IL DIRITTO NEGATO ALLA MOBILITÀ IN
SICUREZZA SULLA STRADA IONIO-TIRRENO

di FRANCESCO COSTANTINOLa galleria della Limina ha una lunghezza pari a 3200 mt,  si sviluppa  lungo il tracciato della S.S. 682 Ionio-Tirreno ed è stata aperta al traffico nel 1990 risultando pertanto dotata di caratteristiche tecniche ormai superate e tali da non consentire il transito in sicurezza per ogni tipologia di veicoli.

In prossimità dell’estate del 2023 ne fu annunciata la chiusura per 600 giorni per la necessità improrogabile di effettuare lavorazioni di manutenzione straordinaria.

Si elevarono in quei frangenti le proteste dei sindaci dei comuni interessati in quanto i percorsi alternativi ipotizzati  risultavano assolutamente inadeguati,  anche alla luce del disastro in termini di offerta ospedaliera  tanto nell’area ionica quanto nell’area tirrenica che obbligava e ancora obbliga alle interconnessioni tra i 2 ospedali di Polistena e Locri.

Il compromesso, di basso profilo fu trovato con l’impegno dell’esecutore contrattuale ad effettuare turni di lavorazioni notturne e la garanzia di percorrenza consentita in caso di emergenza.  

Voci isolate avvertivano che l’unico modo per rispettare le popolazioni sarebbe stato quello di costruire prima della chiusura annunciata una nuova galleria parallela rispondente a criteri attualizzati di percorribilità in sicurezza, adeguati al volume di traffico verificato e senza limitazione alcuna per qualsiasi tipologia di veicolo.

A nulla è valso quel che è accaduto il 23 settembre 2024 allorquando si è evitata una strage per le 20 persone in quel momento in transito all’interno della galleria in orario notturno solo per il coraggio e la voglia di vivere degli occupanti (2 giovani e i loro genitori) di una vettura andata in fiamme, oltreché del senso del dovere dei VV.FF. di Polistena e Siderno, degli operatori delle ambulanze  del 118 di Polistena e di Taurianova e della pattuglia dei carabinieri di Cinquefrondi, tutti prontamente intervenuti dopo le segnalazioni degli intrappolati  all’interno della galleria. 

Quella stessa situazione stava per essere replicata nei giorni scorsi allorquando un’altra autovettura è andata in fiamme a qualche centinaio di metri dall’uscita della galleria della Limina dal lato di Mammola con l’unico inconveniente della creazione di una coda interminabile di mezzi in transito e disagi da intossicazione per gli automobilisti bloccati all’interno della galleria.

Anche in questo caso può parlarsi di miracolo con l’avvertenza che i miracoli non potranno ripetersi all’infinito.

Quel che è accaduto già 2 volte in meno di un anno dovrebbe far riflettere chi ha pensato di aver correttamente affrontato il problema della transitabilità all’interno della galleria della Limina con la sola attività di manutenzione straordinaria della volta e l’eliminazione delle infiltrazioni di acqua e di qualche possibilità di rifugio laterale di cui peraltro non si vedono le tracce. 

Non aver nemmeno pensato di dare avvio alla progettazione di una seconda canna parallela a quella esistente per evitare il traffico bidirezionale all’interno della galleria esistente è, a mio avviso, una imperdonabile disattenzione per il diritti di mobilità in sicurezza di un territorio di importanza strategica per lo sviluppo dell’intera Calabria.

Il rinnovato interesse per la Bovalino-Bagnara, per la cui realizzazione siamo ancora al tempo delle chiacchiere, nulla toglie al diritto da sempre negato agli utenti dei territori serviti dalla Ionio-Tirreno di una mobilità in sicurezza oltreché adeguata ai volumi di traffico del tempo presente.

Stupisce che le popolazioni interessate non avvertano la necessità di una forte e inarrestabile ribellione.

Ribellione che nemmeno si è vista accennata  per ciò che accade da oltre un anno e mezzo per i lavori in corso all’interno dell’altra galleria di modesta lunghezza presente lungo il tracciato della S.S. 682,  dopo poche centinaia di metri dall’uscita della galleria della Limina in direzione Gioiosa Jonica, dove il traffico continua ad essere regolato da semafori posti prima degli imbocchi stessi della galleria e si creano disagi prolungati agli utenti.

A noi più che una grande capacità di sopportazione sembra quasi una colpevole indifferenza, sia dei cittadini che degli amministratori, e questo atteggiamento, com’è noto, costituisce un riflesso tra i più perniciosi per qualsiasi consorzio umano che voglia determinare il proprio destino.

SS 106, TROPPI I TRATTI DA COMPLETARE
GARANTIRE LA MOBILITÀ NEL TERRITORIO

di ARISTIDE BAVA Le recenti iniziative organizzate a Caulonia per cambiare il tracciato dello svincolo della nuova SS. 106, hanno fatto accendere i riflettori anche sulla necessità di affrontare l’annoso quanto necessario problema del prolungamento della importante arteria che, allo stato attuale, non garantisce la Locride e la provincia di Reggio Calabria.

Tra gli altri, ad occuparsi di questa problematica in un incontro che si è tenuto nella stessa Caulonia alla vigilia dell’ultimo consiglio comunale è stato l’ avv.to Francesco Macrì, già sindaco di Marina di Gioiosa Ionica e oggi componente di primo piano del Corsecom, la struttura associativa della Locride che da anni si batte per la soluzione dei problemi del territorio.

Macrì, che è stato tra i protagonisti di una serie di iniziative che dal 2020 al 2022 si sono sviluppate per dare spinta al completamento della nuova SS 106 è stato perentorio nel precisare che «sarebbe un grave errore ripartire da zero», e facendo riferimento ad importanti incontri che sulla problematica si erano svolti anche con l’ex Ministro Giuseppe Provenzano e con lo stesso attuale Ministro, Matteo Salvini, ha ricordato che gli autorevoli esponenti politici si erano sempre dichiarati disponibili ad affrontare in maniera positiva il problema che, peraltro, era stato “sposato” anche dai segretari nazionali  della massima triplice sindacale Maurizio Landini, Pierpaolo Bombardieri e Luigi Sbarra, arrivati a Siderno nel luglio del 2021 per parlare di queste e altre problematiche del territorio. 

In più è stato ricordato che, finanche, il tratto che da Locri porta ad Ardore era già stato finanziato (ed erano stati fatti pure una serie di espropri per consentire la realizzazione del tracciato previsto…) in tempi pregressi, ma che, poi, per cause mai completamente chiarite non è stato realizzato e i soldi del suo finanziamento sono stati dirottati altrove. D’altra parte le “aperture” del Governo sulla necessità di questa arteria che, poi, dovrebbe arrivare fino a Reggio Calabria erano e rimangono del tutto giustificate perché nessuno può smentire che questa è un’opera strategica idonea ad incidere efficacemente nella modifica delle condizioni di vita delle popolazioni perché rappresenta la infrastruttura capace di sconvolgere in positivo le attuali restrizioni che mezzo territorio calabrese subisce sulla mobilità dei cittadini ed anche sull’accessibilità, quindi con effetti limitativi sul turismo e non solo. A parte lo sconvolgente numero di vittime che ancora registra la vecchia 106.

E, dunque, bene ha fatto l’avv.to Macrì ad evidenziare nuovamente la necessità di questo prolungamento evidenziando la necessità che su questa problematica si trovi il massimo di convergenza tra sindaci, amministrazioni comunali e cittadini. Ecco, dunque l’invito di Francesco Macrì di ripartire dai vecchi incontri e dalle vecchie promesse con il coinvolgimento di tutti gli amministratori del territorio, delle forze sindacali e professionali, della stessa Regione e di  tutte le entità sociali e culturali per fare fronte unico su un problema di così grande importanza. 

D’altra parte, se vogliamo essere pratici nella Locride esiste l’esperienza della trasversale Jonio-Tirreno che ha insegnato quanto sia importante sentirsi facilmente proiettati su altre realtà, e di essere raggiunti più facilmente. Senza fare ulteriori giri di parole, appare chiaro – e d’altra parte la legittima battaglia che si sta facendo a Caulonia per avere un tracciato adeguato alle necessità del territorio – che le soluzioni che si devono adottare non possono essere prive  di una visione integrata con il contesto territoriale, e con le esigenze delle comunità.

Ecco la necessità che l’Anas tenga conto dei tratti mancanti e faccia finalmente in modo che l’opera, nella sua interezza risulti realmente utile, funzionale e capace di promuovere lo sviluppo dell’intero territorio ionico che ancora continua a rimanere drammaticamente isolato e lasciato in balia di se stesso.

Il dibattito, dopo gli incontri di Caulonia, ovviamente, si è allargato e anche  il presidente del Corsecom, Mario Diano, è intervenuto sulla problematica per chiarire che gli stessi sindaci della fascia ionica reggina non possono più fare a meno di fare quadrato su questa importante problematica.

«Come Corsecom – dice Diano – dopo le diatribe che si sono verificate all’interno dell’assemblea dei primi cittadini abbiamo allentato la nostra pressione con la speranza che la “crisi” dei sindaci si potesse risolvere in tempi brevi. Così non è stato ed ancora al loro interno ci sono molte cose che non vanno tant’è che alcuni sindaci hanno già preso le distanze dall’associazione. Riteniamo, però, che dopo tanti anni da quando l’associazione è stata costituita, e dopo il lavoro – a volte notevole – che è stato fatto nei momenti di armonia, non si possa buttare tutto alle ortiche e, specie su problemi di notevole rilevanza come è questo della realizzazione dei nuovi tratti della SS. 106, i primi cittadini devono trovare il sistema di fare fronte unico per affrontare il problema».

«Bene ha fatto l’avv. Francesco Macrì – ha aggiunto – a ricordare i grossi passi avanti che erano stati fatti per “rilanciare” la necessità di completare l’importante arteria e menzionare gli autorevoli personaggi politici e sindacali che avevano dichiarato la loro disponibilità ad affrontare il problema. Ritengo anch’io che è necessario riallacciare i rapporti con Anas e con le istituzioni di Governo e ripartire dall’incontro romano che lo stesso Ministro Matteo Salvini aveva messo in calendario. Il Corsecom è pronto ad appoggiare qualunque iniziativa ci porti in questa direzione ma nel contempo i sindaci della fascia ionica reggina devono uscire dall’empasse in cui si trovano e riprendere a lavorare in sinergia per affrontare questo, e gli altri più importanti problemi del territorio, nella maniera più adeguata possibile».

«Rispetto alla necessità di modificare il percorso della variante dello svincolo di Caulonia – ha proseguito – siamo perfettamente d’accordo sulle proposte del sindaco Cagliuso e degli altri primi cittadini della vallata dello Stilaro che hanno preso atto delle richieste del Comitato spontaneo dei cittadini. È innegabile che sono i cittadini del territorio a conoscere meglio di tutti le reali necessità delle comunità locali e non bisogna consentire che si facciano gli stessi errori che sono stati fatti con le “uscite” di Siderno e di Locri che sono risultate decisamente inidonee alle necessità dei due importanti centri della fascia ionica reggina».

«Ribadiamo, dunque – ha concluso – la nostra disponibilità ad aumentare il nostro impegno auspicando che si trovi la maniera per fare rete e si faccia in modo di sensibilizzare in maniera incisiva le istituzioni competenti perché affrontino veramente questo importante problema che, se risolto, oltre che sanare l’isolamento in cui ci troviamo,  potrebbe dare grande spinta anche all’economia del territorio».

Discorso legittimo, quanto chiaro, quello di Diano che ha fatto bene a ricordare le difficoltà delle “uscite” di Locri – dove il tracciato della nuova SS 106 si interrompe nella parte sud in una zona molto distante dal centro città – e di Siderno dove il tracciato costringe gli automobilisti a fare alcuni chilometri  con strettoie tortuose e pericolose.

Errori che non si devono ripetere come chiede il comitato spontaneo di cittadini di Caulonia con la variante prevista  che preclude anche la possibilità di sfoghi diretti con l’entroterra e con i borghi calabresi dell’Alto Jonio e secondo il comitato è un “doppione” che non porta  alcun beneficio alla mobilità  per la fruizione del territorio. (ab)

L’OPINIONE / Giuseppe Falcomatà: Sindaci e Comunità reclamano il diritto alla mobilità sicura e moderna

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – Non basta un progetto di fattibilità. Bisogna correre, andare avanti, fare qualcosa in più per la Statale 106 e per questi 147 chilometri di territorio dove vivono e operano cittadini, sindaci, calabresi che reclamano diritti, sicurezza e sviluppo.

Ringrazio la triplice sindacale per aver alzato l’attenzione su un problema sentito e reale in una parte importante della regione. Con questa manifestazione i sindaci del territorio chiedono un’assunzione di responsabilità alla Regione e all’Anas affinché il progetto di ammodernamento veda finalmente la luce. Le risorse ci sono e, se del caso, si devono adeguare alla particolare congiuntura economica e all’aumento dei prezzi e dei materiali. È bello che la mobilitazione odierna coinvolta, contemporaneamente, diverse province calabresi perché la voce unitaria delle comunità è sempre più forte.

Mentre noi siamo qui a manifestare, una delegazione di consiglieri regionali del reggino, con in testa l’onorevole Giovanni Muraca, si trova negli uffici della Regione Calabria, a Catanzaro, per verificare la situazione e procedere in maniera coordinata e sinergica.

Mi auguro e ne sono convinto che, questo spirito, in cui prevalgono gli interessi del territorio, prosegua anche rispetto all’autonomia differenziata, un altro importante tema da affrontare e contrastare con quanti hanno il dovere di difendere il comprensorio. Diventando legge, questa riforma creerebbe una spaccatura ed un divario insanabile con le regioni del Centro-nord. A quel punto, sarebbe inutile parlare di infrastrutture e progetti di sviluppo di un territorio che il Governo vuole diviso. (gf)

[Giuseppe Falcomatà è sindaco di Reggio Calabria]