di CLAUDIO ALOISIO – La vicenda Sacal si arricchisce di nuovi capitoli trasformandosi da brutta telenovela, qual è fino ad oggi stata, in una tragicomica farsa a cui i calabresi ma, sopratutto i reggini, sono costretti ad assistere da ormai troppo tempo, pagando sulla loro pelle inefficienze intollerabili e scelte discutibili.
Ricapitoliamo gli ultimi fatti balzati agli onori della cronaca: il 2 luglio la Sacal indice un’assemblea straordinaria in cui si delibera un aumento di capitale per far fronte alle perdite della Società fino a quel momento a maggioranza pubblica.
I soci pubblici: Comune di Lamezia Terme, Regione Calabria, Provincia di Catanzaro, Camera di Commercio di Catanzaro, Comune di Catanzaro, Confindustria Catanzaro, Provincia di Cosenza, Camera di Commercio di Cosenza, Confindustria Cosenza, Camera di Commercio di Vibo Valentia e CORAP, come si evince dal comunicato della Sacal rilasciato a seguito delle circostanziate dichiarazioni del Presidente della Regione Occhiuto che hanno fatto scoppiare questo ennesimo vergognoso bubbone, non sottoscrivono tutte le quote di rispettiva competenza.
Le suddette quote non sottoscritte vengono quindi acquisite dalla società privata Lamezia Sviluppo (il cui nome lascia già intravedere l’interesse principale di tale società nell’ambito della gestione degli scali calabresi) che così facendo arriva al 51,96% sovvertendo gli assetti societari
Successivamente alla denuncia del Presidente Occhiuto che dichiara di voler vederci chiaro in questa “strana” vicenda si muove anche l’Enac, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, che invia una durissima nota ai soci pubblici della Sacal in cui parla di «grave violazione» degli accordi siglati e di una privatizzazione avviata surrettiziamente, in contrasto con le disposizioni che regolano la materia.
Oltre a ciò si appresta ad inviare un esposto in Procura e sembrerebbe intenzionato ad avviare il procedimento di revoca della concessione per l’aeroporto di Lamezia Terme
La giustificazione della Sacal a questa grottesca vicenda è che le determinazioni sono state prese dai Soci Pubblici e che tale operazione rispetta pienamente lo Statuto della società. Quella di Lamezia Sviluppo, invece, è che l’operazione di ricapitalizzazione ha permesso di evitare il fallimento salvaguardando operatività e posti di lavoro.
Peccato però che nessuno, durante le operazioni di sottoscrizione dell’aumento di capitale, ha tenuto in considerazione la volontà della Città Metropolitana di Reggio Calabria di entrare nella compagine societaria con una quota da due milioni di euro. Va da sé che ove la richiesta fosse stata accettata, gli equilibri tra parte pubblica e privata non sarebbero cambiati.
Quindi la domanda sorge spontanea: perché questa scelta? Perché, data la situazione precaria della Società di Gestione ratificata anche dal comunicato di Lamezia Sviluppo, non si è permesso alla Città Metropolitana di Reggio Calabria di acquisire quote societarie? Perché non si è cercato di coinvolgere altri Enti come, ad esempio, la Camera di Commercio reggina che aveva dimostrato interesse all’ipotesi di un eventuale entrata in Sacal?
Ci sarebbero anche altre domande che al momento rimangono senza risposta: perché gli Enti preposti al controllo non hanno agito o l’hanno fatto solo dopo l’operazione? Come ha potuto la parte pubblica presente nella compagine societaria, con la propria inazione, permettere che la maggioranza assoluta finisse nelle mani di un’unica società privata contravvenendo a norme e accordi? E per ultimo, qual è il “misterioso” motivo per il quale il piano industriale della Sacal continua da essere una sorta di “terzo segreto di Fatima” inconoscibile dagli Enti territoriali e dai cittadini?
Da parte nostra, come Confesecenti Reggio Calabria, supporteremo tutte le eventuali azioni che verranno avviate dalla Città Metropolitana e dagli altri Enti Territoriali per la tutela dell’Aeroporto dello Stretto, ostaggio di una Società che si è dimostrata incapace di programmarne lo sviluppo e che, come si è ulteriormente evidenziato in questi ultimi giorni, è stata gestita in maniera quantomeno opaca e, nell’ambito dell’ultimo aumento di capitale, sembrerebbe anche illegale. (cla)
[Claudio Aloisio è presidente della Confesercenti di Reggio Calabria]
«Grazie ad una risoluta azione diplomatica su più fronti,insieme al neo Governatore della Calabria, Roberto Occhiuto,siamo riusciti ad ottenere la deroga per tutti i 35 lavoratori (ormai ex Alitalia) di Reggio Calabria, scongiurando intanto i licenziamenti». Lo ha reso noto, con soddisfazione, il deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro.
«Un atto – ha spiegato – sancito tramite la formale richiesta di autorizzazione inoltrata da Ita ad Enac per poter avvalersi dei 35 lavoratori in questione. Un risultato dalla sottile importanza per cui mi corre l’obbligo di ringraziare pubblicamente il Viceministro del Mef, Laura Castelli, ed il Direttore generale dell’Enac, Alessio Quaranta.
«Deroga tutt’altro che scontata – ha aggiunto Francesco Cannizzaro – che servirà a traghettare questi qualificati operatori fino all’espletamento di formale gara, ovvero quei 30 giorni di tempo necessario affinché si arrivi al definitivo affidamento dei servizi di handling al nuovo gestore, che potrà quindi procedere con l’assorbimento del personale del Tito Minniti. E ci batteremo per questo».
Salvaguardati in primis i posti di lavoro, argomento principale degli incontri delle ultime 48 ore, menzione particolare merita poi il vertice con l’Amministratore Delegato di Ita, Fabio Lazzerini, molto utile per poter evidenziare le necessità dei passeggeri dello Stretto e l’importanza strategica del “Tito Minniti”.
«In un momento così delicato per la ripartenza del Paese e per l’avvio dei piani di rilancio del nostro Aeroporto, non possiamo permetterci di perdere competenze e risorse. Nonostante il caos generatosi in diversi scali italiani a causa del cambio del soggetto societario – chiosa il parlamentare – Reggio ancora una volta ha avuto voce in capitolo».
Il deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro, e il presidente della Sacal, Giulio De Metrio, hanno reso noto che «stiamo lavorando a un cambiamento epocale» per l’Aeroporto di Reggio Calabria.
I due, infatti, a Roma hanno incontrato i vertici di Enac, in continuità con l’incontro dei mesi scorsi, supportati da dati tecnici molto rilevanti per arrivare all’obiettivo: abbattere le limitazioni operative che frenano l’Aeroporto di Reggio Calabria, e si sono presentati con un dossier tecnico redatto dalla ditta olandese To70, società internazionale indipendente che su incarico di Sacal ha predisposto le basi per poter superare il problema delle limitazioni, dimostrando ai piani alti dell’Aviazione Civile che quei limiti possono essere oltrepassati colmando determinate lacune infrastrutturali e rivedendo parte della concezione logistica dello scalo reggino.
Non è impresa da poco convincere Enac a tramutare l’Aeroporto dello Stretto in categoria B, ma l’unica possibilità di svolta sta proprio lì.
Quella con il direttore Generale, Alessio Quaranta, ed il direttore centrale regolazione aerea, Fabio Nicolai, è stata una discussione molto franca e concreta. I risultati dello studio su nuove procedure strumentali per l’atterraggio sono molto promettenti. Tuttavia, è evidente che a fronte del corposo dossier olandese sono necessari approfondimenti dettagliati da parte di Enac, che ha già predisposto un’altra riunione nelle prossime settimane per rispondere a quanto reclamato a gran voce da Cannizzaro e De Metrio.
Le parti convergono sul fatto che componente fondamentale è il tempo: risulta infatti imprescindibile trovare una soluzione in rapidità, per via della situazione di Alitalia in costante evoluzione e soprattutto dell’inizio dei bandi di gara frutto dell’Emendamento pro Aeroporto Cannizzaro 16.012.
E, la riunione tecnico-operativa, è stata, appunto, l’occasione per parlare anche di ciò che prevedrebbe l’emendamento, con annessi progetti ed investimenti, che risultano adesso più che mai inevitabilmente collegati all’abbattimento delle limitazioni e, dunque, convergenti. (rrc)
Lettera aperta contro la Sacal, la società di gestione dei tre aeroporti calabresi, da parte del comitato spontaneo costituitosi a Reggio, in difesa della struttura aeroportuale. La lettera, inviata all’ENAC e per conoscenza ad amministratori regionali e locali, imputa alla Sacal un atteggiamento «irresponsabile» nei confronti dell’Aeroporto dello Stretto. Alla lettera è seguita la presa di posizione dell’assessora comunale ai Trasporti e all’Urbanistica di Reggio, Mariangela Cama. «Sull’aeroporto dello Stretto di Reggio – ha dichiarato la Cama – è giunta l’ora di passare dalle parole ai fatti. Troppe volte abbiamo assistito ad annunci roboanti e dichiarazioni di intenti che però nel tempo si sono rivelati esclusivamente un bluff nei confronti della comunità dei cittadini di Reggio e dello Stretto. A Sacal chiediamo una netta e concreta accelerazione delle attività per lo sviluppo del nostro aeroporto. Da parte nostra siamo pronti, da istituzioni responsabili, a supportare concretamente questo percorso, ma è necessario aprire una fase nuova, trasparente, partecipata e soprattutto realmente incisiva nelle dinamiche di sviluppo di un’infrastruttura strategica per il nostro territorio.
«Da giorni – afferma l’assessora – leggiamo sulla stampa locale di una fase di stallo finanziario che la società di gestione starebbe attraversando, con una richiesta di ricapitalizzazione nei confronti del proprio socio di maggioranza. Ma al di là delle dichiarazioni d’intenti della Regione, non esistono, ad oggi, risultanze concrete di un percorso di crescita per lo scalo reggino. Né possiamo immaginare di gioire per l’annuncio della presenza di un solo volo per Roma in orario mattutino previsto per il solo mese di settembre, senza ritorno serale peraltro, che appare più come un inutile contentino, una sorta di ripiego, piuttosto che un reale segnale di risveglio delle programmazione societaria nei confronti dello scalo reggino.
«Così mentre a Lamezia si susseguono le novità positive per lo scalo principale, Reggio continua a rimanere indietro e quel che è peggio, al di là dei rapporti cordiali con il presidente De Metrio, recentemente audito nell’ambito della riunione della task force reggina sull’aeroporto, non vi sono oggi segnali che lascino intuire una reale inversione di tendenza sullo sviluppo del nostro scalo. Rimangono ancora in piedi le limitazioni tecniche, non si hanno notizie ufficiali del progetto di ammodernamento dell’aerostazione, né siamo a conoscenza di reali intenzioni da parte di Sacal di allargare la base societaria accogliendo l’ingresso di nuovi soci.
«Il sindaco Falcomatà – prosegue l’assessora reggina – ha dichiarato a più riprese l’intenzione della Città metropolitana di entrare nella società di gestione, previa presa visione, prevista dalla normativa, del piano industriale della società. Una richiesta peraltro nient’affatto secondaria, considerando soprattutto che serve anche un’operazione di chiarezza nei confronti dell’intera comunità reggina, che da anni assiste solo ad una sequela di annunci sull’aeroporto senza però che questi siano seguiti reali e concrete opportunità di sviluppo.
«C’è da considerare inoltre che, al di là dello sviluppo dell’aeroporto su scala regionale, l’obiettivo strategico è quello di generare una reale conurbazione tra le due sponde dello Stretto, per aumentare il flusso dell’utenza da parte della sponda messinese. In questo senso riteniamo urgente e necessario attivare azioni congiunte con l’Autorità di Sistema Portuale e con Rfi, per rilanciare il collegamento con Messina, integrando e potenziando il sistema infrastrutturale per come programmato anche dal’Amministrazione comunale reggina. Su questi temi abbiamo la necessità di confrontarci al più presto con Sacal, nella speranza che questi mesi di interlocuzione preliminare, in attesa di concrete ipotesi di sviluppo, non siano purtroppo trascorsi invano».
Difficile, del resto lasciare inascoltata la documentata denuncia del comitato spontaneo sull’Aeroporto: «Premesso che – si legge nella lettera del comitato spontaneo – l’aeroporto di Reggio di Calabria sia da molti anni afflitto da una crisi causata dalla mancata presenza di vettori aerei in grado di soddisfare le richieste della città e di praticare una politica tariffaria congrua alla Domanda del Bacino d’Utenza dello Stretto tra Reggio e Messina.
• Come da Report 1/2017 “Stato di Attuazione degli Investimenti Aeroportuali in Italia” (URL: https://www.enac.gov.it/…/N123…/report_1_2017_stampa.pdf) e Precedenti, pubblicati nel sito ENAC, in cui la stessa metteva in evidenza le cause del progressivo calo dell’utenza, tra cui la più gravosa era ed è tutt’ora riferita al mancato collegamento della struttura con la Ferrovia e i collegamenti marittimi con Messina, Isole Eolie e Taormina.
• Tali difficoltà erano e sono note alle varie P.A. e enti competenti che per cercare di superare tali difficoltà hanno realizzato importanti investimenti pubblici ed in particolare la Stazione Ferroviaria (Aeroporto) e il Pontile per l’Attracco di Aliscafi e vari.
• La Stazione (Aeroporto) sia perfettamente funzionante e aperta al pubblico ma inutilizzabile dall’Utenza dell’Aeroporto in quanto la viabilità di collegamento è de facto ostruita e il Pontile lasciato in stato di abbandono da ormai diversi anni.
• Il Parlamento Italiano ha stanziato un finanziamento di circa 25 Milioni di Euro per la valorizzazione della Struttura.
• SACAL ha in sfregio ad ogni ragionevole valutazione inteso utilizzare queste ingenti risorse per frazionare gli Interventi in 9 micro-progetti che non affrontano i problemi citati (da voi evidenziati) e che peraltro non tengono conto della previsione d’istituzione dell’Area ZES.
• In data 27 Gennaio 2020 un Gruppo Imprenditoriale Reggino ha offerto, gratuitamente, un progetto preliminare e uno studio di fattibilità per la realizzazione di una nuova aerostazione da realizzare all’interno dell’area aeroportuale in corrispondenza della fermata della Ferrovia e del Pontile che prevede un costo complessivo di realizzazione pari a circa 32 Milioni di Euro.
• Il Comune di Reggio Calabria ha già approvato un progetto per la realizzazione della nuova viabilità di collegamento tra il Centro Città e la Stazione (Aeroporto), il Pontile e l’eventuale Nuova Aerostazione.
Ciò premesso, si chiede di sapere quali valutazioni siano state eseguite per giustificare la realizzazione di opere minimali (i 9 micro-progetti di cui sopra) sulla Vecchia Aerostazione che non porteranno nessun cambiamento in termini di inter-modalità tra le varie Strutture, di cui sopra, e pertanto nessun miglioramento in termini di Funzionalità dell’Aeroporto e di Attrattività dello stesso.
Le condizioni economiche dell’Italia e della nostra città in particolare non possono consentire di continuare a spendere denaro pubblico senza possedere la certezza di un ritorno in termini di risultati.
Si invitano le Autorità in Indirizzo di avviare ogni utile approfondimento al fine di evitare che anche questa occasione diventi un’occasione persa». (rrc)
Forse è la volta buona che si prepara sul serio il rilancio dell’Aeroporto dello Stretto. Le limitazioni operative dello scalo hanno fino ad oggi penalizzato Reggio e il suo traffico: per poter atterrare i piloti devono avere una speciale abilitazione con formazione aggiuntiva che non tutte le compagnie aeree richiedono. Piuttosto che investire nella formazione specifica per particoli condizioni di atterraggio “difficile”, RyanAir, per esempio ha preferito ignorare nelle proprie rotte lo scalo reggino. Qualcosa sta, però, cambiando grazie all’encomiabile attivismo dell’on. Francesco Cannizzaro, il deputato reggino famoso per gli emendamenti dell’ultimo minuto a favore di Reggio: ha “strappato” 27,5 milioni per l’Aeroporto nella finanziaria 2019, e 15 milioni, in quella attuale, per la portualità di Reggio. Cannizzaro ha chiesto una riunione operativa all’Enac (l’Ente Nazionale di Aviazione Civile) per discutere delle “limitazioni operative” dell’Aeroporto dello Stretto.
Un incontro di due ore al quale hanno preso parte il Direttore generale dell’Ente Alessio Quaranta ed il Direttore centrale vigilanza tecnica Claudio Eminente. Con il parlamentare reggino c’erano il Presidente della Sacal, la società di gestione degli aeroporti calabresi, Giulio De Metrio ed il Direttore generale della stessa società Piervittorio Farabbi, l’assessore ai Trasporti della Regione Calabria Domenica Catalfamo ed il Dirigente del settore Giuseppe Pavone.
Nell’incontro con Enac sono stati affrontati vari temi relativi al rilancio dell’Aeroporto di Reggio Calabria, due in particolare quelli più rilevanti: l’accelerazione degli investimenti relativi ai 27,5 milioni di euro disponibili grazie all’Emendamento Cannizzaro che ha portato alla firma della Convenzione Mit-Enac-Sacal nel luglio scorso, per i quali oggi sono stati definiti gli impegni di tutte le parti per addivenire il più rapidamente possibile all’avvio dei lavori; la rimodulazione delle limitazioni all’atterraggio, che rappresentano una barriera all’ingresso da parte di molti vettori aerei. E si è registrata grande disponibilità da parte dell’Ente di Aviazione a superare un ostacolo allo sviluppo dello scalo reggino: abbattere l’atavico intoppo delle limitazioni renderebbe immediatamente appetibile l’Aeroporto, attraendo nuovi vettori.
Dal canto suo, il presidente della Sacal De Metrio ha predisposto la documentazione che fornisce nuovi elementi di giudizio per supportare l’Enac nell’eliminazione le delle limitazioni esistenti, rendendo fruibile lo scalo a tutte le compagnie aeree e con costi operativi ridotti rispetto ad oggi. Enac, condividendo l’opportunità di rilancio dell’Aeroporto e recependo le richieste in tal senso dell’on. Cannizzaro e dell’Assessore regionale Catalfamo, effettuerà in tempi stretti un’attenta e scrupolosa verifica della documentazione, con l’obiettivo di giungere al più presto all’eliminazione delle restrizioni.
Da segnalare l’impegno del presidente De Metrio, che si sta spendendo oltremodo nel dare nuovi impulsi dando le giuste attenzioni all’infrastruttura reggina in chiave di rilancio dell’intero territorio calabrese e di tutto il suo sistema aeroportuale. Fondamentale anche il supporto tecnico dell’assessore Catalfamo costantemente impegnata a dare il suo apporto per la definitiva soluzione del problema. Tutte le componenti tecniche oggi hanno cooperato sedute allo stesso tavolo per addivenire ad una soluzione efficace, manifestando ampia apertura verso un rapido superamento dell’annosa problematica.
Calabria.Live ha chiesto all’ing. Michele Buonsanti, professore di Modleli per la Sicurezza dei Trasporti al Dipartimento di Ingegneria dell’Università Mediterranea di Reggio e grande conoscitore dei problemi dello scalo reggino, come valuta l’iniziativa dell’on. Cannizzaro presso l’Enac.
«Apprendo con moderata soddisfazione – afferma l’ing. Buonsanti – la notizia del qualificato, quanto importante incontro avvenuto in sede Enac tra la delegazione calabra, diretta dall’on.le Cannizzaro ed i vertici dell’Autorità preposta al controllo dell’aviazione civile e commerciale italiana. Mi compiaccio, poiché finalmente qualcuno ha messo sul giusto tavolo il vero ed unico problema dello scalo reggino, ovvero la sicurezza operativa di atterraggi e decolli. Problema atavico che periodicamente si ripete specie quando l’evoluzione dei velivoli commerciali compie un salto di scala in termini di performance operativa e non solo per capacità di trasporto.
Era successo al salto F27 con DC9-30 quando operava l’ATI, si ripeté quando avvenne il cambio DC9-30 / MD80 con Alitalia concludendosi al passaggio finale con la classe Airbus 320.
La problematica riscontrata è sempre la stessa ovvero la fase finale di avvicinamento che per particolarità orografiche non consente un perfetto allineamento alla pista in tempi quote e velocità normalmente utilizzate in altri aeroporti.
Questo ha impedito la classificazione come strumentale del nostro aeroporto (ed invece sarebbe bastato poco anche in passato intervenire con opportune radioassistenze, sulla pista 15 lato testata 33, per ovviare questo annoso problema che comporta la non operatività dello scalo quando le condizioni di visibilità scendono sotto le minime del volo a vista e quindi, paradossalmente un velivolo da turismo vola (VFR Speciale) e la linea resta a terra.
Ad ogni modo quello che ho potuto apprezzare è che finalmente si parla di intervenire sulle restrizioni operative che toccano la pista 15/33. Queste non sono poche, ben 2 pagine di AIP (Aeronautical information publication). Tra l’altro non è solo un problema di giusta quanto opportuna qualificazione e mantenimento delle current specifiche per l’avvicinamento RWY 33, bensì limitazioni sono presenti per vento al traverso, pista bagnata ed altro, che rendono oggettivamente complesso un uso normale della infrastruttura.
Atteso che si parla di interventi idonei alla eliminazione (personalmente mi sembra una parola troppo prematura, visto lo stato dell’arte) delle restrizioni, anche una loro adeguata riduzione potrebbe consentire attività operative più spedite aprendo la fruibilità a più operatori, con meno limitazioni.
Non sono pochi gli interventi mirati per garantire una maggiore sicurezza del volo ma ribadisco, dovranno essere mirati a risolvere un problema vero e concreto, non intervenire, avendo le somme a disposizione, per spendere comunque.
Ho avuto modo di leggere il piano di intervento e non posso che apprezzare il primo della lista appaltato (così leggo dalla stampa). Gli aiuto visivi, cui l’intervento è proposto sono una componente fondamentale nelle procedure di avvicinamento ma anche nelle fasi di taxi durante le operazioni notturne. Ma in ogni modo il punto debole e critico di tutto il sistema è la fase finale dell’avvicinamento per la pista 33 ove il raggio di virata (migliorabile) comporta per i velivoli di linea l’allineamento finale a quote variabili tra 200 e 300 ft., poco, molto poco specie nella distanza tra allineamento e touchdown. Se poi si pensa che il velivolo pesa intorno a 70 tonn. e viaggia a circa 5 km al minuto si comprende la grande energia in gioco, per portare in stato di fermo pista il velivolo. (e qui si spiegano quelle non dolci frenate cui spesso è necessario ricorrere)
Ecco quindi la necessità di un intervento profondo e radicale per gli avvicinamenti per RWY33, evitando di pensare che l’evoluzione tecnologica, specie degli apparati GPS, possa essere la completa risoluzione del problema. Certamente eccellenti ausili ma a volte, impossibilitati a risolvere alla radice il problema, che da noi è il tratto in curva, necessariamente manuale, tale da non consentire nessun automatismo. Logica la richiesta di garanzie per gli equipaggi che volano questa procedura.
Personalmente, in funzione delle mie conoscenze non penso che l’introduzione di nuove tecnologie possa eliminare totalmente una restrizione dettata dalla morfologia dei luoghi. Ovvero, l’autorità manterrebbe la richiesta di qualifica sull’aeroporto per i comandanti di velivoli commerciali, ma certamente potranno allentarsi altri vincoli e questo è un bene che se realizzato andrà riconosciuta la brillante iniziativa del parlamentare reggino.
Nondimeno, ritengo sempre in funzione della mia esperienza che potrebbero essere percorse altre strade atte a verificare la possibilità di una modifica, sempre con procedura RNAV, del sentiero di avvicinamento al fine di aumentare il più possibile il raggio di virata ovvero, avere distanze finali, dopo il livellamento, molto più consistenti e tali da consentire manovre di modifica delle traiettorie finali.
Importante in ogni caso mirare gli interventi il più possibile alla Sicurezza del Volo: serve più una procedura di sicurezza, una radioassistenza, un aiuto visivo, rispetto a maquillage che certamente hanno la loro dignità ma sulla scala delle funzionalità, mi permetto esprimere dubbi». (rrm)
Michele Buonsanti*
*Michele Buonsanti è professore al dipartimento di Ingegneria di Reggio Calabria, di Modelli per la Sicurezza dei Trasporti. Parimenti è docento presso lo Stato Maggiore Aeronautica Istituto per la Sicurezza Volo, per i corsi di S.V. agli ufficiali della F.A. . E’ qualificata Ufficiale Sicurezza Volo ed Investigatore oltre ad essere Istruttore CRM.
di SANTO STRATI – Chiude l’aeroporto di Reggio, si aprono le polemiche. Una chiusura fino al 25 marzo ufficialmente per l’emergenza coronavirus, ma anche per insostenibile mancanza di passeggeri. È, però, in buona compagnia, visto che sono 23 in totale gli scali dove il traffico aereo si ferma, tra cui Ciampino, Linate e Trieste. Una decisione dell’Enac (l’Ente nazionale dell’aviazione civile) che fa parte integrante di quei provvedimenti che dovrebbero garantire la limitazione del contagio. Provvedimenti che, è bene ricordarlo, non sono suggerimenti o “inviti al buonsenso” (che evidentemente manca) ma disposizioni di legge che vanno rispettate da tutti. Probabilmente, una parte di italiani non ha ancora purtroppo compreso la gravità della situazione: c’è ancora chi prende sottogamba le distanze di sicurezza e, stupidamente, non riesce a rinunciare a bere un bicchiere di vino con gli amici su una panchina, visto che bar e osterie sono chiusi. E soprattutto sono i giovani a preoccupare di più visto che ancora in tanti non si rendono conto che l’unica trasgressione possibile è quella rivolta al loro abituale modo di essere e cioè di non rispettare i divieti: quindi che trasgrediscani alla non osservanza delle regole e seguano, senza riserve, le norme imposte dal Governo. Questa volta la cosa è grave e seria, ma non l’hanno capito nemmeno gli incoscienti, per non usare un termine dispregiativo più consono e in questo caso giustificato, i tantissimi che hanno di nuovo preso d’assalto i treni per tornare al Sud. A infettare, a propagare, quasi sempre inconsapevolmente ma non vale come giustificazione, un contagio che pare inarrestabile.
E allora ben venga la chiusura anche degli aeroporti, incluso Reggio, perché l’unico sistema per bloccare un esodo nefasto è questo: bloccare tutti i mezzi di trasporto interregionali o nazionali. Occorre fermare i treni, i pullman, controllare le auto in direzione casello e basta uno sguardo al portabagagli per capire che si tratta di una folle fuga verso genitori, nonni, familiari, amici che vivono al Sud e che rischiano di pagare caro questa insensatezza.
L’aeroporto chiuso, ma non è un castigo per Reggio, come qualcuno vuol farci credere. I soliti “talebani” difensori fino all’eccesso della regginità sempre unica ad essere sacrificata nel panorama regionale dovranno ricredersi, questa volta, anche se immaginiamo il presidente Sacal Arturo De Felice tirare un respiro di sollievo, visto che lo scalo reggino, con sempre meno passeggeri, costituisce una spina dolorosa che, qualcuno, avrebbe voluto estirpare, dirottando tutti i voli verso Lamezia. Un aeroporto quest’ultimo, internazionale solo per il traffico che riesce a generare, ma con un’aerostazione degna da terzo mondo e una rete di servizi accessori di cui non c’è da vantarsi.
Secondo il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà che aveva vanamente scritto al ministro dei Trasporti Paola De Micheli e insistito sulla necessità di mantenere aperto lo scalo, anche a servizio della dirimpettaia Messina, bisognerebbe almeno garantire un volo giornaliero. Gli ha replicato il deputato azzurro di Reggio Francesco Cannizzaro dicendo di condividere la scelta di chiusura dell’Aeroporto in questo momento di grande emergenza sanitaria. «Non avrebbe senso – ha detto Cannizzaro – tenere aperto uno scalo che nessuno può utilizzare perché tutti devono rimanere chiusi in casa. Bisogna in tutti i modi possibili e immaginabili tentare di arginare l’epidemia del nuovo Coronavirus ed evitare che arrivi in Calabria. È quindi giusto che rimanga il solo Aeroporto di Lamezia Terme come scalo di servizio per le emergenze e per i movimenti straordinari di chi è costretto a recarsi fuori dalla Calabria soltanto per motivi più che necessari. Io stesso due giorni fa sono andato a Roma per contribuire in Parlamento al raggiungimento del numero legale necessario per approvare un provvedimento fondamentale rispetto a questa crisi senza precedenti, e ho volato praticamente da solo».
Cannizzaro è ancora più esplicito nel ricordare che occorre rispettare le misure d’emergenza imposte: «Reggio e la Calabria oggi devono rimanere isolate per evitare che l’epidemia possa dilagare anche nel nostro territorio come già accaduto al Nord, con conseguenze devastanti sulla popolazione. Ben venga, quindi, la momentanea chiusura dell’Aeroporto che è legata a quest’emergenza. Insieme a Reggio Calabria, infatti, il Ministero ha chiuso anche altri scali più grandi come Milano Linate, Bergamo Orio al Serio, Verona, Firenze e Brindisi. Non dobbiamo quindi considerarci vittime: non c’è nessuna volontà di colpire l’Aeroporto dello Stretto, ma semplicemente una necessità di tutelare la popolazione e gli operatori aeroportuali da rischi di contagio. Niente complottismi e dietrologia: stiamo vivendo un’emergenza sanitaria senza precedenti, ben venga quindi la chiusura momentanea dell’Aeroporto per evitare il dilagare del contagio. Piuttosto, ribadisco l’invito a tutti i cittadini: rimanete a casa, evitate i contatti sociali, rispettate le norme imposte dalle autorità e istituzioni. E’ un sacrificio richiesto, speriamo per poco tempo, torneremo alla normalità e potremo recuperare tutto il tempo perduto»
Di diversa opinione l’apprezzato storico reggino Pasquale Amato che, con dichiarata sofferenza, non si tiene quello che gli ribolle dentro: «A che serve il “muso duro” dopo 5 anni di assoggettamento alla strategia di affossamento guidata da MarioOliverio e attuata con velenosa determinazione da un Presidente Sacal “nato a Reggio Calabria”? È una dichiarazione di facciata inutile e a delitto compiuto. Ricordo che abbiamo più volte chiesto – il sottoscritto e il collega Domenico Gattuso – di essere ascoltati per esporre le proposte del Movimento per l’Aeroporto senza mai ricevere una risposta; che abbiamo inviato più volte la nostra proposta senza mai ricevere una risposta; che l’abbiamo riproposta inutilmente nelle due uniche occasioni pubbliche: il Consiglio Comunale aperto e il Consiglio Metropolitano aperto. Due finte aperture alla Città e alla Città Metropolitana cui non ha fatto seguito nessun atto. Al termine del Consiglio Metropolitano aperto venne votato all’unanimità un documento ufficiale in cui il Sindaco della Città Metropolitana assumeva l’impegno di nominare un Consigliere Delegato per l’Aeroporto. Non lo ha mai nominato». Amato parla di «ennesimo scippo alla nostra Reggio Metropolitana che segue a tanti che si sono verificati in 50 anni dopo il 1970. E purtroppo devo rilevare che ci sono ancora persone che fanno di tutto per cancellare o ridimensionare il valore della Rivolta del popolo reggino nel 1970, dando una mano a chi continua a scippare, a chi subisce gli scippi e ai giuda che se ne fanno esecutori».
Volendo evitare di alimentare una conflittualità che non servirebbe a nulla, in questo momento, ci permettiamo alcune osservazioni sul problema aeroporto. La chiusura forzata può diventare – come tutte le cose buone che generalmente il dopo-crisi riesce a partorire – una seria opportunità per mettere sul tappeto tutti, ripetiamo, tutti i problemi legati alla dissennata non-gestione dell’Aeroporto dello Stretto, alle promesse mai mantenute, alla progettualità mai presentata, alle reali possibilità di rilancio di uno scalo che nel quadro della mobilità regionale (e dello Stretto, non dimentichiamoci di Messina) diventa strategico.
Qualche domanda è d’obbligo. Al sindaco Falcomatà: dov’è stato in questi cinque anni di amministrazione mentre si distruggeva qualunque ipotesi di rilancio dello scalo? Al deputato Cannizzaro e al presidente De Felice: presentati in pompa magna l’arrivo e l’immediata disponibilità di 25 milioni, frutto della capacità politica del deputato reggino, la scorsa estate, dopo sei mesi non c’è traccia né di un bando di gara né di progetti di attuazione. E non era ancora scoppiata la crisi del Covid-19. Un’altra domanda agli amministratori, ai parlamentari, alla Regione (che, per la verità non è ancora nelle sue funzioni operative): perché nessuno ha guardato, analizzato, discusso il progetto Aeroporto del Mediterraneo offerto gratuitamente alla Città metropolitana dagli architetti Nicola Zera Falduto e Pino Falduto con un costo complessivo di 33 milioni per fare ex novo aerostazione e viabilità? Non ci risulta che qualcuno con potere decisionale abbia confutato progettualità o costi, semplicemente è stato ignorato.
Per questa ragione, in questi dieci giorni di chiusura (se non si andrà oltre) è utile una chiamata a raccolta, con umiltà e passione, di tutti gli attori interessati allo scalo di Reggio. SI chiami dello Stretto o del Mediterraneo, questo aeroporto, lo ribadiamo, dev’essere considerato strategico nel piano di rilancio e di crescita di tutta la Calabria. Ci sono anche i soldi del Piano per il Sud a disposizione: certo, quanto tutto sarà passato si potrà pensare alle infrastrutture e mettere mano ai progetti veri e propri. Però, parliamone, parliamone tutti insieme, coinvolgendo da subito la Presidente Santelli e il nuovo Consiglio regionale. L’errore più grande che continua a ripetersi è non vedere i tre scali calabresi (Crotone è a perenne rischio chiusura) come opportunità di fare rete. È quest ala parola magica che può fare la differenza. (s)
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