Consiglio regionale: contrordine, si rivota da zero per le Commissioni

Il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini, ha deciso di accogliere la diffida-ricorso presentata dall’opposizione sull’elezione dei componenti delle Commissioni nell’ultima seduta dell’Aula. La decisione è stata presa – ha detto il presidente Tallini – «Senza entrare nel merito giuridico del contenzioso ed esclusivamente come contributo alla chiarezza e alla distensione dei rapporti politici, nonché all’esigenza che la minoranza partecipi in maniera convinta e costruttiva ai lavori delle Commissioni. Non perché ne riconosca la fondatezza, come del resto si evince dal parere degli Uffici del Consiglio, ma per superare questa impasse, ripristinare la fisiologica dialettica politica maggioranza-opposizione, mettendo rapidamente le Commissioni nelle condizioni di operare nell’interesse preminente della Calabria. Mi sono assunto questa responsabilità, perché non intendo mantenere oltre una situazione di paralisi istituzionale dell’Assemblea».

Come si ricorderà, lo scorso 12 giugno, in Consiglio regionale sono state formalizzate le sei commissioni permanenti del Consiglio, con la nomina degli organismi di presidenza e di segreteria. L’opposizione ha contestato l’elezione e ha abbandonato l’aula annunciando ricorso e chiedendo l’annullamento dell’elezione.

Sul documento della minoranza – ha ricordato il presidente Tallini – «il Segretariato Generale del Consiglio regionale ha esaminato con attenzione e scrupolosità la diffida-ricorso proposta dagli  undici Consiglieri regionali di minoranza con cui si chiede l’annullamento dell’elezione dei presidenti e dei vicepresidenti delle Commissioni consiliari, nonché la sospensione delle procedure di costituzione delle stesse commissioni e di conferimento di incarichi di collaborazione presso le strutture speciali degli stessi organismi consiliari. La risultanza più importante di questa puntuale verifica, riassunta in una nota ufficiale firmata dai dirigenti Maurizio Priolo, Maria Stefania Lauria e Sergio Lazzarino, è che il paventato ricorso al Tar in caso di mancato accoglimento della diffida non avrebbe alcun fondamento giuridico in quanto risulterebbe viziato da difetto assoluto di giurisdizione, poiché lederebbe le attribuzioni costituzionali riconosciute ai Consigli regionali. Detto in altre parole – spiega Tallini –  l’elezione dei presidenti e dei vicepresidenti delle Commissioni è un atto pienamente legittimo in quanto non è un atto amministrativo, bensì una decisione strettamente collegata alla potestà di auto organizzazione del Consiglio ‘con carattere di essenzialità e diretta incidenza, tale che, in sua mancanza, l’attività del Consiglio […] sarebbe menomata o ne sarebbe significativamente incisa’. Inoltre, i dirigenti ci ricordano l’esigenza di tutelare la funzione legislativa regionale che il Consiglio deve potere esercitare ‘in piena autonomia politica, senza che organi ad esso estranei, possano vincolarla né incidere sull’efficacia degli atti che ne sono espressione’. L’elezione dei presidenti e dei vicepresidenti delle Commissioni è pertanto un atto organizzativo interno di un organo a competenza legislativa. Se ne deduce – aggiunge il Presidente del Consiglio regionale –  che ‘il sindacato del giudice amministrativo cede di fronte al principio costituzionale di separazione dei poteri’. Ho citato testualmente alcuni passaggi del parere del Segretariato Generale, supportati da una ricca e consolidata giurisprudenza. Lo stesso Segretariato Generale ha individuato nel Presidente del Consiglio regionale, garante delle prerogative e delle garanzie dell’esercizio dei diritti dei consiglieri regionali, il soggetto istituzionale competente a decidere sulla diffida-ricorso e a ricercare la risoluzione del contenzioso. Non intendo sottrarmi a questa responsabilità, anche perché sono sinceramente preoccupato per il vulnus democratico creatosi con la non partecipazione al voto delle minoranze e per la situazione di stallo nell’attività dell’Assemblea regionale».

Tallini ha concluso con un auspicio: «Mi auguro – ha detto – che nessuno ceda alla tentazione di strumentalizzare, in un senso o nell’altro, questo atto di responsabilità e di imparzialità compiuto dalla Presidenza. Essendo necessario un atto di pari forza per procedere all’annullamento della deliberazione consiliare del 12 giugno scorso, sentita la Conferenza dei Capigruppo, procederò alla convocazione di una nuova seduta del Consiglio regionale per adottare gli atti conseguenti e procedere all’elezione dei vertici delle Commissioni. Non ho dubbi che tutti i Consiglieri regionali, di maggioranza e di opposizione, contribuiranno a ristabilire corretti rapporti politico-istituzionali all’interno dell’Assemblea che, come tutti sanno, è attesa da un enorme carico di lavoro».

In serata, Tallini, sollecitato da alcuni giornalisti che chiedevano ulteriori chiarimenti sulla sua disponibilità ad accogliere la diffida-ricorso presentata dai consiglieri regionali di opposizione, ha affermato: «Ho parlato di accoglimento della diffida-ricorso dei colleghi dell’opposizione in termini squisitamente politici, dopo aver chiarito che gli uffici preposti hanno relazionato sulla vicenda e accertato che non sono stati compiuti atti illegittimi. Del resto non sono presidente di un tribunale ma di un’Assemblea legislativa. Ribadisco, perciò che, facendomi carico del ruolo di  garante sia delle prerogative e sia dell’esercizio dei diritti di tutti i consiglieri regionali, e al fine di chiarire e distendere il clima politico-istituzionale, consapevole dell’esigenza che la minoranza partecipi in maniera convinta e costruttiva ai lavori delle Commissioni, ho deciso di accogliere la diffida-ricorso presentata dai colleghi dei Gruppi di opposizione per consentire in una prossima seduta che si possa votare in Aula i rappresentanti della minoranza negli uffici di presidenza delle Commissioni consiliari». (rp)

È LITE CONTINUA IN CONSIGLIO REGIONALE
SERVE INTESA PER IL BENE DELLA CALABRIA

di SANTO STRATI – Maggioranza e opposizione ai ferri corti in Consiglio regionale, ma non sono le schermaglie abituali e – prevedibili – tra chi ha vinto e chi ha perso le elezioni. No, in Calabria si sta verificando qualcosa di insopportabilmente diverso, dove qualsiasi pretesto è buono per attaccare l’avversario (da entrambe le parti) e la lite è continua, a nocumento del bene comune. Ci sono decine, centinaia di problemi che aspettano soluzioni, risposte adeguate, ma l’Aula di Palazzo Campanella sembra diventata non la casa dei calabresi ma la location del film “La guerra dei Roses”, con la differenza che in un film la situazione può anche divertire. Qui, invece, è in gioco qualcosa che deve travalicare gli interessi personali o di parte, occorre trovare un’intesa e avviare leggi e riforme necessarie per garantire sbocchi a crescita e sviluppo che, invece, così facendo, si allontanano sempre di più.

L’ultimo episodio dello scorso venerdì, per l’elezione delle Commissioni e dei rispetti organi dirigenti è la goccia che fa traboccare il vaso. Se la destra ha agito in modo assolutamente discutibile nella proposta e nella scelta dei presidenti, dei vice e dei segretari, l’opposizione ha sbagliato egualmente, preferendo la comoda via dell’Aventino, ovvero l’uscita strategica dall’Aula. Attenzione, il 1924 è lontano, non ricorre alcun riferimento storico, scegliere di fare gli aventiniani di turno è una tecnica che – siamo pronti a scommettere – non piacerà affatto ai già delusi e disorientati elettori del centrosinistra. Occorre presenziare e affrontare la dialettica del confronto, anche battendo i pugni, ove necessario, ma è troppo facile abbandonare l’Aula e contestare ex post le scelte “solitarie” della maggioranza. Le argomentazioni vanno fatte in aula guardando in faccia gli avversari politici, senza insulti e contumelie, ma con la giusta convinzione che si possa alimentare il dibattito, non lo scontro. E, tra l’altro, Palazzo Campanella rimane ancora “vietato” alla stampa, per discutibili ragioni di sicurezza sanitaria.

Pippo Callipo è stato battuto sul filo di Lana dal suo ex compagno di partito Francesco Pitaro che ha presentato prima di lui le dimissioni. Ma le motivazioni del cav. Callipo lasciano un sapore amaro in bocca: «Ho depositato le mie dimissioni irrevocabili da vicepresidente della Commissione speciale di Vigilanza, carica che non ho scelto io ma che mi è stata assegnata dalla maggioranza. Non è accettabile che il centrodestra pretenda di vigilare su se stesso e che voglia far passare come un gesto di rispetto istituzionale l’aver offerto all’opposizione, in una logica di mero scambio di poltrone, la Presidenza dell’altra Commissione speciale, ovvero l’Antindrangheta, evidentemente giudicata “scivolosa” da qualche leader del centrodestra». Sappiamo che Callipo era assente per motivi personali, ma visto che c’erano due rappresentanti di Io resto in Calabria (Anastasi e Di Natale) avrebbe dovuto far sentire in aula le sue ragioni, anche per interposta persona, discutendo e rinfacciando le sue argomentazioni all’assemblea.

Callipo, in una nota, afferma: «Com’è noto, nella seduta del Consiglio regionale dello scorso 12 giugno, dopo otto ore di attesa dall’orario ufficiale della convocazione, la maggioranza ha proceduto, senza la presenza dell’intera minoranza, ad eleggere gli uffici di presidenza delle Commissioni permanenti e speciali indicandomi con un solo voto quale vicepresidente della Commissione di Vigilanza, nonostante non abbia mai fornito la disponibilità a ricoprire tale incarico e nonostante io fossi assente alla seduta per motivi personali preventivamente comunicati. Ma non è tutto. Nell’elezione degli uffici di presidenza delle Commissioni – prosegue il capogruppo di Iric – la maggioranza si è di fatto sostituita alla minoranza eleggendo anche tutti gli altri vicepresidenti che in effetti spetterebbero all’opposizione. La presidenza della Commissione di Vigilanza ha un ruolo di controllo essenziale per la democrazia e non è “sostituibile”, come invece avrebbe voluto fare la maggioranza, con altre Commissioni che hanno ruoli diversi. Per prassi la Vigilanza va all’opposizione perché è evidente che il controllore non dovrebbe mai coincidere con il controllato. L’atteggiamento assunto dal centrodestra – conclude Callipo – è dunque a mio avviso istituzionalmente non corretto e lesivo dei principi etici e democratici, per questo hanno fatto bene i consiglieri regionali di Iric Graziano Di Natale e Marcello Anastasi, come gli altri componenti dell’opposizione, a non entrare in Aula in segno di protesta».

Crediamo che buona parte degli elettori del centrosinistra, già vicini all’orlo di una crisi di nervi, non condividano neanche le motivazioni che hanno spinto tutti i consiglieri dell’opposizione a non restare in Aula. Francesco Pitaro (Gruppo Misto) non ha partecipato per protesta alla alla votazione in aula e ha contestato «aspramente il comportamento tenuto nelle ore immediatamente precedenti l’ultima seduta del Consiglio regionale dalla maggioranza di centrodestra. Dopo 8 ore e mezza di attesa – ha dichiarato Pitaro – non condividendo il quadro politico che si stava delineando e il totale boicottaggio della minoranza siamo andati via. Ciò nonostante, la maggioranza, violando il regolamento, non solo ha eletto i presidenti delle Commissioni ma ha pure proceduto alla elezione dei vice presidenti la cui elezioni spetta alla opposizione. Ma tuttavia se l’opposizione non era in aula è di tutta evidenza che quell’elezione è giuridicamente nulla ed inesistente».

Mimmo Bevacqua (capogruppo Pd), invece, ha spiegato: «ci dimettiamo dalle vicepresidenze, che non ci appartengono, perché sono servite solo a legittimare l’elezione da parte del centrodestra dei loro presidenti. Nei prossimi giorni metteremo in campo altre iniziative forti per dimostrare che la maggioranza ha violato tutti i principi democratici». E i consiglieri regionali dem hanno annunciato il ricorso al Tar: «Lunedì chiederemo il processo verbale dell’ultima seduta del Consiglio regionale e poi valuteremo con i nostri consulenti legali se ci sono le condizioni per ricorrere al Tar sulla vicenda delle commissioni». Come se la Calabria avesse bisogno di ulteriori inghippi burocratici da affidare al tribunale amministrativo.

«Nessuno di noi – ha detto ancora Mimmo Bevacqua – ha chiesto niente se non di rispettare una prassi democratica di assegnare alla minoranza la presidenza della Commissione Vigilanza, perché la maggioranza non può vigilare su se stessa. La mattina del Consiglio apprendiamo della disponibilità della maggioranza di offrire alla minoranza la presidenza della Commissione ‘Riforme’, ma poi si è svelato il vero volto di questa maggioranza, che non esiste, nel senso che ci sono 20 battitori liberi in cui ognuno gioca per se stesso. Dopo 4 mesi dall’insediamento del Consiglio regionale e dopo l’istituzione di una nuova Commissione non sono riusciti a presentarsi con una posizione unitaria e hanno rinviato i lavori per 8 ore. Ma la cosa che più ci scandalizza – ha dichiarato il capogruppo del Pd – è stato l’intervento diretto della leader di FdI Meloni per non avere la presidenza della commissione Antindrangheta in quanto non avevano indicato un profilo adatto. C’è poi da rimarcare il silenzio imbarazzante della presidente Santelli sulla vicenda che ha interessato un suo assessore. Non ci hanno lasciato altra scelta che abbandonare i lavori dell’Assemblea. Avere eletto con un escamotage gli uffici di presidenza delle Commissioni dando una rappresentanza fittizia della minoranza è stato un gesto rispettoso della forma, ma è una grave violazione di ogni principio democratico. Pertanto daremo le dimissioni dalle vicepresidenze che non ci appartengono. In tutto questo, fra l’altro, la funzione di arbitro e garante del presidente dell’Assemblea legislativa – rileva Bevacqua – è stata del tutto assente».

Il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini ieri aveva espresso preoccupazione per la mancata partecipazione dei consiglieri di opposizione al voto sulle presidenze delle commissioni, augurandosi che possa prevalere «il senso di responsabilità istituzionale che ci ha consentito, appena qualche settimana fa, di correggere con umiltà un errore che rischiava di scavare un solco profondo tra l’Istituzione che rappresentiamo e l’opinione pubblica. La vita del Consiglio regionale – ha detto Tallini – deve andare avanti».

Anche Carlo Guccione (Pd) è intervenuto (dopo e fuori dell’aula) a motivare le ragioni dell’opposizione: «La presidente Santelli – ha detto – non ha speso una parola sulla vicenda che ha riguardato un suo assessore. Sulla questione si continua a tacere, e noi in questo clima non potevamo accettare la presidenza di una Commissione. La forzatura fatta di convocare il Consiglio ed eleggere i vice presidenti di minoranza di fatto è illegittimo: devono ritornare in aula per eleggere l’ufficio di presidenza perché le nostre dimissioni produrranno l’illegittimità degli uffici di presidenza delle Commissioni. Se viene meno uno dei componenti bisogna tornare in consiglio regionale e rivotare».

Il vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Irto (Pd) ha lanciato l’auspicio che «il centrodestra torni sui suoi passi e si renda conto di aver fatto un clamoroso autogol, anzitutto agli occhi dei calabresi. Ci sono due temi che camminano assieme: il primo è che non è stato riconosciuto alla minoranza il suo ruolo di controllo, come avviene in tutte le Regioni, il secondo è che il centrodestra, negando la Commissione Vigilanza all’opposizione, fa venire il sospetto che voglia sottrarsi al controllo, e questo è preoccupante».

Non è solo questo preoccupante, però: inquieta tutti i calabresi che al posto di cercare intese per lavorare insieme, anche trasversalmente ove occorra, per il bene della Calabria, continui a prevalere una sorte di lite continua che non porta ad alcun risultato. L’opposizione deve accettare che la maggioranza ha preso più voti, quindi è legittimata a governare; dall’altro lato, la maggioranza deve capire che il confronto dialettico con la minoranza è alla base di qualsiasi progetto di iniziative utili per la Calabria. Se si passa il tempo a litigare, spesso imputando pretestuosamente anche un colpo di tosse o un battito di ciglia dall’una e dall’altra parte, non si va da nessuna parte. I calabresi lo hanno capito da tempo, quanto ci metteranno a comprenderlo anche gli attuali inquilini di Palazzo Campanella? (s)

 

 

Ecco le Commissioni in Consiglio regionale: l’opposizione s’infuria, la maggioranza litiga

Doveva cominciare a mezzogiorno il Consiglio regionale con all’ordine del giorno l’elezione delle commissioni e dei rispettivi presidenti, vice e segretari. Alle 18, dopo continui litigi attraverso telefonate in arrivo da Roma, si è tentato di andare in aula. Finalmente alle 20.30 si vota, presenti 20 consiglieri. Per la I Commissione eletto presidente Pietro Raso (Lega Salvini) con 19 voti e vicepresidente Mimmo Bevacqua (Pd) 1 voto; segretario Giacomo Pietro Crinò (Casa delle Libertà). Della II Commissione eletto presidente Giuseppe Neri (Fratelli d’Italia) con 19 voti e vice Flora Sculco (DpCalabria) 1 voto; segretario Nicola Paris (Udc) con 20 voti. Della III Commissione presidente Baldo Esposito (Casa delle Libertà) con 19 voti, vice Libero Notarangelo (Pd) con 1 voto; segretario Raffaele Sainato. Della IV Commissione, presidente Pierluigi Caputo (Santelli Presidente) e vice Carlo Guccione (Pd); segretario Pietro Raso (Lega Salvini) con 19 voti. Della V Commissione, viene eletto presidente Raffaele Sainato (Fratelli d’Italia) con 19 voti e vice Francesco Pitaro (Gruppo Misto) con 1 voto; segretario Giovanni Arruzzolo (Forza Italia) con 20 voti. Della VI Commissione, viene eletto presidente Pietro Santo Molinaro (Lega Salvini) con 19 voti, vice Luigi Tassone (Pd); segretario Domenico Giannetta (Forza Italia) con 20 voti. Presidente della Commissione antimafia viene eletto Antonio De Caprio (Forza Italia) con 19 voti, vice Giuseppe Aieta (DPCalabria) con 1 voto; segretario Tilde Minasi (Lega Salvini) con 19 voti. Della Commissione di Vigilanza è eletto presidente Domenico Giannetta (Forza Italia) con 19 voti, vice Pippo Callipo (Io resto n Calabria) con 1 voto; segretario Pierluigi Caputo (Santelli Presidente) con 19 voti. Alle 22.11 il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini chiude la seduta e rinvia i lavori alla prossima seduta.

L’opposizione ha diffuso subito una nota al veleno e poco dopo i due consiglieri di Io resto in Calabria (Callipo era assente per motivi di salute) Marcello Anastasi e Graziano di Natale hanno abbandonato Palazzo Campanella manifestando la loro «indignazione per lo stallo totale in cui il centrodestra ha fatto piombare la massima Assemblea legislativa calabrese». Anastasi e Di Natale hanno definito «inaccettabile la situazione che si è venuta a creare in Consiglio regionale: il centrodestra ha impedito per oltre otto ore di avviare la seduta, convocata per le 12, perché non riesce ancora a trovare la quadra sulle poltrone di presidente delle Commissioni».

«Come se non fosse già abbastanza grave aver creato una nuova Commissione che, come abbiamo denunciato per primi, costerà 500mila euro in 5 anni, il centrodestra – proseguono Callipo, Di Natale e Anastasi – non riusciva a mettersi d’accordo nemmeno per la guida di un organismo importante dal punto di vista simbolico come la Commissione Antindrangheta. Non intendiamo prestarci ad accordi sottobanco e ad inciuci di alcun tipo solo perché chi ha vinto le elezioni non è capace nemmeno di far insediare gli organismi essenziali per il funzionamento del Consiglio regionale. Non siamo e non saremo in vendita e non accetteremo mai di barattare la nostra dignità politica con prebende di alcun tipo. Se il centrodestra – concludono Callipo, Di Natale e Anastasi – vuole fare questa ennesima magra figura, mentre i calabresi sono costretti ad affrontare ogni giorno le conseguenze di una crisi economica e sociale gravissima, se ne assuma tutte le responsabilità. Non lo farà con il nostro voto».
«È una vergogna – si legge nella nota della minoranza, firmata da tutti i gruppi dell’opposizione – che, convocato il Consiglio regionale, la maggioranza sia ancora segregata in una stanza le cui pareti grondano sangue per i litigi che si stanno consumando. Non sono stati sufficienti i tanti scivoloni e le tante pessime figure che si sono già consumate nel corso di questi primi 5 mesi che avrebbero, invece, richiesto un radicale cambiamento senza il quale è difficile poter andare avanti in queste condizioni e realizzare un’efficace azione legislativa e di indirizzo da parte del Consiglio e di governo  da parte della Giunta. La Calabria è in profonda sofferenza per via delle conseguenze economiche e sociali prodotte dal coronavirus e avrebbe bisogno di una particolare cura da parte delle forze politiche che esercitano le funzioni di governo della nostra regione. Pertanto, non si può continuare a perdere tempo solo sugli assetti organizzativi che avrebbero dovuto essere definiti e già all’opera da oltre 4 mesi. Tutto questo, non è concepibile! Non è comprensibile! Non è giustificabile! Soprattutto è inaccettabile che questo infarto del funzionamento dell’Istituzione si realizzi proprio sulla scelta riguardante la guida della commissione anti ‘ndrangheta che, in una regione come la Calabria sfigurata dalla presenza di questo fenomeno degenerativo, avrebbe dovuto essere una priorità e un’occasione per impegnare le risorse umane migliori e dare così un segnale che è atteso dalla Calabria  e dai calabresi».  (rp)

Consiglio regionale, domani le Commissioni.
Impazza il toto-nomi, non c’è ancora l’accordo

Rinviata più volte la composizione delle commissioni consiliari, domani finalmente il Consiglio regionale dovrà eleggere i presidenti e i componenti. Com’è noto alle cinque commissioni permanenti se n’è aggiunta, dopo la seduta del 26 maggio, una sesta, nonostante le vivaci proteste dell’opposizione. Il Consiglio convocato per domani dal presidente Mimmo Tallini ha all’ordine del giorno la composizione delle commissioni e la nomina dei rispettivi presidenti: è bene ricordare che la funzione delle Commissioni è vitale per l’attività consiliare e soprattutto legislativa. per intenderci, uno scivolone come quello della norma sui contributi pensionistici dei consiglieri votata in tutta fretta e immediatamente cancellata non sarebbe potuto accadere se vi fosse stato il vaglio preliminare della commissione competente.

In attesa del Consiglio di domani, impazza il toto-nomi, anche perché la composizione delle commissioni “serve” anche a distribuire incarichi a chi è rimasto fuori da assessorati e scalpita, come avviene a cose fatte dopo ogni elezione, per avere visibilità e “potere”: si tratta di scegliere per ogni commissione presidente, vicepresidente e segretario. Secondo i rumours di Palazzo Campanella (a proposito, anche la riunione di domani, venerdì, sarà a porte chiuse) a Fratelli d’Italia e Lega andrebbero due presidenze, mentre gli altri partiti della coalizione dovranno dividersi le rimanenti tre poltrone, considerando che la Commissione speciale di vigilanza, per prassi spetterebbe alla minoranza. Certo, la tensione tra la coalizione vincente del 26 gennaio è palpabile e non stupirebbe se gli accordi di ieri sera, domani saranno stravolti secondo logiche di difficile interpretazione.

Dalle voci raccolte, alla I Commissione (Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale) dovrebbe andare come presidente Giuseppe Neri (Fratelli d’Italia), alla II (Bilancio, programmazione economica e attività produttive, affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero) Filippo Pietropaolo (Fratelli d’Italia), alla III (Sanità, Attività sociali, culturali e formative) Domenico Giannetta (Forza Italia), alla IV (Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente) il leghista Pietro Raso, alla V (Riforme) Baldo Esposito (Casa della Libertà) e alla VI, la nuova commissione che si dovrà occupare, tra l’altro, di agricoltura e turismo, il leghista Pietro Molinaro. Per la Commissione Antimafia (contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa) si fa il nome di Pierluigi Caputo, in quota alla lista Santelli Presidente. Per la Commissione speciale di vigilanza il nome più quotato è quello del pd Carlo Guccione. In questa prima traccia resta fuori dai giochi l’Udc e non è detto che non ci siano conseguenze “politiche” ai diffusi malumori registrati in questo senso.

In Consiglio è peraltro entrata in funzione la Giunta per le elezioni, presieduta da Giuseppe Neri, che deve pronunciarsi sui numerosi ricorsi pendenti, quasi tutti presentati al Tar. Sono contestate le elezioni di Francesco Pitaro (contro di lui il ricordo di Domenico Consoli di Vibo), di Lugi Tassone (su ricorso di Raffaele Mammoliti), di Graziano di Natale (contro l’elezione di quest’ultimo – che fa parte della Giunta per le elezioni – c’è il ricorso del sindaco di Trebisacce Franco Mundo per un’errata trascrizione di voti a suo sfavore) e di Giacomo Pietro Crinò (su ricorso di Giuseppe Mattiani). Sono inoltre da valutare le cause di eventuale ineleggibilità per i consiglieri Pietro Molinaro e Luca Morrone, mentre rimane aperta la posizione di Domenico Creazzo, attualmente in custodia cautelare, già sospeso dal Consiglio alla prima seduta con la surroga di Raffaele Sainato.

In Consiglio sarà anche presentata, a chiusura dei lavori che cominceranno a mezzogiorno, la mozione n. 21/11  a firma del presidente Tallini “In  merito  alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina” che impegna la Giunta regionale a spingere sul Governo perché sia ripreso e avviato il progetto della colossale opera che dovrebbe unire le due sponde. (rrm)