IL PORTO DI GIOIA È VIVO E NON SI FERMA
A DIFENDERLO C’È TUTTA LA CALABRIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria è dalla parte di Gioia Tauro. E lo ha dimostrato al flash mob di ieri adi fronte al Gate dello scalo portuale, proprio per difendere quell’infrastruttura che rischia di chiudere a causa della direttiva Ets della Commissione Europea, che impone la tassazione sull’emissione di Co2.

L’appello è uno: Rivedere quella direttiva che rischia di danneggiare non solo il Porto di Gioia Tauro, con un forte ridimensionamento e una grave ricaduta in termini economici ed occupazionali, ma anche tutto il Paese, come già denunciava il presidente di Unioncamere Calabria, Antonino Tramontana.

Un appello che, a quanto riporta l’europarlamentare Denis Nesci, è stato ascoltato. «Su richiesta del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, c’è stato l’impegno del Consiglio europeo Ambiente di una discussione sulla revisione della direttiva europea che impone la tassazione sull’Emissione di Co2

«Un’apertura che permette di seguire gli sviluppi istituzionali con maggiore fiducia – ha detto Nesci – e con la rinnovata consapevolezza di una costante attenzione del Governo Meloni e dell’autorevole impegno del Ministro Pichetto Fratin in merito a una questione cruciale per il futuro delle infrastrutture portuali del Mediterraneo, come quella di Gioia Tauro».

Ma la fiducia non basta, servono fatti. E un fatto è certo: per adesso Il Porto di Gioia Tauro non si ferma. Anzi, «si è stretta intorno al proprio porto ed ai suoi lavoratori, confidando che una azione politica trasversale ed unita possa riflettersi, a livello di Unione europea, in un sollecito “riesame” della Direttiva Ets», come ha spiegato il presidente dell‘Autorità Portuale, Andrea Agostinelli.

Al flash mob indetto dall’Autorità  di Sistema Portuale dei Mari Tirreno e Ionio hanno aderito numerosi esponenti delle istituzioni regionali, parlamentari ed europarlamentari calabresi, oltre 50 sindaci, tutte le sigle sindacali, le imprese portuali, tra le quali l’azienda Tonno Callipo, con 52 dipendenti accompagnate dal presidente Pippo CallipoTra le associazioni di categoria, ha partecipato Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, e quindi l’intera comunità portuale.

Tutti insieme, in una coloratissima manifestazione di fronte al gate portuale, hanno fatto cerchio intorno al porto di Gioia Tauro che offre lavoro a circa 4 mila addetti tra diretto ed indotto, produce quasi il 50% del Pil privato calabrese e rappresenta la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale, uno dei più grandi hub portuali del Mediterraneo. 

«La Direttiva 2023/959 “Emission Trading Scheme”, cui deve essere riconosciuto il merito di perseguire interessi nobili quali la tutela dell’ambiente, tuttavia preoccupa, e non poco, l’assetto della logistica europea con il rischio di un effetto distorsivo nel settore strategico dei trasporti marittimi – ha spiegato Agostinelli –. Le stesse Istituzioni europee sono consapevoli del rischio di delocalizzazione degli hub di transhipment europei, tanto da aver previsto una norma specifica antievasione che, sebbene comprovi la fondatezza del rischio, non risolve assolutamente il problema, poiché mantiene un favor ai porti nord-africani in tema di rimborso delle emissioni prodotte».

«Dobbiamo combattere», ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, presente alla manifestazione, affinché «la direttiva a venga applicata con un’eccezione per Gioia Tauro e Malta. Dobbiamo fare in modo che, nei prossimi anni, questo porto diventi fondamentale non solo per il transhipment, deve essere un porto dove le merci vengono anche scaricate e lavorate, creando ricchezza per il territorio».

«Il messaggio più importante lo danno le istituzioni con la loro presenza – ha ribadito –. Riscontro che mai, come negli ultimi anni, attorno al porto di Gioia Tauro, che si è sviluppato a volte aldilà degli interessi delle istituzioni locali e nazionali, oggi c’è un grande interesse da parte di tutti».

«Il porto di Gioia Tauro è una ricchezza per l’intero territorio – ha concluso –. Vedere i lavoratori e i sindaci schierati dalla stessa parte, tutti insieme, per difendere questa infrastruttura è per me motivo di grande soddisfazione».

Il Consiglio regionale, con il vicepresidente del Consiglio regionale Pierluigi Caputo (in rappresentanza del presidente Filippo Mancuso) e i capigruppo di centrodestra in Consiglio regionale Michele Comito (FI), Giuseppe Neri (Fd’I), Giuseppe Gelardi (Lega), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Giuseppe Graziano (Unione di Centro) e Giuseppe De Nisi (Coraggio Italia hanno rilanciato da Gioia l’appello affinché «si impedisca la perdita di competitività degli scali europei, a partire dal Porto di Gioia Tauro, una vera eccellenza del Sud e del Paese».

«A ognuno è richiesto di fare la propria parte. Il 23 ottobre, in Consiglio regionale, approveremo una specifica mozione, per contribuire a fermare un tributo esoso per i mercantili che scelgono di fare scalo nei porti europei del Mediterraneo, prima di approdare in quelli del Nord Europa o americani. È una scelta dissennata, che, da un lato, non contribuisce a ridurre le emissioni di Co2 e, dall’altro, arrecando un danno all’economia del settore e all’indotto, non aiuta l’Europa, a pochi mesi dal voto, a rinforzare nei cittadini la fiducia nei suoi valori fondanti», hanno detto.

Il presidente Mancuso, non presente alla manifestazione per motivi personali, ha comunque evidenziato come «se la direttiva europea divenisse efficace, sarebbe un delitto a sangue freddo per la più rilevante piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale da cui dipende il destino di 4 mila addetti. E un colpo pesantissimo per il diritto allo sviluppo del Sud e del Paese».

La consigliera regionale, Pasqualina Straface, presente anche lei alla manifestazione, ha chiesto, «con forza, la correzione di questa norma sbagliata, affinché si possano interessare tutti i porti del Mediterraneo senza distinzione garantendo così il libero mercato senza penalizzare un’infrastruttura a discapito di un’altra».

«Colpire l’infrastruttura di Gioia Tauro vuol dire colpire l’economia calabrese e l’occupazione, e pertanto il messaggio che oggi abbiamo voluto lanciare è inequivocabile: il porto di Gioia Tauro non si ferma!», ha concluso.

Tonino Russo, segretario generale di Cisl Calabria, ha ribadito come «oggi, più che mai, è necessario rilanciare il Porto di Gioia Tauro».

«Due sono le questioni in gioco, una più urgente dell’altra – ha proseguito –. Innanzitutto, il rinvio dell’entrata in vigore, prevista per il primo gennaio 2024, della direttiva UE sulla riduzione delle emissioni in atmosfera nel settore marittimo, che costringerebbe le compagnie di trasbordo, per evitare pesanti sanzioni, ad attraccare in porti extraeuropei, magari di fronte alle coste italiane. Se non si darà a queste compagnie il tempo di adeguare i propri mezzi navali, sarà altissimo il rischio di blocco dell’attività di Gioia Tauro, con perdita di leadership dell’importantissima infrastruttura e di posti di lavoro».

«L’altra urgenza – ha aggiunto il sindacalista – è quella di progettare il rilancio dell’attività del Porto, valorizzandone tutte le potenzialità. Deve essere sicuramente potenziato il transhipment, ma è necessario altresì puntare ad esempio alla crocieristica per attrarre un turismo internazionale che possa godere delle bellezze della Calabria, dei suoi paesaggi, del suo ambiente, della sua archeologia».

«La vasta area retroportuale con l’area industriale, il gateway ferroviario e il rilancio del trasporto su rotaia, l’intermodalità integrata nave-ferro-gomma e tutto quanto può fare ancora di più del Porto un punto di riferimento nel Mediterraneo, rappresentano grandi opportunità di crescita da cogliere senza indugio. Prioritaria in questa direzione è l’esigenza di accelerare sulle infrastrutture di collegamento previste da Pnrr e fondi complementari. Le risorse europee e nazionali da investire non mancano e possono essere indirizzate verso obiettivi raggiungibili – ha concluso il Segretario generale della Cisl calabrese – per evitare il rischio che il Porto rimanga una cattedrale nel deserto».

La deputata della Lega Simona Loizzo, non presente alla manifestazione per motivi parlamentari, ha assicurato la sua presenza «in ogni dove per difendere e tutelare la principale infrastruttura dello sviluppo della Calabria e del Mediterraneo. Se non vi fossero mai state azioni derivate da ambientalisti estremi e politici radical chic non sarabbe servito l’impegno nostro, espresso, in tempi non sospetti, ad essere chiodo martellante contro misure concepite sull’ideologia senza saper guardare agli effetti che producono».

«Prendendo spunto dal filosofo: “Non si tratta per noi di sapere se è avvenuto questo o quello, ma di sapere che la ragione comanda per sé, ed indipendentemente da tutti i fatti, ciò che deve avvenire”  – ha aggiunto –. Quella forza della ragione di tutti i calabresi che dobbiamo condurre in modo unitario ad essere una barriera umana affinché sia modificato il decreto della vergogna che favorisce i porti mediorientali a danno dei nostri violando ogni principio di libero mercato. Moratoria subito per riparare al torto da chi ha creato il danno senza conoscerne le conseguenze. Non si tratta ora di far processi a chi ha sbagliato, ma di avere un fronte ampio che sia muraglia consapevole contro una scelta illogica che provocherebbe il collasso della Calabria produttiva».

«Vogliamo una crescita felice – ha concluso – ed evitare il cimitero industriale ad un Porto tra i primi del Mediterraneo. Le transizioni non possono danneggiare una parte geografica, la nostra, ma vanno concertate difendendo tutti i territori in modo equo, come la Lega per Salvini, in ogni sua articolazione, ha sempre sostenuto. Pur non presente oggi al Porto di Gioia Tauro, il mio impegno con tutti i nostri parlamentari a Roma e in Europa sarà continuo e costante per far decadere il decreto. Sono a disposizione di sindaci, lavoratori, aziende e calabresi per evitare una catastrofe cui non abbiamo alcun bisogno».

«Il nostro porto va sostenuto e rilanciato», ha dichiarato il sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace.

«Era un obbligo prendere parte ad una manifestazione che mira a tutelare un bene non solo reggino e calabrese, ma un patrimonio per l’Italia e l’Europa intera», ha detto Versace, invocando «una presa di coscienza da parte della Commissione europea affinché si ravveda rispetto alle nuove direttive ambientali in tema di trasporto marittimo».

«I limiti imposti agli armatori – ha continuato – potrebbero significare un danno incalcolabile per il Porto di Gioia Tauro – ha continuato – che va, invece, sostenuto e rilanciato anche per la mole di investimenti fatti negli anni e per una storia ultra decennale che lo ha trasformato nella vera porta del Mediterraneo».

«Siamo al fianco dell’Autorità portuale, dei lavoratori e del territorio – ha concluso Carmelo Versace – contro il rischio che, dal prossimo gennaio, si possano ridimensionare le attività dei terminal europei, come appunto Gioia Tauro, generando concorrenza sleale».

Il sindaco Franz Caruso, che non ha potuto partecipare per impegni istituzionali, non ha voluto far mancare il proprio sostegno all’iniziativa assicurando la presenza del Gonfalone della Città. Al contempo ha indirizzato ai sindaci di Gioia Tauro e di San Ferdinando, Aldo Alessio e Gianluca Gaetano, una lettera di piena condivisione rispetto alle preoccupazioni espresse nel “Manifesto per la difesa del Porto di Gioia Tauro” «che – afferma il sindaco Franz Caruso – sottoscrivo convintamente, consapevole dell’importanza che il Porto di Gioia Tauro riveste per lo sviluppo della Calabria, dell’intero Mezzogiorno e di tutto il Paese».

«Le misure europee “Fit for 55” – scrive il primo cittadino di Cosenza – che adeguano la legislazione vigente in materia di clima ed energia per conseguire il nuovo obiettivo dell’UE  di una riduzione minima del 55 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, è indubbiamente un obiettivo auspicabile, ma  va perseguito in maniera graduale, con estrema responsabilità ed alle stesse condizioni per tutti. La direttiva europea, infatti, riguarda solo pochi porti su scala mondiale, rischiando di favorire altri porti  non soggetti alle stesse regole».
«Ritengo il tema di grande importanza, soprattutto in relazione ad una infrastruttura portuale come la nostra che rappresenta un vero motore occupazionale ed economico – ha continuato il primo cittadino – per cui credo debba essere affrontato con lungimiranza e visione intanto dal Governo Nazionale che, invece, su Gioia Tauro, sulla Calabria e sul Mezzogiorno non mostra di avere alcuna attenzione. Non mi pare, infatti, di avere sentito neanche l’eco delle proteste da parte del Governo italiano volto a bloccare la direttiva europea, per modificarla al fine di renderla più equa e prudente».
Il sindaco Franz Caruso condivide con i colleghi Alessio e Gaetano «che difendere l’ambiente dai cambiamenti climatici in corso è un dovere delle Nazioni e degli uomini, ma occorre farlo tutti insieme riavviando il nastro delle azioni da intraprendere con la massima responsabilità».
«A Tal fine – ha concluso il sindaco Franz Caruso – esprimo la mia piena disponibilità a portare avanti ogni altra iniziativa volta a promuovere  la salvaguardia del porto di Gioia Tauro ed il futuro occupazionale ed economico della Calabria». (ams)