Ha impiegato un po’ il Presidente Roberto Occhiuto a riprendere in mano la Consulta dei Calabresi nel mondo, un organo regionale previsto da un’apposita legge che ha compiti consultivi e rappresentativi per le comunità dei calabresi sparsi in ogni angolo della terra.
Meglio tardi che mai, recita un proverbio, e dopo una lunga e inspiegabilelatenza, può ripartire la Consulta che deve ancora nominare il suo Consiglio direttivo e il vicepresidente, per poter avviare la sua attività.
La Consulta – è bene ricordarlo – se utilizzata adeguatamente e con la necessaria dotazione finanziaria, può diventare uno strumento operativo di grande respiro per la Regione, purché si diano le necessarie risorse per iniziative non solo di promozione, ma anche di interscambio culturale e commerciale tra la Calabria e i suoi tanti figli lontani. Occorrerebbe sganciarla dal Dipartimento Emigrazione (che ha poche risorse) e aggregarla a quello dell’Internazionalizzazione, dove la disponibilità finanziaria è molto ampia e potrebbe garantire un ottimo lavoro per i consultori (che operano – è bene ricordarlo – a titolo gratuito).
Questo rilancio della Consulta parte con la nomina da parte del presidente Occhiuto del nuovo delegato che è l’ex sindaco di Castrolibero, Giovanni Greco.
Una nomina importante che va nella direzione della competenza, in questo caso, rappresentata da una personalità di spicco e dal grande spessore politico visto la sua esperienza decennale come amministrarore di un territorio storico come Castrolibero.
E, nella giornata di ieri, si è tenuto il primo incontro tra Giovanni Greco, l’avv. Annalisa Mazzei, funzionario della Regione nella veste di segretario della Consulta e Tommaso Calabrò, direttore generale.
Una riunione iniziale per far ripartire i lavori della Consulta e dare un rinnovato entusiasmo vitale ai calabresi nel mondo e offrire finalmente delle politiche attive che riescano ad essere concretamente efficienti.
La Regione si avvale della Consulta dei calabresi nel mondo – un organo consultivo e propositivo – per incrementare e valorizzare le iniziative volte a rafforzare i legami con la diaspora calabrese.
Sono più di sette milioni i calabresi presenti nei vari continenti e che sono, a conti fatti, un patrimonio da preservare e valorizzare con estrema forza, basti pensare a coloro che sono riusciti ad avere ruoli importanti nelle istituzioni e nelle professioni: essi sono lo specchio più reale dell’elevata competenza proveniente dal Mezzogiorno italiano.
A Giovanni Greco va quindi il compito di dare ancora più valenza ad un ruolo di primaria importanza nei rapporti fra Calabria e calabresi; fra dinamiche contemporanee e risvolti futuri. La Regione nel suo ruolo istituzionale, riconosce ai calabresi nel mondo un ruolo di fondamentale importanza, in particolare, nel processo di internazionalizzazione della Calabria e, pertanto, risulta necessario che i lavori della Consulta siano seguiti con la dovuta continuità. Una sorta di elemento imprescindibile per le riunioni che verranno e gli obiettivi da conseguire.
Grande soddisfazione è stata espressa da Giovanni Greco: «Nel ringraziare il Presidente Occhiuto per la fiducia riposta nei miei confronti, mi auguro che in un momento così delicato in termini di stabilità e crescita del tessuto sociale, oltre che di grandi cambiamenti, si possa promuovere e rinsaldare il prezioso patrimonio di legami e di unità di cui la Consulta dei Calabresi nel mondo può diventare ambasciatrice. Allo stesso tempo, attraverso un laboratorio permanente di idee, costruire ponti tra comunità e generazioni per trasmettere il bagaglio di valori che a noi è stato donato come bene prezioso da custodire. (rcz)
Il consigliere regionale del Pd, Ernesto Alecci, ha presentato una interrogazione a risposta scritta, al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in merito alla mancata istituzione della Consulta dei Calabresi nel mondo.
Ma non solo: il dem vuole sapere, anche, «quali iniziative si intendono assumere per programmare una politica organica in un settore che, oltre a rinsaldare i legami tra i calabresi residenti e quelli emigrati, rappresenta un importante volano economico per la nostra regione».
Nell’interrogazione, il consigliere Alecci ha ricordato come «l’art. 13 c. 1 della legge regionale 26 aprile 2018, n. 8 (Legge organica in materia di relazioni tra la Regione Calabria i calabresi nel mondo e le loro comunità) prevede che “Il Presidente della Giunta regionale, entro trenta giorni dal suo insediamento, costituisce, con decreto, la Consulta, che dura in carica fino alla nomina della nuova Consulta» e che, nonostante «il Presidente Occhiuto si sia insediato il 29/10/2021 e, solamente dopo un anno dall’assunzione della carica; con Dpgr. n. 93 del 20/10/2022 provvedeva a costituire formalmente la Consulta dei calabresi nel mondo, la stessa veniva insediata il 07/02/2023 e, a tutt’oggi, non risultano eletti il Vicepresidente e il Comitato direttivo di cui all’art. 16 della stessa legge».
Alecci, poi, ha evidenziato come «lo stanziamento di bilancio per il corrente anno ammonta a € 50.000,00, notevolmente in diminuzione rispetto alla somma già deficitaria di € 300.000,00, originariamente prevista per il finanziamento delle molteplici finalità di cui alla legge».
«Il rapporto tra la Regione e le centinaia di migliaia di calabresi sparsi per il mondo è sempre stato caratterizzato da luci e ombre– ha ricordato Alecci nell’interrogazione – basti pensare all’annosa vicenda della liquidazione della “Fondazione Calabresi nel mondo”; coinvolta anche in inchieste della magistratura».
«Nel corso degli ultimi anni – ha proseguito – i fondi sono stati spesi male a causa del deficit di visione e della confusione generata dalla mancata operatività della Consulta, organo deputato ad esprimersi, tra l’altro, sul piano annuale degli interventi; non sembrano essersi colti risultati rilevanti nemmeno dalla realizzazione del tanto propagandato progetto “Calabria terra dei padri”, conclusosi lo scorso 31 dicembre così come è tangibile lo stallo rispetto al progetto “Turismo delle radici” previsto per l’anno in corso».
Per il dem, dunque, «è evidente il distacco creatosi tra l’ente regione e i rappresentanti dei nostri corregionali all’estero che stanno perdendo fiducia nell’istituzione». (rcz)
Luigi Demartino è il nuovo presidente regionale della Cim – Confederazione Italiani nel mondo.. La nomina è stata fatta dal Comitato esecutivo confederale della Cim.
Il ruolo della CIM va dalla cultura italiana nel mondo alle pari opportunità, dalle proposte su turismo allo sviluppo, dalla riscoperta dei borghi al settore eco-agroalimentare. L’impegno del neo Presidente Demartino verso gli italiani nel mondo partirà dalla sua regione.
«La Calabria, grazie alla lungimirante legge regionale n.8 del 2018 – viene ricordato nella nota – dava vita alla ‘Consulta dei Calabresi all’Estero’, con la quale ha rinsaldato il legame con le comunità dei Calabresi nel mondo, organizzando legami di proficua collaborazione. Una vera e propria istituzione che collaborando a stretto contatto con la Regione, ha fatto sentire con forza la propria presenza con le comunità, le associazioni e le federazioni di calabresi all’estero».
«Fin dal suo insediamento – continua la nota – la consulta è stata un importante strumento di conoscenza e comunicazione che ha avuto il compito di favorire il turismo di ritorno e accrescere l’import-export con la collaborazione continua delle Camere di Commercio estere e lo sviluppo di progetti di scambio culturale tra studenti calabresi in Italia e nel mondo. Il dispiacere del nuovo Presidente della CIM Calabria è che non è stata intrapresa alcuna azione affinché questa Consulta diventi realmente operativa, il suo auspicio che la Regione dia ben altra considerazione per questo splendido strumento che potrebbe valorizzare quel grande patrimonio che la Calabria possiede cioè i 7 milioni di corregionali nel mondo».
«La Fondazione Migrates, nel suo ultimo Rapporto Italiani nel Mondo – si legge ancora – ha evidenziato l’importanza degli organismi di rappresentanza degli italiani nel mondo, sottolineando la funzione che essi esprimono nell’interesse collettivo. La Consulta deve essere uno strumento capace di interpretare le domande e i bisogni delle comunità all’estero, ma deve anche conoscere la nuova generazione di una migrazione che si è modificata nel tempo e che chiede una considerazione diversa.
Come Presidente Cim Regione Calabria il dott. Demartino si fa portavoce affinché la consulta diventi operativa e continui a svolgere il lavoro iniziato nel 2018 e ne ampli le ambizioni. Questo significherebbe continuare a mantenere stabili le relazioni con le comunità sparse nel mondo, mantenendo relazioni con realtà imprenditoriali disposte ad investire nei nostri territori, promuovere scambi scientifici ed iniziative tra Università, senza dimenticare il turismo delle radici.
Per rilanciare di nuovo la consulta è fondamentale il ruolo che la Regione in simbiosi con i consultori deve svolgere, affinché si sviluppi quel processo di internazionalizzazione della Calabria. Il Presidente CIM Calabria conclude con un monito «It’s easy to take a calabrese out of Calabria that Calabria out of calabrese» (È più facile togliere un calabrese dalla Calabria che la Calabria da un calabrese) questo il senso e la motivazione per cui continuare a crederci. (rrm)
Oggi pomeriggio, martedì 7 febbraio, alle 14.30, in videoconferenza mondiale, è convocata la prima riunione della Consulta dei Calabresi nel Mondo della presidenza Occhiuto, un organo previsto dallo Statuto della Regione, per troppo tempo trascurato e non adeguatamente valorizzato. La ex Consulta dell’Emigrazione, voluta dalla legge regionale 8 del 2018, oggi diventata “dei Calabresi nel Mondo” e che qualcuno vorrebbe trasformare in “all’Estero”, era nata per dare “centralità a tutte le iniziative tese a diffondere la conoscenza della cultura italiana, con particolare riferimento a quella calabrese, quale strumento per la conservazione dell’identità culturale della terra d’origine, con particolare riguardo alle attività di informazione e comunicazione sulla realtà storica, economica, sociale, turistica e culturale della regione Calabria”. E per conseguire tale obiettivo conta su un’ampia rappresentanza mondiale di calabresi che vivono fuori della regione.
La compianta Jole Santelli aveva intuito il potenziale di tale organo, valutando bene la forza dei suoi testimonial “gratuiti” sparsi in ogni angolo della terra. La sua repentina scomparsa ha ritardato l’attività della Consulta nominata (però, su disposizioni lasciate dalla stella presidente Jole) durante il periodo del cosiddetto “interregno” del vicepresidente ff Nino Spirlì.
Il nuovo presidente Roberto Occhiuto non ha sottovalutato il valore di quest’organo, guardando però alla necessità di ricreare la reputazione della Calabria nel mondo. Per questo, la nuova Consulta si muoverà proprio su questo indirizzo: ridare immagine positiva della Calabria e dei suoi figli. Non per niente, Occhiuto ha chiamato a introdurre la prima seduta di oggi il prof. Mauro Alvisi, docente universitario e massimo esperto di livello internazionale di studi reputazionali, dopo i saluti istituzionali della vicepresidente Giusi Princi e del dirigente Generale del Dipartimento Transizione Digitale e Attività Strategiche Tommaso Calabrò. Interverranno anche il dott. Vincenzo Ferrari Dirigente del Settore “Rapporti con le Autonomie Locali e loro aggregazioni, Affari Generali ed Istituzionali, Comunicazione Pubblica e Istituzionale” e l’avv. Annalisa Mazzei, Responsabile dell’Unità Operativa “Ufficio Emigrazione”.
Alvisi parlerà della tutela reputazionale della Calabria. Seguirà un intervento del sen. Basilio Giordano (dal Canada)su idee e suggerimenti della comunità cananadese, e, quindi, una relazione del prof. Lino Potenza su “L’evoluzione della Consulta e dei rapporti tra Regione ed Associazioni negli anni”. Concluderà la sessione preliminare il prof. Agostino Miozzo parlando della “nuova Regione Calabria” che “si riapre all’Europa e al mondo: un percorso difficile ed una scommessa da vincere”.
Alle 16.30 l’insediamento ufficiale dei 43 Consultori nominati dal Presidente Occhiuto, la loro presentazione pubblica e quindi il voto per la costituzione del Consiglio Direttivo che dovrà scegliere il Vicepresidente della Consulta.
A norma di legge, la Consulta doveva essere costituita 60 giorni dopo l’insediamento del Presidente: è un ritardo che i fatti potranno far dimenticare facilmente. L’importante è utilizzare il potenziale straordinario costituito da oltre sei milioni di calabresi che vivono fuori della regione e che, orgogliosamente, aspettano di poter fare la loro parte per sentirsi non solo utili ma anche più vicini alla propria terra. (rcz)
di ALESSANDRO CROCCO – La ‘Consulta dei Calabresi all’Estero’ sin dalla sua definizione, con la legge regionale n. 8 del 2018, ha ripensato il rapporto con le comunità dei Calabresi nel mondo e con la variegata compagine degli organismi, delle associazioni, federazioni e comunità, intessendo rapporti sempre più sinergici e di collaborazione.
Un lavoro e un impegno profuso negli anni passati che si è concretizzato in interventi, manifestazioni, eventi che hanno contribuito in maniera fattiva alla costruzione di una una visione nuova dell’organismo della Consulta che è diventata viatico d’interessi e opportunità comuni.
Nei mesi scorsi la nomina, da parte del Presidente Occhiuto, dei nuovi consultori, che ringrazio sia per la considerazione verso la mia persona sia per aver riaffermato il ruolo della Consulta, ma altresì sollecito un impegno immediato e concreto, da entrambi le parti, affinché questa diventi realmente operativa.
Ad oggi, infatti, non è stata ancora intrapresa alcuna azione in merito e, soprattutto, nessun contributo finanziario è stato ricollocato. Da consultore ho accettato con grande entusiasmo la nomina e, quindi, la ripartenza dei lavori della Consulta, riconoscendone il valore e l’importanza. Uno strumento e un grande contenitore di quel grande patrimonio che la Calabria possiede: sono 7 milioni i corregionali nel mondo e oltre 437mila i calabresi residenti all’estero e iscritti all’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e che rappresentano, quindi, oltre il 20% della popolazione residente in Calabria.
Si dice e si ripete: “It’s easy to take a calabrese out of Calabria thai Calabria out of calabrese”, (È più facile togliere un calabrese dalla Calabria che la Calabria da un calabrese), ed è così! Si esaltano le figure dei calabresi che si sono contraddistinti nel mondo in ogni settore e mercato, di chi ha ricoperto o ricopre ruoli apicali, si guarda a nuovi mercati, come al “Turismo delle Radici”, e si promuovono progetti ed iniziative che hanno come protagonista la storia di molti uomini e donne che hanno contribuito con il proprio esempio a costruire un’immagine diversa della nostra terra, ma poi ci si perde e si disperde il lavoro fatto nella totale mancanza di concretezza delle azioni messe in campo.
La Consulta deve poter guardare al futuro e deve avere la capacità di interpretare le domande e i bisogni delle comunità all’estero, ma si deve fare interprete anche delle nuove generazioni, di una migrazione che si è trasformata nel tempo e che esige una considerazione diversa, proprio per quello che rappresenta e che intende offrire il proprio contributo verso i propri luoghi d’origine.
Anche, la Fondazione Migrates, nell’ultimo ‘Rapporto Italiani nel Mondo’, presentato proprio nei mesi scorsi, ha dedicato uno speciale agli organismi di rappresentanza degli italiani nel mondo, sottolineando la funzione che essi esprimono nell’interesse delle collettività residente all’estero. La ‘Consulta Regionale dei Calabresi all’estero’ è nata e conserva proprio questo compito.
Un ruolo, il nostro, che deve mirare a creare sistema, mantenendo relazioni che se messe a regime potrebbero garantire rapporti di joint venture con realtà imprenditoriali disposte ad investire nei nostri territori e d’interscambio con le nostre, promuovere studi, ricerche ed iniziative tra Università, senza dimenticare la valorizzazione delle nostre eccellenze attraverso ambasciatori di conoscenza, cultura, storia e unicità. È di fondamentale importanza che la Regione si impegni con forza a consolidare un rapporto continuo con i consultori che devono essere i veri protagonisti nel processo di internazionalizzazione della Calabria e dei vari progetti di cui essa stessa è promotrice.
È necessario ristabilire e garantire quella capacità finanziaria di cui necessita, per promuovere un piano attuativo degli interventi.
“Essere calabresi non è un marchio, essere calabresi è un timbro di qualità”, lo ha affermato il Presidente Occhiuto in uno dei suoi interventi in campagna elettorale, ho sempre creduto in quel carattere distintivo dell’essere calabresi ed è a questo che intendo rifarmi per offrire il mio contributo alla nostra terra che ha molto da offrire e su cui, oggi, più che mai bisogna investire. (ac)
nel formularle gli auguri per il lavoro che lo attende in Calabria e per l’eccellente risultato con cui i calabresi l’hanno voluta a guida della nostra regione mi corre l’obbligo di fare alcune considerazioni.
Sono oltre 405mila i calabresi residenti all’estero e iscritti all’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e che rappresentano quindi oltre il 20% della popolazione residente in Calabria mentre sono 7 milioni i nostri corregionali all’estero, così come viene fuori da uno studio dei padri Scalabriniani, numeri che devono richiamare da subito la sua attenzione sul tema dei Calabresi nel Mondo.
Nel corso degli anni un enorme patrimonio di risorse umane (forza lavoro, competenze, conoscenze, cervelli, cuori, braccia, sentimenti) ha lasciato la regione per affermarsi altrove. Competenze, beni, capacità, professionalità che hanno contribuito al benessere delle realtà di cui sono diventati parte integrante e in moltissimi casi anche esponenti e rappresentanti istituzionali con ruoli importanti e di prestigio.
Un patrimonio umano che da sempre reclama una considerazione maggiore da parte della terra d’origine e chiede di non essere trattato come un dato statistico o “moda” del momento. Una risorsa inestimabile ma ancora sottovalutata e che può essere, invece, una formidabile opportunità di crescita culturale ed economica, con quello che è stata definita un’economia di ritorno e che negli ultimi anni ha visto soprattutto nell’internazionalizzazione e nel turismo un incremento notevole. Un export che si aggira intorno ai 400 milioni di euro e un turismo delle radici che muove milioni di persone ma fondamentale diventa “investire”, riconoscendone il valore, sui giovani.
Per questo ho creduto da consigliere regionale fin dal primo momento nella funzione istituzionale, politica e culturale della Consulta dei Calabresi all’Estero, attestata dall’approvazione della Legge organica in materia di relazioni tra la Regione Calabria, i calabresi nel mondo e le loro comunità che ha consentito di riportare l’attenzione sul ruolo e sul funzionamento di un organo che per un certo periodo aveva conosciuto una sorta di stasi indotta da vicende esterne che ne avevano anche incrinato la credibilità agli occhi della pubblica opinione.
Un lavoro intenso, un impegno profuso soprattutto dai consultori, dalle associazioni, dalle federazioni di calabresi che da tutto il mondo hanno agito costantemente per mantenere alta l’immagine della Calabria nelle proprie comunità.
Ecco perché Presidente le chiedo di guardare all’organo della Consulta come ad una delle opportunità più importanti e interessanti di crescita della nostra regione. Bene l’aver riconsiderato il ruolo della stessa e dei consultori dopo un iniziale momento di défaillance nei primi mesi di governo Santelli che aveva visto la cancellazione di tutto ciò che era stata fatto nella precedente legislazione.
Ma la solo nomina dei nuovi consultori non basta così come non basta investire quasi esclusivamente sull’aspetto del turismo. È necessario riprogrammare una serie di azioni e di interventi tesi a supportare la creazione di relazioni istituzionali ed economiche, a favorire la nascita di opportunità e di processi virtuosi, a diffondere le tradizioni, la cultura, la conoscenza della Calabria ai tanti giovani di origine calabrese che l’hanno conosciuta solo attraverso il racconto dei nonni.
Va da sé, quindi, che bisogno garantire quella capacità finanziaria di cui necessita, per promuovere occasioni di scambi, di studio, di esperienze reciproche che accrescano quell’appartenenza. Divenendo poi loro stessi ambasciatori di una terra che ha una storia millenaria, ricchezze e peculiarità inestimabili e non replicabili, con un presente incerto ma che tende ad un futuro e quindi un destino diverso grazie anche al contributo di quel valore aggiunto che sono i nostri corregionali all’estero.
Il mio augurio è che nel suo quinquennio si posso parlare di una vera e propria rinascita della Consulta. L’innovazione più importante riguarda le modalità di partecipazione e di governance, attraverso un processo di ripensamento delle forme di partecipazione e distribuzione dei ruoli interni alla Consulta.
Importante è anche considerare l’aspetto del diritto al voto. Anche in queste ultime elezioni regionali è stato messo in evidenza come questo non venga esercitato e come ciò influisce sui dati di quello che viene considerato astensionismo. Facilitare l’esercizio del diritto al voto agevolando le procedure e trovando forme più adatte che superino gli impedimenti oggettivi, sarebbe un ulteriore passo avanti. Infatti, per le Politiche l’esercizio del voto si fa per corrispondenza e nella circoscrizione Estero mentre per le Europee ci si reca in Consolato.
Soltanto per le regionali e le amministrative, invece, bisogna necessariamente rientrare in Italia, modalità che si manifesta del tutto fallimentare. Inoltre, in tutti i casi il diritto al voto è possibile esercitarlo solo ed esclusivamente se iscritti all’Aire.
C’è, quindi, ancora molto da fare per garantire la tutela delle comunità dei Calabresi che vivono all’estero e riconoscerne il valore, così da promuovere al meglio la Calabria nel mondo. Sono sicuro che nella sua agenda di governo terrà conto di questo aspetto per costruire un futuro con traiettorie ancora più ambiziose che guardino alla Consulta come un soggetto capace di fare network, favorire forme di cooperazione e promuovere eventi che abbiano un impatto mediatico globale così da poter richiamare l’attenzione sulla nostra splendida regione. (og)
In copertina, Salvatore Tolomeo, vicepresidente della Consulta
Caro Direttore, finita l’estate noi calabresi emigrati in Italia e all’estero abbiamo ritrovato l’ottimismo per il recupero del turismo sopratutto di ritorno (sempre noi) e su alcuni progressi come la quasi Alta Velocità tra nord e sud. Si può fare di più.
Ecco, su questa speranza ci assale il pessimismo. Mentre nel mondo delle professioni, della cultura e dell’imprenditoria abbiamo eccellenze umane che creano sviluppo fuori della Calabria, su questa regione il predominio della politica sembra voler consapevolmente bloccare ogni speranza di crescita e impegnarsi sempre più a bloccare ogni velleità di sviluppo della regione Cenerentola d’Europa (o quasi).
Tutto ciò che dipende dalla politica va in direzione del maggior degrado:
I depuratori non funzionano e il mare è sempre più sporco (non più blu)
Il dissesto idrogeologico e gli incendi estivi che ci tengono sempre in stato d’emergenza locale e regionale
Le strade, sia provinciali che statali, sempre in dissesto. A proposito di ciò dobbiamo far sapere ai Calabresi che l’ANAS, statale, ha 2 modi di operare: al Nord manutenzione capillare, taglio delle erbacce continuo, riparazioni immediate. Al Sud, cumuli di spazzature nelle piazzole, scarsa o assenza di illuminazione dove necessaria, lavori di ripristino con tempi biblici.
Sulla differenza della sanità non occorre neanche fare paragoni essendo a conoscenza anche delle pietre di Calabria lo scempio che lo Stato ha realizzato negli ultimi 15 anni a danno dei Calabresi.
La nostra riflessione porta a una considerazione: se la Calabria sforna cervelli per lo sviluppo dell’Italia e dell’Estero, cosa ostacola l’affidamento di questa terra a chi è nato, cresciuto e la vuole vedere orgogliosamente primeggiare?
La risposta ci pare ovvia: La sanità è commissariata non da calabresi ma da cacciatori di lauti stipendi, i leader che condizionano la politica e quindi l’Amministrazione regionale danno le direttive da Milano, da Arcore, da Napoli. Quindi siamo professori in tutto e neanche maestri per fare politica sana, onesta, al servizio dei cittadini e del territorio senza pensare a quando rende la poltrona e a come affidare la gestione di questa terra a incompetenti amici, parenti, vicini di casa o compagni di scuola.
Ma la speranza è l’ultima a morire e continuare a sognare non costa e a passare il tempo (purtroppo).
Salvatore Tolomeo – Associazione Calabrolombarda – Milano
Giuseppe Nucera, presidente del movimento La Calabria che vogliamo, ha dichiarato che «i delegati delle varie associazioni di calabresi all’estero da testimoni dei nostri valori devono diventare veri e propri ‘Agenti di Sviluppo’ che mettono in relazione gli imprenditori di origini calabresi residenti fuori dall’Italia con quelli rimasti in Calabria».
Nucera, pur plaudendo per l’insediamento della Consulta, non condivide le linee strategiche elaborate dalla Regione.
«Si insiste con un’impostazione oramai datata – ha detto – che non valorizza a dovere le potenzialità della nostra terra. Se l’idea è quella di avviare i ‘virtual tour’, bisognerebbe farlo non soltanto nelle località turistiche, ma in tutte le principali infrastrutture calabresi».
«Serve – ha evidenziato – un’azione forte e penetrante di marketing territoriale, che punti in modo deciso al coinvolgimento dei calabresi residenti all’estero che hanno saputo fare impresa e ottenere gratificazioni professionali importanti. Da qui, creare una rete di relazioni e iniziative che coinvolga i calabresi che vivono in questa terra, in modo da creare una sinergia propositiva e di valore».
«Una simile filosofia – ha proseguito – riuscirebbe ad incidere concretamente sul miglioramento della purtroppo pessima reputazione che la Calabria soffre al di fuori dei confini regionali. Il ruolo della Consulta di calabresi nel mondo è importante, e va focalizzato su obiettivi strategici, a differenza di quanto fatto sino a oggi. Bisogna fuoriuscire da una visione fatta di sagre e balletti e creare un nuovo sistema progettuale, che riesca davvero a integrare l’eccellenza degli imprenditori calabresi trapiantati all’estero».
«Uno dei punti cardine alla base del nostro movimento – ha detto ancora – prevede una intensa sinergia tra i calabresi residenti all’estero e le migliori energie produttive ed imprenditoriali rimaste sul nostro territorio. I delegati delle varie associazioni di calabresi all’estero da testimoni dei nostri valori devono diventare veri e propri ‘Agenti di Sviluppo’ che mettono in relazione gli imprenditori di origini calabresi residenti fuori dall’Italia con quelli rimasti in Calabria. Da questa connessione possono e devono nascere progetti concreti, proposte di investimenti sul nostro territorio e nuove realtà imprenditoriali. Le potenzialità legate al consolidamento di una simile sinergia, anche in termini di marketing territoriale, sono enormi».
«Su questi temi – ha detto ancora Nucera – ci eravamo confrontati durante la campagna elettorale verso le elezioni regionali con la compianta Jole Santelli, che aveva sposato e condiviso appieno le strategie del movimento ‘La Calabria che vogliamo’».
«Su questa identità di vedute – ha concluso – che accomuna anche il presidente della Federazione dei Circoli Calabresi Italiani, Salvatore Tolomeo, è poi nata la volontà di sostenere la sua candidatura a Governatrice della Calabria». (rrm)
Il consigliere regionale di Io Resto in Calabria, Marcello Anastasi, ha presentato un’interrogazione a risposta immediata alla presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, in merito alla mancata nomina della Consulta regionale dei calabresi nel mondo.
Nello specifico, l’interrogazione di Anastasi richiama quanto previsto dalla Legge regionale n. 8 del 26 aprile 2018. «Tale legge, che disciplina le relazioni tra la Regione Calabria, i calabresi nel mondo e le loro comunità, prevede – ha spiegato il consigliere regionale di Io Resto in Calabria – che la Consulta regionale dei calabresi nel mondo, organo consultivo e propositivo della Regione Calabria, venga costituita dal presidente della Giunta regionale entro trenta giorni dal suo insediamento».
«Ad oggi, però – ha aggiunto – ciò non è avvenuto né risulta alcuna comunicazione di avvio dell’iter procedurale previsto. Di conseguenza si è venuto a creare un grave ritardo nell’attuazione delle misure e degli interventi previsti per tutelare, sostenere e valorizzare le comunità calabresi nel mondo». Alla luce di ciò Anastasi si è rivolto alla presidente Santelli «per sapere se intenda procedere alla nomina della predetta Consulta e dare concreta attuazione agli strumenti ed azioni previsti dalla legge regionale a favore delle comunità calabresi nel mondo».
«Capisco bene cosa si provi a dover stare lontani per molti anni dalla propria terra, per questo ritengo che per mantenere vivo il legame tra la Calabria e i suoi tanti figli emigrati sia necessario dare concretezza agli strumenti previsti dalla legge regionale a favore delle comunità calabresi nel mondo» ha dichiarato Anastasi, lanciando un appello ai vertici della Giunta Regionale «perché credo che, attraverso azioni mirate a favorire l’inclusione e l’aggregazione sociale e a promuovere il buon nome della nostra regione, si possa dare il giusto riconoscimento a chi vuole con orgoglio e sincera passione continuare a rappresentare la Calabria all’estero». (rrm)
L’incomprensibile “dimenticanza” nel bilancio regionale delle risorse da destinare alle associazioni dei calabresi nel mondo e alla Consulta dell’Emigrazione, organo istituito da legge regionale, ha portato in primo piano l’importanza di mantenere vivo il legame con i conterranei che vivono lontano. Il loro amore verso la terra che li ha visti nascere o ha dato i natali a padri e nonni, è alimentato e sostenuto, quasi sempre senza interesse e a proprie spese, da oltre 200 associazioni che raggruppano le comunità calabresi in ogni angolo del mondo. La Regione deve impegnarsi non solo a riparare all’errore, ma a varare un piano importante perché i calabresi nel mondo si sentano ancor più vicini e legati alla propria terra. Non si tratta di folclore e feste di piazza, anche se servono pure quelle, bensì di instaurare un ponte non solo ideale con quanti, pur lontani, continuano ad avere la Calabria nel cuore. Il lavoro dei consultori è stato importante e vanno ammirata la dedizione e l’impegno finanziario personale che molti presidenti e segretari dei circoli calabresi mettono con entusiasmo per organizzare, creare opportunità di incontri e scambi culturali, senza avere o avere avuto niente dalla regione. A chi chiedeva di organizzare un evento, al massimo da Germaneto, durante la presidenza Oliverio, arrivava al massimo un “obolo” di mille-duemila euro. Insufficienti persino a pagare qualche biglietto aereo. Però poi la stessa Regione finanziava delegazioni in visita ai “calabresi” nel mondo senza badare a spese. Conosciamo l’infelice esperienza della Fondazione (se ci sono state irregolarità e risulteranno responsabilità penali lo chiariranno i giudici nel processo fissato a luglio), ma non può essere tutto ciò preso a pretesto per cancellare con un colpo di spugna le risorse da destinare alla Consulta e alle associazioni. Nè il vergognoso stanziamento di 100mila euro per il 2021 e altri 100mila per il2022, possono giustificare la colpevole “distrazione” dell’aula che ha votato il bilancio.
La presidente Santelli, durante la campagna elettorale, negli ultimi giorni, dichiarò che era importante puntare sulla reputazione della Calabria e contare sui calabresi nel mondo. Non può essersene dimenticata, neanche a causa dell’emergenza coronavirus: provveda presidente Santelli, tenendo a mente le parole, straordinarie, del grande Leonida Repaci: «calabrese non è un’espressione geografica, ma categoria morale». (s)
Stefano Scuncia, presidente dell’Associazione Culturale Magna Grecia Pieve Emanuele e consultore uscente per l’Italia, ha inviato questa preziosa testimonianza di entusiasmo e passione che caratterizza quasi tutti coloro che sono “al servizio” dei calabresi nel mondo.
di STEFANO SCUNCIA – Parlare di “Consulta dei Calabresi” significa innanzitutto parlare di Associazionismo, Emigrazione, Cultura, Turismo. Come si può pensare di mettere in risalto una Regione, rendendola abbondantemente attrattiva e quindi valorizzandola sempre più?
La Consulta, con le sue attività, rappresenta l’organo esecutivo, attraverso cui tutte le finalità della legge regionale del 26 Aprile 2018, n.8 vengono applicate sul territorio; un territorio vastissimo se si considera l’alto numero di calabresi emigrati all’estero. Qui esprimo il mio pensiero, ma sono certo di poter parlare anche a nome di tutti i miei colleghi: la Consulta ha sempre perseguito l’obiettivo di rivalutare, far conoscere, diffondere la cultura, la storia e le tradizioni della Calabria e per farlo ha sempre messo in atto una strategica azione di coordinamento con tutte le associazioni diffuse in Italia ed in tutto il mondo. La finalità principale è sempre stata quella di dar voce ad una terra, molto spesso sottovalutata; una terra del cui patrimonio artistico si conosce ben poco e di cui spesso si usano connotazioni criminose, ben poco rappresentative della maggior parte dei cittadini calabresi. Una terra, a malincuore, abbandonata e mai dimenticata; una terra sempre pronta ad accogliere chiunque e, per tanto, positivamente arricchita da una pluralità di culture, tradizioni e sfumature antropologiche. Chi è oggi il cittadino Calabrese? Chi siamo noi oggi? Siamo un popolo alla ricerca di una giusta “legittimazione”; siamo un popolo, per buona parte emigrante, con il desiderio di ritornare nella nostra terra e di vivere tutta la bellezza di cui ne è innatamente ricca. Ed è proprio su questo punto che la Consulta muove i suoi passi, cercando di coniugare l’aspetto storico-antropologico-culturale a quello di sviluppo territoriale. Perché, è ben noto, di quanto tutti i calabresi emigrati all’estero (ma anche semplicemente fuori regione), nutrano il costante desiderio di rientrare e, perché no, anche di investire nella propria terra di origine. Quindi, il lavoro della Consulta si arricchisce sempre di più di stimoli ed obiettivi; l’idea di incrementare i c.d. “Pull Factors”, con lo scopo di rendere sempre più attrattiva la nostra regione, è diventata senza dubbio una delle finalità principali del nostro mandato. Ma non è affatto facile… Riteniamo sia opportuno insistere su alcuni aspetti e per farlo abbiamo bisogno del lavoro e delle attività coordinate anche delle associazioni e delle federazioni di riferimento. Le associazioni (e di conseguenza i loro progetti), necessitano di un supporto non solo strettamente “istituzionale”, ma anche economico e concreto.
Riporto qui la mia esperienza associativa, non per vezzo personale, ma solo come esempio di attività concreta e fruttuosa (in termini di ritorno di immagine per la Calabria) svolta nel Nord Italia. L’associazione “Magna Grecia”, di cui sono Presidente, opera nell’hinterland milanese da ben 22 anni, ma con non poche difficoltà. Sin dagli arbori, il suo scopo principale è sempre stato quello di dare voce ai cittadini calabresi emigrati in terra lombarda e, tenendo sempre presente questo obiettivo, si è costantemente cercato di arricchirla di forme di partecipazione ed azioni strategiche. Ogni anno, nel Comune di Pieve Emanuele (15 km da Milano), si tiene un’importantissima rassegna di tradizioni musicali, culinarie e culturali, denominata: “Colori, sapori e musiche della Magna Grecia”. Si tratta di un evento, della durata di 5 giorni, in cui vengono messi in risalto tutti gli aspetti culturali e folkloristici della nostra regione. È un festival che ogni anno attira migliaia di persone, un appuntamento durante il quale tantissimi emigrati calabresi si incontrano, godendo di spettacoli e manifestazioni legate alla loro (nostra) terra. La rassegna non si limita solo a mega concerti di musica popolare calabrese, ma si esplica in una serie di ulteriori attività gastronomiche e culturali. Molto significativo è, ad esempio, il particolare coinvolgimento di tutte le scuole pievesi: centinaia di bambini partecipano attivamente ai laboratori organizzati al fine di far conoscere loro le attività artigianali e manuali della tradizione calabrese. L’evento rappresenta anche un’occasione per esporre stand pubblicitari raffiguranti luoghi simbolo della Calabria, dove personale specializzato illustra le modalità per raggiungere, esplorare e conoscere la nostra terra. Nella giornata di chiusura viene anche organizzato un convegno tematico con ospiti illustri ed esponenti istituzionali, deputati a interloquire e a dibattere su aspetti antropologici, storici e geografici della Calabria.
L’organizzazione dell’evento, di cui ho solo fatto una breve sintesi, è chiaro necessiti di supporto pratico, logistico e motivazionale. E, al di là dell’aspetto pragmatico, il tutto è sempre sostenuto dall’amore e dalla passione prima verso la nostra terra e poi verso l’associazione stessa. Il lavoro svolto in ambito associativo non riguarda soltanto la manifestazione, ma si distribuisce in una serie di ulteriori attività, spalmate nel corso dell’anno: borse di studio per giovani talenti calabresi; Babbo Natale e zampognari alle prese con le consegne di caramelle nelle scuole; spettacoli di cabaret con artisti del panorama televisivo; feste del tesseramento con menu a base della cucina tipica calabrese. Collaborazione e progetti con Città Metropolitana di Milano, Regione Puglia,, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Università agli Studi di Milano, Dipartimento Sociologia Cattolica di Milano, Circoli Didattici del Comune di Pieve Emanuele. Come si evince, ogni occasione rappresenta un ottimo motivo per sponsorizzare e promuovere la nostra terra, ed è per questo che risulta impensabile non tener conto di tutto l’impegno profuso nel raggiungimento di questi obiettivi.
Non si può valorizzare una regione, senza tener conto degli attori che, (ribadisco) coordinati dalla consulta, mettono in campo energie, passione e sudore per mantenere alto il nome della Calabria. È un impegno continuo, portato avanti con tanto amore. Una sfida, alla quale difficilmente, ci si vuole sottrarre. E la sfida altro non è che la continua ricerca e (successiva) realizzazione di iniziative capillari, pronte a superarsi ogni volta, destinate a migliorare sempre di più nell’ottica di uno sviluppo degno della nostra meravigliosa terra. I prossimi progetti, per ora, prevedono l’incremento dell’aspetto turistico ed il potenziamento di strategie atte a far conoscere e soprattutto ad attirare ed incuriosire qualsiasi cittadino si avvicini alle nostre iniziative. Sarebbe anche interessante potenziare il “turismo di ritorno”, inducendo gli emigrati a ritornare in Calabria e ad investire, non sottoforma di rimesse, ma sottoforma di collocamento di risorse attive e redditizie (sotto tutti i punti di vista). E per indurre un emigrato a rientrare, non bastano degli incentivi economici; servono soprattutto canali “diversi” , che puntino dritto alla curiosità, al sentimento, all’amore per la propria terra, in modo da provare quello stimolo giusto da indurre a “fare ritorno”. Bisognerebbe puntare, forse, più sul cuore che sulle tasche. E in tutto questo, il lavoro della Consulta e quello delle manifestazioni associative gioca sicuramente un ruolo fondamentale.
Alla luce di quanto ho appena illustrato, spero risulti chiara la necessità di continuare a sostenere e a promuovere i progetti della Consulta e delle associazioni e spero risulti altrettanto chiaro il bisogno di supportare anche economicamente l’operato di questi organi che, se pur nel loro “piccolo”, rappresentano sicuramente degli istituti importanti di promozione culturale e di vicinanza ai cittadini. (ssc)
Nell’immagine di copertina: un momento della festa dello scorso anno dei calabresi a Buenos Aires (courtesy foto Krysia Misa)
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