Saccomanno (Lega): La Calabria di fronte a sfide che chiedono soluzioni concrete e innovative

Il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, ha ribadito come «la Calabria, come molte altre regioni italiane, si trova di fronte a sfide significative che richiedono soluzioni concrete e innovative».

Dal palco di Pontida, infatti, Saccomanno ha evidenziato come «la presenza di numerosi giovani ha dato un segnale di vitalità e impegno per il futuro della Calabria. Il vice premier Matteo Salvini ha tenuto un discorso incentrato sulle prossime elezioni europee e sull’importanza di cambiare la politica europea. Questo tema sarà al centro della nostra battaglia politica. La principale linea d’azione che intendiamo seguire è affrontare i molteplici problemi che affliggono la Calabria, tra cui la famiglia, l’occupazione e, in particolare, la riorganizzazione della politica sociale e europea».

«L’occupazione è un’altra priorità, poiché la disoccupazione giovanile – ha proseguito – e la mancanza di opportunità lavorative rappresentano una grave minaccia per il futuro dei nostri giovani. Inoltre, la riorganizzazione della politica sociale e europea è essenziale per affrontare le disuguaglianze e promuovere lo sviluppo sostenibile della Calabria. Dobbiamo lavorare per ottenere fondi e risorse adeguate per investire in infrastrutture, istruzione, sanità e servizi sociali, al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini calabresi».

«La nostra battaglia politica sarà guidata da una visione di rinnovamento e cambiamento, con l’obiettivo di costruire una Calabria più forte e prospera. Siamo consapevoli che non sarà un percorso facile, ma con determinazione e impegno possiamo fare la differenza. In conclusione, la riunione di oggi a Pontida ha rappresentato un momento importante per la Calabria – ha concluso – con la partecipazione di numerosi rappresentanti politici e l’energia dei giovani. Siamo pronti a lottare per un futuro migliore per la nostra regione, affrontando i problemi della famiglia, dell’occupazione e della politica sociale ed europea». (rrm)

 

L’OPINIONE / Giusi Princi: Superati test di medicina grazie a percorso ideato in Calabria

di GIUSI PRINCI – L’eccellente risultato ottenuto da Arianna Vicari, la studentessa di Vicenza che ha realizzato il punteggio più alto, la prima in graduatoria su 80mila candidati nei test nazionali, per l’ingresso alla Facoltà di Medicina, inorgoglisce la Calabria tutta. Arianna venuta a conoscenza del suo primato nazionale, ha dichiarato che deve il risultato al corso di “Biologia con curvatura biomedica” frequentato nel liceo della sua città.

Sono felice per Arianna, ma sono anche orgogliosa perché un progetto partito da Reggio Calabria ha unito l’Italia diventandone un modello. Il corso, infatti, è stato da me ideato e sperimentato al liceo scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria, insieme al presidente dell’Ordine dei Medici Pasquale Veneziano, quando rivestivo l’incarico di dirigente scolastico.

Da allora, dopo la prima sperimentazione reggina, il percorso è stato sposato dal Ministero dell’Istruzione e dalla Federazione Nazionale dei Medici e trasferito, tramite avvisi pubblici, a tutti i licei italiani, con il da Vinci capofila. Attualmente sono 300 i licei nazionali che sperimentano il corso di biomedicina, di cui 17 quelli calabresi, 106 gli Ordini provinciali dei medici, 60mila gli studenti che lo frequentano. Un’idea di successo quella partita dalla Calabria ricordata e riconosciuta anche dal segretario generale di FNOMceO, Roberto Monaco, in un video-messaggio youtube di congratulazioni ad Arianna.

Proprio il prossimo 19 settembre  con gli altri componenti della cabina di regia nazionale saremo al Ministero dal Capo Dipartimento e dai direttori generali degli Ordinamenti scolastici e della valutazione per ultimare la proposta di istituzionalizzazione del liceo biomedico, un nuovo indirizzo (attualmente è una sperimentazione) che prevedrà, nel piano di studi la materia specifica della biomedicina con docenze affidate ai docenti di scienze e ai medici e attività laboratoriali presso strutture sanitarie.

Orgoglio condiviso anche dal presidente Roberto Occhiuto che complimentandosi per la felice intuizione calabrese, anche in qualità di commissario ad acta della sanità, auspica che i tanti giovani medici che si formeranno grazie al percorso biomedico, diventino una risorsa per la Calabria.

Il presidente Mancuso: Aperta una pagina nuova con l’Unione Europa

Per il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, la missione a Bruxelles del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha aperto una «pagina nuova con l’Unione Europa, avviando utili canali di interlocuzione da cui dipendono le  soluzioni di molte delle nostre annose criticità».

«E di cui potranno giovarsi la Giunta – ha aggiunto – ma anche il Consiglio regionale e tutti gli attori dello sviluppo economico e sociale della Calabria. L’appena conclusa missione del presidente Occhiuto a Bruxelles, e gli importanti incontri che ha avuto, (in particolare con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola), dimostrano che, grazie al suo dinamismo, la Calabria si sta lasciando alle spalle decenni di disattenzione verso le Istituzioni di Bruxelles e Strasburgo».

Per il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, l’esito degli incontri del presidente Occhiuto a Bruxelles costituisce  «un sostanziale passo avanti, per superare l’isolamento della Calabria e porla all’attenzione dell’Europa. Con l’obiettivo di internazionalizzare i suoi punti di forza e il suo patrimonio millenario di cultura e natura».

«A Bruxelles abbiamo, finalmente – ha proseguito – una sede della Regione, operativa e funzionale, che ci potrà consentire scambi di informazione e approfondimenti sui tanti dossier aperti, cui sono legate le speranze di rilancio del nostro sistema imprenditoriale e i  progetti di vita di tantissimi calabresi. In più,  va dato atto al presidente Occhiuto di avere inserito le progettualità della Calabria in una visione ampia. Che include  l’obiettivo ambizioso di trasformare i flussi migratori del Mediterraneo in piattaforme di relazionalità, in una logica di riequilibrio e di multipolarità degli assi verso l’Oriente e verso il Sud del mondo».

«La Calabria, per la sua strategica posizione geopolitica – ha proseguito – offre la propria disponibilità a cooperare nelle sfide del  Mediterraneo, inteso anche come un’ opportunità per la crescita del Paese in un’Europa a cui è richiesto di svolgere, nei sommovimenti geopolitici globali, un ruolo più incisivo».

«Anche per queste ragioni – ha concluso il presidente Mancuso – è  condivisibile e va sostenuta, la proposta di una Macroregione del Mediterraneo, contenuta nel  documento programmatico redatto dalla  ‘Commissione Intermediterranea delle Regioni Marittime Periferiche’ che raggruppa 40 Regioni e di cui l’on. Occhiuto è presidente». (rrc)

Saccomanno (Lega): In 10 anni spariti 400 mila giovani, Ponte sullo Stretto ultima speranza

Secondo il politico della Lega, Giacomo Saccomanno, ben 400.000 giovani sono “spariti” da queste regioni, lasciando un vuoto demografico che rappresenta una sfida per il futuro. In questo contesto, il ponte sullo Stretto di Messina viene considerato come l’ultima opportunità per invertire questa tendenza negativa.
Saccomanno sostiene che il Ponte potrebbe rappresentare una svolta per il ripopolamento demografico della Sicilia e della Calabria, offrendo nuove opportunità di lavoro e sviluppo economico. Tuttavia, Saccomanno critica coloro che si oppongono al progresso e al ponte sullo Stretto, accusandoli di volere solo il male delle proprie comunità meridionali. Secondo il politico, questa opposizione al progresso è disastrosa e antidemocratica, poiché impedisce lo sviluppo e la crescita delle regioni del Sud.
Il ministro Matteo Salvini viene elogiato per la sua visione lungimirante, in grado di comprendere l’importanza di investire nel progresso e nel collegamento tra le due regioni.
Il ponte sullo Stretto, secondo Saccomanno, potrebbe rappresentare un’opportunità unica per rilanciare l’economia e attrarre nuove risorse e investimenti nelle regioni meridionali. In conclusione, il ponte sullo Stretto di Messina viene considerato come l’ultima speranza per invertire la tendenza alla diminuzione della popolazione giovanile in Calabria e Sicilia. Saccomanno sostiene che coloro che si oppongono al progresso stanno danneggiando le proprie comunità, mentre il ponte potrebbe rappresentare una svolta per il ripopolamento e lo sviluppo economico delle regioni meridionali. (rcz)

La nota influencer brasiliana Jake Leal in tour in Calabria

Arriverà oggi in Calabria per un tour di sei giorni Jake Leal, giornalista, travel blogger ed influencer, molto conosciuta in Brasile, per la collaborazione con importanti riviste e giornali brasiliani, la partecipazione al Grande Fratello edizione Brasile, testimonial di noti brand tra cui Msc Crociere Brasile.

Jake curerà un programma tv sul turismo per i brasiliani che vogliono scoprire mete europee, tra cui l’Italia e in particolare il sud Italia. Il programma di viaggio nella nostra regione è stato curato da Ana Patricia Da Silva, promoter turistica italo-brasiliana e autrice del blogger Viajandoparaitalia.com.br, e Tiziana Nicotera, consulente di marketing turistico e territoriale, founder di “Radici Calabresi” insieme ad altri professionisti specializzati in viaggi per oriundi calabresi nel mondo. Tre le principali tappe previste per il blog tour dell’influencer brasiliana grazie all’ospitalità e all’accoglienza di operatori ed amministratori locali, coniugando mare e termalismo, con la montagna e i borghi dell’entroterra, intrecciando i temi della vacanza attiva e sportiva, con il benessere, l’enogastronomia, l’arte, la cultura e le tradizioni. Il soggiorno ha inizio alle Terme Luigiane di Acquappesa (Cs) presso il Grand Hotel delle Terme, a cui sono annessi gli stabilimenti termali noti per le eccezionali proprietà terapeutiche e l’oasi del parco termale all’aperto.

Nei giorni successivi la blogger esplorerà e racconterà ai numerosissimi followers le bellezze di Tropea, Pizzo e Zungri (in provincia di Vibo Valentia), accompagnata in loco da Vincenzo Scordo di Visit Mediterraneo e Radici Calabresi e ospitata da Infinity Resort Tropea e La Dolce Vita di Tropea. Dalla costa degli Dei Jacke Leal potrà poi respirare l’aria più pulita d’Europa nella verde cornice di Lorica, nella Sila Grande. Oltre al soggiorno presso l’Hotel Park 108 con una meravigliosa vista sul lago Argo, saranno tante le esperienze attive che potrà vivere e consigliare ai tanti brasiliani, come il canottaggio, il trekking, le passeggiate a cavallo e tanto altro, grazie alla disponibilità di Cammina Sila di Antonello Martino, il Centro Sportivo Lorica e l’accoglienza istituzionale del Comune di San Giovanni in Fiore. Per seguire il viaggio di Jake Leal sono a disposizione diversi canali social, tra cui l’account Instagram @jakelealoficial. (rcz)

Gattuso (First Cisl): Ritmo di chiusura delle filiali bancarie in Calabria è divenuto insostenibile

«Il ritmo di chiusura delle filiali bancarie in Calabria è divenuto insostenibile, e mette seriamente a rischio l’economia della nostra regione, in un momento decisivo rappresentato dalla messa a terra degli investimenti previsti dal Pnrr che richiedono la presenza sui territori degli intermediari bancari». È quanto ha denunciato Giovanni Gattuso, responsabile di First Cisl Calabria, commentando i dati dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria, che riporta le analisi del Comitato scientifico della Fondazione Fiba, basate sui dati trimestrali di Banca d’Italia, Istat ed Eurostat, sia a livello nazionale che regionale, mediante tabelle e grafici interattivi.

La nostra regione, infatti, è in fondo alla graduatoria con appena 18 sportelli ogni 100mila abitanti: Vibo Valentia è all’ultimo posto, preceduta dalla provincia di Cosenza, a poca distanza Catanzaro e Reggio Calabria, entrambe tra le ultime 10; solo la provincia di Crotone sta un po’ meglio.

Comuni molto popolosi come Casali del Manco, Cetraro o Mendicino in provincia di Cosenza, Cutro o Strongoli in provincia di Crotone, Mileto in provincia di Vibo, Gioiosa Ionica o Motta San Giovanni in provincia di Reggio Calabria, Chiaravalle o Gizzeria in provincia di Catanzaro, sono del tutto privi di sportelli bancari. Il 73% dei comuni in Calabria non ha sportelli bancari sul suo territorio. 11 comuni sono stati abbandonati negli ultimi 12 mesi. Il fenomeno di desertificazione potrebbe ulteriormente aggravarsi, raggiungendo rapidamente il 90% del territorio: i comuni con un solo sportello sono infatti il 17% del totale. 

La desertificazione bancaria in Calabria riguarda una popolazione di 546mila persone che risiedono in comuni che non registrano la presenza di alcuna banca (56mila in più negli ultimi 12 mesi), mentre 316mila persone risiedono in comuni che hanno un solo sportello. 

Dato negativo anche per le imprese a rischio senza uno sportello bancario. Ad oggi sono 27mila le imprese calabresi che hanno sede in comuni che non vedono la presenza di alcuna banca: 3.100 in più negli ultimi 12 mesi; 18mila imprese hanno sede in comuni con un solo sportello bancario. I calabresi utilizzano poco anche l’home banking: appena il 27% contro una media nazionale del 48%.

«La fuga dai territori, inoltre – ha proseguito Gattuso – non presenta in Calabria differenze marcate fra i grandi gruppi bancari ed il credito cooperativo, un aspetto che ci preoccupa ulteriormente in quanto cancella la grande ricchezza della biodiversità bancaria nel nostro Paese e nella nostra regione. Crediamo – conclude Giovanni Gattuso – che la situazione sia ormai così drammatica da richiedere la discesa in campo di tutti i soggetti coinvolti, anzitutto la Regione Calabria, per mettere fine alla spoliazione dei nostri già martoriati territori».

«Tutta la Cisl – ha dichiarato Tonino Russo, Segretario generale Cisl Calabria – esprime grande apprezzamento per il lavoro qualificato della categoria che mette a fuoco una situazione gravissima non solo per i lavoratori del settore bancario. C’è, infatti, forte condivisione delle preoccupazioni per un contesto che condiziona negativamente l’economia e l’imprenditoria locale. Pieno sostegno, dunque, all’azione della First». (rcz)

 

Saccomanno (Lega): Per aree montane della Calabria a disposizione 14,9 mln

Il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, ha reso noto che «grazie al lavoro del ministro Roberto Calderoli, per le aree montane della nostra Calabria sono a disposizione 14,9 milioni di euro».

«Risorse disponibili per Regioni ed Enti Locali, comprese nel Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane – Fosmit, che per il 2023 sono addirittura raddoppiate, passando da 109 a 215 proprio per volere del ministro – ha aggiunto –. Tra le innovazioni contenute in questo decreto vi sono nuovi criteri di assegnazione delle risorse che valorizzano la vera montagna, la garanzia di un sostegno differenziato per fornire le maggiori tutele possibili ai cittadini che risiedono in aree in difficoltà e viene stabilita la priorità per investimenti contro il dissesto idrogeologico».
«Azioni importanti – ha concluso – che guardano alla riduzione dei divari tra le diverse aree del Paese e a maggiori servizi per i cittadini sviluppando le potenzialità delle differenti eccellenze del Paese, un principio condiviso anche dalla riforma dell’autonomia differenziata. L’intesa sancita oggi in Conferenza Unificata è un ulteriore passo avanti, che i territori da tempo attendevano e che finalmente viene attuata, grazie all’impegno della Lega al Governo». (rcz)

Il Pci, la Calabria e il Mezzogiorno a cura di Lorenzo Coscarella e Paolo Palma

di MIMMO NUNNARIUna questione rimasta nell’ombra nell’Italia repubblicana riguarda il rapporto tra Pci – a lungo maggior partito d’opposizione – e il Mezzogiorno. Questione non da poco, in considerazione che il movimento comunista ha storicamente rappresentato classe operaia e ceti deboli e il Meridione non c’è dubbio che, in quanto parte di territorio italiano penalizzato dalle disuguaglianze e dalle trascuratezze dei Governi di prima e di dopo la liberazione dal fascismo, sarebbe dovuto rientrare nel perimetro di lotta del Pci. Ma il meridionalismo, è stato un tema presente, in maniera costante e concreta nell’agenda comunista?

La storia di questo rapporto Pci Mezzogiorno –  è controversa. Più di cinquant’anni fa Sidney Tarrow, allora professore di Scienze Politiche alla Cornell University e noto studioso di fenomeni dei movimenti sociali, affrontò la questione nel libro: “Partito comunista e contadini nel Mezzogiorno (Einaudi, 1972) spiegando come, il partito divenuto dopo le elezioni del 1948 il maggiore partito di opposizione, avesse in pratica voltato le spalle al Mezzogiorno. 

«Il problema di fondo del Pci, nel Mezzogiorno – secondo Sidney Tarrow – non era solo l’estrema difficoltà delle condizioni oggettive, ma la mancanza di una convergenza tra i presupposti empirici della sua strategia generale e tali condizioni oggettive. Qualsiasi azione intraprendesse il Pci, si veniva a scontrare con un dilemma: se fossero state previste due strategie fondamentalmente diverse, per il Nord e per il Sud, il partito avrebbe messo a repentaglio la sua stessa integrità in quanto partito leninista; e d’altro canto, se la strategia prevista per la Valle Padana e per le città industriali del Nord, fosse stata applicata meccanicamente al Sud, ne sarebbero conseguite certe sconfitte politiche. I dirigenti del partito furono restii ad operare una scelta, anche se sembrarono essere stati continuamente consci del loro dilemma».

Nel cuore della via italiana al socialismo è insita, concludeva Tarrow,  “una contraddizione di fondo”.  L’aver in sostanza tenuto separate le aree del non sviluppo dalle aree dello sviluppo, ha finito, perciò, stando al ragionamento dello studioso americano, col coinvolgere anche il Pci. Mezzo secolo dopo, sul rapporto tra Pci e Mezzogiorno, arriva un’altra analisi, approfondita e ampia, meritevole di attenzione, considerato il periodo di osservazione, che parte dalla nascita dello stesso movimento comunista, negli anni Venti, per arrivare al dopoguerra. Lo studio riprende le relazioni del convegno nazionale dell’Icsaic (Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea) Il Pci dalle origini al partito nuovo in Calabria e nel Mezzogiorno 1921 – 1953 svoltosi all’Università della Calabria nel novembre 2021.

Nel volume dal titolo Il Pci, la Calabria e il Mezzogiorno (1921 – 1953), a cura di Lorenzo Coscarella e Paolo Palma, edito da Pellegrini (pagine 519, euro 25) la traccia seguita riguarda il “partito meridionalista e le sue contraddizioni”, quasi a spiegare perché, il più forte partito europeo dei lavoratori, abbia avuto una posizione mai chiara e decisa, nei confronti del Meridione. L’ambiguità è già in origine. Come spiegano Coscarella e Palma, nella presentazione del volume, il Pci, nato a Livorno nel 1921, fu una forza spiccatamente meridionalista solo da quando Gramsci ebbe il sopravvento su Bordiga, il segretario generale, nel 1924. Nella concezione bordighiana, non c’era infatti posto per una “questione meridionale”, come questione avulsa dall’unica – da Nord a Sud – “questione capitalistica”.

Fu Gramsci, dunque, a dare importanza alla questione meridionale, prima mai citata, nei programmi del partito a guida bordighiana. Naturalmente il meridionalismo del Pci rimase, per ovvi motivi, stante il lungo periodo di dittatura fascista, soltanto una componente culturale e ideologica e poi quando dopo la caduta del regime e l’avvento della Repubblica, i partiti cominciarono  a disegnare le strategie per la rinascita del Paese, Togliatti, nuovo leader del Pci, prese le distanze dall’impostazione gramsciana. La sua idea di lotta è infatti ecumenica, nel senso che guarda alla “solidarietà nazionale” ante litteram, di tipo sociale, che però comporta l’indebolimento della lotta, teorizzata da Gramsci, del partito della classe operaia a favore dei braccianti e dei contadini poveri. Sono sedici i saggi scritti da intellettuali, studiosi e politici, raccolti nel volume, che analizzato aspetti dell’attività del Pci al Sud in un trentennio e in particolare in  Calabria. Alcuni contributi documentano in particolare le difficoltà e le contraddizioni del Pci negli anni del “ribellismo contadino, culminato nell’eccidio di Melissa, nel 1949.

In particolare è Franco Ambrogio a mettere in risalto quella che può essere considerata una “mentalità insurrezionalista” del movimento comunista calabrese,  aspramente criticata da Togliatti, soprattutto dopo i fatti di Roccaforte del Greco e Caulonia. Fu in quel periodo, che alcuni leader calabresi, come Gullo e Musolino, al contrario di Togliatti, avrebbero preferito una lotta più incisiva e determinata, del mondo rurale meridionale. La sintesi della vicenda calabrese e meridionale dell’occupazione delle terre potrebbe essere racchiusa nelle parole di Mario Alicata, “amendoliano”, che in quegli anni scrisse che si era sviluppato al Sud uno dei più vasti movimenti di contadini poveri nella vita del Paese, ma non si era riusciti a trarne una spinta e un respiro democratico per un’azione politica più vasta. Il libro, che approfondisce le relazioni presentate a quel convegno all’Unical, rappresenta, oltre a una esplorazione documentata della vita del Pci nell’area del Mezzogiorno, in particolare in Calabria, un contributo importante alla narrazione meridionalistica che nonostante le numerose qualificate e fondamentali cose già scritte ha sempre bisogno di nuovi contributi che diano conto di come le politiche dei partiti, dei Governi, delle istituzioni tutte, abbiano inciso nel bene e nel male sulla società meridionale. (mnu)

LA CALABRIA E IL PARADOSSO TURISMO
POCHE PRESENZE E SCARSA PROMOZIONE

di PIETRO MASSIMO BUSETTAQuel treno per Yuma era il titolo di un famoso film del 2007 remake del film omonimo del 1957. Me lo ricorda l’annuncio del treno per Pompei. «Il 16 luglio é partito  il treno Roma-Pompei, realizzato con le Ferrovie dello Stato: porterà i visitatori direttamente alla stazione ma anche agli scavi. All’interno si potrà vedere anche un video che introduce alla storia di Pompei e ai grandi scavi iniziati con i Borbone e si potrà acquistare il biglietto di accesso agli scavi». Ad annunciarlo, è stato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che si concentra giustamente sui siti culturali che possono essere attrattori di visitatori. 

Egli ha molto chiaro il collegamento tra conservazione e fruizione, ma anche che non si distribuiscono pasti gratis, e che quindi la fruizione deve avere un prezzo.

L’ingresso a pagamento del Pantheon a Roma evidenzia un progetto sano che prevede che anche i beni archeologici, architettonici ed in generale tutti i beni culturali, prevedano per la loro visita un biglietto d’ingresso, come avviene in tutti i Paesi del mondo, nei quali paghi per vedere opere da noi assolutamente gratuite. L’abbondanza dei beni culturali, delle chiese monumentali, degli scavi archeologici, dei beni ambientali presenti in tutto il Paese non ci può non far riflettere che la loro manutenzione e la possibilità di fruizione hanno un costo che ogni giorno le Istituzioni affrontano, che va rifuso da coloro che ne diventano gli utilizzatori. 

Tale approccio ricorda a tutti noi che il turismo non è solo un’attività che consente a tutti noi di mostrare quanto la realtà in cui viviamo sia bella ed attraente, cosa che facciamo normalmente compiacendocene alquanto, ma che deve diventare uno strumento, soprattutto al Sud, area nella quale è assolutamente sotto dimensionato, un driver dello sviluppo importante.

Senza inseguire gli utili idioti che affermano che il Sud potrebbe vivere di agricoltura e turismo, non vi è dubbio che una utilizzazione attenta e una gestione avvertita dell’industria turistica potrebbe rappresentare una parte della soluzione al processo di spopolamento che le aree meridionali stanno subendo. 

Non bisogna dimenticare però che il rapporto tra presenze e occupati, diretti ed indiretti, nel settore, quindi compreso l’indotto che riguarda tutto il terziario, si colloca tra il 3 ed il 7 × 1000, e varia a secondo della concentrazione delle presenze, per cui se esse sono disperse ci avviciniamo al 7 × 1000 se sono invece concentrate in grandi complessi con centinaia di camere ci si avvicina, come é logico, al dato più basso.

Poiché il Mezzogiorno ha 80 milioni di presenze, stimando un dato medio del 5 × 1000, si può valutare che il settore dia lavoro, tra occupati diretti ed indiretti, a circa 400.000 persone. Per chi volesse approfondire tale tema può scaricare un lavoro pubblicato sulla Rivista Economica del Mezzogiorno della Svimez, pubblicato da me recentemente.  

Quindi incide sull’occupazione e probabilmente anche sul valore aggiunto dell’area per il 7%. Il raddoppio delle presenze, cosa assolutamente complicata, porterebbe ad un aumento dell’occupazione interessante ma non certamente risolutiva rispetto alle esigenze enormi riguardanti una popolazione che, con 20 milioni di abitanti, dovrebbe avere una occupazione complessiva di oltre 9 milioni, rispetto ai 6 che oggi sono il numero di coloro che trovano un lavoro sia regolare che invece senza coperture assicurative e quindi sommerso. In tale quadro di riferimento il successo e i risultati che la branca sta conseguendo in quest’anno felice devono essere inquadrati.

La Calabria su 20 regioni italiane è al 15 posto per presenze turistiche nel 2022. Al primo posto il Veneto con 65,9 milioni, seguito dal Trentino Alto Adige e dalla Toscana. La Campania è la prima regione del Mezzogiorno e al settimo posto in Italia, con 17,8 milioni di presenze, seguita da Puglia, Sardegna Sicilia. La Calabria è al quinto posto con 7,3 milioni di presenze.

In Calabria nel 2019 ci sono state 9,5 milioni di presenze. Dopo il crollo di presenze nel 2020 per la pandemia (4,5 milioni), i forti incrementi del 2021 e 2022 non hanno ancora permesso di raggiungere i livelli del 2019, soprattutto per quanto riguarda le presenze straniere. 

Tra i primi 200 comuni italiani per presenze turistiche nel 2022 al primo posto Roma con 29,2 milioni, seguita da Venezia, Milano e Firenze, che ha 7,4 milioni di presenze (l’intera Calabria ne ha 7,3 milioni). Seguono Cavallino-Treporti (Venezia) e Rimini. 

Il primo comune del Mezzogiorno per presenze turistiche è Napoli, al sedicesimo posto in Italia, con 2,7 milioni, di cui 1,3 milioni stranieri, seguito da Sorrento al diciottesimo posto e Vieste (Foggia) al 25 posto tra i comuni italiani. 

Bene sono questi i dati con i quali bisogna confrontarsi quando si parla del boom turistico del 2023, che vede alcune realtà come quella di Napoli avere un’accelerazione interessante, che non deve far dimenticare come é stato detto precedentemente che tutta la Calabria ha meno presenze della sola Firenze. Eppure la costa calabrese tirrenica  da Scilla a Bagnara a Tropea, alla costa ionica  é un paradiso purtroppo riservato ai pochi appassionati che l’hanno scoperta. 

Senza parlare della Sicilia che con i suoi  15 milioni di presenze che, paragonate a quelle analoghe di Malta, dovrebbero provocare se non pianti tragici risate amare,  rimane una Isola ancora non attraversata da flussi importanti.

In tutto questo una confusione di dati che l’Istat raccoglie come se il settore fosse minore, senza porsi  il problema di una indagine campionaria per poter rilevare il sommerso, che lo caratterizza parecchio. 

Basteranno gli incrementi, anche notevoli, che la branca sta avendo in alcune realtà particolari come il napoletano piuttosto che nel Salento per far diventare il settore l’industria turistica che serve al Mezzogiorno? 

Senza alcuna pianificazione che consenta di raggiungere in tempi brevi quei numeri che servono attraendo investimenti dall’esterno dell’area in località particolarmente vocate, con ampi spazi, che consentano anche quei grandi numeri dei quali il Mezzogiorno ha bisogno ma che non ha ancora attratto? Forse sarebbe opportuno che il Ministero del turismo pensasse ad una pianificazione seria, sia normativa che operativa. Ma  in questo momento è chiedere troppo. (pmb)

[Corutesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Lunedì a Lamezia lo sciopero dei Metalmeccanici, i sindacati: Regione apra a confronto

Rilanciare l’Industria con l’apertura di un confronto con la Regione Calabria sulle prospettive e sugli investimenti pubblici e privati nel settore metalmeccanico industriale, garantendo crescita occupazionale e tutelando i Lavoratori delle Aziende in crisi. È questo quello che chiederanno FimFiomUilm nel corso della manifestazione che si terrà lunedì 10 luglio a Lamezia Terme, in occasione dello sciopero dei metalmeccanici.

«Le metalmeccaniche e i metalmeccanici – si legge in una nota dei sindacati – stanno vivendo una condizione economica e sociale molto delicata. Sono anni che il nostro Paese vede ridursi la base produttiva e, nell’attuale fase di grandi trasformazioni e di processi di transizione ecologica, digitale, energetica e tecnologica, sono mancati da parte della politica e dei governi gli orientamenti e le scelte sui temi del lavoro e dell’industria metalmeccanica. Per il nostro settore sono sempre più urgenti interventi di politica industriale, che ancora non si vedono da parte del governo attuale e senza i quali rischiano di peggiorare la condizione economica, industriale e sociale del Paese, già caratterizzata da prospettive di particolare incertezza».

«Fim, Fiom e Uilm si mobilitano – viene spiegato — per rivendicare il ruolo del pubblico a partire dalle responsabilità del Governo, che è chiamato a produrre un grande sforzo anche in sede di Unione Europea. In Calabria i sindacati chiedono di rilanciare l’Industria con l’apertura di un confronto con la Regione Calabria sulle prospettive e sugli investimenti pubblici e privati nel settore metalmeccanico industriale, garantendo crescita occupazionale e tutelando i Lavoratori delle Aziende in crisi».

«Serve pensare di bonificare e reindustrializzare anche le aree in crisi o dismesse – hanno rilanciato – attraverso l’utilizzo dei fondi del Pnrr ed estendendo il riconoscimento a queste aree di Zona economica Speciale. Il sistema Universitario si inserisce nell’auspicato contesto di sviluppo, per avviare processi di ricerca, legate alla industrializzazione 4.0, ad un’economia sostenibile, a un sistema di valorizzazione dei Giovani laureati, affinché siano fautori dell’innovazione dell’Industria “Green-Economy». (rcz)