L’OPINIONE / Franco Cimino: Lo spettacolo del Catanzaro bello e della bellissima Catanzaro

di FRANCO CIMINO – Lo si era auspicato. Lo si era affermato con certezza. Io con ancora con più determinazione. Per fiducia nel cittadino. Per stima verso il tifoso più acceso. Per la certezza di ogni bellezza posseduta dalla nostra Città. Ché una Città che voglia essere libera, aperta, democratica, deve far leva sull’alto livello di civiltà conseguito nei tanti secoli della sua storia onorata. Questo vale soprattuto per le città che hanno il ruolo guida formalizzato.

Quello della nostra, deve pure essere riconquistato con fatti inoppugnabili, con il valore da tutti riconosciuto, affinché davvero si operi, con un faro al centro della Calabria, per l’unità vera della nostra terra. Lo sport e il calcio, in particolare, da noi molto sentito, possono contribuire a questa autentica opera di bellezza. A volte, esso fa più della cultura in sé. Più della Politica, quand’essa volesse e essere detta con voce chiara è scritta con la maiuscola. Ieri al Ceravolo è andata in scena una Bellezza autentica. Quella di un pomeriggio di Sport. Di una partita agonisticamente bella. Tecnicamente buona. Educata. E civile. A creare questo spettacolo assai raro negli stadi hanno unitariamente concorso più soggetti. Li elenco. I calciatori, tutti i trenta scesi in campo, educati, corretti, civili, perfino gentili. Non ci sono stati falli rilevanti e gesti offensivi. L’arbitro, che non ha sbagliato un solo fischio. Bella personalità.

Preparato sul piano atletico e tecnico. Simpatico pure. E il pubblico, da ambedue le parti contrapposte. I nostri tifosi, dodicimila almeno, per le due ore di stadio, tutti corretti ed educati. E quella curva storica che ha compiuto da poco cinquant’anni di vita, che si è preparata bene per l’occasione. Io che temevo potesse sbagliare, mi sono divertito anche all’ascolto di quei cori particolari, di parole “non pulite” condite. Mi hanno divertito un sacco. Uno in particolare, che ripeto: «cosentini tutti figli di padre Fedele».

Anche un altro che non ripeto, però divertente assai. Sono rimasto al mio posto fino a quando non si è svuotato l’ultimo settore. Mi sono goduto lo spettacolo del dopo il fischio finale dell’arbitro. Mi è piaciuto anche Pietro, il capitano, il marinoto, fratello amato di Federica, la mia alunna bravissima per cinque anni al Liceo delle Scienze Umane. Quella maglietta sotto la divisa con quella scritta mi è piaciuta, come anche il breve gestuale lungo il tragitto verso gli spogliatoi. Continuo l’elenco. I tifosi del Cosenza, gli ultras, soprattutto. Tanto colore, qualche “bombetta” di Natale forse di troppo (il controllo alle porte?), i soliti cori di sfottò.

Ma nulla di fastidioso o di antipatico. Bravi e belli. E, ancora, le forze impegnate dall’Amministrazione Comunale in un servizio d’ordine perfetto, come quello messo in campo da Prefetto, Questura, Carabinieri. Bravissimi tutti. E, qui, anche il Sindaco per averlo pensato e coordinato. Per la proposta mia avanzato ieri (incontro di ospitalità fattiva e “politica” al sindaco di Cosenza e al “cosentino” presidente Occhiuto) si può fare presto e ancor meglio. Sono certo che questa volta lui mi ascolterà. Continuo a elencare, ma chiudendo per il momento, anche per non farla lunga. Dico dei due veri grandi acquisti del Catanzaro, che porteranno prestissimo la squadra in serie A. Sono i gemelli, questi davvero gemelli e di poco diversi( uno dei due comprenderà questa precisazione), che vanno tanto d’accordo da mostrare al mondo il valore di una fratellanza acquisita… sul “campo”. I loro nomi? Ma li sanno tutti! Li scrivo, comunque, Vincenzo Vivarini e Floriano Noto. Insieme hanno costruito un bel giocattolo. Il nostra allenatore, una squadra che vince giocando benissimo e divertendo la più vasta platea calcistica nazionale. Il nostro presidente, una società sana e sicura, che offre serenità e fiducia al grande parco giocatori, numeroso e valente, e serenità al tifo più caldo e corretto d’Italia.

Con questo armamentario e questo esercito, il Catanzaro non può porsi limiti di alcun genere. Alla squadra, dicono, mancherebbe qualcosa. Io non sono il più bravo “allenatore” del bar sport, e non saprei dire se non che non avrei fatto andar via il nostro valoroso capitano, Luca Martinelli. Mi sembra manchi uno come lui. Tuttavia, Vivarini saprà inventare, mi pare vi stia già riuscendo, le soluzioni giuste anche con l’organico disponibile. Con questa squadra e questo pubblico e questa società e questa Città, si può andare ovunque. E non bisognerà attendere molto. Ché ci siamo già. Detto questo, per essere confermati in ciò che anche qui ho detto che noi catanzaresi siamo, non possiamo non stigmatizzare duramente l’episodio di gratuita violenza consumato prima della partita da un piccolo manipolo di catanzaresi, assurdamente privi di testa, ai danni di un’auto di colore scuro interrotto da quelli rossoblu.

Il video, che sarebbe stato preceduto, poco lontano dal luogo ripreso, da una sassaiola che ha frantumato i vetri posteriori, ha fatto il giro della rete, mostrando ingiustamente l’immagine di una Città violenta. Immagine non veritiera perché non corrispondente alla Catanzaro giallorossa di oggi, come, tranne quelle poche eccezioni note di anni passati, ha dimostrato di essere. Poco importa che quei nostri “guerrieri” abbiano sbagliato l’assegnazione di quei colori, che invece che il rossoblu del Cosenza erano, invero, della Vibonese. Il gesto è gravissimo. Dispiace molto che la Società e le istituzioni, specialmente quella comunale, non abbiano più apertamente e più severamente condannato l’incredibile fatto. E chiesto scusa, con riparazione di ogni danno, agli sfortunati tifosi giallorossi provenienti dall’antica fedeltà vibonese. Siamo ancora in tempo per farlo. (fc)

LAMEZIA TERME (CZ) – Il Liceo classico e artistico “F. Fiorentino” contro la violenza sulle donne

Lo spirito di solidarietà e l’impegno contro la violenza sulle donne hanno unito gli studenti del Liceo classico e artistico “Francesco Fiorentino” di Lamezia Terme, dimostrando una straordinaria sensibilità e impegno sociale. Questa iniziativa è stata fortemente sostenuta e incoraggiata dal dirigente Nicolantonio Cutuli affiancato da uno staff docenti particolarmente coinvolti: le professoresse Rotundo, Minervini, Ferraro, Chieffallo, Casalenuovo, Caruso,Dastoli e Davoli, insieme ai professori Gaudioso, Serra e D’Apa.

I due giorni, 24 e 25, sono stati interamente dedicati alla sensibilizzazione e alla riflessione sulla violenza di genere. Una serie di attività, che includevano dibattiti, coreografie, poesie, monologhi, elaborati grafici e artefatti, installazioni e performance, hanno offerto agli studenti la piattaforma per esprimere le proprie opinioni e sensazioni su questo tema cruciale. L’iniziativa è stata inaugurata con una toccante coreografia eseguita sul testo della canzone “Quanto forte ti pensavo” di Madame. Questo momento ha veicolato tutta l’angoscia e il dolore legati a relazioni malsane e tossiche, avvalendosi di una scenografia composta, numerosissime scarpe rosse e manufatti creati dagli studenti del Liceo artistico.

Il dibattito sulla disparità di genere, sull’oppressione e sulla violenza sia psicologica che fisica ha catturato l’attenzione degli studenti, che hanno partecipato con coinvolgimento emotivo e interventi molto sentiti e toccanti.

La scuola si è fatta portatrice di un dovere morale, quello di sensibilizzare i ragazzi su questa tematica così delicata. Il Gruppo Arte-ficio del Liceo ha anche aderito al progetto “Scarpe rosse in fila” promosso da Boookcity scuole, facente parte del gruppo Missione fantastica e delle autrici del libro “La Bellezza salverà il mondo”. Questo progetto ha come obiettivo la diffusione di messaggi di bellezza e pace, opponendosi alla violenza sulle donne. Le autrici del libro hanno condiviso la storia di Elina Chauvet, un’artista messicana che nel 2009 ha creato la performance di arte sociale “ZapatosRojos” per dire basta alla violenza sulle donne.

In un momento emozionante, le classi coinvolte nel progetto sono diventate protagoniste della performance “Scarpe rosse in fila”, contribuendo simbolicamente a una marcia pacifica per rompere il silenzio assordante e gridare con forza: Stop alla violenza sulle donne!

Il contributo attivodi tutti i colleghi e colleghe ha sostenuto questa iniziativa, trasformandola in un’opportunità significativa per le giovani menti, trasmettendo valori fondamentali come il rispetto, l’uguaglianza e la compassionevolti nell’ambito della società.

Spinti da un impegno duraturo e simbolico, i rappresentanti dell’Istituto e della consulta studentesca hanno collocato nel giardino del Liceo la “panchina rossa”, un simbolo tangibile dell’impegno costante e dell’unità della comunità scolastica nel contrastare la violenza sulle donne.

L’unità manifestata da questa comunità scolastica è un segno tangibile dell’impegno concreto nella lotta contro la violenza di genere, dimostrando come l’istruzione possa svolgere un ruolo cruciale nella costruzione di una società più giusta e rispettosa per tutti.

Il Liceo “Fiorentino”, al fine di promuovere la cultura della non violenza nelle relazioni fra uomini e donne, aderirà, in collaborazione con il Cles, alla Campagna Fiocco Bianco. Già il 25 novembre, l’intero personale scolastico e tutti gli studenti hanno indossato sul polso un piccolo fiocco bianco, che simboleggia il fatto che la propria mano non userà mai violenza. (rcz)

CATANZARO – La settimana della cucina italiana celebrata dalla “Dante Alighieri”

Il Comitato della Società Dante Alighieri di Catanzaro ha celebrato l’ottava edizione della Settimana della Cucina Italiana nel mondo con l’incontro “Cibo, tradizione e benessere”, che si è tenuto nella Sala Convegni della la Camera di Commercio. Ha aperto i lavori Pietro Falbo, presidente della Camera di Commercio, il quale ha ringraziato la Dante Alighieri per aver organizzato l’evento, patrocinato di buon grado per la valenza sociale, culturale ed economica che rivestiva. Molte infatti sono le eccellenze calabresi nel territorio, che si distinguono per la sostenibilità e per la cultura del cibo.

Anche Francesco Bianco, presidente dell’Antica Congrega Tre Colli, un’associazione che si occupa di food e di tradizione, ha sottolineato l’importanza del cibo quale fonte di benefici fisici e psichici per l’uomo, soffermandosi anche sul provvedimento di legge che, nel nostro paese, ha bloccato, in via precauzionale, la produzione di carne sintetica, in attesa di un riscontro scientifico serio. Non è prudente accettare passivamente le richieste delle multinazionali nei cui laboratori si produce carne sintetica, senza valutare attentamente i rischi per la salute e la sostenibilità di tali prodotti. Infatti, il cibo non è solo fonte di vita e di sostentamento per gli uomini, ma è anche strettamente connesso alla convivialità e alla tradizione e per tradizione si intende anche la memoria dei sapori ed il rispetto delle radici, un patrimonio da preservare e da difendere. Le nostre tradizioni, ha concluso Francesco Bianco, rappresentano una frazione importante del nostro “dna” e della nostra narrazione, che non può essere disgiunta dalla narrazione del cibo, elemento imprescindibile per la nostra convivialità, per il nostro benessere, per la nostra vita.

L’incontro è entrato nel vivo con i saluti della Presidente del Comitato, Teresa Rizzo, che ha illustrato le finalità della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, ormai giunta all’ottava edizione. Il vicepresidente vicario del Sindacato Libero Scrittori Italiani sezione Calabria, Luigi Stanizzi, coglie l’occasione per ringraziare la prestigiosa presidente del Comitato catanzarese della “Dante Alighieri”, Teresa Rizzo, «per l’importante opera di divulgazione e approfondimento culturale particolarmente variegato che da tanti anni offre a favore della comunità, dedicando disinteressatamente una parte rilevante della sua vita». Questo importante progetto è nato in seguito al protocollo d’intesa sottoscritto il 15 marzo 2016 tra Maeci, (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) Mipaf (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste), Miur e Società Dante Alighieri, per la valorizzazione all’estero della cucina italiana di qualità. La tradizionale iniziativa si è svolta dal 13 al 19 novembre, con più di 1000 eventi in oltre 100 paesi nel mondo.

Il tema di quest’anno “A tavola con la cucina italiana: il benessere con gusto” si proponeva di promuovere le tradizioni culinarie e la conoscenza enogastronomica, il Made in Italy, come tratto distintivo dell’identità e della cultura italiana, una vetrina per l’Italia nel mondo. L’evento organizzato dal Comitato di Catanzaro, partendo dalle nostre “radici”, ha inteso valorizzare la ricchezza e la varietà delle tradizioni culinarie della nostra regione, senza dimenticare l’importanza e la salubrità della dieta mediterranea, già da dieci anni iscritta nella lista del patrimonio immateriale dell’Unesco, come modello equilibrato e corretto. Quindi: cibo, tradizione e benessere per sottolineare il legame tra gusto, cultura e salute, esaltando uno stile di vita corretto, fatto di prodotti enogastronomici genuini basati sui molteplici sapori locali, ma anche di pratiche sociali, di riti e di gesti, che ne caratterizzano la peculiarità. Doverosi i saluti e i ringraziamenti a Pietro Falbo, presidente della Camera di Commercio e a Francesco Bianco, presidente dell’Antica Congrega Tre Colli, che ha valorizzato e diffuso il Morzello catanzarese non solo in Calabria ma in tutta Italia e nel mondo. Un grazie particolare a Stefano Caccavari, a Giovanni Lucisano e a Barbara Froio, autrice dei libri Maramenti e Gulìe di Calabria, che hanno offerto una degustazione di prodotti tipici a fine evento. Ha introdotto e moderato gli interventi Elisa Chiriano, docente e book blogger.

Molto interessanti i contributi di Bianca Parisi, biologo nutrizionista, che si è soffermata su salute e dieta mediterranea, e di Barbara Froio, che ha illustrato la sua ricerca sulle pietanze della tradizione calabrese. La Dieta Mediterranea, come ha sottolineato la dott.ssa Froio, rappresenta l’insieme delle abitudini alimentari delle popolazioni del sud Italia. Uno studio statunitense ha scoperto che la gente del posto si ammalava meno di tumori, malattie cardiovascolari e patologie croniche legate all’alimentazione. La dieta mediterranea è costituita, per la maggior parte, di carboidrati; l’apporto di zuccheri è rappresentato in larga misura dalla frutta. I grassi sono moderatamente presenti e sono rappresentati principalmente dall’olio extra vergine di oliva. La quota di proteine arriva ad un massimo del 15%; le troviamo nel pesce, nelle carni bianche, nelle uova, nei latticini, nelle carni rosse e nei legumi.

La dottoressa ha concluso specificando che non esiste in natura un alimento completo, per questo motivo è necessario abbinare tra loro gli alimenti in modo da creare in cucina il piatto della salute ed evitare così carenze nutrizionali. Parlare di cibo e narrare le ricette della tradizione è sempre un ritorno ai ricordi, ai profumi del nostro vissuto, ha evidenziato Barbara Froio, docente in pensione con un amore smisurato per le tradizioni culinarie. (rcz)

VALLEFIORITA (CZ) – Una fiaccolata rumorosa per ricorda le donne vittime di violenza

Emozioni nuove, sensazioni coinvolgenti, commozione palpabile, voglia di esserci e di esserci con il cuore.
Vallefiorita dice “No” alla Violenza contro le Donne.

Un “basta” tutto racchiuso nella “Fiaccolata Rumorosa” che si dipana dal piazzale antistante la parrocchia di San Sergio e Soci e raggiunge la “panchina rossa” collocata davanti al municipio.
Donne, uomini, famiglie, soprattutto tanti giovani formano il corteo assieme all’Amministrazione Comunale, alla Parrocchia, alla Pro Loco, alla cooperativa “Liberamente” e all’Avis.

Società civile e istituzioni assieme a fare da megafono contro “un sopruso” non più tollerabile da nessuno.
Vallefiorita, ancora una volta sensibile verso il fenomeno Violenza contro le Donne, lo grida forte, anche con i tanti striscioni che coreografano la marcia.

«Giulia è stata l’ultima, fermiamo l’abominio» il messaggio racchiuso nelle candele illuminanti, nei tamburi rumoreggianti e nella rosa rossa poggiata sulla panchina.
È vero, Giulia è stata l’ultima. Ma prima di lei è toccato ad altre 106 donne. I loro nomi, scanditi ad alta voce, riecheggiano nel silenzio della riflessione. Nomi che partono dal cuore di chi c’è e raggiungono il cuore di tutti. Nomi pronunciati con il pathos di chi sa che sta facendo la storia della propria comunità per un segnale che porta il sigillo della civiltà e vola alto nel cielo del progresso e del vivere civile per un futuro colorato un po’ più di Rosa. «Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima», Vallefiorita lo grida forte.

CATANZARO – La Compagnia Teatrale BA17 al 90° anniversario della Sezione Arbitri

Si è svolta la festa celebrativa dei novant’anni di attività della Sezione Arbitri di Catanzaro al Teatro Politeama-Foglietti lo scorso 23 novembre 2023, con l’assegnazione del Premio Nazionale “Antonio Gualtieri”, conferito in questa edizione 2023 al Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana Arbitri, Carlo Pacifici presente all’evento.

A ricevere un importante riconoscimento è stata anche la Compagnia Teatrale BA17, selezionata tra gli artisti che si sono esibiti durante la serata per la qualità della proposta artistica e per la promozione del programma di divulgazione della storia e della straordinaria ricchezza culturale e artistica della Calabria denominato “Rinascimento calabrese”.

Con un medley virtuosistico che ha attraversato le diverse produzioni della compagnia, gli artisti del team hanno garantito un gran finale che ha strappato applausi ed elogi. La spettacolarità del mondo audiovisivo degli artisti, costruita per l’occasione dal bravo Lorenzo Cardamone, si è unita alla performance dal vivo con due delle commedie più spumeggianti della produzione targata B17: “Baci d’Amore & Canzoni”, commedia romantica musicale, e “La strenna di Giuseppe”, commedia brillante dalle gag esilaranti.

Le voci coinvolgenti del tenore Amerigo Marino, della soprano Giuliana Tenuta, con la suadente Angelica Artemisia Pedatella, regista e autrice delle due opere, accompagnati dalla leggerezza del ballerino Raphael Burgo, hanno aperto e chiuso la performance, caratterizzata inoltre dalla straordinaria comicità del duo “Peppe & Max”, Giuseppe Marvaso e Massimo Rotundo, che hanno riportato in scena uno dei momenti più esilaranti della “strenna”: l’incontro tra il povero falegname Giuseppe di Galilea, con l’Arcangelo Gabriele che gli annuncia la gravidanza della fidanzata. Inutile sottolineare che le risate dietro le quinte e in platea non si sono fatte attendere.

Considerati “eccellenza calabrese”, gli artisti hanno ricevuto un gradito riconoscimento dalle mani del Presidente della Sezione AIA di Catanzaro, Francesco Zangara, sottolineando ancora una volta come il valore dello stare insieme faccia sentire gli artisti così vicini al mondo dello sport, dove il valore della squadra vince sempre. Ed è proprio il senso di squadra che ha dato vita ad una delle settimane più entusiasmanti per la Compagnia BA17, tra interviste e partecipazioni a eventi, fino alla trasmissione televisiva di sabato 25 novembre – in prima serata – dove all’interno del programma condotto da Francesca Lagoteta “Io non ho paura”, verrà presentato il cortometraggio “Finestre”, realizzato dalla Compagnia, che a distanza di due anni continua ad animare il dibattito sul contrasto alla violenza di genere, diventando progetto educativo per le scuole. In tre anni di consolidamento del team BA17, i risultati raggiunti sono davvero notevoli e si prepara una stagione invernale importante, mentre proseguono i percorsi formativi del CPA – Centro Per le Arti, con i corsi di recitazione, dizione, public speaking, danza popolare/tarantella e scrittura, un vero luogo di formazione e divulgazione della sensibilità, delle abilità e della magia del mondo delle arti, che ha così aperto le sue porte al pubblico, dando a tutti la possibilità di partecipare a questo grande laboratorio di ricerca artistica che continua a generare sorprese e opere entusiasmanti. (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Il vescovo Parisi: «Come cristiani siamo chiamati ad entrare dentro questa realtà che ci appartiene»

«La nostra fede cristiana è una fede incarnata e noi, come cristiani, siamo chiamati ad entrare dentro questa realtà perché questa realtà ci appartiene. Non possiamo inventarci una realtà diversa, non la possiamo fuggire, non possiamo creare e rifugiarci in degli angoli confortevoli che possono essere i nostri gruppi ristretti, le nostre appartenenze… Usciamo da quel circolo asfittico che Gesù ha sempre combattuto quando parlava del modo di interpretare la religiosità da parte di scribi e farisei: “noi dentro siamo perfetti, tutti gli altri all’esterno impuri”. La Chiesa che Papa Francesco delinea nell’ Evangelii Gaudium è una comunità aperta, inclusiva, missionaria». È uno dei passaggi dell’intervento del vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi alla prima assemblea ecclesiale diocesana, svoltasi nell’auditorium appena inaugurato all’interno del complesso interparrocchiale S. Benedetto.

Partendo dalla lettura di alcuni versetti del capitolo 10 di Matteo, all’inizio di quello che viene chiamato il “discorso missionario”, il secondo dei cinque discorsi di Gesù presenti nel Vangelo di Matteo, monsignor Parisi ha sottolineato come «il contesto della missione dei discepoli è sempre lo stesso, ieri come oggi: l’avversione nei confronti della predicazione. Lo stile dei discepoli è quello di uomini perseguitati ma coraggiosi”.
Soffermandosi su diversi passaggi dell’ Evangelii Gaudium di Papa Francesco, Parisi ha sottolineato che “le periferie esistenziali, verso le quali Papa Francesco come Chiesa ci chiama ad uscire, non sono un’espressione linguistica, ma va riempita di contenuto. Le periferie esistenziali sono tra di noi. Sono in quelle sacche di umanità incompiuta, che non ha più la gioia di vivere, lì dove l’umanità è in affanno e non trova le ragioni per vivere, gli strumenti per interpretare la propria condizione esistenziale. A questa umanità, siamo chiamati ad annunciare il Vangelo».

«Annunciare il Vangelo – ha proseguito Parisi – dentro le nostre strutture umane che non sono strutture, per così dire, “chiesastiche”, ma “ecclesiali”, che devono essere segno visibile di comunione. La nostra visione di Chiesa deve essere quella di un luogo di accoglienza e condivisione, chiamata a testimoniare la misericordia di Dio”.
“Qual è la qualità del nostro servizio nel mondo e nella storia? A cosa è legata la nostra testimonianza? – ha rimarcato Parisi – la nostra testimonianza è legata al primato di Gesù Cristo. Lo stile del discepolo nasce dalla fede e dalla libertà, da cui scaturisce il coraggio. La nostra presenza cristiana nel mondo e nella storia è necessaria per arginare la banalizzazione, per parlare al mondo non di angoscia ma di speranza, per recuperare l’umano: come cristiani siamo chiamati a vivere la nostra umanità pienamente in maniera conforme a come ha vissuto Gesù”. Alla vigilia dell’avvio della scuola dei ministeri e a oltre un mese e mezzo dall’inizio del secondo anno della scuola biblica, con centinaia di presenze ad ogni appuntamento da tutti i comuni della diocesi, il vescovo di Lamezia ha sottolineato l’importanza della formazione “per prepararci a interpretare la storia e dare il nostro contributo costruttivo».

«Vi chiedo di pregare – ha concluso Parisi – il servo di Dio Vittorio Moietta perché possa guidare i nostri passi, con la sua passione amorevole, con la testimonianza prudente e pacifica che ha saputo dare pur dentro la persecuzione della malattia, con quella passione apostolica con cui ha servito questa nostra Chiesa diocesana». (rcz)

MESORACA (CZ) – Il bellissimo foliage a Villaggio Fratta

di CITTA’ VISIBILI LAMEZIA – Il cielo color zaffiro di una soleggiata giornata novembrina accoglie a Mesoraca “Le Città Visibili”, insieme all’affettuoso benvenuto che contraddistingue il sindaco Annibale Parise, l’Assessore Massimiliano Ferrazzo, il coordinatore scientifico della Riserva Regionale del Vergari Carmine Lupia, il team dell’Ostello – Villaggio Fratta tra cui il Presidente Salvatore Aiello, Francesco Catanzaro e il mitico Direttore della Riserva Naturale Regionale del Vergari, Emiliano Cistaro, amici di lunga data della nostra Associazione. È sempre con grande piacere che torniamo a Mesoraca a godere del meraviglioso paesaggio e della calorosa accoglienza della sua gente. Qui ci sentiamo a casa; l’ospite è sacro, a lui si apre il cuore, con lo slancio e le premure che contrassegnano della gente del luogo.

Non poteva mancare una visita, seppur breve, al Santuario dell’Ecce Homo, nei pressi del quale una targa ci segnala la tappa n.30 del Cammino Basiliano. Stavolta, entrando nel convento, abbiamo avuto la fortuna di poter ammirare più da vicino la meravigliosa statua, al momento in restauro, posta ad altezza d’uomo dietro un vetro di protezione. Lo sguardo, dolce ed espressivo, è rassegnato, ma le labbra si schiudono in un sorriso rassicurante. Questo particolare non lo avevamo mai notato, a distanza. L’opera di frate Umile da Petralia Soprana è così bella e perfetta che ogni volta ci emoziona e ci sorprende e noi torniamo sempre volentieri anche per un saluto al caro Padre Francesco Bramuglia.

La nostra escursione dedicata al foliage parte dalla faggeta, avvolta nel giallo e arancio della livrea autunnale, e continua col “Percorso del fungo”, corredato da pannelli esplicativi e sculture in legno delle tipologie di funghi più diffuse nella zona. Alla “Capanna del pastore” giungiamo seguendo il profumo delle bruschette calde e delle prelibatezze tradizionali che ci attendono per una pausa aperitivo; i ragazzi del Villaggio Fratta hanno preparato di tutto: olive schiacciate e al forno, tonno sott’olio casereccio, giardiniere di vario tipo, svariati formaggi e salumi, innaffiati da un gustosissimo vino locale e poi il pregevole olio Don Peppino dell’Azienda Agricola Biologica Tesoriere. É solo l’aperitivo…

L’aria frizzante e il profumo del bosco deliziano il nostro cammino, che riprende, attraversando il bosco, per rientrare al Villaggio Fratta, dove altri amici e nuove ghiottonerie ci attendono. L’organizzazione perfetta della giornata, la dedizione e l’entusiasmo degli infaticabili componenti dell’ostello, che si spendono instancabili per valorizzare e promuovere questa zona e farne conoscere il valore e le bellezze, hanno reso ancora una volta il nostro soggiorno indimenticabile.

A tutti coloro che amano rilassarsi nel silenzio della natura e attraversare paesaggi incontaminati non resta che provare per credere e contattare l’Associazione “Villaggio Fratta”: vi farà scoprire scenari, profumi e sapori veraci della nostra terra. (cvl)

BADOLATO (CZ) – Festeggiamenti in onore di Santa Caterina nell’antico borgo

Sabato 25 novembre 2023, nell’antico borgo, si sono svolti i tradizionali festeggiamenti in onore di Santa Caterina V.M. d’Alessandria. Secondo la tradizione, Caterina – giovane cristiana nobile, bella e colta – fu martirizzata nel 305 d.C. ad Alessandria d’Egitto, centro di antiche culture e capitale della tradizione sapienziale cristiana. I testi, tardivi, con il racconto della vita e del martirio sono una “Passio greca” del VI-VII secolo scritta probabilmente con scopi edificanti da un chierico di Alessandria o da un monaco del Sinai, e una Conversio forse del secolo VIII.

Il suo martirio si colloca all’epoca di Massenzio, o Imperatore Massimino, che perseguitarono duramente i cristiani. In occasione di una grande celebrazione sacrificale agli dei voluta dall’imperatore, Caterina, rifiutandosi di aderire, avrebbe così apostrofato il sovrano: «Perché vuoi perdere questa folla con il culto degli dei? Impara a conoscere Dio, creatore del mondo e suo Figlio Gesù Cristo che con la croce ha liberato l’umanità dall’inferno». Fu poi posta, per volontà diretta dell’Imperatore Massimino, su una ruota uncinata e torturata a morte, trafitta fatalmente da una spada. In quel di Badolato, da secoli, si registra una devozione popolare enorme per la Santa alessandrina, considerata quasi una Madonna: “A Madonna ‘e Santa Caterina”.

Per tanti, nel borgo, questa festa popolare e religiosa è considerata la festa dei “mancusani”, cioè dei cittadini del rione “u mancusu” di Badolato (lato sinistro del borgo), contadini laboriosi denominati in passato “tamarri commati” (con propri piccoli appezzamenti di terra) ed i cui catoja erano ricchi di derrate alimentari e buon vino. Fino a pochi decenni fa, nella comunità locale, Santa Caterina V.M. d’Alessandria era conosciuta come la “Zangàra” (portatrice di pioggia) e si raccontava portasse il primo vero freddo autunnale con l’acqua e la pioggia (ed è proprio quello che si è verificato Sabato 25 Novembre dal punto di vista meteorologico!).

La festa, a cura della Confraternita di Santa Caterina, è stata caratterizzata dalla tradizionale tredicina con tredici giorni di preghiera – dal 12 al 24 Novembre – nell’antica chiesa di Santa Caterina (la chiesa più antica esistente all’interno del centro storico). Sabato 25 Novembre, i festeggiamenti civili sono stati anticipati da una Santa Messa e dalla tradizionale processione per le vie e tra le antiche chiese del paese. La processione si è conclusa con il tradizionale “ballo del ciuccio” e con uno spettacolo pirotecnico in Piazza Castello. Per le vie del rione “mancusu” e del borgo presenti anche zampognari, anticipando di fatto le prossime festività natalizie, e musicisti di strada con il cantastorie Andrea Bressi ed i “Giamberiani Suoni Tradizionali” che hanno poi animato la parte finale della festa. Logicamente non sono mancati gli stand enogastronomici, le tradizionali aperture private dei tanti “catoja” con autentici momenti di convivialità diffusa, la degustazione delle prime zeppole salate che a Badolato si iniziano a friggere proprio a partire dal 25 Novembre per le celebrazioni di Santa Caterina (la zeppola col buco al centro ricorda anche la ruota della tortura della Santa). Importante, infine, l’iniziativa delle consorelle e dei confratelli “paparinari” della Confraternita di Santa Caterina V.M. d’Alessandria (col nuovo priore Totò Scoppa) che si è tenuta nel primo pomeriggio.

Vista anche la grande storia che contraddistingue la vita di Santa Caterina, si è voluto ricordare Giulia Cecchettin, partecipando solidarietà e vicinanza alla famiglia, con un messaggio simbolico contro la violenza sulle donne: per le vie del rione ed in prossimità della Chiesa sono state collocate delle scarpe rosse (che rappresenteranno il sangue delle donne uccise e scomparse a causa della violenza sessista) e prima della processione tutte le donne presenti in chiesa sono state omaggiate di una gerbera rossa (fiore che simboleggia amore sincero, modesto, un amore lontano dall’eccessiva passione, un amore pacato, simbolo di forza e coraggio). (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Al Grandinetti successo per “La Mandragola” di Roccamo

Un minuto di silenzio per ricordare le donne vittime di violenza e femminicidi, 106 dall’inizio dell’anno nel nostro Paese, nella giornata internazionale dedicata alla sensibilizzazione e alla mobilizzazione contro il fenomeno. Il pubblico in piedi accoglie gli attori della compagnia Teatro Europeo Plautino, che introducono subito la platea nella dimensione canora dello spettacolo, una sperimentazione coraggiosa in cui convivono il testo del II secolo A.C. e la musica elettronica, di cui la compagnia ha fatto il suo tratto distintivo.

Sul palco del Teatro Grandinetti va in scena “La Mandragola”, con la regia di Cristiano Roccamo, un capolavoro del Teatro Comico italiano che è anche uno sguardo critico sulla società del tempo.

Il sipario si alza sulla Firenze del 1504. I personaggi che si presentano sono estremamente moderni, specchio di una società che si è evoluta nel tempo ma che mantiene inalterati vizi, difetti e debolezze. Non è difficile scorgere nell’intreccio corruzione, avarizia e tentativi di manipolazione che si fanno spazio anche nella vita moderna. Si tratta di una rappresentazione senza filtri delle nostre imperfezioni e dei nostri peccati immortali.
La commedia riesce a descrivere un mondo senza tempo, attraversato da personaggi che non risultano essere né buoni né cattivi, ma sospesi tra moralità e immoralità, passato e presente, giusto e sbagliato. L’intento è farci ridere delle nostre stesse caricature, spingendoci a guardare all’interno di noi stessi, fino in profondità.

A catturare l’attenzione è soprattutto il personaggio di Lucrezia, protagonista indiscussa che non entra mai in scena se non alla fine. “La Mandragola” riflette certamente il contesto culturale e sociale dell’epoca rinascimentale, caratterizzato da forti gerarchie di genere. Le donne erano spesso confinate a ruoli tradizionali e sottoposte a rigide aspettative sociali. Pertanto, la figura di Lucrezia potrebbe riflettere la lotta delle donne per trovare spazi di autonomia e influenza entro i limiti imposti dalla società.

Dal punto di vista del femminismo, è interessante esaminare com’è rappresentato il suo personaggio in termini di potere e autonomia. Pur essendo oggetto di manipolazioni da parte degli uomini intorno a lei, dimostra una certa astuzia e abilità nel navigare le complessità della sua situazione. Questo può essere visto come un primo segno di resistenza nei confronti delle norme patriarcali dell’epoca. Inaspettatamente ci ritroviamo infatti davanti al vero principe della commedia, la vera figlia dell’ideale di Machiavelli.

Guardando al femminismo contemporaneo, la riflessione su Lucrezia potrebbe evidenziare le sfide che le donne hanno affrontato nel passato e la necessità di continuare a lottare per l’uguaglianza di genere.
Il sipario si chiude su un piccolo spazio di libertà e autodeterminazione conquistato.

Se “La Mandragola” è lo specchio di ciò che non cambia, Lucrezia è la tela su cui proiettare le battaglie delle donne di oggi.

Prova d’attore superata per tutta la compagnia del Teatro Europeo Plautino, che raggiunge lo scopo dichiarato di riscoprire il teatro classico per avvicinare il pubblico al patrimonio culturale della classicità.

Lo spettacolo “La Mandragola” è inserito nella rassegna teatrale Arteca promossa da I Vacantusi.

A Catanzaro un workshop su oncologia medica

A Catanzaro Lido, nei giorni scorsi, si sono ritrovati esperti provenienti da tutta Italia e oncologi di tutta la Calabria per parlare, appunto, di oncologia medica. Una tre giorni in cui hanno illustrato e discusso le nuove evidenze scientifiche per i tumori di mammella e cutanei, del polmone, dell’uroncologia, delle neoplasie gastroenteriche e della ginecologia oncologica. Comune denominatore delle dissertazioni sono state le terapie immunologiche.

Aggiornamento, confronto, innovazione: per tre giorni, i medici oncologi hanno discusso e relazionato sui modelli attuali delle cure oncologiche: il trattamento dei tumori alla mammella, le neoplasie cutanee e quella del polmone, la gestione delle cure in ambito infermieristico, l’uroncologia, terapie di supporto, tumori gastroenterici, ginecologia oncologica.

«L’opportunità di aggiornamento – dice il dottore Vito Barbieri, direttore dell’oncologia medica dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro e responsabile scientifico del workshop – è, ormai, caratterizzata da una notevole varietà di offerta. Tuttavia, le occasioni di incontro e di confronto premettono di acquisire nuove visioni, grazie all’interazione coi colleghi di aree specifiche».

«Esperti di varie aree del territorio italiano e specialisti calabresi concorrono a delineare questi panorami attuali, a discuterli reciprocamente, a presentarli ai colleghi anche di altre aree e specialità mediche e chirurgiche ed agli operatori professionali della sanità a vario titolo. Questo ci consente – conclude il dottore Barbieri – di portare sul nostro territorio ed ai nostri pazienti la migliore applicazione delle novità scientifiche». (rcz)