di GIACINTO NANCI – L’estemporanea iniziativa del governatore Roberto Occhiuto, nonché commissario ad acta del piano di rientro sanitario calabrese, di assumere 500 medici cubani, va segnalata non tanto per la sua improbabile utilità alla sanità calabrese ma per il fatto che denota, proprio da chi dovrebbe averne maggiore contezza, l’ignoranza sui veri problemi della sanità calabrese, o che è peggio, la mancanza di coraggio ad affrontarli.
Infatti ci sarebbero altre cose da fare, e da fare subito, da parte del governatore Occhiuto per salvare la sanità calabrese. Egli dovrebbe, invece di fare il commissario, chiedere immediatamente al Governo la chiusura del piano di rientro sanitario calabrese e la modifica del criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni. Sono questi i due macigni che stanno affossando la sanità calabrese.
La Calabria è la regione che a causa dei criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni è quella che riceve meno fondi pro-capite pur essendo la regione con il più alto numero di persone affette da patologie croniche e il piano di rientro sanitario con i suoi tagli ha impedito ai molti malati cronici calabresi di potersi curare. Il governatore-commissario Occhiuto intanto si dovrebbe chiedere come mai, dopo 12 anni di piano di rientro, imposto alla Calabria proprio per ripianare il nostro presunto deficit sanitario, questo presunto deficit annuale invece di azzerarsi è raddoppiato e la spesa sanitaria fuori regione è perfino triplicata. Se pensa di risolvere il problema con i 500 medici cubani vuol dire che non ha capito i veri motivi del disastro sanitario calabrese.
E allora gli diciamo che il vero motivo del presunto (nel senso che non c’è) deficit sanitario calabrese è dovuto al fatto che dal 1998, da quando è stato varato il criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni basato sul calcolo della popolazione pesata, la Calabria è la regione che in assoluto ha ricevuto meno fondi pro capite in sanità nonostante che in Calabria ci sono molti più malati cronici del resto d’Italia. I pochi fondi arrivati non sono potuti bastare proprio perché in Calabria ci sono molti malati cronici e quindi si è dovuto sforare.
Il Governo invece di capire questa evidente causa, nel dicembre 2009 ha imposto alla Calabria il piano di rientro sanitario con il fine di fare tagli alla spesa sanitaria per recuperare il deficit facendo un puro calcolo economico. Ma il malato cronico calabrese che non si poteva curare bene per i fondi insufficienti, con i tagli del piano di rientro si è potuto curare ancora di meno ed è risaputo che il malato cronico che non si cura poi per potersi curare costa molto di più e si complica a tal punto che poi per curarsi deve recarsi nei centri di eccellenza fuori regione. E sono questi i motivi per cui dopo 12 anni di piano di rientro il presunto deficit annuale è raddoppiato e la spesa sanitaria dei calabresi fuori regione è arrivata alla stratosferica cifra di 329 milioni di euro.
Ed è per questo che se non si interrompono questi due cicli infernali (fondi insufficienti e piano di rientro) la sanità calabrese andrà sempre peggio. Quanto fin qui detto è certificato dai dati della Conferenza Stato-Regioni che nell’ultimo riparto ha assegnato alla Calabria ben 400,5 euro pro capite in meno per ogni calabrese rispetto alla Emilia Romagna e visto che in Calabria ci sono 1.947.000 residenti se avessimo avuto i fondi come l’Emilia Romagna (ma ne avremmo dovuti avere molti di più per i molti malati cronici in più presenti in Calabria) avremmo avuto ben 779 milioni di euro in più e visto che la costruzione di un centro di eccellenza costa al massimo 50 milioni di euro ne potremmo costruire più di 12 all’anno ed evitare la sproporzionata spesa dei viaggi della salute e magari permetterci anche il centro di eccellenza per lo studio della neurofisiopatologia del canto del grillo.
Per quanto riguarda il numero dei malati cronici presenti in più, in Calabria è stato certificato nientemeno che dal commissario alla sanità calabrese Scura con il suo DCA n. 103 del 30/09/2015 che con tanto di tabelle ha quantificato in 287.000 i malati cronici presenti in più in Calabria rispetto ad altri due milioni circa di altri italiani.
E visto che il DCA n. 103 per poter essere pubblicato sul BUR è stato vidimato prima dal Ministero dell’Economia e poi da quello della Salute, del fatto che in Calabria ci sono molti malati cronici in più sono tutti al corrente e dovrebbero sapere che dove ci sono più malati necessitano più fondi e non meno fondi e il piano di rientro con i suoi tagli peggiora il tutto. Il fatto che ogni decreto sulla sanità calabrese per essere valido debba essere vidimato prima dal Ministero dell’Economia e poi da quello della Salute denota le finalità punitiva del piano di rientro sanitario verso la Calabria. Infatti deve essere prima il del Ministero dell’Economia a valutare i decreti per controllare che la spesa non sia eccessiva e solo poi quello della Salute può verificare se è utile ai malati calabresi.
Quindi, se un decreto sanitario calabrese è utile ai malati calabresi ma non è in linea con i criteri economici del piano di rientro neanche arriva al Ministero della Salute perché è bloccato da quello dell’Economia perché contano prima i conti e poi la salute dei calabresi. A certificare che questi problemi non sono insorti oggi basta rileggere la dichiarazione del 13/12/2013 (sì 2013) dell’allora vicepresidente alla regione Calabria Antonella Stasi che all’uscita della seduta della Conferenza Stato-Regioni ha dichiarato.
“A penalizzare la Calabria è soprattutto il calcolo della popolazione pesata, diatriba storica con alcune regioni del nord, che purtroppo è applicata anche nei costi standard ma che per il futuro dovrà essere rinnovata”. E allora cosa deve fare il governatore Occhiuto per salvare la sanità calabrese?. Invece di fare il commissario alla sanità deve chiedere immediatamente la chiusura del piano di rientro e contemporaneamente chiedere alla imminente prossima riunione della Conferenza Stato-Regioni la modifica de criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni che deve essere fatto non più sul calcolo della popolazione pesata e costi standard ma sulla numerosità delle malattie più fondi dove ci sono più malati cronici come in Calabria.
Oggi abbiamo i dati di quanti e che tipo di malati cronici ci sono in ogni regione, sappiamo quanto costa curare ogni anno ogni tipo di patologia cronica e quindi possiamo ripartire i fondi in base ai reali bisogni delle popolazioni. Il governatore Occhiuto può fare tutto ciò visto che alla Conferenza Stato-Regioni vige la regola della unanimità del voto finale e basterebbe il suo voto contrario per bloccare i riparti dei fondi sanitari a tutte le regioni ed essendo egli commissario alla sanità dimettendosi metterebbe il governo in condizione di chiudere il piano di rientro.
Ecco perché la folkloristica iniziativa dell’assunzione dei medici cubani è lontana dai problemi della sanità calabrese e denota il fatto che pur conoscendo il governatore Occhiuto queste verità fino ad ora non ha avuto il coraggio di mettersi contro i governati nazionali e regionali del proprio partito che governano le regioni premiate dall’attuale criterio di riparto. La drammatica situazione della sanità calabrese e la prospettiva di un ulteriore suo peggioramento rimanendo la situazione attuale imporrebbe al governatore di agire. (gn)