L’Università di Reggio, Salerno e Milano insieme per conoscere e valorizzare la biodiversità della Calabria

Conoscere e valorizzare la biodiversità della Calabria. È questo l’obiettivo della “spedizione” di studio, ricerca e formazione che vede insieme l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, di Salerno e di Milano Bicocca.

Oltre ai dottoranti, assegnisti di ricerca e ricercatori, alla missione che si è dispiegata tra la Riserva delle Valli Cupe, l’area dei monoliti in Aspromonte e la Riserva del Marchesale nel Parco delle Serre, hanno partecipato trentuno giovani studenti dei corsi di laurea in scienze biologiche dell’Università della Bicocca.

Il Mediterraneo, infatti, è un hotspot di biodiversità e risorsa fondamentale per implementare la sostenibilità dei processi produttivi soprattutto quelli legati al settore biomedico, agricolo ed alimentare.

«Nelle aree oggetto di studio sono state osservate specie vegetali  e animali di grandissimo interesse e dinamiche ecosistemiche peculiari che solo in questi contesti incontaminati si possono osservare», ha dichiarato il prof. Massimo Labra, coordinatore della spedizione per Unimib e direttore scientifico del National Biodiversity Future Center.
Il prof. Luca Rastrelli, dell’Università di Salerno, coinvolto anch’egli nel National Biodiversity Future Center, ha messo in evidenza come le specie mediterranee osservate offrono un mondo fatto di fitocomplessi e fitocomposti con straordinarie proprietà di interesse biologico.
L«e conoscenze acquisite, non solo sono strategiche nell’ottica di una valorizzazione dell’immenso patrimonio di biodiversità di questo paese, a sostegno di una umanità che necessita di un riallineamento con la natura per il suo stesso benessere psico-fisico, ma possono essere alla base di una vera transizione ecologica urbana, in quanto nel contesto cittadino è sempre più importante scegliere di impiantare specie vegetali che non solo riescono a tollerare l’evidente cambiamento climatico che porta caldo e siccità, ma anche bellezza», ha chiosato Andrea Galimberti del progetto Pnrr Musa,(Ecosistema dell’Innovazione di Milano).
Alla spedizione, per UniRC, ha partecipato la prof.ssa Mariateresa Russo, spoke leader del progetto Pnrr Tech4you (Ecosistema  dell’Innovazione della Calabria e Basilicata) e del National Research Centre for Agricultural Technologies– Agritech, alla quale, con la dott.ssa Sonia Carabetta ed un gruppo tra dottorandi e assegnisti Pnrr, in stretta collaborazione con il prof. Luca Campone di Unimib, è affidata la caratterizzazione chimica dei materiali vegetali prelevati nei vari siti.
La professoressa Russo ha voluto rimarcare come questa prima esperienza abbia dimostrato che è concretamente possibile strutturare delle solide collaborazioni tra gli ecosistemi dell’innovazione nord e sud come Musa e Tech4You e tra questi ed i Centri Nazionali creati grazie al Pnrr.
«L’auspicata formalizzazione di specifici accordi tra le Università coinvolte è in linea ed arricchisce – ha dichiarato il prof. Giuseppe Zimbalatti, Rettore dell’Università Mediterranea – gli obiettivi di politica della ricerca nazionale ed è in forte continuità con la prima esperienza di condivisione tra università del nord e sud del Paese che si è concretizzato nel progetto pilota sviluppato dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria e Università di Bergamo e che ha portato al programma dell’Erasmus italiano».
Il Rettore Giuseppe Zimbalatti e la Prorettrice Russo hanno espresso un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno favorito il successo della spedizione ed in particolare al Gen. Raffaele Manicone, Comandante del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, al Col. Luca Toti, Comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, al Col. Rocco Pelle del  Reparto Carabinieri Biodiversità di Mongiana e all’Appuntato scelto Q.S. Luigi Cavallaro nonché al dott. Carmine Lupia e le guide Ufficiali del Parco Nazionale di Aspromonte in particolare Demi D’Arrigo.
«L’approccio collaborativo latu sensu, è fondamentale – ha concluso Russo – in quanto consente lo scambio di conoscenze, esperienze, competenze ed è la strada maestra per  favorire la crescita  armonica dell’intero paese e garantire il futuro dei nostri giovani». (rrc)

 

A Castrovillari l’incontro sugli impianti che minacciano il paesaggio e la biodiversità

di DOMENICO DONATONei giorni scorsi si è svolto un incontro aperto per informare preventivamente o aggiornare la cittadinanza sui progetti di impianti fotovoltaici di tipo industriale che minacciano due aree importanti per la Città di Castrovillari.

In particolare, si tratta delle località Conca del re e Petrosa, due sistemi naturali che rischiano di essere completamente trasformati, con la distruzione di habitat di interesse comunitario e la perdita di specie protette e prioritarie per l’Europa. L’incontro, a cura dell’Organizzazione di Volontariato “Acanto”, ha visto il coinvolgimento dell’Associazione Italiana Cultura Classica di Castrovillari e del Gruppo Archeologico del Pollino, nonché diversi cittadini interessati.

Nello specifico, sono stati illustrati i due progetti: un impianto fotovoltaico a terra denominato “Castrovillari” della potenza di 21,6 MW e un progetto di Agri-fotovoltaico denominato “Fattoria Solare La Petrosa” da 14,4 MW. Oltre alle caratteristiche tecniche dei due impianti: ampiezza (rispettivamente 30 e 34 ettari), produzione energetica, infrastrutture accessorie, è emerso il forte impatto ambientale e paesaggistico che gli stessi potrebbero avere nelle medesime aree, contribuendo al contempo all’aumento consistente del flusso di calore, le cosiddette isole di calore fotovoltaiche. Una semplice, ma utile, forma di confronto e coinvolgimento, che ha permesso di sollevare interrogativi su determinate scelte progettuali e le relative ripercussioni sui territori. Allo stesso tempo ha permesso di informare la comunità sugli scenari energetici che interesseranno la nostra regione al 2030.

Partendo proprio dai dati ufficiali sulle produzioni energetiche calabresi e la sproporzione delle richieste di connessione alle reti elettrica, si è aperta una riflessione sulla validità di tali progetti, irrispettosi del territorio, che utilizzano terreni agricoli e/o naturali, soggetti ormai a un mercato senza regole. Nessuna demonizzazione delle fonti rinnovabili, piuttosto un appello ad utilizzarle in modo appropriato, valutando le possibili alternative, già supportate da studi di insigni docenti. Per esempio, l’utilizzo delle superfici artificiali esistenti per impiantare pannelli fotovoltaici potrebbe garantire e, addirittura superare, gli obiettivi previsti per il 2030 nella produzione energetica da fonti rinnovabili, senza un solo ettaro in più di consumo di suolo. Lo stesso Piano per la transizione ecologica indica come soluzione meno impattante lo sfruttamento prioritario delle superfici di strutture edificate (tetti e in particolare quelli di edifici pubblici, capannoni industriali e parcheggi). La devastazione del paesaggio è un problema che sta investendo in modo vertiginoso la Calabria ed altre regioni. Ovunque stanno nascendo impianti fotovoltaici ma soprattutto eolici incuranti dei nostri boschi, percorsi religiosi e culturali, paesaggi, e, in particolare ciò che è più grave, della vita di tanti cittadini, costretti a convivere con queste opere, persino con il rumore delle turbine eoliche.

«Le misure del Pnrr – hanno tenuto a specificare gli organizzatori dell’incontro – dovrebbero proteggere gli ecosistemi senza produrre alcun danno ambientale, ed è per questo che una vera transizione ecologica, prima di utilizzare colline, crinali, campagne, aree ad alta naturalità, necessita di buon senso, di conoscenze e di attenzione. Attenzione al paesaggio, all’agricoltura di qualità e al turismo sostenibile». 

Questa situazione, sempre più allarmante, ha favorito la nascita di un Comitato regionale denominato “Controvento” che cerca, in modo spontaneo, di mettere in rete cittadini e associazioni impegnati nella difesa dei propri territori. A tal proposito l’incontro ha aperto una finestra di discussione sulle iniziative di volontariato e sull’impegno di tanti piccoli gruppi spontanei di persone, preoccupate e, contestualmente, impegnate a difendere il paesaggio con i suoi valori storici e ambientali. Infine, solo per cenni, si è parlato di un’altra grande opera infrastrutturale, che suscita una serie di dubbi ed interrogativi. Si tratta del nuovo collegamento stradale tra i Comuni di Castrovillari, Frascineto e Cassano Jonio.

Il progetto, che ha un costo di 40 milioni di euro, interesserà località importanti come La Pietà, ma anche la valle dell’Eìano, lo storico tracciato ferroviario delle ex Calabro Lucane. (md)

Il Parco Nazionale della Sila e Lipu insieme per la conservazione della biodiversità silana

Conservare la biodiversità silana. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa sottoscritto tra il Parco Nazionale della Sila e la Lipu – Lega Italiana Protezione Uccelli, rispettivamente dal direttore del Parco, Ilario Treccosti e dal direttore generale della Lipu, Camillo Danilo Selvaggi.

Il nuovo accordo è stato sugellato durante un incontro che si è tenuto presso la sede del parco a Lorica di San Giovanni in Fiore, tra lo stesso direttore Treccosti e il coordinatore del GLC Sila, Gianluca Congi. Il GLC Sila, in questi anni, ha promosso numerosissime attività sul territorio con proficui risultati in termini di: monitoraggi annuali delle specie target, produzione di pubblicazioni scientifiche, partecipazioni a convegni e seminari locali e nazionali a tema, segnalazioni di potenziali minacce, pressioni o rischi al sito e alle specie ornitiche d’interesse comunitario, collaborazione e supporto all’ente e ad altre istituzioni e organismi anche esteri, aventi compiti di tutela e/o di ricerca.

Inoltre, il GLC Sila ha attuato una intesa attività di divulgazione e di implementazione delle conoscenze sul patrimonio ornitico della Sila all’interno della popolazione silana e non solo, promosso diverse iniziative di birdwatching, aderendo anche a eventi internazionali e proposto best practice finalizzate alla tutela degli uccelli e degli habitat che li ospitano nell’ambito dei redigenti piani di gestione dei siti della Rete Natura 2000 o nell’occasione di segnalazioni di potenziali rischi per interventi nella ZPS. Nell’ottica della prosecuzione dell’inteso lavoro fatto, anche grazie al protocollo d’intesa, l’ente parco e la Lipu s’impegneranno per raggiungere i comuni obiettivi finalizzati alla concreta tutela della biodiversità silana cercando di favorirne la conoscenza, la conservazione e la divulgazione.

L’ente Parco Nazionale della Sila e la Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli), alcuni anni fa, avevano sottoscritto già un protocollo d’intesa finalizzato a una serie di attività sul territorio, soprattutto in virtù dell’operosità sul territorio silano del Gruppo Locale di Conservazione 121 Sila. La Lipu è stata già beneficiaria e coordinatrice del progetto LIFE15 GIE/IT/000897 “Net pro Net”, con il contributo della Commissione Europea e della Fondazione Cariplo, che ha contribuito alla creazione di una rete nazionale di gruppi, denominati Gruppi Locali di Conservazione (da qui in poi abbreviati con GLC), che contribuiscono al monitoraggio e alla sorveglianza di alcuni siti della Rete Natura 2000 ritenuti di particolare interesse  naturalistico sul territorio nazionale e alla diffusione della loro conoscenza tra i diversi portatori di interessi.

Il territorio del Parco Nazionale della Sila presenta una elevata diversità a livello di specie e habitat come conseguenza di una lunga storia geologica e della diversità di condizioni ecologiche che caratterizzano l’area. Per queste ragioni, l’area si colloca tra le regioni prioritarie per il Global 200 ed è stata identificata come Key biodiversity area del bacino del Mediterraneo.

Inoltre, svolge un ruolo centrale in un’ottica di integrazione della Rete Ecologica Regionale con i sistemi nazionali (Rete Ecologica Nazionale) ed europeo (Rete Natura 2000) – in linea con la strategia più complessiva di conservazione della biodiversità così come previsto e programmato dalle Direttive europee 2009/147/CE (ex 79/409/CE, Direttiva Uccelli) e 92/43/CE (Direttiva Habitat) e dalla normativa nazionale e regionale. 

Grazie ad un clima peculiare ed alla grande superficie occupata da boschi promuove la presenza di specie di uccelli che in taluni casi sono al limite meridionale delle loro zone di riproduzione europee con popolazioni isolate o scarsamente collegate ai loro principali centri continentali di diffusione. Inoltre, i monti della Sila Grande, soddisfano i criteri per l’individuazione delle IBA (Important Bird and Biodiversity Area). All’interno della IBA n. 148 “Sila Grande” (ZPS IT9310301) sono presenti locali popolazioni nidificanti di alcuni uccelli come il Falco pecchiaiolo, la Balia dal collare, il Picchio nero, il Picchio rosso mezzano, la Tottavilla e il Calandro, tutte specie allegato I della Direttiva europea “Uccelli” e considerate perciò prioritarie per la gestione del sito protetto. Quest’area della Sila, in particolare, presenta anche habitat d’interesse comunitario che sono fondamentali per la biodiversità e in particolare per la conservazione delle specie endemiche, rare e minacciate. Più in generale nell’area MaB Sila – Riserva della Biosfera, insistono numerose specie ornitiche di cui alcune di particolare interesse sotto diversi punti di vista.  (rcs)

TUTELA BIODIVERSITÀ: DA LEGAMBIENTE
UNA LETTERA AL PRESIDENTE OCCHIUTO

di STEFANO CIAFANI – Presidente Occhiuto, Le scriviamo questa lettera aperta per porre alla sua attenzione una vicenda molto rilevante,  sotto il profilo ambientale, per il futuro della nostra regione. 

Per come è a sua conoscenza è stata predisposta, a firma dei consiglieri regionali Montuoro e  Caputo, la proposta di Legge n. 117/XII dal titolo “Norme in materia di aree protette e sistema  regionale della biodiversità”. Un testo normativo che avrebbe dovuto essere innovativo e colmare limiti della mancata applicazione della legge regionale vigente in materia, n. 10/2003, adeguandosi  alle indicazioni della U.E. in una fase storica che vede il nostro Paese impegnato nella difficile lotta  per frenare la perdita di biodiversità indotta dalla crisi climatica in corso.  

Il 6 dicembre 2022, giornata oltretutto coincidente con il 31° anniversario della legge quadro sulle  aree protette n. 394 del 1991, Legambiente, unitamente ad altre associazioni ambientaliste, è stata  convocata in audizione dalla IV Commissione Ambiente e Territorio della Regione Calabria e, in tale  sede, abbiamo già manifestato le nostre serie perplessità sulla proposta di Legge n. 117/XII  rilevandone le numerose carenze e discrasie.  

Successivamente, nell’interesse della collettività e nell’intento di contribuire a migliorare il testo  normativo proposto, abbiamo presentato, inviandoli via pec in data 15.02.2023, circa un mese e  mezzo prima della scadenza dei relativi termini, una serie articolata e ragionata di emendamenti al  testo ribadendo le perplessità già espresse in sede di audizione sulla proposta di Legge n. 117/XII. Attraverso i nostri emendamenti proposti, che alleghiamo alla presente nota, abbiamo inteso porre  rimedio alle rilevate lacune ed incongruenze presenti nel testo, sia nella strategia generale che negli 

obiettivi specifici, per rendere più efficaci le norme sulle aree protette e per garantire una adeguata  tutela della biodiversità. 

Legambiente ha ribadito come la PdL 117/XII non chiarisce come la Calabria intenda perseguire gli  obiettivi sulla biodiversità al 2030, poiché non traccia una adeguata road map per raggiungere il  target di tutelare almeno il 30% del territorio e del mare e di questo almeno il 10% rigidamente  protetto.  

Inoltre il testo, a differenza di quanto consente la legge quadro sulle aree protette n. 394/91,  cancella il ruolo dei cittadini, dei comitati e delle associazioni dai percorsi previsti per istituire nuove  aree protette. Abbiamo evidenziato come la proposta sia velleitaria, poiché non mette a  disposizione fondi in un apposito capitolo di bilancio per le aree protette e, invece, propone l’utilizzo  in maniera retorica dei fondi europei che, come sappiamo, non possono essere utilizzati per la  gestione ordinaria ma per finanziare progetti nelle aree protette. 

Tra i tanti altri elementi di criticità evidenziati, la nuova legge omette di valutare l’efficacia e/o la  corretta applicazione della precedente norma, la legge regionale n. 10/2003, di cui non si sono  valutati i limiti applicativi, non vengono analizzati i mancati risultati e verificata l’applicazione per  giudicarne i limiti e le positività.  

Nulla si dice, ad esempio, della gestione del Parco regionale delle Serre perennemente  commissariato e privo di personale, pianta organica e di risorse finanziarie adeguate. Né si affronta  il problema dei 5 Parchi marini istituiti nel 2013 in contrasto con la normativa nazionale, e per questo  non inseriti dal Ministero nell’Elenco ufficiale delle aree protette previsto dalla legge 394/91 (EUAP), 

poiché la competenza sul mare è statale e le Regioni possono istituire aree a tutela del mare previo  intesa.  

La nuova norma, a nostro avviso, non rappresenta un passo in avanti sulla disciplina regionale per  le aree protette già prevista dalla legge n. 10/2003 e non appare adeguata a potenziare il sistema  regionale delle aree protette non prevedendo nemmeno nessuna strategia di integrazione con le  aree protette nazionali istituite in Calabria. 

Evidente, invece, appare nel testo di legge in oggetto, l’obiettivo indiretto, senza che sussista alcuna  motivazione di merito, di mettere in discussione l’attuale gestione della Riserva naturale regionale  Valli Cupe, attualmente affidata a Legambiente Calabria prevedendo, in particolare all’articolo 80,  una norma che, ponendo parametri temporali ingiustificati (10 anni) sembra scritta ad hoc contro  la nostra associazione. Soprattutto se si considera che la Riserva regionale Valli Cupe è l’unica area  protetta istituita grazie alla legge n. 10/2003 e che le altre Riserve precedentemente affidate a  un’associazione (Foce Crati e Lago di Tarsia) risalgono al 1990. Senza considerare l’evidente  paradosso delle nuove aree protette recentemente istituite con legge regionale e nelle previsioni  affidate ad associazioni . 

Poiché la previsione dell’articolo 80 ci appare arbitraria, ingiustificata e discriminatoria Legambiente  intende contestarla in ogni modo. 

Difatti, la gestione della Riserva naturale regionale Valli Cupe da parte nostra, per come appare  evidente ad ogni osservatore imparziale, è sempre stata improntata alla massima trasparenza ed  efficacia gestionale attraverso l’adozione di modalità gestionali rispettose del territorio e della  collettività, poste in essere in stretta interazione e sinergia con tutte le amministrazioni locali.  

Legambiente, nel corso di questi anni caratterizzati oltretutto dalle grandi difficoltà derivanti dalla  crisi pandemica, ha sempre gestito la Riserva con grande rigore e con diligenza, senza che gli uffici  della Regione Calabria muovessero alcuna osservazione, lavorando con cura e in sinergia con le  amministrazioni, ottenendo la collaborazione con le associazioni e gli stakeholder locali nell’  interesse della tutela e la valorizzazione delle risorse naturali della Riserva e dell’intero territorio dei  comuni interessati. 

La Riserva naturale regionale Valli Cupe, attraverso il nostro apporto in quanto associazione ambientalista nota e consolidata in tutto il Paese con una esperienza di 40 anni nella gestione delle aree protette, ha continuato ad acquisire un indubbio valore aggiunto che rischia di essere vanificato  dalla volontà politica di togliere a Legambiente la gestione della Riserva, per non meglio identificati  motivi, creando una ingiustificata contrapposizione tra le comunità interessate e il soggetto gestore  incaricato dalla Regione Calabria.  

Con la presentazione degli emendamenti proposti, Legambiente Calabria ha inteso, quindi,  contribuire a migliorare il testo normativo in oggetto, collegandolo alla Rete ecologica regionale ed alla strategia per gli appennini ed intendendo offrire alle associazioni ed ai comitati la possibilità di  proporre l’istituzione di nuove aree protette, di inserire i Monumenti naturali ed i parchi urbani tra  le tipologie di aree protette regionali indicando anche una prima lista di aree di reperimento da  istituire entro il 2030.  

Mediante gli emendamenti in oggetto sono stati, ancora, previsti strumenti come il Piano triennale  per le aree protette, l’Osservatorio regionale per la biodiversità, il Comitato tecnico scientifico e la  consulta del parco per migliorare la programmazione e la partecipazione dei cittadini alla gestione  delle aree protette. Abbiamo, ancora, proposto la revisione delle norme per la definizione,  approvazione e gestione del Piano per il parco, del Regolamento e dello Statuto. Insomma, non ci  siamo limitati a criticare la proposta normativa, ma abbiamo suggerito importanti modifiche per  migliorarne il relativo testo. 

In data 05 aprile 2023 la IV Commissione Ambiente e Territorio della Regione Calabria ha approvato  il testo normativo in oggetto, paradossalmente senza compiere alcun esame o valutazione sui 33  motivati emendamenti presentati da Legambiente Calabria. Il relativo testo ancora non è neppure  stato pubblicato sul sito della Regione Calabria. 

L’iter normativo de quo sta quindi procedendo nonostante tali circostanze rappresentino un chiaro vulnus per Legambiente e, a nostro avviso, per la collettività calabrese vista la carenza di  democraticità e trasparenza evidente dalla mancanza di un esame approfondito degli emendamenti  in oggetto. 

Legambiente si vede quindi costretta a ribadire il proprio complessivo giudizio negativo sulla norma  che, inadeguata nella formulazione, non ha inteso non solo recepire ma a monte addirittura  neppure esaminare gli emendamenti migliorativi proposti con l’unico obiettivo di rendere più  efficaci le norme per le aree protette. 

Ci rivolgiamo, quindi, a Lei, quale presidente della Regione Calabria, confidando nella sua attenzione  affinché eviti che siano mere dinamiche politiche che fuoriescono dall’alveo della tutela  dell’ambiente e della biodiversità, o incomprensibile acrimonia verso la nostra associazione, a  comportare l’approvazione del testo normativo in oggetto senza una valutazione delle lacune ed  incongruenze ivi contenute e da noi evidenziate. 

Confidiamo, quindi, che nell’interesse collettivo, la proposta di Legge n. 117/XII dal titolo “Norme in  materia di aree protette e sistema regionale della biodiversità” venga rivista e non avallata dalla  Regione Calabria. (sc)

[Stefano Ciafani è presidente nazionale di Legambiente]

  

SAN ROBERTO (RC) – Si presenta il progetto “Le torri della biodiversità”

Domani pomeriggio, a San Roberto, alle 17.30, nella Sala Convegni “D. Calarco” della Chiesa di San Giorgio Martire, sarà presentato il progetto Pnrr Le torri della biodiversità e il Centro di educazione ambientale e di aggregazione, finanziato dal Pnrr nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana integrato L’Aspromonte in Città della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con Save Your Globe.

 Dopo i saluti del sindaco Antonino Micari e dei sindaci del comprensorio sono previsti gli interventi del prof. Giuseppe Modica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria – Dipartimento di Agraria su “Rigenerazione urbana e ruralità“, della d.ssa Maria Prigoliti della Regione Calabria su “Lo stato della biodiversità in Calabria “ e dell’agronomo Rosario Previtera, manager della transizione ecologica e coordinatore per i bandi PNRR su “Le torri della biodiversità: riqualificazione sostenibile. Conclude Carmelo Versace, sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

I lavori moderati dal giornalista Francesco Ventura vedranno le conclusioni di Carmelo Versace, sindaco metropolitano di Reggio Calabria.

«È un percorso innovativo – ha detto Previtera – quello intrapreso dal sindaco Micari con programmi concreti e “green” attivati già da un biennio. Il progetto prevede la trasformazione di un ecomostro costituito da due grandi e vecchi pilastri abbandonati che diventeranno due innovativi boschi verticali con le specie del Mediterraneo e con i supporti alla nidificazione per gli uccelli migratori. Contestualmente un antico mulino ad acqua in località Funicà, limitrofo alle future torri della biodiversità,  verrà trasformato in un Centro di educazione ambientale e di aggregazione con tecniche di bioarchitettura. Il progetto rientra in un programma comunale di iniziative a tema e diventerà un fattore di attrazione per il  turismo verde e didattico oltre che un volano di sviluppo integrato che guarda anche alla bioedilizia e alla riqualificazione del borgo».

Grande soddisfazione per il sindaco Micari per il quale «il Pnrr offre grandi possibilità da non perdere e per questo sin da subito ci siamo adoperati. Sabato presentiamo un progetto di grande importanza ecologica e turistica oltre che di valenza nazionale che vede la partnership di numerose associazioni  così come per  il Bando Borghi e per il Bando CIS dei quali attendiamo gli esiti così come per molti altri progetti di riqualificazione urbana presentati. Il progetto finanziato in questione rientra nel programma integrato “Tra cielo e mare”  preoposwto alla Città Metropolitana con i comuni di Cardeto, Fiumara, Laganadi, Calanna, Sant’Alessio in Aspromonte. Ai fini della valorizzazione del territorio comunale abbiamo deciso di intraprendere già prima del PNRR il percorso della transizione ecologica e della green economy  e siamo proiettati a raggiungere in poco tempo l’obiettivo “San Roberto, borgo della Domenica green” e l’obiettivo dell’autonomia energetica».

Durante l’evento verrà inaugurata la mostra fotografica nazionale Ambiente, Clima, Futuro a cura del Cine Foto  Club Andreoni di Reggio Calabria e della FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche. (rrc)

Incontro mondiale online su nutrizione, biodiversità e agricoltura

Incontro online a livello mondiale oggi pomeriggio sulla piattaforma Facebook di Agrintour , coordinato dal prof. Mauro Alvisi del Decisions Labs dell’Università Mediterranea con la partecipazione di numerosi Paesi dell’America Latina (Argentina, Uruguay, Brasile). Il tema è la grande bellezza che unisce il  mondo: focus sulla nutrizione, l’agricoltura e la biodiversità. Il collegamento è previsto, in diretta alle16, ora italiana, su www.facebook.it/agrintour.it. (rrm)

Dalla Regione oltre 2,5 milioni per proteggere biodiversità ed ecosistemi

Sono oltre 2,5 milioni di euro la somma stanziata dalla Regione Calabria per promuovere la tutela dell’ambiente marino e l’uso efficiente delle risorse nell’ambito della pesca sostenibile.

Arriva a compimento il bando Feamp relativo alla misura 1.40 par. 1 lett. b), “Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini e dei regimi di compensazione nell’ambito di attività di pesca sostenibili”, annualità 2020, del quale è stata pubblicata la graduatoria definitiva, già disponibile nella sezione dipartimento Agricoltura, del portale www.regione.calabria.it.

«Il provvedimento – spiega l’assessorato – arriva dopo il completamento della fase di verifica dei ricorsi presentati all’indomani della ufficializzazione della graduatoria provvisoria, lo scorso maggio. La Regione Calabria, dunque, continua a sostenere il settore della pesca, destinando ingenti risorse a organismi scientifici o tecnici e a organismi non governativi in partenariato con organizzazioni di pescatori o con Flag, per la costruzione di barriere utili per proteggere le praterie di Posidonia dagli effetti negativi della pesca a strascico e contribuire al ripopolamento».

«Con uno stanziamento complessivo di oltre due milioni e mezzo di euro, attinti sia al fondo Feamp sia al fondo di rotazione, integrati con la quota del finanziamento regionale – ha specificato l’assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo – la Regione finanzierà gli enti scientifici per progetti finalizzati alla tutela della biodiversità marina e degli ecosistemi marini, attraverso la costruzione, l’installazione o l’ammodernamento di elementi fissi o mobili, destinati a proteggere e potenziare la fauna e la flora».

«Un passo importante – ha proseguito – che segue di un paio di mesi la pubblicazione della graduatoria definitiva della misura del Fondo europeo per le attività marittime e la pesca riguardante studi, mappature, monitoraggi e aggiornamenti di piani di protezione e di gestione per attività connesse alla pesca, in relazione a siti Natura 2000 e alle zone soggette a misure di protezione speciale».

«Nel complesso – conclude la nota – risultano essere sei i progetti ammessi e totalmente finanziati. Otto, invece, le iniziative progettuali considerate ammissibili ma non finanziate per mancanza di risorse. Quattro infine, quelle giudicate irricevibili». (rcz)

Presentato il progetto “Natura 2000” che salvaguarda i giacimenti naturali calabresi

È stato presentato, al Museo delle Reali Ferrovie Borboniche di Mongiana, il progetto Natura 2000, finanziato dalla Comunità europea, che si pone l’obiettivo di salvaguardare i giacimenti naturali calabresi e che si candida a essere uno dei più importanti, a livello comunitario, soprattutto in chiave di prevenzione.

«Siamo impegnati a difendere l’ecosistema e a costruire percorsi di mobilità ecosostenibili» ha dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio, nel corso della presentazione del progetto, che ha visto la partecipazione del dirigente generale del dipartimento regionale all’Ambiente, Gianfranco Comito, e del dirigente del settore Parchi e Aree naturali protette, Giovanni Aramini, che ha curato la pubblicazione dei volumi Rete Natura 2000. Presenti anche rappresentanti delle università calabresi, dell’Arpacal, dell’associazionismo e dei Parchi naturali.

«Il resoconto della diversità biologica presente nelle monografie – ha evidenziato l’assessore De Caprio – ci restituisce per intera l’immagine di un territorio che, al suo interno, contiene tutto quanto è richiesto dalla domanda turistica ecocompatibile. Siamo impegnati a ridurre l’impatto antropico sui siti per consentire ai turisti di poter usufruire delle innumerevoli bellezze presenti in Calabria. Il nostro obiettivo – ha concluso – è quello di essere il grande polmone del Mediterraneo».

Il progetto comprende 847 punti georeferenziati, che saranno oggetto di continuo monitoraggio per verificarne le variazioni e le possibili cause di degrado.

La monografia “Rete Natura 2000” racconta, in due volumi, le specie di animali presenti sul territorio e le riserve naturalistiche. I volumi, realizzati con il contributo degli atenei calabresi, descrivono gli habitat naturali presenti, le origini, l’insediamento delle specie animali e gli eventuali pericoli derivati dall’antropizzazione. (rvv)