«MANCANZA DI BUONSENSO»: ECHI DI LEGA
IN REGIONE E SPIRLÍ CRITICA IL GOVERNO

di SANTO STRATI – Non piacciono a nessuno le nuove misure introdotte dal l’ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (dpcm) e come potrebbero? Ci eravamo illusi che il temuto lockdown 2 fosse un’ipotesi remota, ma le cifre del contagio non lasciano scampo. Siamo di nuovo in piena epidemia, anche se – grazie al cielo – il numero dei decessi non è quello della fase acuta della pandemia di marzo-aprile, ma crescono a dismisura le prognosi di positività al virus. Le quali indicano brutalmente una cosa fin troppo evidente: il contagio non s’arresta e cresce in misura esponenziale. La tracciatura immaginata come soluzione ottimale mediante l’app Immuni non funziona perché non tutti hanno scaricato l’applicazione per lo smartphone, ma c’è da dire che anche tantissimi che avrebbero voluto farlo hanno dovuto rinunciare per l’incompatibilità con i telefonini di qualche anno fa. E, poi, non è detto che chi ha Immuni sul telefono comunichi al servizio sanitario che è positivo. Per non parlare della caotica e allucinante situazione dei tamponi la cui gestione è davvero da dilettanti allo sbaraglio. I pochi mesi di tregua e di illusoria scomparsa del virus non sono stati utilizzati dal Governo e dai ministeri coinvolti per mettere in pratica le misure di prevenzione, per attuare il rifornimento di scorte dei materiali necessari al personale medico-sanitario, per attivare, per esempio, i ventilatori polmonari acquistati e tenuti imballati alle prime timide avvisaglie di un’estate “sicura”.

In questo contesto, il presidente facenti funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì, scaraventato in una situazione emergenziale e di gestione amministrativa alla quale non era preparato, ha tirato fuori gli artigli, subito dopo la sua prima ordinanza, e si è lanciato in una feroce invettiva contro il Governo, accusandolo di essere «privo di buonsenso». Il nuovo Dpcm? «Assolutamente inutile» – ha detto dall’ufficio ereditato inaspettatamente all’ottavo piano della Cittadella di Germaneto. «L’incapacità di questo Governo di ascoltare la voce dei territori e le urgenze di tutte le categorie sociali e produttive – da detto– non solo sorprende, ma offende il senso di unità nazionale di cui tutti gli italiani, oggi, hanno assolutamente bisogno. Mentre, con belle parole, il presidente del Consiglio e i suoi ministri chiedono, appunto, una nuova unità nazionale, al chiuso del Palazzo la umiliano fino al punto di privarla di ogni possibilità di vita futura. In questa nostra Italia il quadro sociale e politico è davvero drammatico. Purtroppo, decine di migliaia di imprese rischiano di morire inutilmente. Per ore e giorni, abbiamo tentato, purtroppo invano, di convincere l’esecutivo a non chiudere l’Italia. Ma quello che è venuto fuori è una finta vita e una vera morte».

Per poi aggiungere: «Penso a tutte quelle categorie di lavoratori che avrebbero trovato ristoro alle proprie fatiche se solo avessimo consentito lo svolgimento delle attività nelle ore più consone a ciascuna professione. Mi chiedo quali esperti abbiano individuato il luogo del contagio nella controllata e rispettosa convivialità. Mi chiedo quali studi abbiano acclarato che i teatri, i luoghi dell’arte e dello sport – che seguono, già dal primo allarme, tutte le indicazioni governative con rispetto e rigore – possano essere una minaccia alla salute pubblica». E non ha torto a proposito del teatro: secondo l’Agis nel periodo 15 giugno-10 ottobre, a fronte di 2.782 spettacoli e 347.262 spettatori, c’è stato un solo contagiato. I contagi avvengono sui mezzi pubblici – dove la gente si accalca – nei trasporti aerei e ferroviari, nonostante i lodevoli sforzi delle Compagnie: ma chi lavora e studia prende i mezzi. L’assembramento è inevitabile, il rischio di contagio altissimo.

Ma torniamo a Spirlì: un bellissimo discorso e un’apprezzabile presa di posizione a favore di esercenti e imprenditori ormai alla canna del gas, peccato che nel suo intervento riecheggino echi salviniani, lo stesso motivetto che da giorni sentiamo ripetere nei confronti del Governo da Lega e Fratelli d’Italia (Berlusconi è più moderato e suggerisce un esecutivo di unità nazionale per affrontare la nuova crisi). Del resto, quale migliore opportunità per Salvini – visto che ha un suo uomo al vertice regionale (la presidente Jole nominò Spirlì su espressa indicazione del leader della Lega) – di tentare di arrestare la frana che ha investito la Lega (4% a Reggio Calabria!) in tutto il Mezzogiorno? E Spirlì, intellettuale che merita rispetto per le sue qualche volta bizzarre idee sulla libertà di linguaggio, si presta agevolmente, dimenticando o fingendo di dimenticare che era pronta la sua sostituzione con Sergio Abramo già la scorsa settimana se non ci fosse stata la prematura dipartita della presidente Jole. L’attuale sindaco di Catanzaro sarebbe stato nominato vicepresidente, in grado di fronteggiare quella inevitabile sede vacante della presidente prevista nella prossima primavera per motivi di salute e cura. La Jole è scomparsa d’improvviso, i patti col “nemico” Salvini a favore di Abramo sono saltati. E, inopinatamente, Spirlì si è trovato nella stanza dei bottoni, dove – metaforicamente – magari non sapeva nemmeno dove fosse l’interruttore della luce. Assistito da bravi e capaci funzionari, questo senz’altro, ma una guida che abbia polso è fondamentale e irrinunciabile, perché poi l’ “esercito” sappia cosa fare.

Spirlì non ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità di warholiana memoria, ha, invece, a disposizione l’intero palcoscenico e se dovesse andare in panico bisogna comprenderlo. In realtà il neopresidente ff ha mostrato, inaspettatamente, di saper interpretare in modo adeguato gli echi leghisti che vengono da Roma: anche se accusare il Governo di mancanza di buonsenso è come sparare sulla Croce rossa. È vero che siamo di fronte al dilettantismo più sfrenato e a continui colpi di scena che rivelano, purtroppo, l’assenza di qualsiasi copione e la realtà di un’improvvisazione continua. Solo che a teatro un buon guitto con l’improvvisazione ci va a nozze, anzi spesso dà il meglio di sé, ma qui non si recita a soggetto: ci sono infelici e funeste realtà di morti, di ricoveri in terapia intensiva, di ospedali e presidi impreparati e lasciati, ancora una volta, a gestire l’emergenza facendo ricorso alle sole forze disponibili. Medici e personale sanitario che stanno mostrando ancora una volta il grande senso di abnegazione, di massima attenzione, a rischio anche della propria incolumità, per accogliere i malati da ricoverare, da intubare e da assistere.

Salvini, nonostante non ne stia azzeccando una dall’estate dello scorso anno al ‘malefico’ Papeete, ha capito che deve tentare la qualunque per rimanere a galla, ovvero al centro dell’attenzione. La Calabria era perduta? Eccola ritrovata con un Presidente pronto a difendere con le unghie e con i denti l’idea leghista , per permettere a Salvini di “riprendersi” (ma quando mai l’ha avuta?) la Calabria. Tant’è che il leader in felpa d’ordinanza sta sondando il terreno, a proposito delle prossime elezioni regionali calabresi, per tentare il colpaccio, d’intesa con Berlusconi: cedere qualche provincia importante (Napoli?) nel risiko delle discutibili spartizioni tra la coalizione dei centro-destra che ha assegnato la Calabria a Forza Italia. E nel caso ha anche l’uomo giusto da piazzare come candidato presidente: l’avvocato Cataldo Calabretta, attuale commissario straordinario della Sorical. Il quale non ha mai sfoggiato la cravatta verde nelle sue continue apparizioni in programmi televisivi che lo vedevano immancabile ospite, ma è di “area”. Espressione che significa che potrebbe anche essere digerito facilmente dalla Meloni, disposta a sacrificare Wanda Ferro – vera candidata con buone chances di successo ma non proponibile perché in quota a Fratelli d’Italia, e un po’ meno – salvo ordini da Arcore – dai forzisti calabresi. I quali, per inciso, sono senza coordinatore regionale e si muovono in ordine sparso, facendo finta di ascoltare il coordinatore provinciale reggino Francesco Cannizzaro la cui nomina, a norma di statuto, potrebbe essere considerata azzerata. Non c’è una bella aria in casa degli azzurri e le beghe interne  sembrano difficile da superare con il sorriso: non hanno bisogno di rifarsi il guardaroba per Germaneto – vestono abitualmente con molta eleganza – Roberto Occhiuto e Gianluca Gallo, allo stato vicecapogruppo a Montecitorio e attuale assessore regionale all’agricoltura, che appaiono gli unici in grado di coagulare consensi in una destra che sembra orientata – qualora non ritrovi una vera unità – a ripetere l’insuccesso di Reggio e Crotone di qualche mese fa.

La verità è che al posto di insultarsi a vicenda, i leader politici e i ministri, a cominciare dal premier Conte, dovrebbero cominciare a pensare seriamente a un “gabinetto di guerra” che il presidente Mattarella, a norma della Costituzione, dovrebbe presiedere per combattere il più insidioso dei nemici fino ad oggi apparsi sul fronte mondiale. Perché non è solo ai morti, che meritano ogni rispetto prima d’ogni altra cosa, che bisogna pensare: le vittime sono molto più ingenti. Il nuovo lockdown 2, con le sue mezze chiusure, porterà sul lastrico migliaia di esercenti e di imprenditori, ai quali bisogna ristorare immediatamente le perdite. Diversamente, ci sarà una dramma sociale dalle conseguenze inimmaginabili. Una nuova gigantesca povertà alla quale nessun Mes, nessun Recovery Fund – quando arriveranno – potrà più mettere rimedio. Troviamolo il buonsenso, da tutte le parti, e coralmente s’individuino le soluzioni non solo per i positivi e i contagiati ma anche per tutti coloro che hanno già perso molto e rischiano di perdere davvero tutto. (s)

Spirlì: «Inutile confronto Stato-Regioni sul Covid, Governo privo di buonsenso»

Il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha commentato il nuovo Dpcm firmato oggi dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, bocciandolo in toto: «Il confronto in Conferenza Stato-Regioni sulle regole per affrontare la nuova emergenza Covid, voluto dal Governo – ha detto –, è stato assolutamente inutile».

«L’incapacità di questo Governo di ascoltare la voce dei territori e le urgenze di tutte le categorie sociali e produttive – spiega Spirlì – non solo sorprende, ma offende il senso di unità nazionale di cui tutti gli italiani, oggi, hanno assolutamente bisogno. Mentre, con belle parole, il presidente del Consiglio e i suoi ministri chiedono, appunto, una nuova unità nazionale, al chiuso del Palazzo la umiliano fino al punto di privarla di ogni possibilità di vita futura».

«In questa nostra Italia – sottolinea il presidente f.f. della Regione Calabria – il quadro sociale e politico è davvero drammatico. Purtroppo, decine di migliaia di imprese rischiano di morire inutilmente. Per ore e giorni, abbiamo tentato, purtroppo invano, di convincere l’esecutivo a non chiudere l’Italia. Ma quello che è venuto fuori è una finta vita e una vera morte».

«Penso – aggiunge Spirlì – a tutte quelle categorie di lavoratori che avrebbero trovato ristoro alle proprie fatiche se solo avessimo consentito lo svolgimento delle attività nelle ore più consone a ciascuna professione. Mi chiedo quali esperti abbiano individuato il luogo del contagio nella controllata e rispettosa convivialità. Mi chiedo quali studi abbiano acclarato che i teatri, i luoghi dell’arte e dello sport – che seguono, già dal primo allarme, tutte le indicazioni governative con rispetto e rigore – possano essere una minaccia alla salute pubblica».

«In conferenza Stato-Regioni – conclude il presidente f.f. della giunta regionale – abbiamo chiesto a gran voce di non mortificare gli italiani. Ma per questo Governo, probabilmente, il buonsenso è una colpa». (rp)

Minasi (Lega): Covid, protocolli differenti rispetto a quelli standard per diversamente abili

Per il consigliere regionale della LegaTilde Minasi, il mondo dei diversamente abili, con particolare riguardo all’autismo, «necessita di protocolli differenti rispetto quelli standard, sia in riferimento ai diretti interessati che ai loro cari, i quali, ogni giorno, si trovano a rispondere a importanti necessità e, nel periodo che stiamo vivendo, anche agli ostacoli che la protezione dal virus comporta, con un aggiuntivo sovraccarico di responsabilità».

Il consigliere Minasi, infatti, ha sottolineato come «la complessa gestione legata alla diffusione del Covid, oltre ad esigenze collettive di tutela della salute e del contesto economico, genera delle particolari difficoltà in determinate categorie di persone, cui va indirizzata una più alta attenzione proprio alla luce delle problematiche che vivono quotidianamente e che, in tale frangente di pandemia, risultano ancor più complicate da risolvere, sia dal punto di vista sociale che sanitario» e si è resa disponibile come portavoce, presso il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, «di alcune istanze specifiche da me recepite dalla viva voce di Maria Rita Canova, Garante per la persona disabile del comune di Bovalino, e di Vito Crea, presidente di varie realtà dedite alla difesa dei disabili».

«Quello che si chiede, in estrema sintesi – ha spiegato – sono modalità differenti di screening diagnostici per rilevare la positività al virus. Come spiegano coloro che, abitualmente, interagiscono con il mondo dei diversamente abili, infatti, ci si trova spesso di fronte a persone che, a causa di problemi di natura intellettiva, psichica e relazionale, non sono predisposte alla collaborazione, per cui risulta praticamente impossibile sottoporle a un tampone di tipo classico, senza traumi e in tranquillità».

«Ciò che sarebbe auspicabile, dunque – ha proseguito il consigliere Minasi – è prevedere, in assenza di sintomi la somministrazione di un test rapido antigenico, più veloce e meno invasivo e in un secondo step, in caso di positività, quella di un test molecolare, sempre da attuare con specifiche tutele che guardino, in sintesi, alla priorità, così da ridurre i tempi di possibili quarantene preventive o fiduciarie che graverebbero ulteriormente sulle famiglie nonché all’eventuale somministrazione di tampone a domicilio con la presenza del caregiver di riferimento e di un medico».

«Ed ancora – ha continuato – per i soggetti disabili per i quali è necessaria la sedazione prevedere negli ospedali un supporto specifico, garantendo un accesso in sicurezza e nell’ipotesi di un eventuale e non escludibile ricovero, consentire la presenza costante della figura familiare di riferimento».

«Conoscendo la sensibilità del presidente Spirlì – ha concluso la Minasi – verso le fasce più deboli della nostra regione, e guardando alle prime azioni intraprese con risolutezza grazie al supporto del responsabile per la gestione dell’emergenza Antonio Belcastro così da garantire il popolo calabrese in questo difficile momento, sono certa che le pratiche di intervento richieste saranno accolte, per dare risposte a tante famiglie che, oggi ancor di più, devono affrontare una battaglia molto dura». (rrm)

L’ordinanza di Spirlì: dal 26 ottobre in Calabria stop attività in presenza Superiori e Università; scatta il coprifuoco

Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha firmato l’ordinanza che sospende, dal 26 ottobre, le attività scolastiche secondarie di secondo grado dal 26 ottobre 2020; sospensione, in presenza e con possibilità di attivare la didattica digitale integrata, le attività didattiche presso gli atenei universitari, fatte salve le lezioni e le attività che devono essere necessariamente svolte in presenza fisica; stop agli spostamenti su tutto il territorio regionale, dalle ore 24 alle ore 5 del giorno successivo; divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei Pronto soccorso; accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (rsa), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione.

Tale misure dovranno essere osservate fino al 13 novembre 2020.

Il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, e il delegato del soggetto attuatore, Antonio Belcastro, in relazione al punto 7 dell’ordinanza n. 79 («Non sono consentiti spostamenti su tutto il territorio regionale, dalle ore 24 alle ore 5 del giorno successivo») precisano che le disposizioni previste «producono efficacia dalle ore 24 del 24 ottobre 2020».

OBBLIGO DI MASCHERINE

Il provvedimento dispone «l’obbligo, sull’intero territorio regionale, di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché l’obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto, a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi e, comunque, con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande».

IL PERSONALE DEGLI OSPEDALI

Si stabilisce anche che «le Aziende ospedaliere dovranno provvedere a incrementare la dotazione di posti letto dedicati all’assistenza di pazienti affetti da Covid-19 nella misura del 20% di quanto previsto nel Dca n. 91/2020, entro 10 giorni dall’adozione della nuova ordinanza».

«Obbligo, per gli operatori sanitari dei dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie provinciali, al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività accedendo al sistema centrale di Immuni».

Inoltre, per gli operatori sanitari addetti alle indagini epidemiologiche e al contact tracing, si ribadisce «l’obbligo di utilizzare una scheda informatizzata per la raccolta dei dati sui casi, la ricerca della fonte d’infezione e l’identificazione dei contatti, sulla base di quanto contenuto nel Rapporto Iss Covid-19 n. 53/2020, specificando che resta in capo alle Aziende sanitarie e ospedaliere, attraverso i referenti appositamente individuati ed abilitati all’accesso, l’inserimento dei dati nella piattaforma web di sorveglianza integrata Covid-19 nazionale ed in quella di reportistica Covid-19 regionale».

LE SCUOLE

«Per quanto riguarda le scuole – aggiunge il presidente f.f. -, è prevista la didattica a distanza per le superiori. Per tutte le altre scuole di ogni ordine e grado, la didattica continuerà a essere esercitata in presenza. È altresì prevista la tutela dei pazienti ricoverati in ospedale con lo stop alle visite parentali, che vale anche per le rsa e per tutti quei luoghi di ricovero dove ci sono categorie svantaggiate».

LE MISURE NOTTURNE

«Per quanto riguarda le ore notturne – aggiunge Spirlì -, abbiamo deciso di fermarci dalla mezzanotte alle 5 del mattino. Dobbiamo evitare gli assembramenti soprattutto nelle piazze, nei luoghi pubblici o davanti ai locali, che hanno comunque dato motivo di preoccupazione in tutte le regioni d’Italia e non solo».

«L’ordinanza di oggi – ha dichiarato il presidente Spirlì – è uno strumento necessario per tutelare la salute di tutti noi calabresi. Non sarà un’ordinanza punitiva. Ci dovrete aiutare a farlo diventare uno strumento di tutela per le persone più deboli, per i nostri anziani, per i nostri giovani, per i padri e le madri di famiglia che, in questo momento, così come tutto il resto degli italiani e degli altri cittadini nel mondo, sono comunque a rischio».

«Il periodo di azione di questa ordinanza – ha spiegato ancora – sarà di sole due settimane ed è necessario seguirla alla lettera. L’abbiamo emanata ora proprio per evitare di dover intervenire in maniera più corposa durante le festività natalizie. Ci auguriamo un buon risultato, ovvero che il numero dei contagi possa sensibilmente diminuire».

Il presidente f.f. della Giunta lancia il suo appello ai calabresi:«Non sarà una misura molto restrittiva, però vi prego di rispettarla. Siamo, fondamentalmente, nelle nostre mani. Abbiamo bravissimi medici e ottime strutture ospedaliere che si stanno organizzando. Come abbiamo potuto apprezzare nei momenti difficili della primavera, loro hanno saputo arginare l’emergenza con un lavoro estenuante, con una applicazione umana e umanitaria incredibile. Ognuno di noi ha bisogno di tutti gli altri. Garantiamoci a vicenda la tutela della salute, in particolare ai più giovani raccomando quella dei più anziani; ai genitori raccomando la tutela e il controllo della salute propria e dei propri figli; e a tutti quanti auguro una capacità di amore nei confronti dell’altro, una capacità di fratellanza che abbiamo sempre saputo dimostrare».

«Se supereremo ancora una volta – ha aggiunto – questo momento critico, come abbiamo già saputo fare – Spirlì è sicuro -, troveremo una via d’uscita come altri e, mi auguro, prima di tanti altri. Sarete informati costantemente, non ci saranno silenzi. Non avvertirete distanza e assenza, non mancherà la nostra presenza, compresa, ovviamente, la mia, che non mancherà mai. Vi ringrazio per l’amore e l’affetto dimostrato nei confronti del presidente Santelli. Jole lo ha meritato e merita anche il piccolo grande sacrificio delle prossime due settimane». (rrm)

COVID IN OSPEDALE: MAI PIÙ MALATI SOLI
COSÍ CORBELLI HA VINTO LA SUA BATTAGLIA

È un’altra battaglia vinta, questa delle visite in ospedale per i familiari dei degenti Covid: Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, che da 25 anni si batte dalla Calabria in difesa delle minoranze, ha ottenuto quello che chiedeva a nome dei tantissimi malati di Covid. Poter avere un familiare accanto, cosa prima impossibile.

«In Calabria – ha detto Corbelli – è stata vinta, grazie al Movimento Diritti Civili, una importante battaglia di Civiltà, di straordinario valore umano. Cancellata una inaudita crudeltà. I familiari possono incontrare i parenti ricoverati negli ospedali della regione. Per un’ora, tre volte la settimana, a giorni alterni. Ma la battaglia va avanti ininterrottamente da mesi, per far cancellare la disumanità dei poveri malati (non Covid), che continuano a morire negli ospedali senza un familiare accanto».

La battaglia non si ferma e dopo aver ottenuto questo primo, importante e significativo risultato, Corbelli punta ad annullare completamente «la crudeltà con il ritorno alla normalità», che consente ai parenti di recarsi in ospedale tutti i giorni per far visita ai loro congiunti, negli orari previsti e nel rigoroso rispetto, naturalmente, di tutte le norme anti Covid. Oggi i familiari possono, su formale richiesta e regolare autorizzazione della autorità sanitaria, vedere i loro parenti ricoverati tre volte la settimana, per un’ora la volta (a loro scelta in uno dei due orari previsti, a mezzogiorno o il pomeriggio) e a giorni alterni (martedì, giovedì e sabato, quelli che vengono indicati, ad esempio, nel modello predisposto dall’ospedale Annunziata di Cosenza, il più grande nosocomio della regione).

La comunicazione, con un video messaggio sulla pagina Fb di Diritti Civili, sta facendo registrare migliaia e migliaia di adesioni e visualizzazioni da tutta la Calabria, lo stesso Corbelli, che esprime la sua “soddisfazione per questo primo, «importante risultato, che fa finalmente vedere una piccola luce in fondo al tunnel della disumanità dei malati ricoverati, senza poter vedere e avere un parente accanto! Una grande conquista civile ottenuta in Calabria. Nel resto del Paese, purtroppo, pare, da come si apprende e legge anche sulla stampa, ancora no».

Corbelli spiega cosa ha ottenuto con le sue sollecitazioni e l’impegno del suo Movimento Diritti Civili: «Nella nostra regione c’è la possibilità per i familiari di poter incontrare i loro parenti ricoverati in ospedale. Quello che occorre fare è recarsi all’ingresso principale degli ospedali, come si sta facendo ad esempio al nosocomio dell’Annunziata di Cosenza (ma questo vale naturalmente anche per tutti gli altri ospedali della Calabria), chiedere di poter andare presso la direzione medica per presentare la richiesta di una visita e un incontro con il parente ricoverato. Il familiare deve compilare un modello e naturalmente nel rigoroso rispetto delle norme anti Covid, viene concessa l’autorizzazione per incontrare il proprio parente tre volte la settimana, a giorni alterni e per un’ora la volta, che sceglie il richiedente (alle ore 13 o alle 18.). È questo un grande, importante risultato, di straordinario valore umano, che si è ottenuto. In attesa che l’autorizzazione per la visita sia estesa a tutti i giorni della settimana e non solo tre volte ogni sette giorni – afferma Corbelli.

«Ricordo solo che sulla pagina Fb di Diritti Civili, da dove abbiamo promosso questa battaglia di civiltà, umanità e giustizia, ci sono le drammatiche testimonianze di alcuni familiari (le figlie) che hanno perso la mamma, malata (non Covid) e ricoverata, senza poterla vedere. Una crudeltà inaudita, contro cui Diritti Civili continua da oltre un mese a combattere, purtroppo da solo, nell’indifferenza generale delle istituzioni, dei partiti e della cosiddetta società civile». (rrm)

 

Il video di Franco Corbelli su Facebook

 

 

Vono (IV): Mes indispensabile per Sanità dell’Italia e della Calabria

Per la senatrice di Italia Vivai, Silvia Vono, il Mes è indispensabile per la sanità dell’Italia e della Calabria, e «va inquadrato in un discorso di emergenza ed esigenza sanitaria».

«Da parlamentare calabrese ritengo – ha dichiarato la senatrice – consapevole dei disagi della nostra sanità, commissariata da troppo tempo, che sia arrivato il momento di assumersi la responsabilità delle decisioni e per questo continuerò a stare in prima linea a difesa della necessità di una sanità pubblica che tenga in debito conto i fabbisogni dei cittadini». (rp)

HA FUNZIONATO LA PROTESTA DEI SINDACI
NON C’È PIÙ LA DELEGA SUL “COPRIFUOCO”

Alla fine nella versione finale del nuovo Dpcm varato ieri dal Governo e illustrato direttamente dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte è scomparsa la parola delega. Riguardava e implicava la responsabilità dei sindaci di attuare, ove necessario, la chiusura di strade e piazze, dopo le 21, in caso di affollamento. Questa improponibile chiamata di responsabilità (mancano risorse, mezzi e uomini per il controllo capillare di strade e piazze) è stata subito contestata dai primi cittadini di tutt’Italia e, ovviamente, ha visto in prima linea i sindaci calabresi, alle prese con un territorio difficile da controllare e con personale ridottissimo.

Quando Conte aveva detto da Palazzo Chigi in diretta televisiva «I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l’accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private», tantissimi primi cittadini dal Piemonte alla Sicilia, passando per Roma e la Calabria, erano sobbalzati, parlando chiaramente di “scaricabarile” del Governo sulle amministrazioni locali.

Uno dei primi a reagire è stato il sen. Ernesto Magorno che è il sindaco di Diamante: «Chi governa – ha scritto su Twitter – deve decidere, non delegare. Lo scaricabarile relativo al #coprifuoco sui Sindaci è un qualcosa di inaccettabile anche perché ogni territorio ha le proprie problematiche relative a un adeguato controllo del territorio. I Sindaci vanno rispettati».

Il presidente dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci)  Antonio Decaro, sindaco di Bari, ha subito contestato la posizione del Governo. «Non possiamo accendere la tv – ha dichiarato – e trovare il presidente del Consiglio che ci dice che dobbiamo mettere il coprifuoco: perché abbiamo fatto tre riunioni tra sabato e domenica e dobbiamo sentire questo. Abbiamo ricevuto una bozza, abbiamo scoperto che c’era questo tema dei sindaci, abbiamo detto che era inapplicabile, ci è poi stato assicurato che non c’era. E abbiamo visto che non c’era poi nel Dpcm. Siamo abituati a prenderci tutte le responsabilità, ho scritto al prefetto e ci devono dire chi dovrà far rispettare l’ordine pubblico. Non è previsto nei decreti che la polizia locale si occupi del contrasto al covid 19. Solo dopo il coordinamento del questore».

Simile l’atteggiamento del sindaco di Napoli Luigi De Magistris: «Il Dpcm mi sembra complessivamente equilibrato, ma potrebbe essere l’inizio di un’escalation. Molto deludente il primo impatto del Presidente: dopo 9 mesi di pandemia ascoltare un premier che scarica la responsabilità su chi sta combattendo a mani nude, l’ho visto come un segno o di scarsa sensibilità o di resa. Conte dice che noi sindaci possiamo chiudere le piazze, le vie dalle 21, come se avessimo le risorse per farlo. Se un generale arroccato nel suo palazzo non si rende conto che i soldati sono allo stremo, senza armi, senza munizioni, un po’ di preoccupazione ci sta».

Poi, con la distribuzione del comunicato ufficiale si è scoperto che la parola sindaci è scomparsa. Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà aveva affidato a twitter il suo commento: «Lo scaricabarile non risolve nulla: è un errore scaricare sui sindaci la responsabilità sulle zone in cui applicare il coprifuoco. In un momento difficile come questo le istituzioni dovrebbero collaborare, lo scaricabarile non risolve nulla. Il Governo si ravveda e modifichi la norma del Dpcm».

Anche il sindaco di Cosenza ha sottolineato la politica dello scaricabarile del Governo. «Non si risolvono – ha scritto Mario Occhiuto su fb – i problemi con lo scaricabarile e con la demagogia. E infatti è stato tolto dal DPCM il riferimento ai sindaci dopo il discorso di Conte grazie alla protesta del presidente di Anci».

Da parte sua,  il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo ha voluto esprimersi sull’argomento con una dichiarazione all’Ansa: «Sulle nuove misure del Governo per il contenimento della diffusione del Covid, sono sulla posizione di De Caro: si sta scaricando troppo la problematica sui sindaci. Abbiamo problemi ad effettuare i controlli perché non abbiamo personale sufficiente per poterli eseguire. Abbiamo troppe cose da fare e troppi controlli da eseguire a fronte di una disponibilità di personale assolutamente insufficiente. Il coordinamento con i Prefetti funziona, ma c’é da tenere conto delle difficoltà che dobbiamo affrontare come Amministrazioni comunali».

Chiarita la non responsabilità dei sindaci anche dal ministro per le Regioni Boccia, resta il problema principale dei contagi. Qualunque iniziativa non potrà avere successo se non ci sarà la piena coscienza da parte dei cittadini che le misure, ancorché impopolari, vanno rispettate se si vuole contenere la pandemia. In Calabria risulta chiaro che la popolazione ha capito e si adatta a non violare le norme di base: la mascherina sempre e tenersi lontani da locali affollati e da assembramenti.

I numeri parlano da soli, ma c’è di conforto l’abbassamento della percentuale tra prognosi positive e morti o ricoveri in terapia intensiva. Questo può significare due cose: da un lato il personale medico e gli scienziati hanno fatto tesoro dell’esperienza passata e attuano protocolli più efficaci per  affrontare la pandemia; dall’altra è che – disgraziatamente – il virus si è fatto più pericoloso e non uccide, ma punta a diffondersi quanto più possibile. La morte dei pazienti equivale alla morte del virus e questo maledetto mostro che si è impadronito delle nostre vite, in qualche modo, lo ha capito. (rrm)

 

REGGIO – Il dibattito pubblico “Coronavirus – Calendario di una crisi”

Oggi pomeriggio, a Reggio, alle 16.30, al Parco Ecolandia, il dibattito pubblico Coronavirus – Calendario di una crisi. Riflessione per comprendere l’impatto della pandemia sulla struttura sanitaria, l’economia e la vita quotidiana.

A discutere sull’argomento saranno l’infettivologo Rubens Curia, il dottore Lino Caserta, responsabile del Centro di Medicina Solidale, il sociologo Tonino Perna e lo psicologo Pino Zoccali. Modera il giornalista Franco Arcidiaco.

L’evento si svolgerà all’aperto, con ingresso libero e muniti di mascherina. (rrc)

COSENZA MODELLO DI CITTÀ POST-COVID
L’ITALIA RIPARTE DA QUESTA ESPERIENZA

di FRANCO ROSSI – In tempi di pandemia e dintorni si riprendono attività, riflessioni, si rimettono in ordine appunti, si legge e si riflette su quello che è stato, che potrebbe essere, su errori fatti, su speranze future. Sono ormai mesi che quotidianamente si leggono proposte, previsioni, idee, progetti tutti affannosamente rivolti ad occupare spazi sulle testate, inviti nelle televisioni, dibattiti in convegni “da remoto”. Si leggono proposte banali e semplicistiche come quella dell’urbanista Lahoz secondo il quale una delle principali conseguenze, a breve termine, sarà inevitabilmente un maggior ricorso al trasporto privato e l’avversione per il trasporto pubblico proponendo la bicicletta quale alternativa più economica ed efficace, e per rendere disponibili le piste ciclabili non è necessario cambiare la morfologia delle città.

Ma l’Italia ripartirà da Cosenza. Un report di Ernst & Young afferma, infatti, che nella città calabrese, nella fase 2 che farà seguito all’emergenza coronavirus e che dovrebbe allentare il lockdown dovuto alla pandemia, sarà più facile ripartire. Il report ha condotto uno studio per verificare la situazione delle città italiane  alle prese con la cosiddetta Fase 2, incrociando gli indicatori di resilienza (fattori sanitari, economici e sociali) con i dati del contagio Covid-19. La città di Cosenza  sembrerebbe possedere le condizioni per proporre un modello propositivo e condivisibile  per la Fase 2. La Città sta attraversando un periodo di rinnovato interesse nei confronti di esperienze  riconducibili al tema dell’uso informale, spontaneo, temporaneo degli spazi urbani e del territorio, promosse direttamente dal basso, dalla cittadinanza attiva, in una logica di condivisione e collaborazione.

L’Università della Calabria ha accelerato il processo di supportare  lo sviluppo di imprenditoria  sul territorio, promuovere lo sviluppo della cultura imprenditoriale, dell’occupazione e del reddito attraverso la creazione di un ambiente fisico in cui possano essere concentrate tecnologie e competenze, per favorire aggregazioni di imprese, sviluppare sinergie e, in generale, per creare condizioni favorevoli per  lo sviluppo di attività economiche a carattere innovativo.

Il processo pandemico ha toccato pochissimo la Calabria ed attualmente l’intera regione risulta sostanzialmente zona meno colpita dal Coronavirus.

La Calabria potrebbe così avviare una fase di sperimentazione  avanzata prospettando modelli, tipologie, soluzioni in una  situazione di privilegio avvalendosi di esperienze consolidate. 

Una regione che si è avviata verso un percorso virtuoso esaltando la bellezza dei suoi paesaggi, la qualità della vita dei suoi insediamenti, la capacità storica di essere terra di accoglienza, e che si affaccia nel Mediterraneo ed in Europa in modo moderno, propositivo candidandosi ad essere una regione a servizio della pace, dell’eguaglianza e del progresso. 

Appare pertanto opportuno a chi scrive, sollecitare una riflessione su come è andata, quali innovazioni si sono determinate, quali risultati raggiunti, ma soprattutto come si deve andare avanti.

In tale quadro la Calabria si è caratterizzata per una attenta cura del proprio territorio sviluppando negli ultimi anni una esperienza significativa nel tentativo di ridare spazio alla società civile e ad una classe dirigente attenta ai processi di innovazione e rigenerazione. Le azioni e la stretta collaborazione che si è determinata tra i Comuni, le Università, le Imprese ed i loro territori rappresenta sicuramente una strada importante da perfezionare, meglio definire e sperimentare. 

D’altra parte la Calabria appartiene  a pieno titolo al novero dei  territori fragili e, proprio per questo motivo, rivolgere lo sguardo al territorio calabrese è  un esercizio sempre affascinante che si presta a differenti chiavi  interpretative. Una delle possibilità è quella di elencare alcune delle dicotomie che caratterizzano la regione, le quali forniscono spunti di riflessione e discussione di notevole interesse. In particolare  ne abbiamo selezionato due: Fragilità (fisica, sociale, economica) vs Qualità (ambientale e paesaggistica), Marginalità (rispetto all’Italia) vs Centralità (nel Mediterraneo). D’altronde se si guarda al passato il rapporto tra la malattia/e e i progressi nella progettazione delle città è andato storicamente di pari passo. All’inizio del XX secolo gli architetti hanno preso più idee da medici e infermieri che dalle teorie architettoniche. 

Le prime leggi urbanistiche sono nate nel XIX secolo durante la Rivoluzione Industriale per controllare le malattie infettive. Sono state introdotte per aumentare le dimensioni delle case, in modo da ottenere una maggiore ventilazione e più luce. Un po’ quello che sta per accadere ai nostri giorni. La paura della folla, il distanziamento sociale, il telelavoro, il divieto di andare a più di un chilometro da casa. La pandemia di coronavirus e il confinamento hanno cambiato il nostro modo di rapportarci alla città.

Le prime modifiche sono state rapide e circostanziali, come le restrizioni riguardanti gli spostamenti, i divisori nei supermercati, i segnali sui pavimenti o i balconi convertiti in centri di attività  sociale. Ma questi provvedimenti non possono essere sufficienti. Bisogna riflettere e immaginare come può essere il futuro dei nostri territori e delle nostre città, quali provvedimenti adottare, come  dare risposte certe. Abbiamo bisogno di comprendere i sogni delle persone, cambiare il mondo da quello ordinario a uno che non c’è ancora. Questo è essenziale se vogliamo vivere in un mondo sostenibile.  Una società sostenibile può scaturire solo da visioni che sappiano guardare oltre l’oggi, oltre i problemi immediati. 

Una consulta tra le Università, gli Enti Locali, le Imprese, e le Istituzioni con lo scopo di avviare poche ma incisive azioni:

– Sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali (agro-alimentari, artigianali e manifatturieri),

– Sviluppo della filiera  dell’energia rinnovabile, 

– Cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiversità, 

– Valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e naturali, Valorizzazione di beni culturali e patrimonio artistico legato al territorio,“Reti e comunità  intelligenti. 

Non resta che metterci al lavoro. 

Franco Rossi, ex assessore della Regione Calabria, è docente all’Unical.

Arrivano gli aiuti della Regione per il Covid a favore degli imprenditori agricoli

Arrivano i fondi Covid della Regione in aiuto di agricoltori e le aziende del comparto che hanno subito gravi perdite a causa dell’emergenza coronavirus. I termi di presentazione delle domande sono scaduti il 9 Ottobre e già si è insediata la Commissione di valutazione per permettere di effettuare i pagamenti a partire già da dicembre.

Questo lo stato della Misura Covid, promossa con fondi Psr (e l’aiuto determinante dei Gal calabresi), per uno stanziamento complessivo di 21 milioni di euro, dall’Assessorato regionale all’Agricoltura con l’intento di assicurare un sostegno alle aziende dei settori agricoli per i quali, nei mesi scorsi, la giunta presieduta da Jole Santelli ha dichiarato lo stato di crisi a causa delle conseguenze negative della pandemia. Per la precisione, sono state 1.608 le domande presentate in relazione ai due interventi della misura 21 “Sostegno temporaneo eccezionale a favore di agricoltori e PMI particolarmente colpiti dalla crisi di Covid-19”. Nel dettaglio, per quanto riguarda l’intervento 21.1.1, rivolto agli agricoltori, sono 554 le domande pervenute relative al settore lattiero, 143 relative al settore florovivaistico e 383 relative al settore agrituristico, inclusivo di fattorie didattiche e fattorie sociali; per quanto concerne invece l’intervento 21.1.2, destinato alle piccole e medie imprese di trasformazione, sono 260 le domande relative al settore lattiero-caseario e 268 quelle del settore vitivinicolo DOP e IGP.

La Commissione di valutazione, avvalendosi dell’incrocio di banche dati e di istruttorie informatizzate, curerà adesso la fase istruttoria, in tempi ben definiti. «Avevamo scelto la strada della semplificazione – commenta l’Assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo – per dare risposte rapide e sicure agli agricoltori, al fine di consentire loro almeno di attutire le drammatiche ripercussioni derivanti dall’emergenza sanitaria e ricevere ristoro rispetto alle perdite subite. Si continuerà a lavorare alacremente, con l’obiettivo prioritario di iniziare a pagare quanti più beneficiari possibili già a partire dal mese di Dicembre, se possibile anche in anticipo rispetto al cronoprogramma stabilito». (rcz)