di SANTO STRATI – Sono trascorsi due anni dalla pomposa e superba presentazione dell’arrivo di 25 milioni per l’Aeroporto dello Stretto, frutto di un’abile mossa del deputato reggino Francesco “Ciccio” Cannizzaro nel tradizionale assalto alla diligenza della legge finanziaria. Un emendamento subito passato col risultato – straordinario – di avere una paccata di milioni immediatamente disponibili. Peccato che alla orgogliosa soddisfazione dell’allora presidente Sacal (la società che ha preso in gestione i tre aeroporti calabresi) Arturo De Felice e di Ciccio Cannizzaro, siano seguiti due anni di vuoto totale, per scoprire, a qualche settimana dal secondo anniversario del proclama, che sono stati programmati solo piccoli, modestissimi, interventi di manutenzione che non serviranno certo a far rilanciare lo scalo. Ma se la Sacal – che continua a non voler rendere pubblico il piano industriale – ha delle evidenti e pesanti responsabilità, forse sarebbe il caso di rinfacciare alla Città Metropolitana di Reggio un atteggiamento di remissiva indifferenza, quasi a tenere lontano un fastidioso problema. Cosa ha fatto e cosa sta facendo la Metrocity per la popolazione della provincia reggina (e i dirimpettai cugini messinesi che ne trarrebbero vantaggio)? Poco, pochissimo, con scarsa attenzione a un problema enorme: che senso ha il progetto turistico della MetroCity se viene a mancare l’aeroporto? Come si può continuare a ignorare che l’azione della Sacal è stata unicamente rivolta a far crescere il traffico aeroportuale di Lamezia, trascurando sia Crotone sia Reggio, dimenticando l’obiettivo primario che era quello di fare rete tra i tre scali in modo da ottimizzare risorse, traffico e occupazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Aeroporto dello Stretto non genera traffico perché i passeggeri vengono demotivati da orari impossibili, la struttura è obsoleta, l’intero impianto aeroportuale è vecchio e, soprattutto, incoerente con il progetto del Parco lineare Sud che la Città di Reggio sta portando avanti. In particolare, andrebbe rivista la collocazione dell’aerostazione in prossimità della stazione ferroviaria (ora in disuso) che potrebbe costituire un punto di snodo rilevante nella mobilità da e verso l’aeroporto.
Nelle passate settimane c’è stato uno scambio epistolare tra il presidente della Sacal Giulio De Metrio e il sindaco Giuseppe Falcomatà. De Metrio contestando notizie «ingenerose e fuorvianti» sulla Sacal aveva affermato nella sua lettera che «per esperienza di settore ero e sono convinto che l’aeroporto abbia significative potenzialità di traffico inespresse, che è venuto il momento di cogliere dopo anni di incuria» e indicato le prime aree di intervento: «rimozione delle limitazioni operative, che in tutti questi anni hanno tenuto lontane dall’aeroporto le compagnie aeree più performanti e con prezzi al pubblico competitivi; riqualificazione delle infrastrutture aeroportuali, inserite in un quadro paesaggistico con pochi rivali al mondo, ma ridotte nel tempo in uno stato indecoroso; stimolo alle compagnie aeree a volare nel nostro aeroporto; attivazione di accessibilità su gomma, ferro ed acqua all’aeroporto, al momento lontana da un livello accettabile; promozione del decoro e dei servizi urbani intorno all’aeroporto (e direi anche in città) oggi molto migliorabili se si vogliono attrarre sia turisti che businessman; promozione e sviluppo del territorio, con una discontinuità visibile in campo culturale, sociale, turistico, economico».
C’è da sottolineare che per atterrare a Reggio è necessaria una particolare abilitazione dei piloti che le società di trasporto aereo si guardano bene dall’attivare (bisogna spendere qualche soldo) ed è questa una risibile scusa per motivare l’assenza dallo scalo di numerose compagnie. In realtà non servirebbe molto se la Regione (o la Città Metropolitana) volessero investire offrendosi di pagare la formazione “aggiuntiva” abilitante ai piloti delle varie RyanAir (per fare un esempio), ma è che manca proprio una visione strategica dell’utilizzo dello scalo. Solo i cittadini di Reggio e di Messina hanno chiaro cosa costa l’Aeroporto che non vola, in termini di tempo, di mobilità, di servizi.
La Sacal, assegnataria del bando unico voluto da Mario Oliverio, è una società a capitale misto pubblico-privato, ma non è presente in alcun modo nella compagine societaria né il Comune di Reggio né la MetroCity. Si allargherà il capitale ad altri soci? Adesso che la Sacal ha una forte crisi di liquidità (con iniezioni di fondi freschi garantite dalla Regione) sarebbe un’operazione di dubbia valenza finanziaria. E allora si dovrebbe ricorrere a chiedere alla Sacal la rinuncia a gestire lo scalo reggino e provvedere a un nuovo bando. Ma è pura illusione. Basta scorrere le note scritte da De Metrio a Falcomatà: «Torno a notare però con dispiacere che, anche dal suo staff e non è la prima volta, vengono diffuse notizie che mal si conciliano con quanto avviene tra di noi. Sarei stato… convocato, messo in mora, audito da comitati, pressato, invitato a maggiore incisività, e…chissà quant’altro? Si fa leva su progettualità sicuramente disinteressate che sbocciano simpaticamente gratis e fuori tempo massimo con tutto il corredo di valorizzazioni. Nulla di tutto ciò è avvenuto in mia presenza. Quando ho ritenuto, mi sono cortesemente reso disponibile, contando sulla correttezza dei rapporti, e non immaginando la diffusione di informazioni strumentali.
«Nonostante la crisi epocale – ha scritto De Metrio al sindaco di rReggio –, SACAL si è impegnata e continua a farlo senza sosta dal primo giorno nello sviluppo del sistema aeroportuale calabrese ed in particolare dell’Aeroporto dello Stretto, attraverso iniziative industriali e rapporti con interlocutori opportuni, fuori da sterili campanilismi, anzi cercando di curarli quando possibile. Mi auguro che i rapporti con gli stakeholder continuino a svilupparsi positivamente, così come sono cominciati, nella convinzione che si comprenda che non esistono bacchette magiche che risolvano problemi con radici lontane, che non esistono giudici e giudicati, ma solo attori che devono incidere in modo sistemico ognuno nel proprio ambito per avvicinare la Calabria al mondo».
Belle parole che confliggono con la scelta dei “piccoli” interventi di manutenzione predisposti con i famosi 25 milioni della Finanziaria. Progetti che non convincono il viceministro alle Infrastrutture, il leghista Alessandro Morelli, il quale è in visita a Reggio in questi giorni. Morelli ha espresso a nome del Ministero le sue perplessità: «ho visto un elenco di 9 piccoli progetti che dubito seriamente possano servire a rilanciare lo scalo reggino. Come già detto in più occasioni, l’obiettivo condiviso da istituzioni, società di gestione ed ente controllore deve essere migliorare l’accessibilità all’Aeroporto di Reggio Calabria per renderlo appetibile e competitivo a livello nazionale e internazionale. Questo significa garantire un accesso ferroviario diretto possibilmente all’interno dell’aerostazione, implementare le attuali linee viarie di accesso, e sviluppare i collegamenti via mare tra Messina e l’Aeroporto dello Stretto. Ci sono ben 25 milioni di euro a disposizione da quasi 3 anni: è bene che siano impiegati, in modo virtuoso, per rendere possibili soluzioni di questo tipo, e non per interventi di dubbia rilevanza, peraltro con l’esborso di ingenti quantità di denaro pubblico».
Il viceministro Morelli ha anche fatto presente di voler predisporre un tavolo tecnico «con tutti gli attori interessati, per ragionare su interventi seri atti a migliorare l’accessibilità dell’Aeroporto, utilizzando le risorse già disponibili e stanziandone delle altre se necessario».
Una società privata ha presentato un progetto per il rifacimento dell’intera area aeroportuale con una spesa complessiva di 32 milioni, ovvero appena 7 in più rispetto a quelli disponibili per “reti da pollaio e nuova pavimentazione col linoleum dell’aerostazione” (come qualcuno ha definito gli interventi previsti). Pensate che qualcuno abbia voluto analizzare, valutare o discutere questo progetto? La risposta è ovvia. Inutile chiedersi perché Reggio (ma tutta la Calabria) non riesce – è il caso di dirlo – a decollare. (s)