È un progetto ambizioso quanto importante, quello realizzato dalla Regione Calabria in collaborazione con il Centro Calabrese di Solidarietà e la Fondazione Città Solidale, che vuole rafforzare i programmi di intervento di carattere preventivo e di trattamento per uomini maltrattanti o potenziali nel territorio.
Si tratta del Centro per Uomini Maltrattanti, che vuole potenziare le conoscenze e le competenze degli operatori dei servizi pubblici e privati sui territori delle province calabresi in merito all’approccio e alla metodologia relativa al trattamento degli uomini che agiscono violenza di genere, ma anche sviluppare e realizzare un piano di prevenzione universale e selettiva sul territorio regionale.
Regione Calabria, Centro Calabrese di Solidarietà, presieduta da Isolina Mantelli, e Fondazione Città Solidale, guidata da Padre Piero Puglisi, intendono sviluppare gli step operativi del progetto avvalendosi comunque di una rete di gittata regionale fatta da Enti pubblici e privati (Aderenti) tra i quali: C.A.D.I.C. (Coordinamento Antiviolenza Donne Insieme Calabria), ODV “Da Donna a Donna”, Ambito Territoriale di Locri, Cooperativa Noemi, Associazione Spazio Aperto, Tavolo Regionale sulla violenza contro le donne (D.G.R. 539/16).
Il Sam di Catanzaro, nato grazie ad un finanziamento del DPO (Progetto Arca) e al percorso formativo ed esperienziale che l’equipe ha potuto apprendere da Centri di consolidata esperienza mutuando linee guida adattate al contesto, entra quindi nella fase operativa: a tal fine, nei giorni scorsi si è tenuta una riunione operativa nella sede del Settore Prevenzione del CCS, in via Fontana Vecchia a Catanzaro.
Il progetto Centro per Uomini Maltrattanti rappresenta di fatto, in particolare per la Regione Calabria, un’innovazione di metodologia e di approccio al fenomeno della violenza di genere, soprattutto in ambito di prevenzione (scelta di lavorare con gli uomini maltrattanti per contrastare i fenomeni di violenza sulle donne). L’approccio metodologico utilizzato nel Centro prevede l’integrazione di aspetti culturali, clinici e criminologici. Le modalità operative sono caratterizzate da uno stile di lavoro individuale, di gruppo o integrato.
I programmi offrono un monte ore dedicato che prevede la presa in carico ed il trattamento ad opera di un’equipe integrata composta da uomini e donne (psicologi, pedagogisti, educatori professionali) che permettano l’emergere nel gruppo di lavoro di dinamiche legate all’appartenenza di genere. Le modalità utilizzate prevedono un periodo di frequentazione ottimale del programma almeno di gittata annuale. Le fasi sono cosi ripartite: presa in carico; lavoro individuale (colloqui psicologici, consulenze ed orientamento; lavoro psico/educativo di gruppo.
Il progetto si avvale di figure professionali che hanno esperienza sul campo e qualifiche universitarie e post universitarie. La prima fase del progetto – che prevede la formazione dell’equipe di lavoro (processo di team building) e della cabina di regia – è già partita. Nel mese di marzo, inoltre, partiranno le attività nelle scuole, mentre tutti i martedì dalle 15 alle 19 continuano le attività dello spazio di ascolto che sono state avviate nelle scorse settimane, nella sede del CCS di via Fontana Vecchia.
Il Centro di riabilitazione per uomini maltrattanti offre un servizio trattamentale strutturato in procedure e scansioni temporali: accettazione della domanda e primo colloquio; fase di valutazione psicologica; percorso psicoeducativo di gruppo per il recupero e il reinserimento degli uomini autori di violenza nelle relazioni affettive.
Gli uomini che afferiscono al servizio volontariamente possono contattare il front office dedicato a mezzo telefono o mail per fissare un primo colloquio di accoglienza della richiesta terapeutica. Il breve percorso valutativo si suddivide in cinque colloqui individuali con uno psicologo/psicoterapeuta; i percorsi, ciclici, invece, sono sviluppati in 24 incontri settimanali, sono finalizzati al recupero e alla riabilitazione dell’uomo rispetto ai comportamenti violenti messi in atto a danno della propria compagna, fidanzata o moglie, accompagnandolo in un processo di autoconsapevolezza rispetto al proprio agito violento, ai condizionamenti del passato, alle proprie rappresentazioni di genere.
A conclusione del percorso di gruppo, l’uomo, per scelta volontaria, può eventualmente usufruire dell’ulteriore servizio di accompagnamento, più a lungo termine: tutti gli uomini che hanno concluso il percorso del gruppo psicoeducativo vengono monitorati con incontri individuali periodici per almeno altri successivi 24 mesi al fine di valutare la congruità e la costanza dei cambiamenti acquisiti. (rcz)