GLI OPERATORI DEL SOCIALE DIMENTICATI
TRA EMOZIONI E TANTE STORIE DI UMANITÀ

di GIUSEPPE FOTI – Ho voluto nuovamente condividere l’immenso dolore che oggi molti operatori del sociale, come me, provano nell’avere sempre più conferme che le cooperative stanno per chiudere e con loro oltre quarant’anni di assistenza ai più fragili e l’impegno di molti lavoratori.

Non è più il tempo di recriminare o dare responsabilità, sarebbe alquanto inutile, ma credo ancora che si possa fare qualcosa per far sì che questa catastrofe epocale venga scongiurata. Ogni servizio che si occupa di assistenza a persone disabili dev’essere tutelato e non può scomparire per colpa della dannata burocrazia che ci ha reso tutti numeri e merce di scambio.

Le lettere di licenziamento arriveranno presto, a qualcuno sono già pervenute, creando negli operatori sconforto, preoccupazione per il proprio futuro e per quello di molti disabili, che fanno ormai parte delle nostre famiglie.

Voglio anche aggiungere che come sempre in questi casi e, spero solo per inadeguatezza alla situazione, disperazione o altro di più comprensibile, qualcuno all’interno delle cooperative palesi forme addolcite (se si può dire così) di terrorismo psicologico del tipo: “o accettate queste condizioni o siamo costretti a licenziare”.

Scegliamo di lottare!

Ebbene, voglio ricordare a questi saccenti opportunisti che, se le cooperative sono ancora aperte, è grazie al sacrificio costante degli operatori, i quali hanno messo a disposizione per il bene comune tante risorse e anche il proprio e sacrosanto stipendio… Non aggiungo altro! 

Forse un articolo, come questo, potrebbe sembrare poca cosa o retorico, ma dentro di esso sono racchiuse le speranze di tante persone che costantemente sento e che vogliono, come me, salvare delle realtà che in tanti anni hanno lasciato un segno significativo nel cuore di tante famiglie, di tanti ragazzi e di tanti adulti in cerca di riscatto e integrazione. 

Le risorse per il sociale sono calate sempre più, ma mai la voglia degli operatori nel darsi anima e cuore per i propri amici più svantaggiati. 

Il nostro è un mandato sociale che ci arricchisce nell’anima, ci ha fatto comprendere la complessità umana e le sue fragilità e per tale motivo ci ha reso orgogliosi e più umani, predisposizione che di questi tempi servirebbe a tanti.

Tutti i servizi, strutture psichiatriche, i centri socio educativi e tanti altri, chiuderanno per colpa di chi oggi si piega e si è piegato in passato ai burocrati che, attraverso i numeri, vogliono gestire con disumana colpevolezza le dolenti umanità di cui ci prendiamo cura giornalmente e da tempo. Vogliono nascondere, nelle righe di un foglio, i nomi, le passioni, l’emozioni e le storie di tanti uomini e ragazzi che hanno solo la colpa di esser nati in una società che li considera “socialmente inutili”. Questa è la dolente considerazione che mi sprona ad andare avanti per tentare, con tutto me stesso, di ridare dignità a tutti loro e a tutti noi.

Non basta fare sociale, come oggi avviene, in modo aziendalistico e sanitario, bisogna comprendere e porre attenzione, vicinanza emozionale ed avere la capacità nel cogliere il senso più nascosto della sofferenza, dando enorme importanza che nella cura hanno le parole.

Pensate che un burocrate capisca il senso e l’importanza di tale propensione?

No, perché non è quantificabile numericamente e non fa parte dell’homo faber o dell’homo robot che dilaga in loro.

Il compito di chi fa sociale oggi è quello di ricostruire e recuperare i valori che ci appartengono e ci hanno fatto scegliere questa professione. Non possiamo essere rappresentati, nei vari incontri che si terranno, da chi ha permesso questa catastrofe e che guarda esclusivamente al proprio interesse, senza ritegno e senza cognizione di causa perché non vive il problema.

Quindi, da operatore sociale e orgoglioso di esserlo, lancio il mio personale invito alla mobilitazione in piazza di tutti coloro che vedono nella morte del sociale a Reggio Calabria una nefandezza, ingiustificata e inaccettabile, invitando tutte le organizzazioni a farlo.

Se vogliamo, cari colleghi, sappiamo essere una forza che in passato si è distinta per valori, solidarietà, per la lotta per i diritti negati e il riconoscimento ostinato dell’altro nella propria individualità. Dobbiamo tornare a dimostrare che si può aver cura del folle, del vecchio e del bambino in un altro modo, coltivando il valore della relazione e delle buone pratiche, senza piegarsi al mercato del disagio che ci propina chi non sa niente di sociale.

Questo mestiere pretende una rischiosa e radicale scelta di campo che non può più attendere i tempi e le condizioni di nessuno. Come hanno potuto non vedere nei fatti che il sociale stava morendo gradualmente e inesorabilmente? Come hanno fatto a non accorgersi che esso è stato via via cancellato con un tratto di matita da amministratori di presunta “alta formazione manageriale” che disconoscono le potenzialità e i valori dell’inclusione e dei diritti riconosciuti costituzionalmente?

La dichiarazione universale dei diritti umani e la convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità (trattato internazionale finalizzato a combattere le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani) parlano chiaro, non resta che rimboccarsi le maniche per far sì che vengano rispettati. (gf)

Disabilità, alla Calabria quasi 4 milioni per assunzioni assistenti

Sono quasi 4 milioni di euro la somma di cui è destinataria la Calabria, per l’assunzione di 3087 assistenti all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità.

La somma fa parte dei 100 milioni che il Governo ha destinato a Regioni, Province e Città Metropolitane dal Fondo istituito dalla Legge di Bilancio, «che si aggiungono ai 100 milioni che abbiamo già destinato ai Comuni per un totale di 200 milioni per l’assunzione di figure fondamentali per l’inclusione», ha spiegato la ministra Erika Stefani all’Ansa.

Nello specifico, alla Provincia di Catanzaro arriveranno 607.000 euro, alla Provincia di Cosenza 1.600.000 euro circa, alla Provincia di Crotone 214.000 euro, alla Provincia di Vibo 320.000 euro e alla Provincia di Reggio oltre 1 milione e mezzo.

Soddisfazione è stata espressa dal deputato della LegaDomenico Furgiuele, che ha ringraziato la ministra con delega, proprio alla disabilità, «per l’ottimo lavoro svolto e per aver recepito le indicazioni che mi ero premurato di fornirle nei vari incontri che abbiamo avuto».

«In quelle occasioni – ha spiegato – avevo ribadito l’istanza da più parti avvertita di dare nuova linfa ad un settore, quello degli assistenti alla disabilità, che bisogna non solo tutelare ma anche irrobustire in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico e delle prossime delicate sfide».

«Certo, c’è ancora molta strada da fare – ha concluso – ma la ripartizione su base provinciale del finanziamento mi porta a dire che è stato imboccato un percorso virtuoso». (rrm)

Sport e disabilità, gli assessori Princi e Minasi presentano il progetto “Includi Calabria”

Domani mattina, alle 11, nella Sala Oro della Cittadella regionale, gli assessori Giusi PrinciTilde Minasi presentano il progetto Includi Calabria, un bando che prevede la concessione di contributi in sostegno dell’attività sportiva delle persone con disabilità.

Alla presenza dei rappresentanti delle Federazioni sportive, a presentare il progetto in conferenza stampa interverranno il VicePresidente della Regione con delega anche allo Sport, Giusi Princi, l’assessore regionale alle Politiche sociali, Tilde Minasi, ed il Direttore generale del Dipartimento Lavoro e Welfare, Roberto Cosentino.(rcz)

Tavernise (M5S): depositata proposta di legge per garantire ai disabili accesso a spiagge

Il consigliere regionale e capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Davide Tavernise, ha depositato la proposta di legge che intende garantire l’accessibilità dei disabili alle spiagge demaniali destinate alla balneazione.

«La legge regionale n. 4/2003 – fa sapere Tavernise– ha previsto la possibilità per i comuni costieri di richiedere il finanziamento per la realizzazione di strutture mobili o fisse, e della relativa segnaletica di riferimento, per agevolare l’accesso al mare, sulle spiagge libere, di persone con problemi motori».

«Da molti anni – ha aggiunto – questa disposizione non viene finanziata. Successivamente, è stata approvata la legge regionale n.17/2005, che disciplina l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo destinato a fini turistico-ricreativi, prevedendo, all’articolo 15 comma 2, che i concessionari garantiscano l’accesso al mare da parte dei disabili, predisponendo appositi percorsi da posizionare sulle spiagge, sia normalmente che parallelamente alla battigia».

«Allo stesso modo, per le spiagge libere – ha proseguito – la stessa legge regionale n. 17/2005 prevede che la Regione tramite il piano di indirizzo regionale (PIR), obblighi i comuni al medesimo adempimento. Ciò nonostante, il mare resta spesso un luogo inaccessibile per le persone disabili. È evidente che ad oggi sono mancati impegno e sensibilità sia da parte delle istituzioni che da parte dei privati».

«Le leggi regionali vigenti risultano, dunque, disattese e, allo stesso tempo, insufficienti. Infatti – ha continuato – per garantire un effettivo godimento delle zone balneari, da parte dei disabili, sono necessari dispositivi ulteriori rispetto ai soli percorsi dedicati. Si pensi ad esempio, a sedie per accesso alla spiaggia e al mare, a parcheggi dedicati e a servizi igienici adeguati. Sarebbe, dunque, necessario garantire un’offerta di servizi completa, che vada oltre le dotazioni minime, e cerchi di soddisfare ogni necessità dei disabili».

«La proposta di legge persegue, così – ha proseguito – l’obiettivo di promuovere la qualità dell’offerta balneare introducendo misure specifiche per assicurare che la pianificazione costiera, regionale e comunale, preveda spiagge libere attrezzate per le esigenze delle persone con disabilità, in modo che questi cittadini possano trovare presso i comuni costieri aree di balneazione attrezzate per le loro esigenze».

«Si prevede, infatti – ha spiegato – per comuni e privati, tanto l’obbligo di abbattere le barriere architettoniche che impediscono ai disabili l’accesso alla spiaggia, quanto l’obbligo di garantire la presenza di servizi igienici accessibili, ausili speciali per la mobilità alla balneazione, parcheggi riservati nelle aree adiacenti alle spiagge».

«Tanto – ha concluso il consigliere regionale – rappresenta anzitutto una questione di civiltà sociale, quindi la garanzia del diritto alla piena fruizione delle spiagge e del mare da parte di tutti, promuovendo così l’uguaglianza sostanziale. Una proposta, dunque, che mostra l’attenzione del legislatore regionale alle istanze dei disabili». (rrc)

IL SILENZIO ASSORDANTE SULLA DISABILITÀ
LA SOCIETÀ CIVILE DEVE FARE LA SUA PARTE

di GIUSEPPE FOTI La salute mentale e tutte le disabilità devono diventare il nuovo banco di prova della politica (e di tutti noi). La rivista Rolling Stone è uscita molti giorni addietro con questo emblematico titolo a cui, mi perdoneranno, ho aggiunto ‘tutte le disabilità’ alla salute mentale.

Nella nostra amata città di Reggio e, in tutta la Calabria, i diritti per le fasce sociali cosiddette fragili e svantaggiate sono costantemente e puntualmente violate da un atteggiamento politico (e non solo) propagandistico, del tutto ingiustificabile, irresponsabile e insignificante per i temi trattati.

La disabilità è una condizione umana da affrontare seriamente!

La rivista, sopra citata, sprona i lettori a far diventare la salute mentale, ed aggiungo io, tutta la disabilità, un nuovo mantra popolare. Incita, in sintesi, tutta la società civile a cominciare a combattere per i diritti delle persone con disabilità, parlandone nelle piazze, nelle scuole e durante i comizi. La forza di rottura e la presa di coscienza collettiva, cosi continua, fornirebbe una risposta al grido di disperazione di tante persone che hanno bisogno di cure adeguate e non solo farmacologiche.

Direi che, fare quanto scritto, sarebbe l’ideale e che come operatore sociale, lo sto chiedendo da tempo. Ho incoraggiato più volte nei tanti articoli o nelle manifestazioni, maggiore partecipazione politica e istituzionale. La risposta è stata sempre l’indifferenza, che con la violenza di un pugno, fa male e mi rende a dir poco sgomento (non siamo una squadra di calcio che porta consensi e voti).

Il semplice sostenere i lavoratori sociali, quelli seriamente impegnati, con concretezza e non parole, sarebbe stato, e potrebbe essere, da parte di tutti una reale presa di coscienza e un gesto di condivisione che avrebbe dato, e darebbe, vigore a tutto il mondo della disabilità e del sociale.

La situazione dei servizi psichiatrici, come tutti i servizi alla disabilità, sono da sempre schiavi e messi sotto scacco da una burocrazia che non guarda il reale bisogno dei soggetti fragili e del territorio (di chi saranno le colpe?), ma si concentra su parametri di riferimento più consoni a delle strutture ospedaliere che a delle comunità o a dei centri socio educativi. Il concetto di cooperazione sociale ha radici molto più profonde e umane, che solo chi li conosce potrebbe riportarle nelle sedi opportune, per rendere la banale burocrazia più centrata sui bisogni reali dei disabili.

La chiusura dei centri socio educativi e l’incertezza di un futuro dei servizi alla psichiatria sono solo le prime conseguenze di una catastrofe sociale di proporzioni bibliche, che abbandona, come successo recentemente, molte persone, giovani e meno giovani, alle loro personali fragilità e in balia di un dolore devastante e inascoltato.

Parole che fanno fatica a trovare risposte in una società, in una politica e in molte organizzazioni del settore sociale, sempre più dominate da un pensiero di tipo prestazionale, fatto di numeri e non di persone, che li ha resi sordi al grido di sofferenza che si diffonde nella nostra società.

Il sociale, facendo appello all’incertezza del “suo sapere”, deve tornare a costruire percorsi di vita che mettono al centro la complessità umana, fatta di fragilità e non di statistiche.

Il mio abbraccio e la mia totale solidarietà vanno ai ragazzi dei centri socio educativi, senza assistenza e non si sa fin quando, alle encomiabili operatrici e operatori che, con le rispettive famiglie, rischiano il disagio della cassa integrazione e la consapevolezza di un futuro sempre più incerto. Non si può lasciare che un regolamento regionale del 2019, che, per responsabilità di tanti attendisti seriali o per chi si distrae per professione, faccia il suo corso burocratico a discapito dei più fragili e di tanti lavoratori.

Le responsabilità sono di tutti coloro che hanno lasciato, e lasceranno, decidere alla burocrazia il destino di tanti disabili e di tante famiglie, senza contestualizzare le reali necessità senza batter ciglio. 

Navigatori a vista, così li descrivo, che in tanti anni e con tanta arroganza hanno lasciato che tutti i problemi atavici del sociale si risolvessero per magia, fino a distruggerlo totalmente. 

La rivoluzione comincia nelle piazze, non possiamo permetterci di cedere e di consegnare il futuro di tanti disabili, il nostro e quello di tanti servizi, nelle mani dei tanti luminari della propaganda organizzata”, che non sono solo nella politica, diventata per loro ormai una scusa di comodo, ma in tutti coloro che ci hanno spinto in questo baratro. Non basta, coprendosi di ridicolo, gridare timidamente alla vergogna o divulgare lo stato d’agitazione, quando ormai il danno è fatto per disinteresse e perché contano solo le tessere… Dal 2019, ad ‘oggi che vi state affaticando per prendervi la scena, come abili teatrali, dove eravate?

Gli operatori meritano rispetto e hanno il diritto di essere ascoltati e sostenuti, non cercati solo nel momento di bisogno. Abbiamo dimostrato, un anno fa circa, con le nostre sole forze, che con la lotta l’impossibile diventa possibile.

Sono stanco di chi ci guarda dall’alto in basso, come se dicessimo eresie, solo per non ammettere i propri… fallimenti!. (gf)

Disabilità, Minasi: Al lavoro al rinnovamento del welfare

«Noi stiamo lavorando al rinnovamento del welfare». È quanto ha dichiarato l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Tilde Minasi, nel corso dell’incontro, in Cittadella regionale, a cui ha preso parte il ministro della Disabilità, Erika Stefani.

«Il primo ministro della disabilità nella storia della Repubblica italiana – ha spiegato Minasi –. Un ministro donna, determinata, che ha già raggiunto tanti traguardi importanti come quello della legge sulla disabilità, ma anche il riconoscimento della Lis e la Disabilicard. Per noi la disabilità è una priorità. I primi atti approvati dalla Giunta regionale hanno, infatti, riguardato proprio questa tematica con una delibera sull’autismo. Per questo ringrazio il presidente Roberto Occhiuto, oggi non presente perché impegnato a Roma a un tavolo sulla sanità, per il supporto costante e gli stimoli nella direzione che conduce ad un parta ben precisa: ogni intervento di cura e di aiuto non è risolutivo se non è inserito in un processo di emancipazione».

Presenti, all’incontro, anche i rappresentanti delle associazioni e delle diverse organizzazioni del settore per discutere sulle problematiche della disabilità che interessano la Calabria e per aprire un confronto sulla legge delega. All’iniziativa hanno preso parte anche alcuni assessori e consiglieri regionali e molti sindaci.

«In Calabria – ha proseguito Minasi – abbiamo una realtà associazionistica e un terzo settore competente e di grande valore. Dobbiamo superare l’assistenzialismo che non da prospettiva di futuro alla persona con disabilità. Serve un rinnovato e innovativo approccio. È necessario garantire la continuità tra età evolutiva ed età adulta per evitare discontinuità della presa in carico o frammentazioni dei percorsi riabilitativi. Noi stiamo lavorando al rinnovamento del welfare. Dobbiamo considerare l’interno progetto di vita sociale e personale dei beneficiari per consentire l’integrazione vera e l’abbattimento delle barriere, che non sono solo solo fisiche, per eliminare la solitudine di persone con disabilità e dei loro familiari. Per attuare pienamente il concetto di pari opportunità chiedo l’apporto di tutti».

«Non possiamo più permetterci di perdere tempo – ha evidenziato –. Per dare concretezza al concetto di welfare di comunità non possiamo prescindere da una rete che lavori sugli stessi parametri e sugli stessi obiettivi. Il nostro lavoro è all’inizio ma credo che riusciremo a definire percorsi ambiziosi per far si che ogni persona faccia della sua disabilità una forza e diventi soggetto attivo della vita sociale».

«Nel percorso che abbiamo intrapreso – ha infine specificato l’assessore Minasi – per noi è un grande conforto saper contare su un dicastero dedicato a questa problematica. In tutto questo sono sicura che saremo affiancati dal ministro Stefani che è in continuo dialogo con le istituzioni locali e con il mondo associazionistico. Sono certa che tutti insieme affronteremo con forza le sfide che ancora ci attendono per realizzare percorsi nuovi e innovatici che pongano al centro la persona con disabilità».

Ha partecipato all’incontro anche il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, che ha affermato che «l’efficacia dell’azione del governo regionale e delle Istituzioni nazionali, si misura a partire dalla qualità della vita che ogni scelta garantisce al cittadino-persona e in particolare ai non autosufficienti, ai deboli, agli ultimi».

«In questa ottica – ha evidenziato – il lavoro che il ministro sta facendo, per garantire pari diritti ai cittadini con disabilità, è la dimostrazione che non si sta trascurando nulla, in sinergia con le Regioni, gli enti locali e il Terzo settore, per qualificare i servizi già esistenti e per svilupparne di nuovi. In Calabria siamo in ritardo, ma stiamo correndo, e non dubito che sapremo fare e fare bene».

Prima delle conclusioni del ministro Erika Stefani sono intervenuti, inoltre, il presidente Anci, Marcello Manna, il vice presidente nazionale Confapi Candida Tucci, il presidente regionale Fish Calabria Nunzia Coppedè, il presidente regionale Fand Calabria Maurizio Simone, il presidente nazionale Angsa Giovanni Marino, il delegato Csv calabre Ignazio Giuseppe Bognoni.

«Il principio cardine al quale ci siamo ispirati in tutto il nostro lavoro – ha dichiarato Stefani – è quello di elaborare insieme con le associazioni, con le persone con disabilità, tutte le progettualità e le iniziative. Collaborare per costruire e raccogliere le sfide del futuro per dare risposte vere e concrete alle grandi necessità delle persone con disabilità».

Sul tema dell’inclusione sociale dei bambini e dei ragazzi disabili, Erika Stefani ha detto che il ministero dell’Istruzione, è stato attenzionato sui temi relativi all’inclusione scolastica, sull’aumento degli insegnanti di sostegno, sulla loro formazione e sulla continuità didattica.

«Ci sono tante tematiche che stiamo cercando di affrontare in raccordo con le Regioni, perché – ha rimarcato Stefani – c’è una forte competenza regionale su molti temi e abbiamo bisogno di loro. Le risorse ci sono. Intanto, un aumento del fondo non autosufficienza arriverà nel 2025 e ammonta a quasi 1 miliardo, di questo miliardo annuale metà è destinata alla disabilità. Vi sono dei fondi poi che abbiamo previsto, prima nel Decreto Sostegni e poi nella legge di bilancio, per permettere di fare progettualità anche a livello regionale, dal turismo accessibile ai parchi giochi accessibili allo sport. Si tratta di fondi che sono stati già ripartiti e che abbiamo previsto anche per la Regione Calabria. Ci sono anche le risorse del Pnrr, che prevede a livello trasversale quasi 6 miliardi che andranno a ricadere sul mondo delle disabilità in termini di servizi».

Il ministro è poi entrato nel merito della legge delega «la quale – ha spiegato – è stata approvata all’unanimità da parte del Parlamento. Ora si sta concretizzando attraverso l’elaborazione dei decreti attuativi. Dentro ci sono numerose misure che applicano la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, partendo da un principio: la persona con disabilità e tutti gli aspetti della sua vita quotidiana siano al centro dell’azione legislativa per la realizzazione di un progetto di vita personalizzato e partecipato, ponendo l’Italia in una posizione di effettiva avanguardia internazionale».

«L’obiettivo è creare un sistema in cui le diverse realtà possano incontrarsi: Comuni, Regioni, componente sociale e terzo settore. Insieme bisognerà creare – ha concluso il ministro per le Disabilità – una grande rete per dare risposte concrete alla disabilità». (rcz)

Disabilità, in Cittadella incontro con il ministro Stefani e l’assessore Minasi

Domani mattina, alle 11, nella Sala Verde della Cittadella regionale, è in programma l’incontro tra il ministro per le Disabilità, Erika Stefani, e l’assessore alle Politiche sociali, Tilde Minasi.

Nel corso dell’incontro, si discuterà delle problematiche della disabilità che interessano la Calabria e per aprire un confronto sulla legge delega. (rcz)

OPERATORI DEL SOCIALE, I NUOVI “POVERI”
STIPENDI IN RITARDO E ATTENZIONE ZERO

di GIUSEPPE FOTI – Un altro giorno di festa è passato per i lavoratori dei centri socio educativi e la situazione per loro non è cambiata, anzi, qualcosa sì: sono sempre più nell’indigenza per le tante mensilità non pagate.

La beffa è che la prossima festività sarà quella dei lavoratori, durante la quale in molti, vestiti con l’abito buono e il sorriso sornione da benefattori, scenderanno in piazza a decantare, a voce altisonante, il loro supporto e il loro impegno nel contrastare il precariato e tutte le ingiustizie sui lavoratori. Lo faranno però dimenticandosi che, in tutti gli altri giorni dell’anno e soprattutto nella nostra amata città, hanno dormito e con vanesio compiacimento hanno ostentato le personali qualità a chi gli riserva atteggiamenti servili e compiacenti.

Sono veramente stanco di tutto questo e sinceramente, vivendo in prima persona questi problemi e conoscendo l’importanza del lavoro sociale, insieme a tanti altri colleghi del settore, vogliamo e pretendiamo…rispetto! 

Non serve dare il contentino due volte l’anno per poi nei restanti mesi ritrovarsi senza di che vivere, coprendovi nel frattempo in giustificazioni a “ciclicità patologica”, che offendono la nostra intelligenza e dignità.

BISOGNA RISOLVERLI I PROBLEMI!

Le responsabilità, del persistente mancato pagamento dei centri socio educativi e di molti altri servizi, non me ne vogliano, sono da dividere tra tutti gli addetti ai lavori e non: terzo settore, cooperative, sindacati, assessorato alle politiche sociali e amministrazione comunale in primis (bipartisan).  Ognuno di essi da troppo tempo permette tutto questo e non è riuscito a prevenire anticipatamente tale situazione, perdendosi nella vuota demagogia, o peggio nella più nostrana chiacchiera da bar o in trattative estenuanti che servono solo da parvenza o a mandare le famiglie in miseria… Intanto il servizio è mantenuto a spese dei lavoratori (mors tua vita mea).

Non ricordo più da quanto tempo tutte le sigle legate al sociale, nonché i sindacati del nostro territorio, non si uniscono per scendere in piazza, come si faceva un tempo, con il vero spirito democratico di comunità e di solidarietà. Siete sempre più persi nelle sale patinate dei convegni, dove muore il vero spirito del sociale e della lotta dei diritti.

Mi permetto, a tale proposito, di citare Karl Jaspers, filosofo e psichiatra, che con acume che oltrepassa il tempo, nel ‘900 scrisse: Vi è grande differenza tra coloro che vanno ciechi per il mondo dei malati malgrado i loro occhi aperti, e la sicurezza di una chiara percezione che scaturisce dalla sensibilità di chi partecipa…”

Il sociale, come tutte le professioni d’aiuto, non ha tempo da perdere e nel momento in cui lo si sostiene economicamente non si fa altro che creare futuro e speranza anche per chi lavora… già scritto, ma passato in sordina (repetita iuvant).

Noi lavoratori, che dobbiamo trovare risposte e rimedi nella vita quotidiana nostra e dei tanti disabili, ci siamo sempre più rimboccati le maniche, senza essere mai interpellati, se non per comodo o nel momento in cui ci chiedono, non sempre direttamente, di fare sacrifici economici a beneficio di un presunto bene comune, ma il problema è e resta da sempre di chi lo vive, cioè dei lavoratori. Non abbiamo mai cercato o voluto meriti e non viviamo sicuramente di promesse mai mantenute, ma un minimo di dignità ce la dovete concedere.

Questa indolenza che pervade tutto il sociale reggino e calabrese nelle figure di riferimento, a questo punto solo burocratico, non è altro che la morte preannunciata e sempre più vicina dello stesso in un territorio che non ne può fare a meno per conformazione socio-economica.

 Sono e siamo, posso dirlo liberamente, a disposizione di tutti per ripristinare una più sana continuità, stabilità di cura e legalità ma per farlo dobbiamo partire da un attento e reale esame della situazione, durante il quale il dialogo dev’essere la prima, essenziale e imprescindibile, priorità e non si può attuare escludendoci a piacimento perché conosciamo più di tutti la gravità del problema e cosa serve realmente nel sociale.

Concludo con la speranza che i lavoratori avranno, dopo quanto scritto, riscontri positivi da parte del Sign. Sindaco e di tutti gli interessati citati e non il solito e infantile risentimento dato dalla verità, che, nuda e cruda, viene a scuotevi nel vostro secolare torpore. Credo che sia più che mai chiaro che non siamo e non ci sentiamo semplice manovalanza da sfruttare a piacimento, ma che abbiamo una mente pensante che ha a cuore il bene dei disabili e del sociale di questa città. (gf)

(Giuseppe Foti è un operatore del sociale)

DISABILITÀ, UN PUNTO SBIADITO IN AGENDA
DARE FONDI ALL’ASSISTENZA NEL SOCIALE

di GIUSEPPE FOTILa disabilità, scrivo con rammarico, è da sempre sulla bocca di tutti e nella testa di pochi. Questo pensiero lo constatiamo ogni volta che il sistema sociale dell’assistenza territoriale ai disabili è a esclusivo sacrificio, al costo dell’indigenza, degli operatori che lo sorreggono. 

La Pasqua, come tante altre festività, è passata e noi operatori psichiatrici e tutti gli operatori dei servizi legati alla disabilità non riceviamo stipendio da tempo per problemi, neanche a dirlo, di natura burocratica… ovviamente nel silenzio di tutti, tranne di chi come noi se li suda sul campo e ne ha bisogno per vivere. 

La disabilità è cosa seria e complessa, signori miei, e non può essere messa a rischio da problemi di natura semplicistica che nessuno ha avuto la capacità o la volontà di risolvere, intervenendo per tempo per evitarli.

I giorni che passano, come tiranni, ci spingono verso il baratro e ci consegnano una quotidianità poco felice per le nostre famiglie. Il tutto nel silenzio-assenso di tutti gli interessati e di chi dovrebbe essere dalla nostra parte a prescindere. 

A voi il compito di scavare nelle vostre coscienze… 

La pandemia e la disumanizzazione attuale vi dovrebbero far riflettere, agire e bastare per essere dissuasi e farvi comprendere che tutelando, promuovendo e finanziando il sociale in tutte le sue forme, non fareste altro che fare prevenzione dei disagi e tutela dei diritti dei più fragili, determinanti essenziali che rendono una nazione civile e solidale. 

Viceversa, non avendo chiara l’importanza di questi concetti e del ruolo del sociale nella vita delle comunità, non investendo in esso e non riconoscendogli il dovuto, si rischia di far cadere i cosiddetti pilastri che reggono l’umanizzazione della cura e la progettazione e lo sviluppo di pratiche inclusive.

La maggior parte degli operatori, che hanno ben chiara l’importanza nevralgica di tali temi legati al sociale e non sono ancora istituzionalizzati dalla rassegnazione, con notevole e incontestabile spirito di sacrificio si attivano quotidianamente per dare sostegno ai pazienti e ai loro bisogni.

Il sociale, alle nostre latitudini, ha una necessità immediata di rinascere dalle macerie di un sistema aziendalistico o biomedico che non ci appartiene e che va contro una più consona salute mentale di comunità.

Sono, e vorrei affermare anche siamo, se togliamo qualche spocchioso egocentrismo da parte di qualcuno che non vede il cambiamento mondiale in corso, dalla parte delle buone prassi, da contrapporre alla depersonalizzazione del paziente e con una vera attenzione ai diritti inviolabili dei disabili. Questo si può e si deve pretendere in ogni servizio alla persona, è lo stesso va sostenuto da tutti gli attori interessati, a ogni costo, con ogni mezzo e con una buona dose di autocritica.

Sarebbe bello e utile poter contare sul sostegno di tutti e non solo di chi lavora e si danna l’anima, come molti di noi operatori, che a discapito di tutto non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto e la nostra costante presenza ai nostri pazienti, che ci ricambiano e ci sostengono con le rispettive famiglie.

Non è sempre facile essere all’altezza del compito che si ricopre quando sai di non avere di che vivere e di essere senza un futuro certo, ma lo fai ugualmente perché sai che quelle persone contano su di te e il più delle volte hanno solo te.

I servizi alla disabilità richiedono molto tempo e risorse mentali ed economiche da dedicare, ma questo non avviene perché si pensa che basta la solita e paternalistica pacca sulla spalla, una vana promessa e nei casi più riprovevoli la totale indifferenza.

Prendere il malessere dell’anima in mano, voglio chiarire se non è ancora chiaro, richiede coraggio, dedizione e fondi dedicati e sicuri che rendono la rete sociale di assistenza solida e reattiva, creando così speranza e opportunità di vita.

Concludo, sostenendo con forza, che dovremmo partire dalla vitalità che in passato si ebbe con la rivoluzione ideale e etica di Franco Basaglia, tornando ad essere d’aiuto e a difesa dei diritti dei più fragili e riconoscendogli una propria identità sociale e un proprio senso nel mondo, dove la diversità dell’espressione umana diviene ricchezza e non limite. (gf)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Garantire risorse per assistenza disabili

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha ribadito la necessità di accogliere l’appello delle Associazione del Terzo settore impegnate nell’assistenza alle famiglie con bambini diversamente abili, «garantendo tutte le risorse disponibili per potenziare la rete socio-sanitaria della Calabria».

«Mi farò portavoce di questa istanza presso la Regione e il ministero della Salute, certa che su un tema così importante vi sarà da parte di tutti il massimo impegno» ha evidenziato Nesci, nel corso dell’incontro, in video collegamento, con con le associazioni del Comitato Articolo 24, rappresentate da Nuccio Vadalà, Giovanni Schipani, Giuliano Quattrone, Giovanni Marino, Mirella Gangeri, Pasquale Casile, Domenico Barresi, Antonio Alvaro, Vito Crea, Maria Franco, Anna Maria Chiaia e Mario Nasone.

«Le associazioni – ha proseguito – che operano nel mondo della disabilità infantile, rappresentano il collante del tessuto sociale e, soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria, assicurano un servizio essenziale per la nostra comunità. Quotidianamente supportano le famiglie che devono affrontare le criticità e le carenze del sistema sanitario, sono madri e padri di bambini disabili che hanno il diritto di ricevere i servizi di base sul territorio».

«Le istituzioni – ha sottolineato – hanno il dovere di garantire lo stanziamento dei fondi necessari per finanziare i centri di diagnosi, cura e assistenza che, in particolare nella Provincia di Reggio Calabria, hanno bisogno di essere potenziati. Interpellerò Regione e Ministero con riferimento alle risorse necessarie, ma anche all’abbattimento delle liste d’attesa e all’attivazione dei servizi di neuropsichiatria infantile e dei centri di riabilitazione».

«Ringrazio le tante associazioni che da anni lavorano con grande abnegazione per garantire tutti gli aiuti ai bambini diversamente abili. Lo Stato deve fare la propria parte – ha concluso Nesci – per non lasciare sole le migliaia di famiglie che nel nostro territorio chiedono parità di diritti». (rrm)