione del nuovo sindaco o per la conferma dello stesso. La nostra Reggio è una bellissima città che non ha bisogno di essere descritta con grossi vocaboli per farla amare e apprezzare anche da chi non la vive quotidianamente, basta fare quattro passi al centro e ti ritrovi il lungomare incantevole e in questi giorni ancora di più impreziosito da nuove costruzioni di opere d’arte. Molti sono avvezzi a criticare qualsiasi cosa si faccia per la nostra città, vuoi per contrastare idee politiche o per mania di andare sempre contro a chi invece la governa. Io che appartengo alla generazione della trasformazione ho osservato le mille sfaccettature della città, vedendola crescere smisuratamente e anche declinare per mancanza di rispetto di noi cittadini, ma sempre affiancata ultimamente da due persone speciali che per la nostra città hanno speso tanto, esponendosi in prima linea per la risoluzione dei mille problemi, “i Falcomatà”. Definirli cosi non è assolutamente mancanza di rispetto verso due Sindaci che hanno combattuto per una città migliore, una città che ha visto i suoi figli andare via, spesso, troppe volte. Da padre in figlio si tramanda l’amore incontenibile verso la propria terra, verso i suoi cittadini, affrontando con energia le problematiche che viviamo tutti i giorni. Quante volte abbiamo letto critiche sul ns sindaco per il ritiro dei rifiuti che invadono le nostre strade non conoscendo a fondo i veri problemi che spesso hanno legato le mani al nostro primo cittadino per svolgere le proprie mansioni. E poi ricordiamocelo il nostro Giuseppe Falcomatà sulle strade di città e di periferia di Reggio munito di mascherina ad ammonire quanti trasgredivano le regole. Quanti rimbrotti ad anziani o giovani papà che passeggiavano con i loro bimbi incuranti delle regole. Quante volte abbiamo visto le sue corse in stazione per verificare di persona l’arrivo dei viaggiatori provenienti dal nord. Abbiamo avuto al nostro fianco un amico, un fratello che nei giorni del lockdown ha corso a destra e manca nei luoghi più disparati ascoltando i problemi della propria gente. E come dimenticare quando di persona ha consegnato i buoni spesa, le mascherine di protezione a tantissime persone in difficoltà. La nostra città deve restare in mano a chi ha lottato e sofferto con noi, a chi conosce la città perché la vive quotidianamente. Non affidiamola a persone che hanno il solo interesse economico. Reggio non ha bisogno di essere divorata a brandelli come hanno fatto le amministrazioni precedenti. Reggio merita un vero reggino come noi, perché anche noi un giorno possiamo dire ai nostri figli, abbiamo contribuito a scegliere la persona più giusta per una città migliore».

DESTRA – Paolo Arillotta, a nome dell’Udc, ha diffuso una nota di critiche a Falcomatà. «Questi ultimi scampoli di campagna elettorale – scrive Arillotta – ne sono certamente la parte più risolutiva: è in queste ore che si decide il destino della nostra Città per i prossimi cinque anni. I Reggini devono decidere, se andare appresso alla propaganda, o confermare la conclamata e diffusissima valutazione negativa sui sei anni dell’Amministrazione Falcomatà. Perché gli argomenti a sfavore di Minicuci sono solo e solamente squallida propaganda.

«In tutta Italia il giudizio è sull’amministrazione della comunità e del territorio, sui buoni o cattivi amministratori o sindaci. Solo Reggio è teatro di tematiche nazionali, per cui sembra che non si voti per la futura amministrazione comunale, ma per …. i massimi sistemi. E da qui … leghisti, terroni, fascisti, e “Bella Ciao”, e tutto quant’altro c’è nell’arsenale della peggiore propaganda comunista.

«L’UdC è stato tra i primi a schierarsi con Minicuci, e l’UdC non è né leghista, né terrone, né polentone, né fascista; e “Bella Ciao” era la canzone anche dei partigiani cattolici, che la cantavano contro tutte le dittature, anche quella comunista, dalla quale sia il Sindaco, che i (grazie a Dio) pochi progressisti ed intellettuali locali traggono ispirazione culturale e politica. L’UdC di Reggio viene da quella DC reggina che si schierò per la Città quando il PCI reggino si schierò contro Reggio; e non è un caso che il 50mo dei Moti sia passato in cavalleria senza che l’Amministrazione comunale, che ha intitolato l‘Aula consiliare al sindaco Battaglia menzionandone il ruolo importante da Lui svolto in quell’occasione (sarà stato corrispettivo del silenzio su primarie truccate?), organizzasse alcun evento, nonostante le altisonanti promesse. Anzi, ad uno il Sindaco ha partecipato: a quello organizzato dalla CGIL nel quale è stata dottamente (sic!) confermata la tesi per cui i Moti non sono stato un movimento di popolo, una giusta reazione della Città ad un torto, ma una rivoluzione fascista. Ecco quindi, per Falcomatà ancora i reggini sono fascisti.

«Per Falcomatà i reggini sono anche “lordazzi”: altro che “terroni”, “lordazzi”! Ed è questo il Sindaco che i reggini dovrebbero votare, e cioè quel Sindaco che insulta i cittadini senza neanche porsi la domanda se per caso è lui e la sua Amministrazione ad avere sbagliato tutto sulla questione dei rifiuti che, in Calabria, c’è solo a Reggio?

«In passato, Reggio ha votato un sindaco esponente del Pci non perché era diventata improvvisamente comunista (infatti lo stesso giorno eleggeva il deputato ed il senatore espressione del Centro-Destra), ma perché era un “Buon Sindaco”. Ecco! Oggi Reggio deve scegliere il suo nuovo “Buon Sindaco”. E su questo tema non c’entra né Salvini, né la “via vecchia”, né la “via nuova”, ma solo il giudizio sulla passata Amministrazione, sul se Falcomatà sia stato un “Buon Sindaco”, e, viceversa, se potrà esserlo, per le sue capacità e competenze, Minicuci. Il tema è questo; il resto sono argomenti buoni per incantare le scimmie, non i reggini.

«L’UdC che io rappresento a Reggio è convinto che i Reggini non si lasceranno abbindolare, e confermeranno il proprio giudizio negativo sull’attuale Sindaco e sulla sua Amministrazione, dando la vittoria, e con essa un futuro migliore alla Città, al dott. Minicuci. UdC che in questa tornata elettorale, avrebbe voluto fare di più, presentando la propria lista al fianco di Minicuci. Era questa la linea del partito espressa dai suoi organi locali, regionali e nazionali. Purtroppo non è stato possibile realizzarla per disimpegni improvvisi, forse anche accordi con l’avversario, a ridosso del termine per la presentazione delle liste, da parte di chi, dopo essere stato in vacanza quando si dovevano formare le liste, ancora oggi ritiene di utilizzare il nome dell’UdC, ed a millantare presenze elettorali estranee al partito, per continuare a coltivare interessi e posizioni assolutamente personali, e che nulla hanno a che fare con i sentimenti di un impegno serio al servizio di principi ed ideali.  Invece queste elezioni costituiscono per l’UdC di Reggio Calabria, per chi ci crede veramente e non per chi pensa che sia un mezzo di trasporto pubblico, il punto di avvio di un nuovo percorso, condiviso con le altre forze politiche e movimenti che si richiamano alla tradizione democratico-cristiana, per la ricostruzione di una presenza autorevole ispirata ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, all’interno dell’area moderata e di centro».

SINISTRA – L’Associazione Partigiani (Anpi) di Reggio ha lanciato un appello pubblico ai due candidati «affinché sottoscrivano, prima del voto, un preciso impegno in ordine a:
• rigorosa applicazione della “delibera antifascista” (approvata dal Consiglio Comunale), che esclude la possibilità di utilizzazione di spazi e locali pubblici per chi non si riconosca nei valori della Carta Costituzionale, nata dall’antifascismo e dalla Resistenza (XII^ disposizione transitoria della Costituzione e leggi di applicazione);
• piena osservanza dell’art. 54 della Costituzione che impone a tutti coloro che svolgono funzioni pubbliche “il dovere di adempierle con disciplina ed onore”;
• realizzazione della “Casa delle Associazioni”, già decisa e rimasta incompiuta, per consentire a tutte le Associazioni democratiche di espletare la propria attività;
• l’esclusione nell’ambito della “toponomastica” dell’intitolazione di piazze o di strade a donne e uomini che hanno rappresentato valori in contrasto con la nostra Costituzione;
• contrastare in tutte le sedi, istituzionali e non, qualsiasi disegno di rafforzamento di “autonomie regionali differenziate”, che aumenterebbero le diseguaglianze, già oggi intollerabili e incostituzionali, tra regioni e cittadini;
• valutare il coinvolgimento nell’amministrazione del Comune di uomini e donne candidati/e in liste non collegate alla coalizione vincente, purché coerenti con i valori sopra richiamati».

Falcomatà ha risposto subito: «Aderisco con convinzione all’appello pubblico rivoltomi da Anpi, impegnandomi a continuare il proficuo percorso di interlocuzione già avviato in questi anni, nel solco di una politica autenticamente democratica ed antifascista, che faccia dei valori custoditi dalla Carta Costituzionale, la bussola primaria per ogni scelta amministrativa per il governo del nostro territorio. Ringrazio l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, cui mi onoro di far parte, per il proficuo lavoro svolto in questi anni. Un percorso che ha coinvolto, attraverso una fitta rete di iniziative condivise, l’amministrazione comunale e metropolitana, promuovendo una cultura democratica ed antifascista, come cardine e punto di riferimento per chi ha l’onore e l’onere di rappresentare le istituzioni territoriali, ma anche l’educazione delle giovani generazioni. Sottoscrivo – ha dichiarato il sindaco uscente – i punti programmatici presentati dall’Associazione, che si pongono in continuità rispetto alle scelte già realizzate in questi anni, con l’obiettivo di proseguire sulla strada tracciata attraverso un percorso sempre più partecipato e condiviso». (rrc)