di SANTO STRATI – Passato Ferragosto, ancora rinvii e tentennamenti di una sinistra che non ascolta il territorio per decidere cosa fare per la prossima tornata elettorale. Tridico continua a essere il candidato ideale (sempre che su di lui converga una scelta unitaria e sia il candidato unico nella sfida con Occhiuto), ma se in tanti lo tirano per la giacchetta non mancano trabocchetti letali da cui farebbe bene a guardarsi. Il pericolo – dice la storia – non viene solo dai nemici, ma molto spesso sono gli amici che tirano la stilettata mortale.
Al di là di queste considerazioni da bar sport, c’è da rilevare una cosa importante: se Tridico dirà di sì (ed è augurabile, ripetiamo solo se sarà il candidato unico) la sua scelta andrà a certificare l’inesistenza del PD in Calabria (quello attuale) che non è stato in grado di costruire una candidatura propria, forte e autorevole. La crisi non è di questi mesi e non si porti avanti la misera giustificazione del poco tempo “concesso” da Occhiuto agli avversari. È una storiella buona per gli allocchi. I tesserati e, soprattutto gli ex, sono imbufaliti e smarriti, anche di fronte alle proposte “alternative” all’eventuale no di Tridico. Una sfida che con Tridico potrebbe offrire non poche chances di rivincita.
E Occhiuto? Si dice caricatissimo, incurante dei malumori romani e dei sussurri che arrivano in campo giudiziario. Se non lo ferma la magistratura è supervincente (anche se qualche alleato lo voterebbe a malincuore), pur con un macigno (giudiziario) che peserà per tutta la futura legislatura, se i tempi – come da copione – saranno estremamente lunghi. Un avviso di garanzia non è un anticipo di condanna, anche se nel nostro Paese spesso è peggio), ma turba le coscienze e i sonni. Entro domani si deve dimettere da Commissario alla Sanità (sennò risulta ineleggibile, secondo le norme elettorali vigenti) ed entro domani la sinistra dirà chi sarà il suo sfidante (o i suoi sfidanti, se deciderà di suicidarsi politicamente anche in Calabria). (s)







