Presentato a Roma il libro “Le mafie nell’era digitale” della Fondazione Magna Grecia

Nella sede dell’Associazione Stampa Estera a Roma è stato presentato il libro Le mafie nell’era digitale, prodotto dalla Fondzione Magna Graecia, presieduta da Nino Foti.

Un progetto di ricerca promosso dalla Fondazione Magna Graecia e curato dal prof. Marcello Ravveduto, che costituisce la base del primo rapporto sulle mafie dell’era digitale.

«Lo spazio virtuale – si legge – è diventato oggi la nuova frontiera della criminalità organizzata. Le mafie sono sempre più ibride, capaci di operare online e offline. Da una massiccia raccolta di dati estratti da Wikipedia e dai principali social network, Youtube, Facebook, Instagram, Twitter e Tiktok, è stata realizzata un’analisi che ha consentito di elaborare alcune tendenze che tracciano la partecipazione e l’intervento di mafiosi, affiliati e simpatizzanti nella sfera digitale».

«La ricerca, realizzata nel pieno rispetto della privacy – si legge – ha dimostrato che l’utilizzo dei social network rende trasparenti i processi di comunicazione delle mafie in cui “fan” promuovono il “brand” attraverso un’estetica del potere che esalta il lusso e l’onore, e quindi il successo dell’organizzazione anche attraverso il ricordo di chi ha dato la vita e di chi ha patito il carcere per giungere a questo risultato. Emoticon, post, contenuti condivisi, hashtag, meme e canzoni si strutturano all’interno di un discorso gergale che raggiunge la superficie delle piattaforme user generated content divenendo elementi di corredo che spingono l’interpretazione del messaggio nel verso del sentire mafioso».

Alla presentazione, hanno partecipato  Esma Cakir, presidente dell’Associazione stampa estera, il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti, Antonio Nicaso, docente alla Queen’s University (Canada) e componente del comitato scientifico della Fondazione Magna Grecia, il direttore della direzione investigativa Antimafia Maurizio Vallone e Marcello Ravveduto, docente di Digital public history all’Università di Salerno e Modena-Reggio Emilia.

Per il presidente Nino Foti, «oggi, chi si occupa di cultura e del Mezzogiorno d’Italia, non può non guardare anche alle narrazioni di soggetti che, purtroppo, sono protagonisti nella produzione di contenuti, di simboli, di stereotipi correlati alle mafie». Per questo «solo attraverso una conoscenza approfondita e strutturata di questi contesti è possibile costruire risposte improntate a una rinnovata e ‘attraente’ narrazione della legalità, anche elaborando progetti di ‘reazione’», ha concluso Foti.

Per Nicaso e Mantovani, «le mafie, oggi, potrebbero continuare a sussistere senza più necessariamente compiere azioni sanguinose, ma solo ricordando a tutti di esserci e di poter ancora agire».

Il direttore Vallone, invece, ha parlato di come sono cambiate le attività delle organizzazioni criminali: «Tre decenni fa, la Mafia metteva le bombe per uccidere i magistrati e le loro scorte. Oggi, invece, utilizzano i bitcoins come moneta di scambio per i traffici illeciti; usano le piattaforme criptate per le loro comunicazioni; e infine, si muovono nel modo del metaverso, dove stanno installando attività imprenditoriali».

«Bisogna, per questi motivi – ha evidenziato – aggiornare gli investigatori perché non bastano più le intercettazioni, ma bisogna seguire i soldi sul web, attraverso la cooperazione internazionale, così da poter bloccare i riscatti che avvengono attraverso gli hacker».

Come rilevato da Ravveduto, ormai «si ricorre frequentemente, a un codice non verbale, fondato, ad esempio, sullo scambio di segni grafici e di immagini dotati di pregnanza simbolica in grado di esibire stili di vita emulativi, quali l’ostentazione della ricchezza e dello sfarzo al limite del kitsch e canzoni a sfondo criminale legate al contesto di appartenenza». (rrm)

 

 

Partita la petizione per ‘Salvare Piazza De Nava dalla demolizione’

Salviamo Piazza De Nava dalla demolizione. È così che si chiama la petizione lanciata dalla Fondazione Mediterranea e dal Comitato Civico Piazza De Nava, con cui si chiede di «bloccare questo progetto demolitivo della storia cittadina, della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi» e indirizzata al sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà e al ministro della Cultura, Dario Franceschini.

«La Soprintendenza ai Beni Architettonici di Reggio Calabria – si legge nel testo della petizione – ha approvato un progetto di completa demolizione della storica e centrale Piazza De Nava, antistante al Museo Nazionale Archeologico della Magna Graecia, edificata nel 1918».

«La Soprintendenza – prosegue il testo – vuole distruggere questo raccolto ed elegante salotto cittadino, altamente identitario e carico di storia, simbolo della ricostruzione post-terremoto 1908, e mutilare il monumento all’on. Giuseppe De Nava, artefice della ricostruzione, per costruirvi un banalissimo “vasto spazio” in cui sarà possibile tenere “mostre, esposizioni ed eventi folkloristici” (testuale dal progetto definitivo)». (rrc)

Link per firmare la petizione.

SudeFuturi: Pnrr, capitale umano, giovani e donne punti su cui far ripartire il Mezzogiorno

Tantissimi sono i temi su cui far ripartire il Mezzogiorno, ma, di sicuro, il Pnrr, il capitale umano, i giovani e le donne sono quelli su cui ci si deve focalizzare, e che sono stati individuati come fondamentali per la ripartenza del Mezzogiorno nel corso dell’ultima sessione di SudeFuturi, il terzo meeting internazionale della Fondazione Magna Grecia che si è chiuso al Castello Ruffo di Scilla.

Degli esseri umani come risorsa per la ripartenza del Mezzogiorno, ne hanno parlato Antonella Polimeni, Rettrice dell’Università La Sapienza di Roma, Anna Barbaro, campionessa di Paratriathlon, Adriano Giannola, presidente della Svimez e Francesco Cicione, presidente Entopan.

La Rettrice Polimeni, ha dichiarato che «mio padre era uomo di questa terra e credo di aver ereditato dalla Calabria la mia grande determinazione».

«Il mio motore è sempre stata la passione per l’attività accademica – ha aggiunto –. Sin da bambina volevo fare l’insegnante». E sui pregi e i limiti della didattica a distanza ha aggiunto: «La dad è stato uno strumento a cui tutte le università italiane si sono adattate velocemente, un’esperienza di cui dovremo far tesoro per rimodulare il futuro immaginando alcune forme di insegnamento. Ma non può in alcun modo sostituire la presenza perché l’università non è solo didattica ma anche socialità. Si devono formare le persone non solo trasmettere i saperi».

Di ripresa ha parlato anche la reggina Anna Barbaro, campionessa di Paratriathlon (argento Tokyo 2021): «La pandemia in un primo momento mi ha abbattuto perché si era capito che le Olimpiadi sarebbero state sospese. Mi sono mancati gli allenamenti ed in particolare il nuoto. Poi la mia famiglia ha allestito una piccola palestra in casa ed il 6 maggio sono tornata in acqua ed è stato bellissimo perché era il mare di casa mia a Pellaro. C’eravamo solo io ed il mio allenatore e non volevo più uscire».

La campionessa si è poi soffermata sulle difficoltà della preparazione ai giochi durante il periodo pandemico: «Fino a Tokyo siamo stati chiusi in bolla. In zona bianca per molti è ripartita la quotidianità mentre noi atleti siamo stati tutelati. Dietro questa medaglia c’è una famiglia forte, un allenatore forte e un compagno presente». Poi, in conclusione, ha raccontato del calore ricevuto dalle persone del territorio che l’hanno supportata fin dagli allenamenti per le vie di Reggio Calabria: «Sono caduta tante volte, ho avuto tante difficoltà ma qualcosa si sta muovendo».

L’Italia non può ripartire se il Nord resta l’unico motore, ne è convinto Adriano Giannola, presidente Svimez. «Pensare di riprendere quello che era prima la pandemia sarebbe un errore. I fondi servono a cambiare rotta nel Paese, soprattutto in tema di Nord e Sud. Non fermare il vento del nord è stato il mantra nazionale degli ultimi decenni, se non cambia questa visione non si riparte». Per far questo sarebbe necessario investire in opere d’impatto, «uno shock emotivo» è ciò di cui il paese ha bisogno. Ciò potrebbe essere rappresentato dai porti e dal ponte sullo Stretto dato che «gli investitori considerano la Sicilia il centro strategico del mediterraneo».

E sul Pnrr ha concluso: «Il problema non è avere il 40% ma come verrà utilizzato».

«Un uomo di esempio» è ciò che è Santo Versace, ha detto il presidente di Entopan, Francesco Cicione, che da anni persegue il sogno di realizzare in Calabria e nel sud Italia, nel cuore del Mediterraneo, un ecosistema di innovazione fatto di spazi, campus fisici materiali e immateriali e stakeholder di vario genere che possano collaborare nello sforzo di produrre innovazione utile e armonica. « Il Sud è una risorsa per l’Europa e soprattutto per il Mediterraneo. La nostra sfida è uno sforzo inedito. Abbiamo deciso di farlo al Sud e senza alcun ricorso alla finanza pubblica. Perché la finanza pubblica non ha tempi compatibili con l’innovazione. Oggi si parla spesso di Pnrr e il grande assente in questa discussione è il contributo umano. Senza un capitalismo generativo non può esistere un’amministrazione etica».

Biagio Mazzotta, Ragioniere generale dello Stato, su domanda di Paolo Mieli in relazione a possibili sottrazioni di fondi del PNRR al Sud, lo ha escluso: «Ritengo non ci sia un problema di sottrazione di risorse al Sud – ha spiegato Mazzotta. Alcuni progetti assegnati in via diretta nell’ambito della rete ferroviaria ad esempio. Altri saranno messi al bando e il 40% degli stanziamenti, andranno al Sud. Se i progetti ci sono e le regioni saranno efficienti, ci saranno i finanziamenti. Nessuna ingiustizia, bisogna saperseli guadagnare. Il Nord rimane in vantaggio in questo momento nella progettazione. Il Sud deve cambiare il modo di fare del recente passato in cui presenta, sì i progetti di spesa, ma molto spesso questi ultimi venivano considerati inammissibili».

Secondo Francesca Moraci, docente, urbanista, già membro cda gruppo Fs, «l’investimento deve essere considerato in una strategia complessiva. Ci vuole una visione, un sistema paese che deve essere competitivo e incastonato nel Mediterraneo. Sarà fondamentale realizzare l’alta velocità fino a Reggio Calabria.  Ci sono 4 miliardi previsti per il Sud e 2 miliardi per nuove opere che devono essere utilizzati per recuperare i ritardi nelle infrastrutture».

Sull’importanza di realizzare infrastrutture nel Meridione si è soffermato anche Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia: «le infrastrutture sono fondamentali per valorizzare le bellezze e i borghi del Sud Italia che spesso sono irraggiungibili proprio per l’assenza di infrastrutture e mezzi».

Inoltre, per la valorizzazione dei borghi semi abbandonati del Meridione, per Spaziani Testa non hanno senso iniziative: «Non è la vendita a un euro delle case  che risolve il problema, bisogna farli rivivere».

Fabrizio Frullani, giornalista del Tg2, ha puntato l’attenzione sui tempi. «Non ci dimentichiamo che per il PNRR saranno fondamentali e che proprio in questi giorni ci sarà il primo banco di prova. Sull’alta velocita, il premier Mario Draghi ha detto che si farà fino a Reggio Calabria. Dobbiamo avere fiducia e ricordare che ci troviamo davanti a un’occasione storica che va accolta con tutte le forze e la disponibilità di tutti».

Sul tema di occupazione, giovani, donne e previdenza nel corso del dibattito moderato dal giornalista Fabrizio Frullani, è intervenuto Cesare Damiano, già ministro del Lavoro, cda Inail, che ha messo in luce il problema della sconnessione tra scuole e imprese.  Spesso essere troppo formati paradossalmente diminuisce le opportunità di occupazione perché ciò comporta una maggiore remunerazione e maggiori diritti e garanzie. «Si diceva che la flessibilità avrebbe creato più posti di lavoro ma non è stato così. Sicuramente il reddito di cittadinanza andrebbe riformulato».

Damiano ha poi parlato di politiche attive che «devono essere un ponte tra la disoccupazione ed il futuro impiego utilizzando formazione e tracciando percorsi su misura».

Ernesto D’Amato, Ceo di Radar Academy che si occupa di ricerca e selezione del personale. «Le imprese occupano due terzi dei lavoratori in Italia per cui rappresentano gran parte degli sbocchi professionali. Le aziende chiedono determinate caratteristiche ma i giovani fanno fatica a trovare occupazione e le ragioni di questo gap risiedono nel sistema scolastico e universitario che dovrebbero porsi delle domande in termini di metodologie».

«Si parla spesso di dad e di didattica in presenza – ha aggiunto – ma si parla poco di modalità didattiche e di apprendimento. Dovremmo rendere l’apprendimento più interessante ed efficace rispetto alle competenze richieste dal mondo del lavoro e soprattutto da quello delle imprese. Il mercato del lavoro deve ripartire da innovazione, competenze digitali e creatività. La risorsa fondamentale per competere sono i giovani».

Anche Marialuisa Gnecchi, vicepresidente Inps, ha espresso un suo pensiero sul reddito di cittadinanza: «È una misura a nucleo familiare per cui paragonare i 700 euro con il guadagno di un singolo componente è sbagliato. Si dovrebbe invece ragionare di lavoro, retribuzione regolare e contribuzione regolare per avere una pensione con cui si possa vivere».

Ha, inoltre, espresso l’urgenza di colmare il gap di genere: «La pensione delle donne è la metà di quella degli uomini. Il lavoro è il primo vero mezzo di inclusione sociale per cui è importante che ci sia equa distribuzione». Gnecchi ha inoltre invitato a ragionare sui lati positivi della pandemia che «ha insegnato che si può lavorare a distanza ed esistono molti lavori che si possono fare da remoto». Lo smart working può diventare volano di occupazione nel Mezzogiorno».

Filippo Ribisi, vicepresidente Confartigianato imprese, ha evidenziato il problema del deficit di formazione. «Mancano le persone formate, gli elettricisti formati, gli edili specializzati. Quello che oggi richiedono le piccole e medie imprese per completare le politiche attive del lavoro non può farsi solo con gli uffici di collocamento ma investendo in risorse umane, riqualificando il personale e comunicando col privato». La soluzione di Ribisi è «investire negli istituti tecnici e nelle scuole professionali perché il futuro del lavoro è nella formazione».

Renato Mason, direttore Cgia Mestre. «La situazione italiana vede Pil, export e consumi interni progredire. Chi ha patito davvero la crisi economica sono giovani, donne e Sud. Chi ha responsabilità decida politiche serie per giovani, donne e Mezzogiorno. O si creano condizioni endogene territoriali di sviluppo e crescita o non si va da nessuna parte».

Mason si è, poi, interrogato sulla crescita esponenziale di partite Iva al meridione in controtendenza con ciò che sta accadendo al Nord e ha esortato chi ha potere dirigenziale a capire «dove, come e perché nascono» e soprattutto ha esortato a «mettere una rete di protezione» per le pmi.  In ultimo ha puntato i riflettori su un altro fenomeno preoccupante che è l’abbandono scolastico.

E sull’aumento delle partite Iva si è interrogato anche Alessandro Paone, giuslavorista e partner Lablaw: «Significano crescita o una fuga dal lavoro subordinato?».

Dopodiché invitato a ragionare sui lavori del futuro «che non sono stati ancora studiati. Abbiamo sempre studiato la crescita ma non lo sviluppo. Non guardiamo mai al domani».

Di trasformazione digitale ha parlato Anna Gionfriddo di Manpower Group Italia. «Siamo in un momento importante di trasformazione digitale che la pandemia ha accelerato in maniera importante. Si è subito pensato che questa trasformazione avrebbe tolto posti di lavoro ma non è cosi. Compito del mercato del lavoro è far incontrare la richiesta di occupazione con le effettive competenze».

«Nel Sud – ha aggiunto – la prospettiva è positiva. Il turismo, che è il settore trainante, è ripartito solo che non si trova personale da reclutare perché nel frattempo le persone si sono ricollocate».

Ivano Spallanzani, presidente Assimpresa Spa, ha parlato ancora di partite iva e Mezzogiorno interrogandosi sul futuro delle piccole e medie imprese che dovranno confrontarsi con una «burocrazia massacrante» che è «contraria al sistema imprenditoriale».

Di pensioni si è occupato Gianfranco Verzaro, comitato direttivo Assoprevidenza, mettendo in discussione la compatibilità degli anticipi (Quota 100) che «contraddicono la parte di sostenibilità del costo pensionistico che era stato faticosamente consegnato dal ’92 in poi».

Verzaro si è espresso sull’urgenza di cercare meccanismi diversi per sostenere dei contratti di espansione ad esempio «un’uscita morbida dal lavoro che potrebbe evitare lo spreco umano ed economico».

La penultima sessione di lavoro si è aperta con il saluto del ministro per Affari Regionali Maria Stella Gelmini, collegato via streaming. «Cultura, sviluppo e infrastrutture sono temi importantissimi sui quali è concentrato anche il governo, in questo momento impegnato a mettere a terra il Pnrr».

«Sto provando a fare in modo – ha spiegato – che il Piano abbia il consenso degli Enti locali che devono essere coinvolti fin dal primo momento della progettazione. Il Piano deve essere occasione per un nuovo protagonismo del Mezzogiorno e servire anche a ricucire il territorio. Sono certa che questa tre giorni di lavoro a Scilla porterà un grande contributo anche in questa direzione».

Alessandro Paone, giuslavorista di Lablaw, si è soffermato sullo smart working. «Nei primi 3 mesi di pandemia tutti ci siamo innamorati dello smart working che però, successivamente, ha mostrato molti limiti. In realtà stiamo guardando un fenomeno nuovo da un punto di vista vecchio. Le aziende non adotteranno mai una formula unica ma, nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, può essere anche lo smart uno strumento e quindi può essere un modello di sviluppo».

Matilde Marandola, presidente Aidp nazionale: «Siamo stati certamente presi alla sprovvista dalla pandemia. La chiave di lettura per riorganizzare il sistema di lavoro deve essere l’ascolto. Ci sono tante persone del Sud, ad esempio, che con lo smart working possono stare al Sud.  Non contano luogo e tempo, ma i risultati e anche i datori di lavoro se ne stanno accorgendo».

Elena Militello, presidente South working: «Serve, comunque, un cambiamento di mentalità. Le nuove modalità di lavoro potrebbero anche essere stabilite mediante un accordo scritto tra lavoratore e dipendente e, spesso, possono aumentare la produttività senza considerare solo gli orari in maniera rigida. Non credo, però, nello smart working da casa, ma da spazi appositi di coworking. In ogni caso per una prestazione lavorativa all’altezza servono una buona connessione internet e mezzi di trasporto efficienti».

Stefano Cianciotta
, presidente Abruzzo Sviluppo: «Non dobbiamo dimenticare che il lavoro si sviluppa se ci sono le imprese ad investire. Il fenomeno del south working è interessante e  nei nostri borghi si può fare, ma non ne determinerà lo sviluppo. Non è la panacea che risolve i problemi del Mezzogiorno ma solo una modalità di organizzazione del lavoro».

Anna Maria Testa, direttore risorse umane Zte Italia: «Le imprese che non erano pronte hanno sofferto di più durante la pandemia. Dobbiamo stare di più sul territorio, ascoltare le esigenze dei lavoratori e dare ai più giovani la possibilità di individuare la propria strada».

Gianpiero Tufilli, direttore risorse umane Thales: «Credo si debba continuare con lo smart working a prescindere dal discorso emergenziale. È un’opportunità? Va valutata caso per caso, ma di certo serve formazione adeguata sia per i leader che per i lavoratori. Può essere una grande opportunità per il Sud, favorendone l’indotto nel momento in cui i lavoratori vi si trasferiscono e potrebbe  migliorare la condizione dell’individuo».

A chiudere questa terza edizione di SudeFuturi, la discussione sullo Stato della democrazia.

Ripartire dal Mediterraneo non può non farci interrogare sul ruolo della Turchia in Europa e non si può ovviamente ignorare l’influenza degli Stati Uniti e l’alleanza atlantica. Paolo Mieli ne ha discusso con Antonio Baldassarre, Gabriele Checchia, Arthur Gajarsa, Valeria Giannotta, Panagiotis Roumeliotis.

Secondo Arthur Gajarsa, giudice d’Appello Federale Usa, è importante che un governo democratico protegga l’intera popolazione «ma alcune restrizioni sono necessarie per ripartire in sicurezza». Gajarsa ha risposto all’accusa dell’Isolamento degli Stati Uniti elencando le numerose sfide interne che l’America si trova attualmente a dover affrontare: come la stagnazione, l’inflazione, assieme alla nuova ondata pandemica. Gli Stati Uniti si trovano inoltre di fronte ad una crisi di fiducia dovuta al ritiro dall’Afghanistan.

Sulla questione afgana si è espresso anche Gabriele Checchia, ambasciatore d’Italia presso l’Ocse a Parigi e la Nato a Bruxelles: «La tragedia afgana impone riflessioni pesanti negli USA, in Europa e nelle relazioni transatlantiche. C’è stata da parte europea una sottovalutazione della vicenda. Per qualche motivo il presidente Biden ha ritenuto non demandabile la data del ritiro. L’Europa aveva suggerito di posticipare per un ritiro più ordinato». Difendendo però il ruolo della Nato: «Il rapporto transatlantico è più difficile ma deve restare vitale: la Nato va protetta. Macron parla di autonomia ma deve essere un’autonomia strategica. Non ci può essere autonomia strategica senza sovranità tecnologica. Le difficoltà che più mi preoccupano sono quelle di creare una politica estera europea senza una governance europea». Il problema dell’Europa, secondo Checchia, è la contrapposizione tra «tendenza centripeta dei valori e  tendenza centrifuga del mercantilismo» e la mancanza di un esercito comune.

Ancora geopolitica. Della Turchia e del suo ruolo strategico se si vuole ripartire dal Mediterraneo ha parlato Valeria Giannotta (direttore scientifico Osservatorio Turchia, centro studi di Politica Internazionale): «La Turchia aspira al ruolo di player regionale. Il fatto che sia stata in grado di intervenire in Libia va oltre l’accordo militare. Tra Europa e Turchia c’è una crisi di fiducia a 15 anni dai negoziati. Ankara viene trattata come altro rispetto all’Unione Europea ma risulta comoda quando c’è da usare la forza».

Un doppio standard sul quale l’Europa è obbligata a fare autocritica.

L’ingresso della Turchia in Europa fu supportato anche dalla Grecia, cosi ha affermato Panagiotis Roumeliotis, economista e già ministro dell’Economia in Grecia, poiché non c’era altra maniera «perché si adeguasse agli standard e allo stato di diritto europeo».

L’ex ministro dell’Economia ellenico si è poi soffermato sulle molte sfide che l’Europa dovrà affrontare per ripartire dalla pandemia: «Ci sono molti problemi, tra i quali la stagnazione secolare che proviene dall’invecchiamento della popolazione e dall’improduttività. Bisogna rivedere il patto di stabilità per dare opportunità ai paesi in difficoltà di crescere senza dimenticare di considerare come prioritaria la questione dei cambiamenti climatici perché non aspettano. E soprattutto è necessario farsi trovare preparati a nuove crisi. Dobbiamo avere obiettivi a breve, medio e lungo termine».

Sui rischi dei valori democratici si è infine espresso Antonio Baldassarre, Presidente emerito della Corte costituzionale: «Io sono un realista e per mia esperienza quando i valori si sono scontrati con interessi pratici hanno perso. L’Europa è una costruzione costituzionale e politica che non c’è mai stata nella storia. È un unicum quindi le sue difficoltà sono atroci» Le democrazie sono a rischio, ha detto ancora Baldassarre, quando passa il messaggio che gli stati autocratici rispondono in maniera più agile alle difficoltà: «Se si dimostra che gli stati autocratici funzionano meglio in periodi di crisi si rigettano le fondamenta della democrazia».

«L’Europa è una forza civile in un mondo che sta scoppiando per questo si è rivelata debole nel gioco geopolitico», ha concluso. (rrc)

SudeFuturi, Gratteri: «Non si risolve il problema dei candidati con la patente antimafia»

Ha preso il via, a Scilla, la terza edizione di SudeFuturi, organizzata dalla Fondazione Magna Graecia insieme all’Amministrazione comunale. La prima serata, in una piazza San Rocco piena e disciplinata in ossequio alla normativa anti-Covid, ha saputo emozionare e toccare le corde più intime di chi ha scelto di mettersi in ascolto. Grazie soprattutto all’autenticità. Quella del presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, e del sindaco di Scilla Pasqualino Ciccone che, con i loro interventi iniziali, hanno dimostrato cosa vuole dire avere a cuore il progresso di un territorio.

Il sindaco Ciccone non ha potuto nascondere l’entusiasmo per la realizzazione dell’ascensore che collega la marina con piazza San Rocco: «siamo riusciti a fare un miracolo».

Nino Foti, senza fronzoli, ha spiegato il senso delle prime due serate di Sud e Futuri: «Abbiamo scelto i temi della legalità e della sanità che sono fondamentali per il Mezzogiorno e dai quali si deve ripartire se vogliamo davvero dare speranza di futuro al territorio e ai nostri giovani».

Ma l’autenticità è passata anche nelle parole dei giornalisti che hanno moderato l’incontro Paola Bottero e Alessandro Russo che hanno messo a proprio agio gli ospiti, gli artisti e il pubblico e quella dei protagonisti d’eccezione della prima serata Nicola Gratteri e Antonio Nicaso.

Il procuratore di Catanzaro e il docente, esperto di mafie e di criminalità organizzata in collegamento da New York, hanno affrontato i temi di più stretta attualità e parlato del loro ultimo libro, “Non chiamateli eroi”. E le parole degli autori, nel raccontare le storie degli eroi che non si sono arresi alle mafie pagando dazio con la propria vita, sono sicuramente da considerare fuori dagli schemi.

Il procuratore di Catanzaro, pungolato dalle domande di Paola Bottero, è entrato a gamba tesa nel dibattito politico del momento legato alla “candidabilità” dei politici in lista per le prossime regionali. La Commissione antimafia ha appena controllato le liste inviate dai partiti, ma Gratteri lo valuta un esercizio inutile.

«La commissione antimafia si limita a chiedere alla procura se i candidati hanno condanne, ma questo non risolve il problema. Non si candidano in prima persona i boss, ma giovani di bella apparenza e belle speranze sui quali non si può dire nulla. È chiaro, però, che diventano a tutti gli effetti dei prestanome. Non si risolve problema con la patente antimafia – ha detto ancora Gratteri – ma con la serietà della politica. Senza aspettare una eventuale condanna definitiva, si dovrebbe essere in grado sul piano morale ed etico di valutare se un candidato ha la statura e le competenze per fare progredire il territorio in cui si candida».

Chiosa Nicaso da New York: «La politica dovrebbe essere al servizio della gente e non dei centri di potere». E il governo Draghi non poteva non finire nell’analisi del procuratore di Catanzaro che non ha risparmiato nulla all’esecutivo. A partire dalla riforma del processo penale targata Cartabia. «Il problema è l’improcedibilità. È chiaro che, con i tempi previsti per le condanne in appello e in Cassazione, si bloccheranno i processi e si finirà con il fare grande favore alle mafie e ai faccendieri».

Anche la politica internazionale non è stata risparmiata dalle analisi di Nicaso e Gratteri che si è soffermato anche sulla crisi in Afghanistan. «Siamo davanti a un fallimento della politica occidentale e degli Stati Uniti in particolare. E’ evidente che quanto fatto in Afghanistan non è servito a nulla. Adesso la nuova crisi farà arrivare molta eroina e tanti terroristi in Europa che oggi è diventata un grande supermercato, è la più grande piazza per fare business».

Gratteri, però, su precisa domanda di Paola Bottero, esclude un suo impegno diretto in politica ancora una volta. «Sono felice del mio lavoro di procuratore a Catanzaro». Seppure con la politica continua ad avere a che fare nel senso dello sbattere i pugni per ottenere quanto dovuto. Come avvenuto per la realizzazione dell’aula bunker dove si sta celebrando il processo Rinascita-Scott.

Nello spaccato, a volte crudo della stringente attualità, si è poi affiancato il racconto delle storie di “Non chiamateli eroi” affidate soprattutto al professore Nicaso. «Trent’anni fa morivano Falcone e Borsellino e oggi fa effetto scrivere i ritratti di chi si è ostinato a rimanere se stesso davanti alla ferocia della mafia, ad essere coerente con la propria onestà e le proprie idee a qualunque prezzo. Le mafie strumentalizzato i miti religiosi e della cavalleria per apparire quello che non sono. Non esistono uomini d’onore, ma mafiosi vigliacchi che uccidono donne e bambini e sparano alle spalle».

A chiudere la serata l’interpretazione di Annalisa Insardà e le note di musica di Fabio Macagnino Trio(rrc)

In copertina, foto di Marco Costantino

A Scilla l’international annual meeting SudeFuturi parte con Nicola Gratteri e Robert Gallo

Il 27 e il 28 agosto, a Scilla, è in programma il terzo international annual meeting SudeFuturi – (R)innoviamo il Mezzogiorno, che si aprirà con il procuratore Nicola Gratteri e lo scienziato di fama mondiale Robert Gallo.

Il meeting della Fondazione Magna Grecia, presieduta da Nino Foti, raccoglie il testimone delle prime due edizioni – Mondello, ottobre 2019 e Roma, dicembre 2020 – ed è organizzato con il Comune di Scilla. La perla del turismo calabrese è stata scelta come location del terzo appuntamento di SudeFuturi perché emblema delle enormi potenzialità del Mezzogiorno.

Il prequel del 27 e 28 agosto anticipa l’evento del 9, 10 e 11 settembre al Castello Ruffo di Scilla, dove si confronteranno oltre 60 personalità di spicco dello scenario italiano e internazionale, provenienti dai più diversi fulcri strategici di sviluppo, con il supporto di giornalisti del calibro di Paolo MieliAntonio Padellaro e Giuseppina Paterniti. Il progetto SudeFuturi nasce dall’esigenza di individuare, raccontare e costruire percorsi di futuro per il Mezzogiorno. Perché per rilanciare l’Italia è necessario delineare i futuri di una crescita sociale ed economica del Sud, che può diventare il vero motore della ripartenza.

Il racconto del Sud, quest’anno, inizia con le due serate del prequel. Un mix di talk e spettacoli per narrare i futuri del Mezzogiorno oltre gli stereotipi. E chi meglio di Nicola Gratteri, magistrato scomodo ma amato dalla gente, può dar voce all’esigenza di narrare il Sud oltre i cliché? Ad animare la serata di venerdì 27 agosto, insieme a Gratteri, Antonio Nicaso, docente della Queen’s University di Kingston, tra i massimi esperti di ‘ndrangheta al mondo, in diretta streaming da Toronto.

Sabato 28 agosto sul palco salirà il grande scienziato Robert Gallo, medico, biologo, accademico, scopritore dell’origine retrovirale dell’Aids, oggi direttore dell’Institute of Human Virology nella University of Maryland (USA), a cui verrà conferito il Premio Internazionale Magna Grecia. A condurre l’evento i giornalisti Paola Bottero e Alessandro Russo, con gli interventi introduttivi di Nino Foti e del sindaco di Scilla Pasqualino Ciccone.

Ma non solo impegno civile e scienza. Nelle due serate del prequel, la Fondazione Magna Grecia promuove le eccellenze del panorama artistico calabrese, per sostenere gli artisti locali dopo più di un anno di chiusure di teatri e spettacoli. Al prequel si esibiranno interpreti e ricercatori della musica di tradizione, come Valentina BalistreriMarinella Rodàil Fabio Macagnino Trio e l’attrice-autrice calabrese Annalisa Insardà. Perché il Sud, per ripartire, deve dar voce anche ai suoni e alle emozioni della sua terra. Il tutto avverrà in piena sicurezza. L’accesso alla piazza, entrambe le sere, si svolgerà nel rispetto delle normative anti-covid. (rrc)

 

A Scilla la presentazione del 3° International annual meeting “SudeFuturi – (R)innoviamo il Mezzogiorno”

A Scilla, alle 11, al Castello Ruffo, la presentazione di SudeFuturi III – (R)innoviamo il Mezzogiorno, il terzo international annual meeting della Fondazione Magna Grecia, organizzato con il Comune di Scilla, in programma dal 9 all’11 settembre al Castello Ruffo.

Il progetto SUDeFUTURI nasce dall’esigenza di tracciare percorsi di sviluppo concreto e duraturo per il Mezzogiorno, creando sinergie tra persone, imprese e istituzioni.

Il terzo appuntamento dell’evento raccoglie il testimone dei successi delle prime due edizioni – Mondello, ottobre 2019; Roma, dicembre 2020.

SudeFuturi III – (R)innoviamo il Mezzogiorno è una tre giorni con dodici workshop e oltre 40 personalità di spicco, provenienti dai più diversi fulcri strategici di sviluppo. L’evento sarà anticipato da un prequel nelle serate del 27 e 28 agosto, con i contributi di ospiti d’eccezione e di artisti che si esibiranno nella Piazza San Rocco di Scilla.

Saranno presenti il Presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti, il sindaco di Scilla Pasqualino Ciccone, il Rettore dell’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria Santo Marcello Zimbone e alcuni degli artisti e degli ospiti dell’evento.

Al termine della conferenza stampa verrà inaugurata la mostra “Metamorphosis. Il progetto dei Beni confiscati alle Mafie, a cura del laboratorio di ricerca Landscape_inProgress del Dipartimento Architettura e Territorio dArTe dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, partner di Fondazione Magna Grecia. I professori Ottavio Amaro e Marina Tornatora illustreranno il percorso della mostra. (rrc)

Calabria Emotions, vincono le “Note magiche” di Paparazzo e Russo

È la proposta di cortometraggio che presenta La Calabria come palcoscenico naturale di un’opera immortale di Maurizio Paparazzo e Massimo Russo a vincere il bando della Fondazione Magna Graecia, dal titolo Calabria Emotion, per la realizzazione di un cortometraggio per narrare le bellezze e le emozioni della regione. Musica classica e Costa degli Dei: la location scelta per l’apertura è lo scoglio della profetessa di Manto a Capo Vaticano.

na lotta all’ultimo voto ha decretato la vittoria della proposta che presenta la Calabria come palcoscenico naturale di un’opera immortale: il testa a testa tra il vincitore e altri due finalisti si è risolta in una manciata di voti: un totale di 465, a soli tre punti dal secondo (462 voti). Vicinissimo anche il terzo, cui sono andati 457 voti. Più distanti (411 e 396 voti) gli altri due finalisti.

I quindici membri della Commissione avevano a disposizione, per ogni soggetto, un massimo di 40 voti, da dividere nei quattro criteri di creatività, originalità, sceneggiatura e fattibilità. La sensibilità di ciascun giurato ha dato vita ad un confronto importante, che ha portato ad una convergenza totale sulle finalità del bando: continueranno ad affiancare il processo in corso nelle varie fasi di produzione.

«La Calabria può essere raccontata nei modi più svariati: quello scelto per Calabria Emotions è il più convincente tra le proposte pervenute – ha sottolineato Nino Foti, Presidente di Fondazione Magna Grecia e della Commissione –. Ringrazio i giurati che, dopo averci dedicato così tanto tempo e tante energie nell’identificare la proposta da far diventare un cortometraggio, ci hanno dato un’ulteriore disponibilità nel seguire i lavori di realizzazione del cortometraggio che presenteremo a settembre».

Luglio e agosto per riprese, montaggio, postproduzione: il cortometraggio sarà presentato il 10 settembre all’interno di SudeFuturi, terza edizione dell’international annual meeting che la Fondazione sta organizzando a Scilla.

Ed è proprio la figura mitologica di Scilla, figlia del re Niso di Megara, solita sporgersi dalla torre più alta della città per buttare dei sassolini sugli scogli dove Apollo aveva lasciato la sua lira, facendo risuonare magici accordi, ad aver ispirato il soggetto vincitore di Calabria Emotions.

Chiaro l’intento di Note magiche: «evocare la Calabria come terra di suoni migranti in modo del tutto naturale verso: colori, profumi, sensazioni, emozioni».

«L’idea di basesi legge ancora nelle note di regia della proposta vincitrice – è ambientare il flauto magico di Mozart in Calabria: non in un solo posto, bensì in un susseguirsi di location davvero uniche […] Un approccio inclusivo di epoche, di sensibilità e di patrimonio naturalistico, capace di restituirci nell’insieme un’emozione forte di brio, di sfumature e di peculiarità territoriali».

Musica, danza e bellezze naturali, con la regia di Maurizio Paparazzo, la direzione artistica di Alma Manera, la coreografia di Sabrina Bosco, un primo e un secondo ballerino del New Classic Ballet, costumi di Mariella Bruzzese: questi sono alcuni dei membri del cast che nei prossimi giorni si metterà all’opera per fermare in un cortometraggio le emozioni della Calabria. (rcz)

In copertina, lo scoglio profetessa di Manto a Capo Vaticano

Arrivate le prime proposte per ‘Calabria Emotion’, il bando della Fondazione Magna Graecia

Grande interesse sta suscitando il bando Calabria Emotion, promosso dalla Fondazione Magna Graecia e rivolto a filmaker, sceneggiatori e autori “con la Calabria nel cuore”: Sono arrivate, infatti, le prime proposte, dimostrando, così, «che la regione è ricchissima di persone che vogliono provare a raccontare le emozioni della terra che amano».

«Sarà un piacere, per i membri della Commissione – si legge in una nota – leggere i soggetti che stanno arrivando in Fondazione per scegliere la rosa dei cinque tra i quali sarà selezionato il finalista».
I dettagli del bando, le Faq e il modello di domanda per partecipare sono pubblicati sul sito della Fondazione al link https://fondazionemagnagrecia.it/calabria-emotions. Chi vuole proporre la propria idea originale ed inedita deve inviare la domanda di partecipazione unicamente via Pec all’indirizzo fondazione.magnagrecia@pec.it. La certificazione di consegna della domanda di partecipazione avverrà tramite notifica Pec.

Ogni domanda di partecipazione sarà archiviata, con tutti gli allegati inviati, in una cartella numerata con l’identificativo numero di arrivo al protocollo Pec di Fondazione. Ogni cartella relativa a ciascuna proposta, verrà aperta esclusivamente allo scadere della chiusura del bando, per verificare la completezza dei relativi documenti. Qualora la domanda risulti incompleta o irregolare, Fmg contatterà il proponente via Pec, chiedendo di integrare o regolarizzare la domanda. Una volta ricevuta la Pec, il proponente avrà cinque giorni di tempo per inviare la documentazione mancante. Nel caso in cui il proponente abbia chiesto l’affiancamento per la produzione esecutiva, sarà contattato da Indaco Film, partner tecnico della Fondazione Magna Grecia, per la predisposizione dei documenti di cui sia stata chiesta integrazione.

Dopo la chiusura del bando, verranno resi noti i nomi dei componenti della Commissione che selezionerà la rosa dei cinque finalisti. I proponenti delle cinque idee ritenute migliori e più aderenti ai temi del bando, tra cui verrà scelta quella che diventerà il cortometraggio di Calabria Emotions, saranno avvisati via Pec e dovranno presentare, entro due settimane dalla notifica della PEC, la documentazione prevista dall’art. 5, comma 1, del bando: la sceneggiatura completa, la scaletta definitiva, le eventuali liberatorie per attori, musiche e quanto passibile di diritti d’autore, i dettagli sui tempi e modi di realizzazione, compresi quelli di produzione esecutiva.
L’aggiudicazione del soggetto cui affidare la produzione del cortometraggio avverrà entro il mese di giugno, a seguito della valutazione delle cinque proposte complete.
Eventuali richieste di chiarimento relative alla procedura sopra descritta dovranno essere inviate all’indirizzo fondazione.magnagrecia@pec.it entro e non oltre il 30 aprile 2021. (rcz)

Al via il bando “Calabria Emotion” della Fondazione Magna Graecia

Si intitola Calabria Emotion il bando della Fondazione Magna Graecia, diretto a filmaker, sceneggiatori e autori con «la Calabria nel cuore» per realizzare un cortometraggio in grado di cogliere e raccontare la vera identità della Calabria per promuovere i valori, le emozioni, le bellezze, la cultura, i suoni, i colori, i sapori, la gente.

«Non è possibile – ha spiegato Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia – conoscere la Magna Grecia ed i suoi valori senza conoscere la Calabria, ricchissima di storia, suggestioni e testimonianze culturali ed artistiche della civiltà dell’Antica Grecia. Ma la Calabria è tante altre cose: è un cuore pulsante capace di regalare emozioni infinite. Calabria Emotions cerca quelle emozioni».

Nino Foti

Come Foti aveva anticipato, annunciando la volontà di produrre un cortometraggio, «la Fondazione intende premiare chi saprà raccontare le tantissime emozioni che la Calabria sa regalare».

I partecipanti dovranno proporre la propria idea originale ed inedita per far conoscere la Calabria partendo dalla sua storia, dalle suggestioni e dalle testimonianze culturali ed artistiche della Magna Grecia ed arrivando al suo cuore pulsante e moderno.

L’idea, che potrà toccare tutti o solo alcuni dei valori identitari indicati nel bando, dovrà essere proposta attraverso un soggetto, un trattamento ed una scaletta di massima, relativi ad un cortometraggio con una durata minima di 4 minuti e una durata massima di 7 minuti. Il soggetto proposto dovrà poter essere riassunto, senza comprometterne il senso, nelle varie declinazioni da usare come spot.

La Fondazione produrrà il soggetto che vincerà il bando, riservandosi la proprietà totale dell’opera ed ogni suo diritto di sfruttamento. L’importo massimo stabilito per la produzione del cortometraggio è di 18mila euro, Iva inclusa.

Tra tutti i soggetti presentati, saranno scelti i cinque giudicati migliori e più aderenti ai temi del bando. La Commissione nominata dalla Fondazione, di cui verranno resi noti i nomi a chiusura del bando, individuerà la rosa dei cinque finalisti. I finalisti dovranno sviluppare ulteriormente l’idea. Avranno due settimane per presentare la sceneggiatura completa, la scaletta definitiva, le eventuali liberatorie per attori, musiche e quanto altro proposto passibile di diritti d’autore, i dettagli sui tempi e modi di realizzazione, compresi quelli di produzione esecutiva.

Indaco Film, partner tecnico della Fondazione Magna Grecia, si affiancherà ai soggetti finalisti che chiederanno una produzione esecutiva, aiutandoli nell’identificazione e nella compilazione del budget. Il bando, infatti, si rivolge anche ad autori e/o sceneggiatori che non abbiano un team completo per la produzione cinematografica; la presenza di Indaco Film, che potrà occuparsi anche della produzione esecutiva, garantisce la possibilità di participare a chiunque abbia un’idea vincente.

Il cortometraggio sarà utilizzato dalla Fondazione Magna Grecia per far conoscere ed apprezzare le emozioni che solo una terra ricca di storia, cultura e bellezze naturali come la Calabria sa regalare. (rcz)

Alla Magna Graecia borse di studio a tutti gli studenti meritevoli

L’Università Magna Graecia di Catanzaro ha deciso di erogare per l’ampliamento del fondo per le borse di studio «per tutti gli studenti capaci e meritevoli, seppur privi di mezzi, presenti nelle graduatorie per l’anno accademico 2019/2020».

Grande soddisfazione per Valerio Donato, presidente della Fondazione Umg: «È un grande successo per l’intera comunità accademica catanzarese e per le istituzioni Afam di competenza reso possibile grazie alla sinergia di tutta l’Università Magna Graecia».

«Desidero ringraziare – ha aggiunto – a nome di tutto il Consiglio di Amministrazione il Magnifico rettore per il significativo contributo che l’Ateneo ha deciso di erogare per l’ampliamento del fondo per le borse di studio per l’anno accademico 2019/2020, soprattutto in considerazione dello sforzo affrontato dell’Umg in presenza di rigidi vincoli di bilancio e viste le numerose necessità a cui la nostra Università deve far fronte».

Il presidente Donato rivolge al contempo un sentito ringraziamento alla comunità studentesca che, con abnegazione e determinazione, ha mantenuto alto l’interesse sul diritto allo studio universitario e ha promosso una significativa battaglia al fine di rendere beneficiari di borsa di studio tutti gli studenti idonei.

«Poter realizzare lo scorrimento di tutte le graduatorie in un anno così difficile per tutte le famiglie italiane – ha sottolineato Donato – è veramente motivo di grande soddisfazione e per questo desidero porgere i sensi di affettuosi ringraziamento ai componenti del Consiglio di amministrazione e a tutto il personale della Fondazione che, con uno sforzo intelligente e appassionato, ha contribuito in modo determinante a conseguire questo risultato di particolare pregio. Sono certo – conclude Donato – che con queste premesse anche l’anno accademico 2020/2021 inizierà con gli auspici migliori». (rrm)