di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Battuta d’arresto? No. Fragilità umana. Una fisiologica convalescenza post intervento di neurochirurgia, coerentemente affidato a mani locali, mi ha tenuto lontano da lavoro, attività sociali, giornalistiche, ma non certo dal rendermi edotto su quanto continua ad accadere in città.
Partiamo da una constatazione piuttosto ripetitiva. La vita a Reggio è appetibile?
Risposta forte e chiara: NO. Senza se e senza ma.
Va da sé la seconda domanda: ma Reggio vuole cambiare?
E qui la risposta è meno semplice. Differenziata. C’è una buona parte di cittadini che vorrebbe vivere in un luogo normale, un’altra che gode del caos esistente, perché spudoratamente, ne approfitta. Sta di fatto che nessuno fa nulla, se non qualche voce clamante nel deserto che, paradossalmente, invece di cogliere approvazione, colleziona menzogne, improperi e opposizione immotivata. Se a questo irrazionale atteggiamento, aggiungiamo l’attività incessante degli odiatori di professione, il conto è presto fatto!
Questo, in estrema sintesi, il panorama desolante che non rappresenta l’ opinione di chi scrive, ma ciò che tutti abbiamo sotto gli occhi.
La città, bella e gentile, fino agli anni 70, assiste inebetita ad una continua spoliazione, maledettamente ordita da personaggi di potere, la maggior parte dei quali non vanta certamente origini locali. La qualcosa assume valore negativo inaccettabile. Mercenari potenti, pro tempore, ma che determinano danni al patrimonio cittadino, con difficile possibilità di risarcimento morale e materiale .
Quel che risulta indigeribile è che anche la Santa Madre Chiesa sembrerebbe rispondere a questa logica, per esempio, con la chiusura a breve del Seminario Arcivescovile, con trasferimento a Catanzaro, asso pigliatutto! Da non credere.
A questa ulteriore inspiegabile spoliazione, va ad aggiungersi la grottesca, se non delinquenziale, intenzione dei Palazzi di alienare l’università Dante Alighieri a favore di maneggioni del commercio della cultura, facendola diventare on line, con tutto ciò che ne deriva e di cui dirò più avanti.
Io non entro nel merito di chi ci sia dietro e delle qualità morali degli aspiranti accademici, non certo per paura di offendere qualcuno, ma perché difendo a spada tratta il patrimonio della mia Città, da chiunque aggredita. Una cosa sarebbe il potenziare l’Ateneo con importanti investimenti, anche privati ma non sotto forma di acquisti, altra è quella di snaturare questa pubblica – e tale deve rimanere – università che dell’online non ne vuole proprio sapere. L’apprendimento accademico nasce dal contatto diretto con lo studente, dal collegio docenti che si raccorda, dalla vita trascorsa entro le mura di una Scuola superiore, non solo dalle nozioni elargite da piatti e freddi monitor, in qualunque ora del giorno, senza regole, senza quel tempo che viene scandito dalle lezioni, dalle sessione d’esame e da quant’altro forma oggetto di una vita di comunità accademica. Certo, è fin troppo comodo non dover frequentare, studiare quanto basta, non avere scadenze, potersi iscrivere in qualunque momento ma… è vero insegnamento ? Ricordate la scuola peripatetica di Aristotele… cosi facendo, siamo riusciti ad abbreviare la parola, basta togliere le prime quattro lettere!
E la città: Quale sarebbe il vantaggio? Nessuno. magari ci saranno dieci, centomila iscritti, ma di Reggio non avranno mai contezza, probabilmente non sapranno mai neppure dove si trovi! Tanto è tutto on line.
L’odore di bruciato lo avvertono anche i bambini, come scrive Peppe Caridi su Strettoweb, cui va dato il merito di aver affrontato con coraggio tutta la vicenda. Così come ha fatto Piero Gaeta, una conferma, su Gazzetta, allorquando ha scritto del Seminario senza fare sconti a nessuno. Neppure ai vertici ecclesiastici. Su queste due citazioni, cui si aggiungono molti altri scritti di professionisti della penna, compresi quelli di RTV e di altre reti,c’è finalmente di che stare un po’ più sereni: la stampa a Reggio comincia ad essere più libera, senza timori reverenziali: è più credibile. Bene. L’odore di bruciato, dunque, aleggia sul mancato contributo dovuto dai palazzi delle istituzioni per anni e anni, al secondo ateneo reggino. È stato un po’ come affamare un individuo, per poi offrirgli un tozzo di pane a caro prezzo. Eh no.! Qui siamo un popolo assurdo, ma se vogliamo insorgiamo.
Bisogna sostenere l’UniDA. Prima di tutto procedendo nel percorso che il Presidente Aloi ha tracciato, assieme al rettore della Mediterranea, ed in secondo luogo chiamando a raccolta Confindustria, Camera di Commercio e i singoli imprenditori, quelli stessi che si sono detti favorevoli al salvataggio della Reggina calcio, per poi essere messi fuori da un intrigo di palazzo, che non ha precedenti! Anche qui, io ci sono per la mia città e non voglio nulla. Sia esplicito per stoppare i soliti odiatori.
La soluzione c’è e non è quella della cessione allo straniero di un gioiello, di cui andare orgogliosi.
Mentre scrivo mi giunge la notizia che anche la pallavolo dovrà chiudere i battenti per volontà del facente “finzioni” al comune ! Sogno o son desto? Approfondirò.
In conclusione Reggini, di che ci lamentiamo, alla città mancano i teatri, i luoghi della cultura ,le piazze, l’acqua, l’igiene , la dogana, l’aeroporto, ora anche il Seminario,, l’università, il baseball, la pallavolo. E qual’è il problema.? Otello avrebbe cantato: qui si campa d’aria!
Riflessione finale.
È vero bisogna ribellarsi.
In un paese democratico, come il nostro, la Giustizia è amministrata in nome del Popolo, ma non dal Popolo.
A buon intenditor… (elc)