Giuseppe Falcomatà, l’eretico in guerra con il suo Partito (democratico)

di SANTO STRATI – Quella che dovrebbe essere oggi, in Consiglio comunale a Reggio, una semplice seduta di routine per accertare l’incompatibilità del sindaco dopo la sua elezione al Consiglio regionale, potrebbe, in realtà, diventare l’atto finale della consiliatura.

Tutto nasce dall’eventualità (molto remota, per la verità) di una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco che manderebbe tutti a casa: ci sarebbe il commissariamento per traghettare la città alle elezioni di primavera e si volterebbe drasticamente pagina.

Ma chi potrebbe presentare la mozione di sfiducia? La minoranza, si suppone, con l’appoggio (velato) di alcuni esponenti della maggioranza (cioè pd) che sono arrivati al limite della sopportazione. Oppure – ma è uno scenario da periodo ipotetico di IV tipo: praticamente irrealizzabile – il Pd, guidato dal segretario regionale – e senatore – Nicola Irto potrebbe decidere di porre fine all’assurda guerra che Falcomatà – in vera e propria eresia – ha dichiarato al partito. Uno stop obbligato per rifiatare e pensare come ricostruire sulle “macerie” che i dem si lasciano dietro ormai da troppo tempo. È finita la rendita vitalizia e – pur comprendendo bene che sarà sicuramente ed estremamente improbabile la riconquista della Città di Reggio – ci sarebbe da considerare che un gesto di tale portata avrebbe il grandissimo risultato di riavvicinare i reggini al partito e ripartire da zero a sinistra. In una nuova ottica che tenga conto, in primo luogo, del territorio e della sua gente e che torni a parlare ai cittadini, ma soprattutto ad ascoltarli. I mugugni che si registrano in riva allo Stretto sono in realtà urla eclatanti di una conclamata insostenibilità dello status quo.

E il sindaco uscente, Giuseppe Falcomatà, continua a buttare benzina sul fuoco, anziché tentare di individuare eventuali “estintori” sociali, in grado di appianare il dissidio, ormai diventato guerra.

Le ultime mosse del sindaco Falcomatà, del resto, hanno gettato nello sconforto i dem reggini che non riescono a spiegarsi la scelta del nuovo assessore alla Cultura Mary Caracciolo, non solo smaccatamente di destra – era capogruppo di Forza Italia al Comune nella passata consiliatura–  ma anche, in passato protagonista di accesissimi scontri proprio con Falcomatà con relativi “insulti” politici non proprio eleganti.

E uguale stupore ha destato la scelta di modificare la composizione della Giunta mandando a casa Paolo Malara, l’assessore del pluricelebrato MasterPlan di Reggio (di cui lo stesso sindaco esaltava contenuti e obiettivi) e Anna Briante.

Ora, fermo restando che è prerogativa di ogni sindaco nominare e revocare i propri assessori, quello che tutti si chiedono a Reggio – sapendo che non avranno risposta  – è che senso ha modificare una Giunta su cui non si avrà alcun controllo? E perché sostituire, pochi giorni prima di lasciare Palazzo San Giorgio, i due manager delle società in house Hermes e Castore, i cui risultati – a detta dello stesso sindaco – erano stati eccellenti?

Le malelingue dicono che, vestiti i panni del Conte di Montecristo, Giuseppe Falcomatà ha voluto attuare la sua vendetta personale nei confronti di quanti non lo hanno sostenuto in campagna elettorale. Ora, premesso che il sindaco Falcomatà avrebbe potuto, a buon diritto, aspirare alla vicepresidenza del Consiglio regionale (assegnata d’imperio dal pd al sindaco di Palmi Giuseppe Ranuccio), l’ulteriore sgarbo nei suoi confronti dal PD è venuto con la mancata designazione a capogruppo a Palazzo Campanella. Una mortificazione che gli si poteva evitare, visto che, nel bene o nel male, ha tenuto per 11 anni un posto di grande prestigio in Calabria. Sindaco della città più popolosa, e sindaco metropolitano: un ruolo, che al di là di qualunque apprezzamento benevolo a contrario, non si può nascondere come la polvere sotto il tappeto quando si fanno di malavoglia le pulizie di casa.

Che le scintille fra Irto e Falcomatà avrebbero attizzato un grande incendio è stato evidente già dalla composizione delle liste elettorali: probabilmente Falcomatà non sarebbe riuscito – come è successo a Tridico – a battere Occhiuto, ma sicuramente i dem avrebbero potuto mostrare “l’esistenza in vita” del loro partito in Calabria, incapace persino di esprimere un candidato alla presidenza. Questo, ovviamente, con tutta la stima e il rispetto per Pasquale Tridico, il quale si è trovato a giocare un partita già persa in partenza.

Negata la candidatura alla presidenza della Regione, Falcomatà ha accettato il “contentino” della candidatura al Consiglio (e ci mancava pure che il pd non lo candidasse!) ma non immaginava che avrebbe fatto tutto da solo.

A Reggio due terzi della città lo ama, oppure no – scusate, è facile confondersi – due terzi della città non lo ama, eppure è riuscito da solo a raccogliere oltre 10mila preferenze. Una bella vittoria, un bello schiaffo morale a Irto e i suoi sodali che gli hanno fatto – parliamoci chiaro – una campagna contro, puntanto tutto, nella provincia reggina, su Ranuccio (che ha pur buoni meriti nella sua sindacatura a Palmi). Epperò, il sindaco “azzoppato” ha ugualmente raggiunto il traguardo.

Peccato che abbia deciso di buttare l’acqua sporca col bambino dentro, inguaiandosi – senza ragione – in un guazzabuglio di nomine e di revoche che il popolo reggino ha ha semplicemente identificato in una “grande vendetta”.

Probabilmente Falcomatà ha dimenticato le sue letture giovanili di Dumas e si è immedesimato tout court nel Conte vendicatore di torti ingiustamente patiti. Ma quali torti avrebbe subito Falcomatà? Quello dello sgarbo della mancata candidatura a rivale di Occhiuto? O quello del mancato “appoggio” del “suo” partito?

Non si trascuri il fatto che tra pochi mesi, in primavera, i reggini andranno al voto e una situazione di questo genere non solo ha provocato disagi e imbarazzi, nell’ala progressista della città, ma incoraggia la diserzione alle urne, per irreversibile disgusto della politica e dei suoi protagonisti.

Non c’era alcuna reale ragione, per Falcomatà,  per rimpastare la Giunta, visto che oggi saluta tutti e se ne va a Palazzo Campanella, e men che meno modificare gli assetti amministrative cui sono demandati compiti poco graditi (riscossione delle imposte) e servizi ai cittadini.

Forse Falcomatà voleva fare un colpo di teatro, ma rischia di provocare con le sue scelte, a di poco assai discutibili, ulteriori mugugni e mormori non proprio utili in vista della prossima campagna elettorale.

La sua guerra al Pd è sbagliata e tatticamente devastante nei suoi stessi confronti e nemmeno aver avuto tre innesti alla sua corrente in Comune – il vicesindaco Brunetti, Giovanni Latella e Carmelo sono passati al pd – lo aiuterà a uscire da questo incredibile casino che lui stesso sta provocando. Già perché – secondo voci abitualmente attendibili – non è ancora finita e non è improbabile che questa mattina, prima del congedo riserverà qualche altra sorpresa.

Certo, dopo quanto ha dichiarato in una nota Falcomatà («l’azione politica non può vivere ancora in Calabria di unanimismi ed equilibrismi. È arrivato il momento di offrire alla Calabria un’alternativa credibile all’abitudine alle sconfitte») è difficile immaginare che l’abitualmente imperturbabile Nicola Irto subisca le insinuazioni di fancazzismo politico e partitico senza rispondere adeguatamente. E lo vi vedrà, in diretta, questa mattina a Palazzo San Giorgio dove, in ogni caso, si consumerà un amaro epilogo della consiliatura, anche nel caso in cui Brunetti assuma il ruolo di sindaco facente funzione fino alle elezioni. Già perché – considerato che anche il gruppo Rinascita Comune guidato da Filippo Quartuccio ha scintille in corso col Sindaco, è facile prevedere che ci sono solo due scenari possibili: il suo nuovo colpo di teatro di azzeramento totale della Giunta, oppure la mozione di sfiducia della minoranza che conquista, nel segreto dell’urna, i voti di qualcuno della maggioranza che di questa situazione ha le scatole piene.

Senza contare che l’elezione “stentata” di Falcomatà in Consiglio è insidiata dal ricorso della vicesindaca di Catanzaro Giusi Iemma, forte della tesi portata avanti dall’avv. Oreste Morcavallo, che i conteggi non siano corretti, in quanto non sono stati presi in considerazione, nel riparto dei voti e dei successivi resti, i voti dei singoli candidati presidenti da aggiungere a quelli di lista. Procedura ampiamente giustificata dall’assenza, nella Regione Calabria, del voto disgiunto. Ci sono in discussione 34mila voti ed è evidente che, se il TAR dovesse accogliere questa tesi, ci sarebbe il finimondo in Consiglio regionale, con gioia di chi è rimasto tra i primi non eletti e la disperazione di chi si è già seduto negli scranni di Palazzo Campanella.

Nell’attesa di questa ulteriore polpetta avvelenata (il pd non credo scoraggerà Giusi Iemma dal proseguire nel ricorso che la vedrebbe vincitrice per pochi voti sul soccombente sindaco di Reggio) Giusppe Falcomatà si gioca il suo futuro aprendo una seria ipoteca sul prossimo candidato progressista per Palazzo San Giorgio. C’è chi insinua che è già pronto, tanto per restare in famiglia, il cognato Naccari Carlizzi, altro politico di mestiere, su cui, però, sono caduti gli strali dell’amministratore uscente di Hermes, l’avv. Giuseppe Mazzotta che non le ha mandate a dire.

Un appello per la mozione di sfiducia è stato lanciato dal Presidente dell’Associazione Amici del Ponte sullo Stretto, Simone Veronese. «La città – dice Veronese – vive una delle fasi più buie della sua storia recente… La misura è colma. È finito il tempo delle conferenze stampa, delle dichiarazioni di indignazio­ne, dei comunicati che non portano a nulla. È il momento di un gesto politico chiaro e inequi­vocabile: presentare la.mozione di sfiducia al sindaco Giuseppe Fal­comatà e all’intera Giunta comu­nale. Non farlo significherebbe tradire la città. Non farlo significherebbe rendere inutili undici anni di battaglie di opposizione, vanificare ogni denuncia, ogni conferenza, ogni voto contrario. Non farlo alimenterebbe, ancora una volta, il sospetto di un “inciucio” sottorreaneo, lo stesso che una parte dei cittadini ha percepito dopo il ballottaggio che rieleggendo Falcomatà sembrò frutto più di equilibri che di scelte politiche».

La città comprende bene che, comnque vadano le cose, ci sarà sicuramente un vincente che, però, non corrisponde al popolo reggino. (s)

Il Comune di Reggio batte cassa per tasse e tributi
ma i ricavi del contenzioso vanno ai funzionari che fanno causa ai cittadini

di PINO FALDUTO  – A Reggio Calabria il contenzioso tributario ha raggiunto livelli insostenibili: oltre 60 milioni di euro di crediti fiscali fermi nei tribunali e più di 40 milioni non riscossi, legati a IMU, TARI, TOSAP e ad altre imposte locali.

Ogni anno il Comune spende oltre 1,5 milioni di euro tra difese legali, consulenze e incentivi, mentre cittadini e imprese sopportano le conseguenze di un sistema che sembra alimentare le cause invece di risolverle.

Tutto nasce dal Regolamento sul Contenzioso Tributario, approvato nel 2016 dalla Giunta Comunale (Delibera G.C. n. 220/2016)), che riconosce compensi aggiuntivi a dirigenti e funzionari  che rappresentano l’Ente davanti alle Commissioni Tributarie.

Un atto formalmente legititmo, ma che solleva domande profonde: può davvero un sistema che premia chi difende le cause contribuire a ridurle?

Nella realtà, le somme contestate vengono richieste ai cittadini, che spesso non hanno la forza economica per difendersi.

Chi perde una causa deve pagareil proprio avvocato e anche le spese di lite del Comune, cioè gli incentivi previsti per i dipendenti che difendono l’Ente. Un doppio danno che colpisce famiglie, pensionati, artigiani e piccole imprese in una città che si colloca all’ultimo posto in quais tutte le classifiche nazionali per reddito, servizi, occupazione e qualità della vita.

Ma dietro i numeri ci sono persone. Molti vivono il contenzioso come una forma di oppressione, fatta di ansia, stress, e problemi psicologici.

Ogni lettera, ogni cartella, ogni udienza diventa un peso emotivoche logora e porta molti a perdere fiducia nelle istituzioni.

È  chiedersi perché la Corte dei Conti non abbia mai approfondito l’impatto di questo regolamento, né verificato se gli incentivi e le risorse spese abbiano porttao reali benefini alla collettivitò.

E perché gli stessi ruoli dirigenziali retsino invariati da anni, nonostante risultati tanto negativi.

Reggio Calabria ha bisogno di una riforma vera, che metta fine a un sistema che scaica sui cittadini  i costi degli errori amministrativi, che provoca disagio, tensione e paura e che premia la litigiosità ivece della conciliazione. Perché una città giusta non si misura dal numero delle cause che vince, ma da quante riesce a evitare con trasparenza, equilibrio e rispetto per la propria gente. (pf)

(Imprenditore)

COSA DICE LA DELIBERA N. 220 DEL 13 DICEMBRE 2016?

(…) art. 13) I compensi di cui agli artt. 10 e 11, spettanti a titolo di spese di lite liquidate e recuperate ai sensi  dell’art. 15 (…)  sono suddivise tra il dirigente, il responsabile della Macro-Area Contenzioso giudiziario, il responsabile del Servizio Contenzioso Tributario e il personale di cui all’art. 3, comma 3, del presente regolamento, delegato a rappresentare l’Ente e stare in giudizio nelle udienze dinanzi alle Commissioni Tributarie, secondo i seguenti criteri:

1.1 – Il 25% del compenso spetta al dirigente o al responsabile della Macro-Area Contebzioso tributario, ovvero al Funzionario delegato che ha sottoscrittoi gli atti di causa (controdeduzioni, memorie illustrative, appelli, ecc.;

1.2 – Il 25% del compenso spetta al personale che ha rappresnetato l’Ente in udienza davanti alle Commisisoni tributarie;

1.3– Il 20 % del compenso spetta al personale che ha predisposto e sottoscritto gli atti di recupero e riscossione delle spese liquidate giudizialmente (mediante la procedura dell’ingiunzione fiscale preceduta da sollecito di pagamento;

1.4 – Il restante 30% (oltre alle quote eventualmente non attribuite) è suddivisio in parti uguali tra il personale del Settore Tributi assegnato alla gestione del Contenzioso tributario. (…)

Oggi il sindaco Falcomatà presenta la nuova Giunta di Reggio

Stamattina alle 11 il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà presenterà la nuova Giunta comunale.

Il nuovo esecutivo ha avuto un varo molto travagliato per i contrasti che si sono accesi tra il Pd e il sindaco Falcomatà, intenzionato a non rispettare le “quote” precedentemente concordate, all’indomani della sua rielezione.

Un conflitto interno alla sinistra che ha logorato ancor di più l’amministrazione comunale, nel cosiddetto “terzo tempo” annunciato dallo stesso Falcomatà all’incirca due mesi fa, appena reinsediato a Palazzo San Giorgio. Doveva essere questione di giorni, ne sono passati quasi 60. E non è detto che la nuova Giunta non faccia storcere il muso a parecchi consiglieri, un tempo fedelissimi al sindaco.

La verità è che Reggio sta vivendo un drammatico e triste momento della sua storia: appare una città abbandonata a se stessa e senza un progetto di rilancio. Il sindaco, per le verità, l’altro ieri ha riaperto il tapis roulant, annunciando la ripresa dei lavori per l’ascensore, alla fine del tappeto mobile che dovrebbe condurre al prossimo Museo della Visitazione, ma per qualche strana ragione già ieri la struttura non era più aperta. E altre iniziative sono state annunciate da Falcomatà che si sta giocando le ultime carte per il suo futuro politico. La sensazione è che sia una mano di poker con un bluff malamente mascherato. I cittadini di Reggio sperano non sia così: se il sindaco non se ne fosse accorto glielo diciamo noi: i reggini stavolta sono davvero incazzati, la città ha bisogno di una svolta. E probabilmente non basterà soltanto una nuova Giunta. (s)

In Consiglio comunale di RC la chiusura del Piano di Riequilibrio, Brunetti: Momento storico

Il consiglio comunale di Reggio Calabria ha preso atto del dispositivo di deliberazione della Corte dei conti che, di fatto, segna la fuoriuscita dell’Ente dal Piano di riequilibrio finanziario.

«Un momento storico per la città», lo ha definito Paolo Brunetti, intervenendo a margine di un dibattito che, come ha riferito il facente funzioni, «ha premiato la scelta del sindaco Giuseppe Falcomatà, nella consiliatura del 2014, di non dichiarare il dissesto».

«Fosse stata intrapresa quella opzione – ha ricordato Brunetti – le conseguenze per il tessuto economico e produttivo cittadino sarebbero state catastrofiche. Il sindaco Falcomatà, contro il parere di molti, ha invece proseguito sulla via più tortuosa e meno conveniente da un punto di vista politico. Ha pensato alla città, ha dimostrato lungimiranza, senso di responsabilità e determinazione. Oggi si chiude un percorso durato dieci anni in cui i reggini, per colpe non nostre, sono stati costretti a versare lacrime e sangue per il saccheggio perpetrato ai danni della città».
«È merito della squadra, degli assessori che hanno seguito la linea, chiara e netta – ha evidenziato – indicata dal sindaco Falcomatà che è riuscito a riconquistare l’autorevolezza che Reggio aveva perso all’interno dei palazzo ministeriali, portando in città risorse necessarie a coprire profondi buchi nei bilanci dell’Ente».
«Adesso – ha aggiunto il sindaco facente funzioni – abbiamo l’occasione per dimostrare tutte la nostra capacità gestionale, in tutti questi anni concentrata a lavorare negli uffici per provare a fare quadrare i conti. Siamo confortati da quanto si sta facendo anche in termini di riscossione, considerati i 12 milioni in più raccolti nell’ultimo anno. E’ una base solida, in attesa di conoscere le motivazioni della Corte dei Conti, sulla quale imbastire un programma preciso anche rispetto alle indicazioni arrivate dagli stessi magistrati contabili nell’ultima loro pronuncia».
Sul punto è intervenuta anche l’assessora alle Finanze, Irene Calabrò, rimarcando «l’importanza di una notizia di cui andare fieri, che gratifica un lavoro lungo dieci anni».
«La chiusura del Piano di riequilibrio – ha spiegato – è, soprattutto, una buona notizia per i cittadini che hanno pagato, più di chiunque altro, le conseguenze del risanamento finanziario. La Corte dei conti ci consegna un dispositivo assolutamente positivo ed il fatto di essersi concentrata su misure correttive rispetto all’efficientamento sulla riscossione, incoraggia l’amministrazione a fare ancora meglio su un settore critico a livello nazionale. Perché, questo aspetto, non è un problema tecnico relativo a metodi o tempi di riscossione, ma è una questione sociale su cui anche la Corte costituzionale ed il Governo sono dovuti intervenire per supportare territori endemicamente poveri, la cui fragilità è aumenta con la pandemia, il rincaro dei prezzi sulle materie prime o il “caro bollette”».
«La scelta del sindaco Falcomatà – ha concluso Calabrò – lontana da ogni convenienza politica, è stata presa solo e soltanto nell’interesse della città che, di fronte ad un default, sarebbe stata letteralmente rasa al suolo. Un grazie va a lui, alle sue giunte, ai consiglieri comunali, al dirigente Franco Consiglio ed a tutto il personale del settore Finanze che hanno contribuito a lasciare un’impronta determinante per il raggiungimento di questo importante traguardo di cui tutti dobbiamo essere orgogliosi».
Di «evento storico» ha parlato anche il consigliere Filippo Burrone, rimbrottando l’opposizione critica rispetto all’approvazione dello schema di rendiconto di bilancio arrivato in giunta con quattro giorni di ritardo che «sono ben altra cosa rispetto agli oltre 600 sul rendiconto del 2009  agli oltre 800 su quello del 2010».
«L’uscita dal Piano di riequilibrio – ha detto ancora – è sì una vittoria del sindaco Falcomatà, ma soprattutto di una città e delle sue future amministrazioni che avranno capacità di spesa per dare risposte imminenti alla comunità. Stiamo portando avanti quanto iniziato nel 2014 perché siamo convinti che Reggio vada amministrata e non “divertita”».
Dello stesso tenore l’intervento del consigliere comunale e sindaco facente funzioni della Città Metropolitana Carmelo Versace: «Si tira una linea sul passato. La lungimiranza del sindaco Falcomatà è stata quella di indicare una strada».
Dalla minoranza, il consigliere Roberto Vizzari ha «dato atto del lavoro fatto rispetto ad un Piano di riequilibrio che ha sicuramente condizionato l’operato amministrativo ed ha imposto sacrifici a cittadini e imprese».
Quindi Saverio Pazzano che ha commentato «un’ottima notizia per la città, per la parte politica e amministrativa, per chi continuerà a governare e per chi lo farà in futuro».
Il capogruppo del Pd, Giuseppe Sera, ha rivendicato il ruolo del suo partito che «ha scelto, attraverso le primarie, la candidatura a sindaco di Giuseppe Falcomatà, a cui oggi diciamo grazie perché ha scelto la strada più difficile, ma decisiva per la stabilità della città».
Per il presidente della Commissione Bilancio, Antonio Ruvolo, «finalmente siamo nelle condizioni di poter programmare».
Apprezzamento è arrivato anche dal consigliere Nino Castorina.
Il consiglio comunale è proseguito con il consigliere Carmelo Romeo che ha relazionato sulla proposta di acquisizione gratuite di alcune particelle relative ai terreni del costruendo Palazzo di Giustizia che erano appannaggio della Regione e di alcuni spazi di pertinenza del Ministero della Giustizia che non erano adibiti ad attività giudiziaria.
«In questo modo – ha spiegato – il Comune potrà usufruire del 100% dei canoni di gestione. Il provvedimento è tutto a vantaggio del nostro Ente. Anche in questo caso, l’obiettivo si sta raggiungendo grazie alla scelta politica che ha permesso di siglare un protocollo d’intesa col Ministero della Giustizia che è prossimo all’approvazione del progetto definitivo. Entro la fine dell’anno il cantiere del Palazzo di Giustizia potrà riprendere le proprie attività». La proposta ha raccolto 23 voti favorevoli ed una sola astensione.
Il successivo punto all’ordine del giorno è stato affrontato dal consigliere Giuseppe Giordano e, di fatto, porta alla ripresa dell’iter amministrativo per il completamento del teatro ex Cral Enal di Gallico.
«È una struttura attesa dalla comunità – ha affermato – un punto di riferimento per tante generazioni e professionisti che si sono formati nel settore culturale. Il riconoscimento dell’esistenza di prevalenti interessi pubblici dell’opera può segnare la ripresa verso la sua realizzazione».
Sulla questione, il consigliere Versace ha rimarcato come «il quartiere di Gallico attendesse da 20 anni questa risposta e grande merito va riconosciuto al presidente della Commissione Urbanistica, Giuseppe Sera». Lo stesso Sera ha apprezzato «la sinergia politica con gli uffici preposti che ha consentito di concretizzare al meglio 8 mesi di lavoro».
Successivamente sono stati approvati alcuni debiti fuori bilancio illustrati all’aula dal consigliere Pino Cuzzocrea ed approvate due mozioni presentate dai consiglieri Filippo Quartuccio (“Politiche degli alimenti per un consumo consapevole e giusto” e Nino Malara (“Iniziativa a favore degli ex percettori di mobilità in deroga”). Nello specifico, con quest’ultimo provvedimento, si chiedono al Governo «maggiori risorse per i precari regionali e l’apertura di un tavolo interistituzionale con la Regione Calabria». (rrc)

Il sindaco di Reggio Brunetti: Autonomia una barbarie nei confronti del Meridione

L’autonomia differenziata è «una barbarie nei confronti del Meridione». È così che l’ha definita il sindaco f.f. del Comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, nel corso del consiglio comunale di Reggio Calabria che, nel corso dell’assemblea, ha respinto il Ddl Calderoli.

Per Brunetti, «questo è il prezzo da pagare per non fare cadere il Governo, la tassa che alcuni partiti stanno corrispondendo alla Lega. Questa è la reale situazione in Italia. Il Governo Meloni è messo alle strette».

«Mi preoccupa – ha aggiunto Brunetti – che la Regione Calabria abbia definito il “Ddl Calderoli” “la cosa migliore fatta dal Governo Meloni”. E mi preoccupa perché o non c’è coscienza e conoscenza di ciò che si discute oppure è stato imposto di dire le cose che sono state dette. Per questo, sul tema dell’autonomia differenziata, propongo la convocazione di un Consiglio comunale aperto ai rappresentanti del Governo, del Parlamento e della Regione Calabria dove, con coraggio, possano aver l’opportunità di spiegare ai cittadini i cardini della norma che verrà discussa alle Camere».

Contro il “Ddl Calderoli”, infatti, l’aula “Battaglia” ha votato una mozione presentata dal consigliere Antonio Ruvolo che invita l’esecutivo di Palazzo Chigi ad inviare la proposta alle Camere per «permettere un approfondito e indispensabile dibattito pubblico nel Paese su scelte che determineranno importanti e irreversibili conseguenze istituzionali, economiche e sociali».

Nel chiedere la definizione obbligatoria dei Livelli essenziali delle prestazioni, dei costi, dei fabbisogni standard e dei fondi perequativi, il testo approvato dal Consiglio comunale chiede «di vietare regimi transitori governati da fantomatiche “commissioni paritetiche” prive di qualsiasi legittimazione politica».

«Ogni trasferimento di materie – è un’altra richiesta – avvenga nel rispetto dei principi di solidarietà e unità nazionale, garantendo maggiori risorse a quei territori in cui permangono gap infrastrutturali, economici e sociali col resto dell’Italia».

Secondo il civico consesso, infatti, «la compartecipazione al gettito tributario maturato nel territorio regionale è a vantaggio delle regioni economicamente più forti, con maggiori finanziamenti alle regioni del Nord e conseguente aumento del divario con il Mezzogiorno».

Quindi, il capogruppo del Partito democratico, Giuseppe Sera, ha ribadito «un netto no ad un’autonomia differenziata che abbandona il Sud al suo destino».

Stesso discorso lo ha fatto il consigliere Giuseppe Giordano che ha definito il “Ddl Calderoli” un «vero e proprio pastrocchio che spezza il Paese in maniera irreversibile». E se Ruvolo si è detto «fortemente preoccupato per l’incertezza con cui si è intrapreso il percorso legislativo», il consigliere e sindaco facente funzioni della Città Metropolitana Carmelo Versace è tornato a criticare il Governatore Roberto Occhiuto che, col suo voto favorevole in Conferenza Stato-Regioni, «ha svenduto la Calabria».

«Il Ponte sullo Stretto – ha aggiunto – è una mancetta per far stare in silenzio il Sud rispetto all’autonomia differenziata». Per Filippo Burrone l’autonomia differenziata rappresenta, fra le altre cose, «un grave attacco alla scuola pubblica spingendola verso una privatizzazione forzata, negando l’accesso ai figli delle famiglie meno abbienti».

«Con questa riforma – ha continuato – la Lega nord mostra il suo volto più feroce che vuole il Sud schiavo dei poteri settentrionali». Fra i contrari anche il consigliere Antonino Castorina: «Dobbiamo essere in prima linea contro una secessione istituzionale che deturpa i nostri territori e i nostri giovani».

Giovanni Latella ha parlato, poi, di «polpetta avvelenata data in pasto ai cittadini del Sud». La mozione è stata approvata con 15 voti favorevoli, un astenuto e sei contrari.

Prima della discussione sull’autonomia differenziata, il consiglio comunale ha espresso la propria adesione ad Arrical, la nuova autorità di governo del Sistema idrico e del Ciclo integrato dei rifiuti voluta dalla Regione. Prima del voto, il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti si è soffermato su alcune precisazioni: «Dobbiamo farlo perché lo impone una legge regionale, ma lo facciamo in maniera subordinata alla convocazione dell’assemblea per nominare i rappresentanti del proprio Comitato».

«Aderire ad Arrical – ha specificato – non vuol dire aderire a Sorical. È bene fare chiarezza su una procedura avviata dalla Regione e che porta con se tanta confusione e moltissime incognite».

Concetti condivisi anche dai consiglieri Sera, Versace, Giordano e Franco Barreca.

Successivamente, dopo aver discusso ed approvato alcuni debiti fuori bilancio, l’aula ha nominato i consiglieri Guido Rulli e Giuseppe Sera quali componenti della commissione per l’aggiornamento degli albi dei giudici popolari delle corti d’assise e di appello. (rrc)

Convenzione tra l’Università Mediterranea e il Comune di Reggio per management e controllo delle società partecipate

È stato stipulato un importante accordo tra il Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze Umane dell’Università Mediterranea di Reggio e il Comune per lo svolgimento di attività finalizzate al supporto scientifico al management e al controllo delle società partecipate e in house.

L’intesa rientra nell’ambito di un accordo-quadro di cinque anni, già sottoscritto tra il Comune e l’Ateneo reggino, secondo cui «la collaborazione tra i due Enti può essere attuata tramite la stipula di appositi contratti o accordi o protocolli di tipo operativo».

«Il Digies – si legge nel provvedimento approvato dalla Giunta comunale guidata dal sindaco f.f. Paolo Brunetti – dispone di competenze e delle attrezzature necessarie per la realizzazione dei programmi e delle attività proposte dal Comune, in particolare attraverso l’attività di ricerca organizzata dal Laboratorio scientifico denominato Decisions_Lab il cui responsabile è il prof. Massimiliano Ferrara».

Attraverso questa convenzione, si potranno effettuare: gestione dello specifico obiettivo di supporto scientifico del management per il controllo delle società partecipate e in house del Comune; gestione di programmi di formazione del personale comunale e delle società partecipate; gestione in comune di master di 1° e 2° livello in materia di gestione delle società partecipate e degli affidamenti in house; gestione di tirocini, stage formativi e altri progetti che coinvolgano le società partecipate.

Il Digies, infine, attraverso una cabina di regia fornirà consulenza e assistenza di carattere generale nella definizione dei programmi; docenti universitari; produzione e aggiornamento di materiale didattico; il supporto didattico e amministrativo per la stipula di convenzioni, accordi e contratti con le società partecipate e con eventuali Enti pubblici e soggetti privati. (rrc)

Comune di Reggio: approvata variazione di bilancio, 10 milioni in arrivo dal Governo

In arrivo altri 10 milioni dal Governo al Comune di Reggio per il ripiano del disavanzo. Il Consiglio comunale riunitosi nei giorni scorsi con all’ordine del giorno dodici punti importanti per la Città, ha approvato una variazione di bilancio per allocare oltre 10 milioni di euro di contributo ministeriale utile a ripianare il disavanzo, in aggiunta a quanto già ricevuto con il “Decreto Agosto”, e l’integrazione del Piano Triennale delle opere pubbliche 2021/2023 che si amplia con oltre 200 milioni di nuovi interventi con i fondi in arrivo del Pnrr.

Sul primo punto ha relazionato l’assessora alle Finanze, Irene Calabrò, riepilogando il «grande lavoro portato a termine dall’amministrazione in fase d’interlocuzione col Governo e che ci ha consentito, insieme al sindaco Giuseppe Falcomatà, di incardinare un sistema normativo, di carattere generale, capace di interloquire in maniera proficua con i ministeri e le aule parlamentari, che è andato in aiuto a tutti i Comuni in stato di predissesto». «Questa azione – ha spiegato – contribuisce al percorso di risanamento dei conti dell’Ente che rappresenta il nostro obiettivo principale».

Sul punto è intervenuto anche il consigliere Carmelo Versace parlando di «operazione importantissima la cui genesi va ricercata proprio nel lavoro dell’assessora Calabrò, del sindaco Falcomatà e della sua giunta, della commissione e di tutto il Settore Finanze dell’Ente». «E’ grazie a loro – ha detto – se anche Reggio può intercettare i benefici del “Decreto Agosto” che dimostra, ampiamente, la credibilità riacquisita dalla città anche nei palazzi di Governo. Oggi, il Comune incassa una somma importante che ci permette di stare ancora più tranquilli». Il punto è passato con i voti della maggioranza e l’astensione dei consiglieri di centrodestra.

L’integrazione al Piano Triennale delle Opere pubbliche è stata presentata all’aula dal consigliere Giuseppe Sera, successivamente rilanciata dall’assessore ai Lavori pubblici, Rocco Albanese, che ha confermato «l’impegno dell’esecutivo a non sprecare nemmeno un centesimo di investimenti».

Per Giuseppe Sera, l’ampliamento della programmazione sulle infrastrutture «è motivo di grande orgoglio perché racchiude un lavoro che va avanti dal 2017 e che, fra i suoi atti più qualificanti, contempla il ripristino della legalità con l’abbattimento di tre ecomostri sul lungomare di Gallico». «Su quel solco si prosegue», ha aggiunto Sera sottolineando come «ulteriori 500 mila euro andranno a risanare questioni di abusivismo». Fra le decine di interventi inseriti, per un valore complessivo che supera i 200 milioni di euro, un posto di rilievo lo assumono i 7 milioni per la nuova strada Santa Venere-San Gregorio. Sul punto è intervenuto il consigliere Versace ribadendo l’importanza del momento: «Tutti i progetti sono stati accolti ed il merito è del sindaco Falcomatà, degli ex assessori Mariangela Cama e Giovanni Muraca. Oggi raccogliamo i frutti di chi ha lavorato bene». Il dibattito è proseguito con gli interventi di Giuseppe Giordano che ha sottolineato «come si tratti di una tappa fondamentale» e di Filippo Quartuccio che ha ricordato «i recenti investimenti che la Città Metropolitana ha riservato all’aeroporto “Tito Minniti”».

L’unanimità dell’aula ha, quindi, approvato la risoluzione proposta dal consigliere Nino Malara affinché «il Governo e la Regione salvaguardino il posto di lavoro dei 156 navigator impegnati nei Centri per l’impiego e che hanno svolto un ruolo importantissimo quali tecnici specializzati sulle politiche attive per l’occupazione». «L’aver accolto all’unanimità questa richiesta – ha affermato Malara – è segno di grande maturità da parte del civico consesso che, su un tema fondamentale qual è quello del lavoro, non si è diviso».

Via libera, infine, all’approvazione di alcuni debiti fuori bilancio.

Nelle fasi preliminari del dibattito, il sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti, ha risposto al alcune sollecitazioni della minoranza confermando che «saranno convocati i consigli comunali per riflettere sull’indagine relativa ai presunti brogli e sul progetto di Piazza De Nava, così come quelli sull’aeroporto e sui rifiuti». «Queste ultime due questioni in particolare – ha detto Brunetti – suscitano grande interesse in chi, da tempo, chiede interventi alla Regione e, proprio per questo motivo, saremo molto interessati ad ascoltare i rappresentati regionali che verranno, ovviamente, invitati a partecipare». (rrc)

 

Reggio: lo sfogo dell’ex vicesindaco Tonino Perna che stamattina firma le dimissioni

Dopo l’annuncio di sabato sera, ieri mattina allo Spazio Open di Reggio, l’ex vicesindaco Tonino Perna, introdotto dal giornalista Franco Arcidiaco, ha sfogato tutta la sua rabbia per il metodo con cui il sindaco “sospeso” Falcomatà si è “liberato” di lui. Neanche una telefonata di cortesia, Perna ha appreso da un comunicato stampa che era stata revocata la sua nomina, con il mantenimento, però, delle deleghe da assessore. Ovviamente il prof. Perna, con la sua storia non poteva certamente rimanere in una Giunta che mostra già affanno prim’ancora di cominciare a lavorare.

«Non so nemmeno io – ha detto il prof. Perna, economista molto apprezzato non solo a Reggio ma a livello nazionale – come ha fatto a convincermi all’epoca ad accettare il ruolo di vice sindaco. Giuseppe Falcomatà è una figura umanamente complessa che meriterebbe uno studio approfondito e particolare. Ho creduto nella ‘svolta’. I primi tempi c’era un’interlocuzione su tutto ma poi ho constatato che non c’è alcuna programmazione a Palazzo San Giorgio, per nessun tema».

A proposito della nomina revocata, Perna è tagliente: ««Il problema non è il modo, ma più semplicemente politico. Se Brunetti ha fatto meglio di me, comprendo benissimo la sua decisione, ma non credo che sia stato questo il motivo. Non è normale un avvicendamento un’ora prima che fosse pronunciata la sentenza. Non è una questione personale, ripeto mi dispiace per la città, perché nel momento in cui arrivano le risorse del PNRR, nel momento in cui bisognerebbe riorganizzare tutto, dare la spinta, metterci tutta l’anima, per farla risorgere come merita, si rimette tutto in discussione».

Decisamente, il problema è politico, se si sono già registrati diversi mal di pancia in seno al Partito democratico i cui vertici non sono stati minimamente né consultati né preavvisati. Una gestione “personalistica” che apre una voragine tra i rapporti in seno al partito che stava preparandosi per tornare al congresso, dopo tre anni di commissariamento.

Intanto, l’unica cosa certa sono le dimissioni dell’ex vicesindaco demansionato a semplice assessore: stamattina il prof. Perna rassegnerà le proprie dimissioni, firmando l’atto di rinuncia davanti al segretario generale del Comune. Domani, forse, è un altro giorno… (rp)

L’OPINIONE / Nino Mallamaci: servire Reggio, non servirsene

di NINO MALLAMACI – “L’Amministrazione andrà comunque avanti”. In questa frase c’è molto della vicenda politica e amministrativa di Giuseppe Falcomatà, ma anche di quella della città di Reggio e, allargando il discorso, della Calabria. Questa terra viene usata dai suoi cittadini, dai politici nostrani e importati, dai catapultati o paracadutati in delicati ruoli amministrativi e gestionali. Raramente si affaccia sul palcoscenico qualcuno che si impegni nella cosa pubblica per la propria gratificazione personale, la qual cosa non mi scandalizzerebbe affatto, ma anche per tentare di fare qualcosa per il popolo.
La condanna di Falcomatà non è per nulla un fulmine a ciel sereno. Era impressa nei fatti, che hanno avuto una linearità e una logica semplicissime: tu dai a me, io do a te, e per fare ciò apparecchiamo quello che serve. Ci sarebbe stato da stupirsi se le cose fossero finite in maniera diversa. E Falcomatà, come nulla fosse, continua a maneggiare Reggio come fosse cosa sua, un affare della sua famiglia e dei suoi amici. Tutte le sue scelte, dai risultati peraltro disastrosi, sono improntate a tale impostazione. D’altra parte, ciò è in estrema coerenza con la scaturigine della sua sfolgorante carriera, di matrice ereditaria.

Ma cosa dire degli altri, dei suoi supposti avversari? Tutti abbiamo bene in mente il percorso che ha portato la destra a una candidatura perdente in partenza. Da quella parte, tra i maggiorenti con diritto di parola, solo il deputato Cannizzaro si è battuto fino alla fine per contrastare il diktat di Salvini, anche lui calato a Reggio per piegarla ai suoi scopi. Come Davi, in cerca di visibilità, o De Magistris, disposto a tutto pur di conquistare una nuova tribuna dopo gli anni napoletani. Io non so cosa sarebbe successo se il PD non avesse chiuso all’ipotesi di primarie blindando la candidatura di un primo cittadino fallimentare da ogni punto di vista. Forse oggi non ci troveremmo con una città decapitata in un momento così delicato, quando ingenti risorse sono a disposizione e potrebbero essere usate per dare una parvenza di normalità a un territorio letteralmente distrutto, bombardato da una pessima amministrazione.

Allo stesso modo, non so cosa sarebbe successo se la destra avesse avuto il coraggio di dire no a Salvini e alle sue pretese. Certamente, i reggini non si sarebbero trovati davanti a una scelta obbligata dalla pochezza, dalla estraneità, dalla sciatteria, dalla inadeguatezza, di quel candidato. E anche se c’è chi, come me, mai e poi mai avrebbe dato il proprio consenso, forse ci saremmo risparmiati il “secondo tempo” (a proposito, è mai iniziato?) della già allora probabilissima anatra zoppa, per di più incapace anche con entrambi gli arti funzionanti.

L’aspetto grave e preoccupante, adesso, non è quello che è successo, che è esattamente quello che doveva succedere. Anche se Castorina gongola, e l’associazione dei sindaci esprime una solidarietà che sa di corporativo, noi cittadini ci dobbiamo preoccupare. Potremmo essere facili profeti se pronosticassimo una conclusione rapida della legislatura, determinata non dalla volontà dei protagonisti di questa tristissima pagina – i quali si acconciano già a una gestione a tirare a campare in attesa di tempi migliori – ma da fattori di instabilità oramai quasi incontrollabili. Al di là di ciò, però, è la città che non può aspettare. Si sveglino, i reggini. Reclamino un ritorno alle urne in tempi brevi Una pretesa tuttavia non sufficiente. Esigano in più un patto solenne tra Reggio e la sua classe dirigente – se ne esiste una – di destra, di sinistra, di centro. Sul palcoscenico salgano la città e i suoi mille problemi, non i tanti personaggi in cerca d’autore. Necessitiamo di persone che abbiano in animo di Servire Reggio, e non di servirsene per l’ennesima volta. (nm)

Grazie al decreto d’agosto, Reggio spazza via lo spettro del dissesto

È una vittoria del sindaco Giuseppe Falcomatà e del suo assessore al Patrimonio Irene Calabrò: il lungo lavoro di pressione e di motivate osservazioni svolto sul Governo centrale ha dato i suoi frutti, lo spettro del dissesto del Comune di Reggio si allontana, anzi svanisce e viene azzerato il debito di anni.

Il decreto di agosto che sta per essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, infatti, azzera il debito (non solo di Reggio ma anche di altri Comuni che presentano particolari situazioni patrimoniali di rischio ma buone possibilità di ripresa) e mette a disposizione 200 milioni a fondo perduto in tre anni. Di questi 200 milioni, il 70% andrà al Comune di Reggio, a disposizione della Città dopo l’ultima sentenza della Corte Costituzionale. Si chiude così la partita del piano di riequilibrio della Città. In un mix di scelte politiche e amministrative il Comune ha saputo giocare un’importante carta per allontanare definitivamente quella che sembrava l’unica via d’uscita: la dichiarazione di dissesto, con le immaginabili conseguenze per cittadini, fornitori, qualità dei servizi, etc.

Particolarmente soddisfatto il sindaco Falcomatà e ugualmente orgogliosa del lavoro portato a termine l’assessore Calabrò visto che sono adesso disponibili le risorse necessarie al pagamento dei creditori del Comune. C’è quindi nuova liquidità senza generare altri debiti e vengono sospese tutte le procedure esecutive in modo tale che il pagamento dei fornitori possa avvenire senza ulteriori intoppi.

La Corte dei Conti regionale non è mai stata molto tenera nei confronti del Comune di Reggio, ma le misure adottate dal Governo – che accolgono la sentenza della Consulta e delle Sezioni riunite della Corte dei Conti – consentiranno di adempiere senza difficoltà alle osservazioni fin qui mosse e alle richieste dell’organo regionale di controllo.

Ultima, ma non meno importante notizia per quel che riguarda il debito gigantesco del Comune di Reggio (400 milioni circa a bilancio) è quella relativa alla ormai ventennale vicenda dei debito per l’acqua. In caso di rateizzazione dei debiti pregressi non andrà più iscritto a bilancio l’intero ammontare ma solo la quota maturata anno per anno.

La notizia è stata data in una conferenza stampa al Comune di Reggio alla quale via streaming ha preso parte il segretario dem Nicola Zingaretti. È una vittoria di Reggio cui dovranno dire grazie altri piccoli comuni in pre-dissesto. Non si parla più di dissesto imminente e si può cominciare a guardare al futuro con minore apprensione e maggiore serenità. Quella di cui Reggio ha un bisogno enorme per progettare la città delle nuove generazioni. (s)