di MARIACHIARA MONACO – La fine dell’estate ha un retrogusto amaro per i numerosi percettori del Reddito di cittadinanza, i quali hanno visto andar via in poche battute, attraverso delle misure dettate dal nuovo esecutivo, un sussidio che secondo i pentastellati del Movimento 5 stelle, risulta e risultava essere necessario per contrastare la povertà.
A Cosenza, come in altre città, tanti sono stati i cittadini a manifestare davanti alla sede Inps, insieme al Collettivo La Base. Una mobilitazione che arriva a distanza di pochi giorni dalle nuove comunicazioni dell’istituto sulla sospensione del sussidio a circa 3.000 famiglie calabresi.
In piazza Loreto, (sede dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale), ci sono madri che non sanno come fare la spesa, persone che rischiano di perdere la casa. Una donna, ex percettrice del reddito, ad un certo punto mangia i croccantini dei gatti: «Non avrò più la possibilità di fare la spesa, non voglio lavorare più in nero e fin tanto che qualcuno non troverà una soluzione questa è la situazione. Non voglio essere mantenuta dallo Stato, voglio solo un lavoro. Le ultime utenze le ho pagate grazie ad un amico che mi ha prestato i soldi».
Sono circa un migliaio i cosentini e 5mila circa in tutto il territorio provinciale che si affacciano alla povertà e che, vista la cancellazione del beneficio, si troveranno a fronteggiare seri problemi sul fronte economico.
L’ingresso della sede è occupato, ma diverse sono le testimonianze, come quella di Luigi, un signore di 56 anni, laureato, con due master, che parla addirittura tre lingue ma non riesce a trovare lavoro perché considerato ormai “obsoleto”: «Ho inviato centinaia e centinaia di curriculum, e sei aziende mi hanno risposto che sono troppo grande. Allora chiedo al Governo, e in particolare al presidente della Regione Calabria, cosa intende fare per i suoi concittadini che sono nella mia stessa situazione».
Un periodo storico complesso, dove le difficoltà sembrano incrociarsi, fra il costo della vita in vertiginoso aumento, un’inflazione ormai alle stelle, e lo stop al Reddito di cittadinanza.
Ferdinando Gentile dell’Usb Cosenza, ai microfoni dei giornalisti ha parlato di una vera e propria “bomba sociale”, pronta a scoppiare indisturbata: «I primi riflessi si avranno sugli affitti. Molti proprietari di casa stanno già inviando gli avvisi di sfratto a chi pagava l’affitto grazie al reddito. Non c’è più la garanzia per tantissime persone di continuare a percepire il sussidio, e come se non bastasse ci ritroviamo nella situazione in cui tante persone non avranno una occupazione sicura». Poi continua: «Anche i corsi stentano a partire e soprattutto – in Calabria – il lavoro manca. La nostra è la regione che più di tutte vede i giovani (e non solo) partire e andare via».
Anche il Collettivo La Base si fa sentire: «Sono state pronunciate parole importanti e raccolte testimonianze di chi subisce le scelte di un Governo duro con i poveri e debole con i ricchi», commentano:« C’è chi è a rischio sfratto, chi a 57 anni si vede privato di qualsiasi tipo di reddito ed è costretto a svendersi in un mondo del lavoro che non lo vuole, chi a 30 anni riceverà offerte di lavoro a 3 euro all’ora. C’è chi è “occupabile” e che con 350 euro dovrà sopravvivere al rincaro dei prezzi. C’è chi ha lavorato una vita intera e dopo essere stata licenziata ha trovato nel reddito di cittadinanza una boccata di ossigeno, ma che ora non sa come pagare le bollette. C’è chi in lacrime sa che dovrà tornare a svolgere lavoretti di fortuna a 30 euro al giorno».
Una situazione da prendere dunque con le “pinze” da nord a Sud, da Cosenza a Napoli, fino all’industrializzato nord.
In attesa di una risposta dal Governo centrale, si prospetta un autunno difficile da sostenere. Una favola che rischia di trasformarsi in rabbia, livore. Di certo c’è che la macchina delle proteste non si fermerà, nella città di Alarico infatti, è prevista una nuova manifestazione per metà settembre. (mm)