MORIRE DI COVID A DUE ANNI IN CALABRIA
QUANTO PESA QUESTA SANITÀ DI SERIE B

La Calabria ha un bisogno urgente di terapie intensive pediatriche e di un piano strategico per l’assistenza dedicata ai bambini. Un bisogno che, all’indomani della tragica morte della piccola Ginevra di Mesoraca, si rende necessario e non più rinviabile. Una necessità, una urgenza, perché anche i bambini calabresi hanno diritto, come gli adulti, di poter essere curati nella propria regione, senza dover “scappare” perché ci sono carenze strutturali, tecnologiche e organizzative.

Il presidente della Società Italiana Pediatri – sezione Calabria, Domenico Minasi, ha lanciato l’allarme della mancanza di un piano organico per la gestione dell’emergenza-urgenza in età pediatrica e, soprattutto, «della mancata attivazione  di una unità operativa complessa di Terapia Intensiva pediatrica regionale».

«Nonostante quanto indicato dall’Accordo Stato Regioni 248/CSR del 21.12.2017 e, in particolare – spiega in una nota – quanto stabilito dal DCA 89/ 2017 con cui era stata autorizzata l’attivazione nella Regione Calabria di una U.O di Terapia intensiva Pediatrica ad alta specialità con quattro posti letto. La conseguenza è che i bambini calabresi che necessitano di elevata intensità di cure vengono oggi trattati impropriamente nelle Terapie Intensive dell’adulto o, molto più frequentemente, trasferiti in strutture extra regionali, come, come nel caso della piccolo deceduta ieri al Bambin Gesù di Roma, con tutte le problematiche assistenziali ed i gravi rischi per la salute dei bambini che un trasferimento in condizioni di emergenza comporta».

«Tutto questo si inserisce, purtroppo – conclude la nota – nel più ampio contesto delle criticità relative all’attuale gestione delle cure pediatriche nella nostra Regione, legate soprattutto all’assoluta mancanza di un piano strategico rivolto a migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’intera rete assistenziale dedicata ai bambini calabresi».

Come poi spiegato al Corriere della Calabria, Minasi ha spiegato lo scopo del suo appello: «la creazione di una unità operativa complessa di terapia intensiva pediatrica che abbia una valenza regionale», in quanto «in questo momento – ha spiegato – ci sono dei posti di terapia intensiva pediatrica all’AO di Cosenza, ma una parte si trova all’unità di neonatologia, un’altra nella terapia intensiva dell’adulto».

«Si tratta però di strutture semplici, non complesse, e dunque non si tratta di un reparto autonomo con medici, infermieri dedicati solo a quella attività e con competenze specifiche» ha aggiunto.

«Mi sto battendo – ha spiegato ancora – affinché questo avvenga e che venga dato seguito a quel famoso decreto di Scura che istituiva, in Calabria, l’unità operativa complessa di terapia intensiva pediatrica. E ho già avuto molti riscontri, comunicazioni da figure istituzionali interessate e ai quali ho detto che abbiamo già pronto un documento con delle linee di indirizzo per la riorganizzazione dell’intera rete assistenziale pediatrica».

«Perché – ha riferito Minasi – ci sono tanti altri problemi da affrontare come quello della neuropsichiatria infantile, l’oncoematologia pediatrica, la strutturazione e l’organizzazione e la creazione di una rete complessa che possa poi dare risultati dal punto di vista qualitativo e l’efficacia assistenziale».

«Al di là della polemica – ha concluso – deve essere sempre e comunque perseguita la proposta, quello che bisogna fare. Insomma, serve un cambio di mentalità. Occhiuto è già stato informato, già ha dato disponibilità per un prossimo incontro, abbiamo avuto riscontri molto positivi in questo senso».

A fargli eco, il sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Verace, che ha evidenziato la necessità di costruire un piano strategico per l’assistenza dedicata ai bambini».

«Non è possibile che, in tutta la regione, manchi una Rianimazione pediatrica» ha denunciato il sindaco f.f., spiegando che «dal Pollino allo Stretto non esiste un’unità operativa complessa di terapia intensiva per i bambini. È pazzesco!».

«Lo dico da uomo – ha spiegato – da persona impegnata per la mia comunità ma, prima di tutto, lo grido forte in qualità di padre. E’ dal 2017 che l’allora commissario alla Sanità, Massimo Scura, aveva disposto l’attivazione di 4 postazioni. Ancora stiamo aspettando».

«E sempre in attesa – ha proseguito Versace – restiamo per l’attivazione di 2 posti letto pediatrici nei tre grandi ospedali calabresi decretati da un altro ex commissario, Saverio Cotticelli, nei primi mesi dello scoppio della pandemia. Per questo motivo, ancora oggi, i nostri bambini, sono purtroppo costretti ad emigrare fuori regione per poter tentare di salvare la vita».

«Anche noi ci rivolgiamo al presidente Roberto Occhiuto – ha concluso – neo commissario straordinario per la Sanità calabrese: si intervenga e lo si faccia subito. Non mancano le professionalità, né le competenze seppure il comparto, più in generale, soffra di carenze croniche di personale. Manca un piano strategico per l’assistenza dedicata ai bambini. Lo si faccia per la Calabria, lo si faccia per i nostri figli, lo si faccia per la piccola Ginevra».

Ad appellarsi al commissario ad acta, il deputato de L’Alternativa c’èFrancesco Sapia, ribadendo che «servono subito ulteriori sforzi, occorrono più personale e dotazioni complete».

«Dobbiamo lavorare tutti – ha concluso – perché i nostri bambini abbiano risposte in Calabria e perché nella regione ci siano le dotazioni e il personale che occorrono. È il momento di mettere da parte le logiche dei numeri e di far prevalere il diritto alla salute. Serve anzitutto la volontà politica, perché i bambini sono la speranza e il futuro della Calabria». (rrm)

MA IL GOVERNATORE DICE CHE I POSTI IN TERAPIA INTENSIVA CI SONO

Secondo il Presidente della Regione Calabria i posti di terapia intensiva per i bambini in Calabria ci sono. «Siamo – ja detto – ovviamente sconvolti dalla vicenda della piccola Ginevra, la bimba calabrese di appena due anni deceduta a Roma a causa di gravi complicazioni causate dal Covid. Tutta la comunità regionale si strige alla famiglia, in questo difficilissimo momento. Ma in queste ore stiamo leggendo tante inesattezze, e corre l’obbligo di evitare una pericolosa disinformazione.
Non è vero che la Regione Calabria non ha posti di terapia intensiva pediatrica. Presso l’ospedale di Cosenza ci sono 6 posti letto attualmente attivi: 4 per bambini con peso oltre i dieci chili, e 2 per bambini con un peso inferiore.
E nel corso del 2021, in Calabria, sono stati curati con ottimi risultati 38 bambini in terapia intensiva pediatrica.
Già da alcune settimane poi, in collaborazione con il Policlinico universitario di Catanzaro, la Regione sta lavorando per ampliare ulteriormente il numero dei posti letto in terapia intensiva, quelli in terapia intensiva pediatrica, e per abilitare per questi ultimi anche la ventilazione in Ecmo.
Quanto al dramma di questi giorni, purtroppo le condizioni della piccola Ginevra, da quanto appreso, sembravano davvero disperate, e per questa ragione è stato reso necessario il trasporto d’urgenza presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma.
Su questo e sui passaggi precedenti al trasferimento fuori dalla Regione, ho avviato immediatamente, tramite il Dipartimento Salute della Cittadella, un’indagine per accertare i fatti ed eventuali responsabilità da parte del sistema sanitario regionale». (rcz)

L’EX GARANTE DEI MINORI MARZIALE: «HO LOTTATO PER OTTENERLA»

Il già Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, è intervenuto a seguito della nota del presidente della Società Italiana di Pediatria della Calabria, Domenico Minasi.

«Come opportunamente richiamato da Minasi – ha spiegato Marziale – l’ex commissario regionale per il rientro del deficit sanitario, Massimo Scura, dietro mia sollecitazione, ha istituito nel novembre del 2016 la Terapia intensiva pediatrica, che per ragioni strutturali è stata allocata presso l’ospedale Annunziata di Cosenza; benché io l’avessi chiesta a Reggio Calabria e dopo essere stata individuata in quasi tutto il percorso istitutivo, fatto di molteplici tavoli di lavoro, a Catanzaro».

«In ogni caso, per quanto mi riguarda – ha proseguito – avrebbe potuto essere istituita anche a Taurianova, purché i bambini l’avessero ed all’uopo ho messo a disposizione anche metà di un mio budget annuale, ammontante a 50mila euro, che mi risulta sia stato attinto in parte infinitesimale».

«Leggendo la dichiarazione del dottor Minasi – ha detto ancora Marziale – stamattina l’ho chiamato al telefono per sostenere la sua giusta rivendicazione, ossia l’applicazione del decreto istitutivo che vuole la struttura essere complessa “ad alta specialità” e non “semplice” come è adesso. Infatti, affermare che non ci sia non è corretto, solo che non si capisce perché ancora oggi, a distanza di ben sei anni, non la si faccia diventare per come è stato decretato». 

 «È necessario che della vicenda venga informato il presidente Occhiuto, anche nelle vesti di commissario straordinario regionale alla sanità, e mi dico certo che ai bambini sarà garantito questo diritto che in nome e per conto loro sono riuscito ad ottenere. La Calabria è carente di servizi, ma quando si ottengono non li si può gettare alle ortiche». (rrm)

Anche in Calabria si sperimenta l’uso della pillola anti-Covid

 

Il Dipartimento Salute della Regione ha comunicato che anche in Calabria è stato avviato l’utilizzo della cosiddetta pillola anti-Covid. Si tratta di antivirali orali e nella tipologia endovenosa impiegati per un ciclo breve di somministrazione della durata di tre giorni. 

In particolare, sono stati già prescritti 11 trattamenti su altrettanti pazienti con antivirali orali, mentre 3 pazienti sono stati trattati con antivirali endovenosi. Gli antivirali orali per il trattamento del Covid rappresentano un’alternativa terapeutica importante, da poco disponibile per le Regioni. Si utilizzano nei pazienti colpiti da una malattia ad uno stato moderato, ma che possono rischiare di svilupparla in modo grave.

L’Agenzia italiana del farmaco ha stilato precise linee guida per le modalità di utilizzo di questi farmaci, chiedendo alle Regioni di individuare gli adeguati percorsi per effettuare la prescrizione e la somministrazione. (rcz)

Emergenza covid, Occhiuto firma ordinanza su diagnosi e testing per fine isolamento, quarantena e autosorveglianza

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha firmato una nuova ordinanza, con le nuove disposizioni relative alla diagnosi e alle attività di testing per fine isolamento, fine quarantena e di fine auto sorveglianza, nonché per il sequenziamento genomico nei laboratori pubblici abilitati.

«Per l’esecuzione dei tamponi di fine isolamento e/o quarantena e di auto sorveglianza (nei casi indicati) SARS-CoV-2/Covid-19, in alternativa all’Azienda Sanitaria Provinciale, è prevista la possibilità di esecuzione di un test rapido antigenico o molecolare, presso gli erogatori pubblici e privati, anche in modalità domiciliare, autorizzati e/o riconosciuti come abilitati».

Nell’ordinanza, «raccomanda ai Commissari dell’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro, dell’Azienda Ospedaliera Annunziata di Cosenza, dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria e dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Materdomini di Catanzaro, di garantire, anche utilizzando eventualmente le procedure in deroga consentite per l’emergenza, la puntuale acquisizione dei reagenti necessari alle attività di sequenziamento genomico dei campioni, con cadenza settimanale, per i rispettivi laboratori che già eseguono tale attività».

Viene, inoltre, raccomandato a tutti i Management delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, «di garantire, anche utilizzando eventualmente le procedure in deroga consentite per l’emergenza, la puntuale acquisizione dei DPI, inclusi i tamponi molecolari, antigenici e i kit diagnostici di laboratorio stimati come necessari ad affrontare le successive fasi dell’emergenza». (rcz)

 

 

 

L’AUMENTO DEI COSTI E CRISI DA PANDEMIA
IN CALABRIA L’URGENZA DI VERI SOSTEGNI

di ORLANDINO GRECO  – La pandemia ha avuto effetti assai nefasti, facendo emergere non solo le contraddizioni del nostro sistema sanitario ma accentuando le asimmetrie economiche e sociali, con conseguente aumento della disoccupazione e delle diseguaglianze.

Un vero disastro, certificato anche dall’ultimo rapporto Istat sull’occupazione, che dal 2004 non registrava un dato così allarmante. Il livello generale di tensione generato dalla condizione pandemica è talmente alto da superare perfino le preoccupazioni per il Covid stesso. Da qui l’irrazionalità dei tanti complottisti, negazionisti e detrattori della scienza e delle Istituzioni.

L’aumento del costo delle materie prime e delle imposte sono, in ordine di tempo, gli ultimi eventi di un’escalation di conseguenze negative della pandemia sul tessuto produttivo nazionale ed internazionale.
Nello specifico, al crollo della produzione e quindi dei fatturati, dovuto ai primi lockdown, ha fatto seguito l’allentamento delle stesse misure restrittive che ha incentivato nuovamente la grande domanda su scala globale che a sua volta ha portato con se’ l’aumento dei prezzi delle materie prime.

L’effetto è stato destabilizzante per tutti, perché il mercato era comprensibilmente impreparato, con l’aggravante che l’Europa, colpita dal crollo della produzione di beni, sia di base che tecnologici, è stata surclassata dai Paesi asiatici i quali, si sa, hanno un costo della manodopera più basso rispetto al nostro.

Il forte aumento del costo dell’energia nel 2021 è divenuto insostenibile per i più, comportando l’aumento delle bollette per energia elettrica e gas, dovuto prevalentemente all’aumento del costo del gas naturale, causato dalle distorsioni del mercato: la ripresa economica di alcuni Paesi, l’inverno particolarmente freddo nel Nord Europa e l’ingente domanda di gas proveniente dalla Cina che ha dirottato l’offerta russa verso l’Oriente.

Aggiungasi la lotta al cambiamento climatico, attraverso la quale si stanno disincentivando i consumi energetici con un funzionale rincaro dei costi. Un rincaro, a fronte dei numeri, avvenuto senza gradualità e dunque avvertito maggiormente dalle famiglie a basso reddito e per le piccole e medie imprese.

Vi è poi la questione dei bilanci pubblici che andrà affrontata una volta che questa fase eccezionale di espansione fiscale e di investimenti si esaurirà. Il combinato disposto tra recessione e aumento della spesa pubblica per fronteggiare la crisi ha incrementato il debito pubblico di tutto il globo, Ue compresa, e ciò dovrà essere il tema di oggi e di domani per far sì che la boccata di ossigeno data dalla sospensione del Patto di Stabilità, rappresenti un momento di riflessione seria su come reimpostare le politiche di bilancio dell’Unione Europea.

Per far fronte alle conseguenze sociali di questi squilibri l’Europa ed il G20 dovranno mettere in campo misure di sostegno ai meno abbienti perché il rischio è che la situazione diventi insostenibile per queste famiglie, minando la credibilità dei governi. La pandemia ha purtroppo acuito gli effetti di una crisi economica e strutturale già in atto, in particolare in Italia.

Per invertire la rotta e restituire fiducia agli italiani e agli investitori occorre da un lato accelerare la campagna vaccinale, affrontando il tema in modo sistemico e quindi globale e, dall’altro, agire con concretezza sull’emorragia del mercato del lavoro, calmierando le tasse e incentivando di conseguenza la domanda, perché il tempo a disposizione per restituire la speranza di un futuro migliore ad intere generazioni è poco.

Ed è proprio questa la più grande lezione da apprendere sul Recovery Fund: porre l’accento sulla crescita, sulle riforme e sugli investimenti. (og)

LA DISOBBEDIENZA DEI SINDACI PER COVID
LE SCUOLE APERTE E CHIUSE IN AUTONOMIA

di SANTO STRATI – Bastano i numeri per saltare chiunque dalla sedia: in Calabria il numero dei positivi è in costante crescita e la riapertura delle scuole, stamattina, non sarà così semplice come s’immaginava. Il governatore Roberto Occhiuto aveva fatto presente di non avere il potere di chiudere gli istituti, sottolineando però che tale facoltà è demandata ai singoli sindaci. E così è accaduto che sono state prese in totale autonomia decisioni che contrastano con la linea del Governo. Se lo Stato centrale decide la scuola in presenza, trascurando gli appelli dei medici e dei sindaci pressoché disperati, non, però, è prendendo provvedimenti “locali” che si risolve il problema.

In attesa di vedere impugnati i provvedimenti dei tanti sindaci che, non solo in Calabria, hanno deciso di posticipare l’apertura, sarebbe opportuno chiedersi se non sarebbe meglio trasformare, almeno fino a fine mese, gli istituti scolastici in hub vaccinali per studenti e docenti. In questa maniera, i genitori accompagnano a scuola i bambini e i ragazzi a fare il vaccino, non a rischiare un contagio pressoché certo.

Diciamoci la verità, la gestione di questa quarta ondata, di questa emergenza nell’emergenza, non è delle migliori, né a livello centrale, né a livello periferico. Se, da un lato, la Calabria può vantare un primato insolito – come ha fatto notare il presidente Occhiuto – ovvero di essere «la prima regione in assoluto per somministrazioni di vaccini: i cittadini calabresi stanno rispondendo con grande responsabilità». dall’altro non si può non far notare che il governatore continua a non chiedere “aiuto” e assistenza ai grandi luminari della scienza (calabresi) che gratuitamente si sono messi a disposizione per individuare strategie e soluzioni per fronteggiare il virus. La compianta Jole Santelli nella prima fase della pandemia aveva costituito una task force di medici e specialisti, ma non l’ha mai utilizzata. Occhiuto, a quanto pare, sta facendo il bis. Il governatore ha messo due validissimi manager in grado di gestire la parte finanziaria del disastro sanità, ora deve necessariamente ricorrere (e quasi certamente a costo zero) agli specialisti medici (di calabresi ce n’è in quantità industriale dentro e fuori la Calabria) al fine di programmare una controffensiva di grande efficacia. È una guerra: i mezzi sono pochi, non mancano le risorse umane (anche se quasi allo stremo), servono gli strateghi per vincere. Occhiuto deve solo lanciare un appello per costituire una task force sanitaria di grande competenza in grado di garantire efficaci soluzioni: siamo certi gli risponderebbero in tanti.

Del resto anche sulla scuola il presidente ha le idee diverse da quelle del governo centrale. La riapertura – ha detto Occhiuto al TG2 – posticipata: «In Calabria stiamo vaccinando nelle scuole. Siamo la prima Regione in Italia per incremento delle vaccinazioni rispetto ai target del generale Figliuolo, grazie al senso di responsabilità delle famiglie e dei ragazzi. Forse sarebbe stato opportuno differire la riapertura delle scuole di 15 giorni. Non è stato così, ma non è tempo di polemiche».

Gli offre una sponda, bacchettando, però, il sistema in atto, il commissario della Lega in Calabria, l’avv. Giacomo Francesco Saccomanno: «I presidi in ordine sparso, i sindaci chiudono in autonomia, le scuole possibile nuovo pericoloso focolaio, ospedali sempre più in difficoltà, ricoveri al 35%, aumento spropositato di positivi, tante vittime, sistemi sanitari nel caos. Questo è il quadro attuale della Calabria, pur cercando il Commissario alla Sanità, con incommensurabile impegno, di trovare soluzioni e bloccare l’avanzata del virus. Ma, il sistema sembra ormai saltato. Specialmente dopo che i tamponi vengono anche eseguiti personalmente dalle persone che, naturalmente e spesso, non segnalano alcuna positività e, se non vi sono sintomi evidenti, continuano a svolgere le loro attività non curanti dei possibili contagi. D’altro canto, per la esecuzione di un tampone presso il sistema sanitario vi sono lunghe code e tempi immemorabili di attesa e, poi, per avere i risultati di quelli molecolari si deve attendere molti giorni e spesso anche una settimana. Gli uffici poi non rispondono al telefono e, quindi, il cittadino non sa, veramente, cosa fare ed a chi rivolgersi!». Sottolinea Saccomanno che «il Governo non ha ancora nominato i 25 esperti che avrebbero dovuto sostenere l’azione del Commissario alla Sanità e, quindi, riorganizzare il sistema! Una pesante omissione che, date le condizioni disastrose ereditate del sistema sanitario in Calabria, non ha fatto altro che peggiorare l’attuale momento. Non possiamo che dare atto al Commissario Occhiuto degli sforzi che sta compiendo, ma senza la attiva collaborazione del Governo e di tutte le forze sociali, politiche e sindacali, questi si mostreranno del tutto inutili e il caos continuerà a privilegiare rispetto ad una normalità che, molto probabilmente, vi sarà solo dopo che il virus perderà l’attuale aggressività».

D’altro canto a far capire la gravità della situazione, senza voler creare allarmismi che non servono a nulla, ci sono le dichiarazioni del commissario dell’Asp reggina Gianluigi Scaffidi che denuncia il collasso del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio. Dove non ci sono più posti disponibili e la situazione è di estremo disagio non solo per i pazienti covid, ma anche per tutte le altre patologie col rinvio di interventi e ricoveri anche programmati da tempo.

In questo scenario, la riapertura delle scuole diventa una sfida al contagio che, probabilmente, non ci dovremmo permettere. La disobbedienza di alcuni sindaci della regione, molti e in continua crescita, va compresa e sostenuta, ma occorre un’unità di intenti e non operare in modo disomogeneo. Il nemico è uno solo e si chiama Covid, con tutte le sigle e i nomi delle varianti: si può sconfiggere con la responsabilità dei cittadini, ma soprattutto con una strategia comune, che metta in campo tutte le forze disponibili. I problemi sono le strutture al collasso, ma non dimentichiamo che la causa principale di questo, ahimè; disastro non annunciato ma prevedibile sono i no vax: l’irresponsabilità di chi ancora porta avanti pretestuoso e assurde motivazioni contro il vaccino sta estendendo il rischio di contagio in maniera esponenziale. Non si tratta di criminalizzare chi non vuole vaccinarsi («arrestateli tutti» – avrebbe dichiarato il nuovo consulente anticovid di Occhiuto Agostino Miozzo, mancato commissario della sanità calabrese) ma di fare opera di convincimento che il rischio di decesso è altissimo per i non vaccinati. Il vaccino non esclude il contagio, ma limita fortemente le conseguenze: basterebbe questo a far cambiare idea a chi, miseramente, si vanta quasi con orgoglio di essere un no-vax. (s)

Il presidente Occhiuto: Si ipotizza di utilizzare come Covid Hospital presidi di Rogliano, Cariati e Tropea

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha reso noto che si sta pensando di utilizzare come Covid Hospital i presidi di Rogliano, Cariati e Tropea.

È quanto è emerso dalla riunione dell’unità di crisi svoltasi in Cittadella regionale, dove è stato evidenziato come si vuolem anche attivare, in tempi strettissimi e grazie al personale messo a disposizione dalle Asp Villa Bianca, a Catanzaro.

Grazie alla collaborazione del dottor Miozzo saranno, inoltre, adottate nel giro di una decina di giorni delle procedure per curare a casa i ricoverati meno gravi, in modo da decongestionare la pressione sulla rete ospedaliera: un progetto che la Regione Calabria sta portando avanti in sinergia con l’Ospedale Gemelli di Roma.

Per quanto riguarda, infine, le vaccinazioni, gli ottimi risultati conseguiti nelle ultime settimane – con la Calabria prima in Italia per somministrazioni – devono spronare a far sempre meglio e a continuare a gran ritmo nella campagna di immunizzazione della popolazione. (rcz)

Lotta al covid, Roseto Capo Spulico mette a disposizione personale amministrativo e logistica

Il Comune di Roseto Capo Spulico, guidato dal sindaco Rosanna Mazzia, ha messo a disposizione il personale amministrativo e logistica al fine di agevolare lo smaltimento del carico di lavoro, gravante su uffici e personale sfiancati dal lungo ed estenuante lavoro degli ultimi due anni.

Tale iniziativa è stata intrapresa a seguito dell’invito lanciato dalla Rappresentante dell’Usca di Cassano Allo Ionio, Dott.ssa Rosanna De Marco, e della Responsabile del Distretto Sanitario di Trebisacce, Dott.ssa Antonella Arvia, di avviare una task force tra le amministrazioni comunali del comprensorio e gli enti sanitari per le attività di isolamento e contact tracing dei contagi.

Il supporto richiesto ai Comuni nel mettere a disposizione volontari amministrativi con il compito di snellire la compilazione delle ordinanze di quarantena che devono essere rese esecutive dai Sindaci concorrerebbe ad una più efficace attività di monitoraggio dei casi di positività nei singoli territori e faciliterebbe il compito delle Usca ormai al collasso.

Una presa di posizione netta, rafforzata anche dall’esperienza maturata sul campo durante la prima campagna vaccinale effettuata sui singoli territori che aveva permesso di raggiungere ottimi risultati nell’esecuzione dei vaccini alla popolazione Over 80, e che oggi vuole consolidarsi ulteriormente per mettere un argine alla diffusione del Covid-19.

Roseto Capo Spulico, quindi, si candida a diventare l’hub logistico dell’Alto Ionio, mettendo al servizio della Asp nella lotta al Covid-19 il personale e gli spazi necessari al fine di fluidificare l’enorme mole di lavoro che ricade sul sistema sanitario regionale e locale.

Ma, nonostante l’importante lavoro di squadra che si vuol mettere in campo su questo fronte, resta lampante la difficoltà nell’elaborazione dei tamponi molecolari che costringe centinaia di Cittadini a lunghe ed estenuanti attese che superano, talvolta, anche le tempistiche dettate dalle normative del Governo. Come riportato dagli organi di stampa, infatti, è operativo al momento il solo laboratorio del “Giannettasio” di Rossano, cui afferisce anche Castrovillari, rendendo l’elaborazione dei risultati un’impresa titanica per il personale in servizio.

«Ora più che mai – ha affermato il sindaco Mazzia – è necessario mettere da parte gli individualismi e fare rete in questa battaglia comune. Ridurre i tempi dei tamponi, essere tempestivi nelle disposizioni di quarantena e potenziare le campagne vaccinali sui territori sono le principali azioni che possiamo e dobbiamo compiere nel più breve tempo possibile».

«Roseto Capo Spulico farà la sua parte – ha concluso – mettendo in campo la propria macchina logistica e organizzativa per contribuire alla lotta al Covid e sono certa che l’Alto Ionio saprà fare, come già dimostrato, un’importante azione di catalizzatore al servizio dei propri Cittadini». (rcs)

Obbligo di vaccino over 50 deciso dal Consiglio dei Ministri

Un Consiglio dei ministri lungo e “agitato”, ma alla fine è prevalsa, con voto all’unanimità, la scelta di imporre l’obbligo del vaccino a chi a più di 50 anni. Una decisione per contrastare l’inarrestabile contagio dalla variante Omicron. Un decreto che stabilisce a partire dal 15 febbraio e fino al 15 giugno, l’obbligo di vaccinazione per  tutti coloro che hanno compiuto 50 anni, estendendo il Super Green Pass a diverse categorie. Ovvero, per accedere a molti servizi sarà necessario avere il certificato che attesta la vaccinazione per specifiche categorie di servizi, mentre per andare in banca o dal parrucchiere basterà il green pass di base (quello che si ottiene con il tampone o a seguito di guarigione certificata. L’obbligo vaccinale si applica a tutti i residenti in Italia, anche cittadini europei e stranieri, e prevede eccezioni per casi di «accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal medico vaccinatore».

Questo mentre l’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco, ha autorizzato una dose di vaccino booster agli adolescenti tra i 12 e i 15 anni.

Le scuole restano aperte. Il nuovo decreto, che entra immediatamente in vigore, ha recepito le indicazioni delle Regioni per la gestione dei contagi nelle scuole. Ecco le nuove regole che si applicheranno in tutto il Paese:

Bambini da 0 a 6 anni (scuole dell’infanzia e asili nido):  non cambia nulla e la quarantena scatta al primo caso di contagio nel gruppo/sezione. La misura dura 10 giorni. Si tratta della classe di età più esposta perché non vaccinata e senza mascherina.

Scuola elementare: in caso di contagio test di verifica antigenico o molecolare da ripetere dopo 5 giorni. La quarantena di dieci giorni – con didattica a distanza – scatta soltanto se c’è un secondo contagio entro dieci giorni dal primo. Non è possibile una misura più flessibile perché i bambini sono ancora sostanzialmente non vaccinati.

Scuola Media e Superiori: per la fascia dei 12-19enni, invece, le misure sono più elastiche proprio perché 4 su cinque sono ormai immunizzati: i vaccinati vanno in Dad soltanto al quarto caso e dal secondo devono soltanto fare autosorveglianza attiva, evitare altre attività pomeridiane e indossare sempre le mascherine Ffp2, mentre i non vaccinati vanno in Dad al terzo contagio. Si tratta di una misura che tra l’altro tende a spingere gli studenti più grandi a vaccinarsi — il 19 per cento ancora non è vaccinato. Tanto più che dal 10 gennaio sarà possibile anche per i 12-15enni accedere alla terza dose, come per i più grandi.

Quarantena: dura 10 giorni , per i quali è prevista la Dad, e si torna a scuola dopo un test anche antigenico. Fino al 28 febbraio, per evitare gli ingorghi negli hub e nelle Asl, per gli studenti in autosorveglianza di medie e superiori i test possono essere fatti nelle farmacie, gratuitamente con la ricetta del medico di base. (rrm)

I medici del 118 a Catanzaro sono al collasso: la denuncia della sen. Granato

La sen. Bianca Laura Granato denuncia la gravissima situazione del 118 a Catanzaro: «Mentre si continuano a buttare soldi – afferma la sen. del gruppo Misto – per una campagna di vaccinazione anti-covid che, visto il numero di contagi in continuo aumento, non porta i risultati sperati se non nelle casse delle case farmaceutiche, i medici del 118 continuano a lavorare con turni massacranti e in condizioni critiche a causa della disattenzione alle esigenze e alle criticità di un comparto fondamentale per salvare vite umane, come quello della gestione dell’emergenza-urgenza».
«Dopo la deliberazione, da parte dell’Asp di Catanzaro, delle risorse per coprire in via temporanea parte dei turni dei medici del 118 fino a dicembre, non ci sono ulteriori notizie di interventi per fare fronte alle drammatiche conseguenze scaturite dalle persistenti, gravi carenze dell’organico – afferma ancora la senatrice Granato-. E mentre ci sono ambulanze ferme, per un degente di covid si paga il doppio di un degente in qualsiasi altro reparto: parliamo di 4 mila euro se ricoverato nel reparto di malattie infettive, e di 9 mila euro  in terapia intensiva. Ma i malati sono tutti uguali e, soprattutto, dovrebbero ricevere lo stesso trattamento in termini risorse investite sulla loro degenza, non essere distinti a in base alla patologia . Tutti i soldi dilapidati per il covid sottraggono risorse per la cura delle altre patologie che sono nettamente prevalenti: sembra che in questo Paese esista solo il covid, non ci sono più malati di cancro né di patologie cardio vascolari e non c’è bisogno più del 118 tanto che lo si sta facendo chiudere per asfissia finanziaria».
Secondo la parlamentare «C’è un complesso di cure negate, ovunque, la comunicazione mirata ci continua a descrivere drammaticamente l’incremento dei numeri dei contagi e dei ricoveri da covid, ma nessuno parla degli accessi negati alle strutture ospedaliere o alla diagnostica. Siamo davanti ad un trattamento sproporzionato rispetto ad una patologia che è curabile: il covid può essere trattato con i protocolli di cura anche approvati da AiFa . Senza contare che esistono  medici che dal primo giorno si sono dedicati alle terapie domiciliari precoci che hanno salvato migliaia di pazienti evitandone l’ospedalizzazione, personalizzando le terapie senza limitarsi ad applicare protocolli in serie, i quali sono stati spesso ingiustamente sospesi e perseguitati dagli ordini professionali, solo perché la loro opera meritoria contrastava con la speculazione pianificata. Bisogna intervenire sulla gravissima situazione del 118 e dei servizi di Guardia Medica chiusi per garantire il diritto alla cura e condizioni di lavoro dignitose per i medici impegnati in prima linea per salvare vite umane. La verità è che fuori dalle speculazioni delle grandi lobby farmaceutiche il decisore politico non vuole investire un euro. E sembra che ormai esista solo il Covid. È questo il dramma della sanità in Italia! E che dire di Occhiuto che annuncia di incentivare i medici per ogni prima dose di vaccino effettuata a 25 euro cadauna? Mentre i pazienti non vaccinati senza green pass non possono accedere nemmeno alla diagnostica, nemmeno quelli con esenzione ticket. Su questo attendiamo l’esito dell’esposto prodotto assieme a Francesco Di Lieto, vice presidente Codacons, auspicando che la magistratura possa colmare il vuoto lasciato dalla politica nella tutela del diritto costituzionale alla salute, che è universale». (rp)

Il sen. Marco Siclari: il centro vaccinale di Pellaro sfiora l’eccellenza

Come componente e capogruppo di Forza Italia della Commissione Salute del Senato, il sen. Marco Siclari ha  visitato il centro vaccinale di Pellaro.

«Ho riscontrato – ha detto Siclari al termine della visita – una vera eccellenza grazie al lavoro, alla passione e alla professionalità di tutti i volontari, i colleghi medici, gli infermieri ed i responsabili il dott. Nino Putortì, la dott.ssa Aurora Salerno e il coordinatore dott. Sandro Giuffrida.
Ringrazio il Presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto che da Commissario della Salute ha deciso, ancora prima che aumentasse il numero dei contagi, di mantenere aperti e di rafforzare i centri vaccinali e nello stesso tempo ha potenziato il numero delle terapie intensive .
La buona sanità si può fare anche in Calabria con le scelte politiche giuste che valorizzano il lavoro degli eccellenti professionisti presenti nel territorio.
«Grazie di cuore – ha concluso Siclari – anche a tutti coloro che si sottopongono a vaccinazione per tutelare se stessi e la comunità intera.
La Calabria merita di essere raccontata per ciò che veramente offre come esempio e come servizio e che ci rendono orgogliosi di essere calabresi». (rrc)