IL SUD UN FUTURO CE L’HA, MA BISOGNA
CREARE E GARANTIRE I DIRITTI ESSENZIALI

di PIETRO MASSIMO BUSETTAEsistono dei diritti costituzionalmente garantiti che però hanno realizzazione diversa nelle varie parti del Paese. In particolare il diritto al lavoro, a una buona formazione, alla salute, alla mobilità.     

Le 100.000 persone che ogni anno si trasferiscono dal Sud al Nord, con un costo per le regioni di provenienza di oltre 20 miliardi, considerato che portare una persona a livello di scuola media superiore costa già 200.000 €, e che la maggior parte di coloro che si trasferiscono hanno invece una laurea, rappresentano una sconfitta per il Paese. 

Tale costo, cosiddetto di “allevamento”, viene utilizzato dalle regioni di destinazioni, alcune volte dal Paesi esteri, ogni qual volta tale capitale umano non viene valorizzato nelle stesse realtà nelle quali si è formato. 

Ed è inutile strombazzare successi ed aumenti di occupazione senza tener conto dei dati macroeconomici che riguardano tutto il Mezzogiorno. Una realtà che, se fosse una nazione dell’Unione Europea a se stante, avrebbe nella graduatoria dei Paesi  europei una dimensione demografica che la posizionerebbe tra i primi  dieci. Prima di tanti Paesi importanti, come per esempio l’Olanda. E che con i suoi poco meno di venti milioni di abitanti ha un numero di occupati, compresi i sommersi, che si avvicina ai sei milioni e quattrocentomila. Lontano dal rapporto uno a due delle realtà a sviluppo compiuto.

E poiché è noto che il sommerso nella realtà poco sviluppate ha una dimensione più ampia di quanto non l’abbia nella realtà a sviluppo compiuto, per un effetto di smarcamento dovuto alla mancanza di lavoro, se le possibilità alternative non sono numerose o addirittura inesistenti c’è più facilità che chi ha bisogno di lavorare e non vuole spostarsi, accetti un lavoro a qualunque condizione. 

Peraltro, tale evidenza emerge chiaramente dal costo del lavoro più basso, pur in presenza di contratti di lavoro collettivi simili e in assenza di gabbie salariali. 

Fin quando tale gap di mancanza di posti di lavoro non sarà colmato sarà impossibile frenare quel flusso dovuto ad un modello di sviluppo che continua a creare posti di lavoro nelle realtà nelle quali il mercato è saturo e si manifestano tutte le difficoltà a trovare capitale umano formato. 

Ma le persone non si spostano soltanto alla ricerca di un’occupazione che consenta di immaginare un progetto di vita. E spesso non sono solo i giovani che si trasferiscono perché dietro loro alcune volte, sempre più spesso, le famiglie di origine sono tentate di  seguirli per fornire un aiuto nella tenuta dei figli, considerato che in genere nella coppia si cerca di lavorare entrambi, anche perché è l’unico modo per avere un reddito minimo di sussistenza. 

Peraltro l’altro diritto negato o meglio non garantito adeguatamente è quello alla salute. Per cui i cosiddetti viaggi della speranza continuano ad aumentare alimentando il sistema del Nord che ormai si è organizzato per supportare e supplire alle carenze del sistema sanitario meridionale, che malgrado i tanti interventi effettuati anche a livello centrale, vedasi il commissariamento della sanità calabrese, non riesce a fornire un livello di servizi adeguati ad un paese civile e in ogni caso paragonabili a quelli che si possono avere disponibili nelle aree settentrionali. 

E anche se non mancano eccellenze sanitarie riconosciute universalmente, il sistema complessivo denuncia carenze non più tollerabili, dovute ad una carenza di risorse che riguarda tutto il Paese, ma che si manifesta maggiormente nelle aree meridionali.  

Un altro diritto fondamentale negato è quello alla formazione. Le carenze che si registrano nei sistemi formativi meridionali hanno portato a tassi di dispersione scolastica non degni di un paese civile, soprattutto in alcune aree periferiche delle grandi città meridionali, che arrivano ad avere percentuali vicine al 30%. 

Il danno della perdita di questi ragazzi, che spesso non completano nemmeno le scuole elementari è inestimabile. 

Infatti un primo elemento riguarda la perdita di un capitale umano che potrebbe, se ben formato, fornire anche eccellenze importanti che in questo modo vanno sprecate. Un secondo aspetto da non trascurare è l’incidenza che una base elettorale non adeguatamente acculturata può rappresentare nella scelta della classe dirigente che viene eletta. Tali gruppi non adeguatamente formati rappresentano un pericolo per la democrazia, perché facilmente possono essere manipolati ed indirizzati, vista la loro mancanza di consapevolezza civica. 

La mancanza di tempo pieno a scuola, poi diventa un ulteriore elemento che porta a livelli di istruzione non competitivi. 

Un ultimo diritto inalienabile e che è alla base di ogni sviluppo economico e quello alla mobilità. Diritto negato come si vede dai tentativi goffi di superarli con treni della speranza e delle feste, organizzati nei periodi natalizi o con sconti sulle tratte aeree per raggiungere le parti più isolate dello stivale e delle Isole. 

Purtroppo l’inesistenza della concorrenza tra aereo e ferrovia in alcune zone porta ad un incremento di costi delle tratte insopportabile, che diventa molto più evidente nei periodi in cui il ritorno a casa di molti emigranti porta le compagnie aeree a seguire la legge della domanda dell’offerta, che fa incrementare il costo del volo. 

L’insieme di questa mancanza di diritti porta la gente a pensare che le realtà meridionali siano senza futuro e che il detto per cui per poter avere successo nella vita bisogna andarsene trova una conferma nel diverso approccio e comportamento delle istituzioni nei confronti del Sud.

Tale convinzione diventa ulteriore elemento di impoverimento perché se ormai in tanti cominciano a non credere che esista un futuro nelle realtà di origine, la conseguenza non potrà che essere lo spopolamento e la desertificazione.

Cambiare tale convinzione e proporre un paradigma diverso necessita  di molte conferme che ancora la gente non vede. 

Ma tale cambiamento è indispensabile non soltanto per le aree meridionali ma per tutto il Paese, che ha bisogno di mettere a regime una realtà periferica, che necessita di una seconda locomotiva, che faccia aumentare i tassi di sviluppo insufficienti per assicurare quel welfare al  quale siamo abituati o in alcuni casi che si desidera, e infine anche che eviti l’affollamento di alcune aree che non può portare tanto danno come si vede. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

CATANZARO – Alla Dulbecco il corso di formazione sull’emergenza intro-ospedaliera

È in corso, all?Azienda Ospedalier-Universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro, diretta dal commissario straordinario Simona Carbone, il corso di formazione sull’emergenza intra-ospedaliera. In questa prima fase, il corso è rivolto al personale infermieristico delle Unità Operative dei Presidi Ospedalieri “Pugliese e De Lellis”. Gli obiettivi di formazione per gli operatori sanitari (escluse le aree intensive e di Pronto Soccorso), prevedono l’acquisizione di competenze mirate alla conoscenza dei sistemi di emergenza intraospedaliera, degli strumenti di monitoraggio (per le aree di degenza), di allerta e di risposta di base alle emergenze cliniche.

Nel Team di formazione ci sono i dirigenti Medici dr.ssa Stefania Faragò, direttore Sostituto della Soc di Anestesia e Rianimazione, dr. Pietro Maglio della Soc di Anestesia e Rianimazione, dr. Francesco Arabia della Soc di Cardiologia e Utic; gli Infermieri dr. Antonio Ciambrone, dott. Gianluca Chiarella, la dr.ssa Angela Viapiana ed la dr.ssa Maria Cristina Ferlaino della Soc di Anestesia e Rianimazione; la dr.ssa Anna Maria Condito, la dr.ssa Luciana Rocca e la dr.ssa Anna Rita Zangari, che compongono il comitato scientifico organizzativo, del Servizio Infermieristico della Direzione Medica del Presidio Pugliese.

I Coordinatori e responsabili scientifici del progetto sono il dr. Gianluca Raffaele, direttore Medico del Presidio Ospedaliero “Pugliese” e la dr.ssa Anna Maria Condito, responsabile Governo Funzioni Infermieristiche della Direzione Medica del Presidio Pugliese.

Il progetto nasce dalla consapevolezza che negli ospedali sia possibile prevenire le morti evitabili grazie alla formazione degli operatori sanitari sull’utilizzo del carrello di emergenza. Il personale sanitario delle aree cliniche deve possedere un’adeguata formazione per la rianimazione cardiovascolare di base adulta e/o pediatrica (sulla base del contesto operativo). L’obiettivo principale, è assicurare un’assistenza tempestiva ed efficace nelle emergenze-urgenze, tramite un’organizzazione integrata, una formazione specifica ed interdisciplinare, acquisire una maggiore consapevolezza della cultura dell’emergenza, nella considerata e significativa variabilità di eventi critici riferibili ad aree cliniche diverse: chirurgiche, pediatriche, mediche ecc.

Il corso, strutturato in sette edizioni, al fine di poter garantire inizialmente la formazione di almeno 600 operatori sanitari, affronta la conoscenza fisica del carrello di emergenza e del suo utilizzo, nonché la verifica delle check-list dello stesso e degli elementi che lo compongono. Inoltre, sono state incluse esercitazioni pratiche con l’utilizzo di task trainer grazie al patrocinio fornito dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Catanzaro, proiezioni di video didattici e simulazioni pratiche sulla gestione delle vie aeree ed utilizzo del Defibrillatore con esempi concreti per un approccio condivisibile alla ricerca di un modello unico di intervento.

«È importante il riconoscimento precoce dei sintomi prodromici dell’arresto cardiaco – ha spiegato la dott.ssa Faragò – che possono indirizzare l’infermiere ad una eventualità che l’evento si possa verificare a breve, affinché si intervenga precocemente nell’attivazione della catena della sopravvivenza attraverso un Rapid Response System, dove il braccio efferente di questa catena è l’infermiere di reparto, che attraverso il riconoscimento precoce dei segni e sintomi dell’arresto cardiaco attiva il braccio afferente corrispondente al team di Rianimazione (MET – Medical Emergency Team)».

«Con la formazione degli operatori sanitari si può migliorare la performance nell’Emergenza e tendere all’efficacia e all’efficienza del trattamento. Infatti, è auspicabile il “retraining” in un contesto di formazione permanente», questa la consapevolezza più volte ribadita dal team di formazione.

Gli infermieri, durante la giornata del 3 maggio, hanno accolto il corso di formazione con interesse e partecipazione, con feedback positivo per i contenuti formativi e per la parte pratica, utile nell’acquisizione di una migliore consapevolezza della cultura dell’emergenza intraospedaliera. (rcz)

Cuzzupi (Ugl): Formazione deve consentire a docenti di essere protagonisti delle sfide nella scuola

«La formazione deve consentire ai docenti di essere i protagonisti delle sfide nella scuola di oggi e del domani». È quanto ha detto Ornella Cuzzupi, segretario nazionale di Ugl Scuola, sottolineando come «la nostra iniziativa formativa appena conclusa non solo è stata un’esaltante esperienza di aggiornamento che ha consentito a decine di docenti, dirigenti scolastici e Ata di ricevere un regolare attestato di formazione».

«Nel Corso formativo – ha spiegato – chiuso pochi giorni orsono, organizzato unitamente all’Aimc (Associazione Italiana Maestri Cattolici) è stato palese il pieno coinvolgimento del personale scolastico che ha partecipato. Nello strutturare i corsi avevamo immaginato di fornire spunti di riflessione e di discussione, cosa che puntualmente si è trasformata in un meraviglioso contesto di esperienze condivise da un pubblico mai passivo»

«Questo ci pone nuovamente l’obbligo di evidenziare, laddove ve ne fosse bisogno, come non debbano esistere dubbi in merito alla volontà da parte dei docenti, dirigenti e Ata – ha proseguito – di mettersi in gioco accettando la sfida delle sfide: costruire la scuola del domani. Occorre però che il contesto sia quello corretto costituito da validi interlocutori e argomenti funzionali alle esigenze reali. Servono percorsi formativi vivi, veri, concreti nelle tematiche, aderenti a quel che è oggi e quel che potrà essere domani». 

«Proprio su questa linea – ha continuato Cuzzupi – abbiamo già condiviso con il Ministro Valditara alcuni tratti di un’architettura ben più complessa inerente alle varie esigenze su cui l’Istituzione scolastica è chiamata a rispondere. Ma presentare proposte significa anche essere disposti a mettersi in gioco e cercare ogni strada affinché gli obiettivi siano raggiunti. Noi crediamo che questo sia possibile, noi crediamo che il personale scolastico, nella sua stragrande maggioranza, non solo abbia voglia di farlo ma non attende altro che esser messo nelle condizioni migliori d’insegnare e costruire il futuro».

Alla conclusione dei lavori relativi al Corso di “Formazione per docenti e dirigenti, un investimento per l’innovazione educativa” citato da Ornella Cuzzupi, ha partecipato anche il Segretario Nazionale Confederale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, che, ringraziando gli organizzatori, ha ribadito l’importanza che ricopre la formazione continua nell’ambito dell’istruzione così come in tutti i settori produttivi. (rrm)

Concorso alla Regione per 54 nuove assunzioni: Entro il 26 gennaio si può fare domanda

Fino al 26 gennaio si può presentare la candidatura al nuovo concorso pubblico per l’assunzione di 54 unità di personale alla Regione Calabria. Lo ha reso noto l’assessore regionale all’Organizzazione e al Personale, Filippo Pietropaolo.

Il bando del concorso, Ripam–Regione Calabria, che sarà espletato da Formez PA, è stato pubblicato sul portale inPA al seguente link: http://riqualificazione.formez.it/content/concorso-ripam-regione-calabria-concorso-pubblico-titoli-ed-esami-reclutamento-contingente.

Il reclutamento riguarda personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nei ruoli dell’amministrazione regionale nell’Area funzionari e della elevata qualificazione.

Nello specifico i profili riguardano: 19 “Auditor, 5 “Funzionario tecnico agroforestale”, 5 “Funzionario statistico”, 5 “Specialista nella comunicazione”, 20 “Funzionario informatico- Analista Programmatore”.

L’invio della domanda di partecipazione dovrà avvenire esclusivamente per via telematica, autenticandosi con SPID/CIE/CNS/eIDAS sul portale inPA all’indirizzo https://www.inpa.gov.it”. (rcz)

Intesa tra Regione e Usr per formazione professionale operatori socio-sanitari

È stato firmato, tra la Regione Calabria (Assessorato Istruzione e Assessorato Lavoro e Formazione Professionale) e l’Ufficio Scolastico Regionale, l’accordo triennale per l’avvio di percorsi formativi finalizzati all’acquisizione della qualifica di Operatore socio-sanitario (Oss).

L’atto porta la firma della vicepresidente con delega all’istruzione, Giusi Princi, e dell’assessore al lavoro e alla formazione professionale, Giovanni Calabrese, per la Regione, della direttrice Antonella Iunti, per l’Ufficio scolastico regionale della Calabria.

«Il protocollo – ha affermato l’assessore Princi – sancisce l’inizio di una storia diversa. Sarà possibile, per la prima volta in Calabria, che gli istituti professionali ad indirizzo socio sanitario, sottoscrivano convenzioni con Enti accreditati dalla Regione Calabria, per l’avvio di un percorso formativo integrato che permetta che gli studenti frequentanti tale indirizzo, abbiano rilasciata la qualifica di Operatore Socio Sanitario ( OS) purché svolgano l’esame di qualifica al compimento del 18 anno di età».

«Abbiamo in Regione 10 istituti professionali con indirizzo sulla sanità e l’assistenza sociale frequentati da 830 studenti – ha ricordato – Con il presidente Occhiuto e con l’assessore Calabrese e grazie alla collaborazione del direttore Iunti, abbiamo sanato un vuoto normativo regionale, dichiara la vice presidente, che fino ad oggi sacrificava questi istituti a erogare formazione senza rilasciare alcun titolo agli studenti . L’ obiettivo dell’intesa sarà, infatti, di favorire l’occupazione giovanile nel territorio regionale, offrendo ai giovani studenti l’opportunità di frequentare nel triennio scolastico un percorso curricolare, specificamente integrato, finalizzato all’acquisizione delle competenze tecnico-professionali della qualifica di Oss».

«Diamo dignità professionale a questi istituti – ha rimarcato infine la vicepresidente Princi – e avviciniamo gli studenti al mondo del lavoro anticipando un percorso che avrebbero dovuto intraprendere al temine del diploma. Oggi apriamo una bella pagina professionale della Calabria».

All’incontro è intervenuto anche il dirigente generale del Dipartimento lavoro, Roberto Cosentino, il quale ha portato i saluti dell’assessore Giovanni Calabrese, assente per motivi di salute, ed ha specificato che «il protocollo si inserisce in una strategia generale tra i diversi Dipartimenti e la Giunta regionale che punta a spendere le risorse per una formazione qualificata che il mondo del lavoro possa accogliere».

Le attività formative saranno oggetto di monitoraggio e valutazione, da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria e della Regione Calabria.

«Il momento storico che abbiamo vissuto con la pandemia – ha evidenziato Iunti – richiede figure professionali che abbiamo qualifiche nel contesto socio-sanitario. La scuola non è un luogo in cui sforniamo lavoratori ma una realtà dove le competenze vengono trasferite ai più giovani per offrire loro opportunità di inserimento nel mondo del lavoro. Il protocollo rappresenta uno strumento in più per rispondere alla forte domanda di operatori socio sanitari».

Presenti all’iniziativa, che si è svolta nella sede della Cittadella regionale a Catanzaro, anche la direttrice generale del dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, dirigenti scolastici, personale docente e una rappresentanza di studenti della rete degli Istituti professionali per la sanità e l’assistenza sociale della Calabria. (rcz)

DOMANI RIPARTE LA SCUOLA IN CALABRIA
SIA “PALESTRA” PER IL FUTURO DEI GIOVANI

di FRANCESCO RAODomani ricomincia la scuola anche in Calabria, tra difficoltà e ritardi. Un anno che inizia, anche, all’insegna del dimensionamento scolastico, che vuole tagliare 900 autonomie scolastiche – di cui 79 in Calabria – entro il prossimo anno.

Una situazione a cui la Regione sta cercando, insieme ai presidenti delle cinque Province e Metrocity, a trovare una soluzione volta a garantire ai nostri studenti il diritto allo studio e alla formazione che meritano, oltre che avere la possibilità di crescere in una palestra importante come quella della scuola. A tal proposito, mi è stato detto: «impara il significato delle parole e vedrai che la tua vita si trasformerà in una occasione di costante crescita. Anche dalle difficoltà potranno essere tratti insegnamenti importanti ma è necessario che da ogni esperienza sia sempre individuato almeno un motivo che inspiegabilmente darà la forza per rialzarsi e andare avanti». La persona che molti anni addietro pronunciò queste parole, guardandomi dritto negli occhi, non c’è più.

Oggi come allora le ricordo, le ripeto nella mia mente e molto spesso le condivido con i miei studenti.  In occasione dell’avvio dell’Anno Scolastico, immagino l’emotività dei nostri ragazzi, ma anche le trepidazioni nutrite dai rispettivi genitori ai quali si accosta lo straordinario impegno riposto da quanti appartengono all’Amministrazione dello Stato chiamata ad animare le nostre Comunità scolastiche, ponendosi nel rispetto dei rispettivi ruoli al servizio dei nostri ragazzi per offrire loro non solo l’istruzione ma anche gli strumenti indispensabili per poter essere Cittadini protagonisti e non spettatori passivi. 

La complessità di questa fase storica e la comunicazione pervasiva, oltre ad essere due indicatori di una modernità velocissima, rischiano di trasformarsi in uno tsunami destinato a travolgere nel mare del fallimento sociale non solo i nostri giovani ma anche molte famiglie, inibendo loro la realizzazione del percorso formativo al quale si accede da infanti e poi, per tutta la vita,  ognuno sarà chiamato ad apprendere sempre, considerando funzionale alla crescita personale e alla realizzazione professionale l’idea che gli esami non finiscono mai.

La scuola va vissuta intensamente, mettendo da parte il crescente peso di quel relativismo per il quale ognuno crede di poter vantare su tutti le proprie ragioni, dimenticando il valore del confronto come ulteriore opportunità di crescita. Imporre sentimenti di sopraffazione, spesse volte dettate dalla disperazione e dal profondo senso di solitudine, non è una soluzione ma un problema destinato ad acuirsi.

La scuola, oltre ad essere il luogo dell’apprendimento, è un microcosmo animato dalla bellezza della scoperta nel quale ogni giorno continuerà ad esserci l’occasione per portare a casa una nuova esperienza, arricchendo di volta in volta quel senso di curiosità, sentimento ultimamente affievolito a causa di una vita trascorsa nell’etere e sempre più privata dalla creatività, indispensabile per non cadere nella pericolosa trappola dell’abitudine.

Il perimetro della scuola, contrariamente a quanti pensano sia chiuso e quindi limitato, oltre ad essere aperto, quotidianamente assume nuove prospettive poste in funzione alla qualità e alla quantità di empatia messa in campo per comprendere come scorre la vita di chi è seduto accanto, di quanti condividono la stessa classe o l’intero plesso scolastico e di quanti, grazie allo studio, accedono alle opportunità occupazionali presenti in un mercato del lavoro che per tanti appare esausto a causa del crescente fenomeno di una disoccupazione che dovremmo iniziare a chiamare obsolescenza professionale e non mancanza di lavoro.

I docenti, dal canto loro, svolgendo quotidianamente un complesso compito nel quale il tempo li porterà ad essere anche facilitatori di processi formativi, grazie alla loro passione e alla preparazione culturale, sosterranno il percorso di studi nel quale ogni studente e ogni studentessa faranno bene a dedicarsi con impegno, curiosità e interesse ogni giorno non tanto per essere in regola con i programmi o per fare il piacere ai genitori ma per essere pronti ad affrontare la vita con competenza e responsabilità.  Anche nel corrente Anno Scolastico saranno in agguato alcune tentazioni, frutto di quella parte della società nella quale viviamo, particolarmente concentrata sul consumismo e sull’apparenza e poco incline sui valori che nel tempo hanno reso possibile, indistintamente a tutti, di poter accedere all’ascensore sociale per eccellenza chiamato scuola.

Riconoscere tale valore come il punto cruciale nel quale i padri costituenti hanno riposto particolare attenzione, rendendo l’istruzione obbligatoria ed aperta a tutti, con l’intento di preparare le future classi dirigenti giorno per giorno. Vi saranno anche altre tipologie di sfide per le quali oltre a superare il pensiero unico sarà indispensabile metabolizzare la responsabilità di quanti hanno ormai intrapreso la strada della violenza come sistemica via d’uscita dalla noia. Quest’ultima sarà la madre delle sfide da cogliere al fine di poter governare le scelte di quanti pensano sia possibile avere tanti amici praticando la sopraffazione, gli atti di bullismo o di cyberbullismo oppure, sostenendo di essere stati presi di mira dal docente, coinvolgere i genitori per superare le insufficienze ottenute per mancanza del dovuto impegno attraverso denunce, ricorsi, litigi o trasferimenti di classe o di scuola.

La scuola non è violenza, perché in essa abita il sapere e ogni discente, avvertendo la bellezza del sapere, è chiamato a tutelare la scuola attraverso il dirompente meccanismo del confronto tra coetanei teso a far comprendere l’importanza delle scelte e soprattutto il senso autentico dell’adolescenza.

Nell’augurare ai giovani Calabresi ed a tutto il personale docente e non docente buon Anno Scolastico, vorrei sperare che la sottoscrizione del patto di corresponsabilità, possa divenire la sottoscrizione di una alleanza educativa tesa a coinvolgere in un grande progetto di rinascita i giovani, le famiglie e la scuola con l’intento di rendere alla nostra Calabria quel valore aggiunto sempre più indispensabile per poter realizzare domani anche i sogni più impensabili in questa terra. (fr)

[Francesco Rao è sociologo e docente a contratto Università “Tor Vergata” – Roma]

Garanzia giovani: seminario finale e attestati a Catanzaro Lido

Si conclude oggi, lunedì 10 luglio, con la consegna degli attestati di qualifica il percorso didattico realizzato dalla Formaconsult destinato ai ragazzi tra il 14 e i 18 anni che hanno raccolto la sfida della formazione, centrando gli obiettivi di qualifica professionale.

Un momento emozionante per gli allievi che si svolgerà a partire dalle 10 nel corso del seminario conclusivo a partire all’Hotel Perla del Porto, a Catanzaro Lido.

I lavori saranno aperti dall’avvocato Francesco Arnò, presidente del CdA della Formaconsult Società Cooperativa che presentazione i percorsi formativi.

Seguirà l’intervento della professoressa Elisabetta Zaccone Dirigente scolastico Istituto di Istruzione Superiore “Petrucci-Ferraris-Maresca”, che relazionerà su “Il ruolo della scuola nel riconoscimento dei crediti formativi”. La dottoressa Annarita Lazzarini, Responsabile Programma Garanzia Giovani Regione Calabria illustrerà il Programma Garanzia Giovani: l’esperienza calabrese e le prospettive future.

La parola passerà, quindi, ad allievi e docenti dei percorsi formativi per le testimonianze sull’esperienza dal punto di vista degli attori principali del processo formativo. A chiudere gli interventi il dottor Roberto Cosentino, Dirigente Generale Dipartimento Lavoro e Welfare Regione Calabria che approfondirà il tema “L’apporto innovativo di Garanzia Giovani nelle politiche attive del lavoro”. Il seminario si concluderà alle 12.30 con la consegna degli Attestati di qualifica agli allievi dei percorsi formativi.

Gli attestati saranno consegnati agli allievi – che hanno tra i 15 e i 18 anni – beneficiari del programma Garanzia Giovani si rivolge soprattutto ai cosiddetti NEET, che non studiano e non lavorano, per fornire loro serie opportunità di riattivarsi attraverso percorsi di formazione professionale, per poi essere in grado di reinserirsi sul mercato del lavoro.

A concludere il percorso, domani, anche agli studenti dei due corsi di Istruzione e Formazione Professionale (Acconciatore ed estetista) allievi tra i 14 e i 16 anni, che rientrano nella strategia della Regione Calabria, rivolta alla riduzione e prevenzione dell’abbandono scolastico. I corsi IeFP rappresentano una importante alternativa, e non meno praticabile, di quella della prosecuzione degli studi in un istituto superiore, soprattutto per chi vuole apprendere un mestiere e immettersi nel più breve tempo possibile nel mercato del lavoro.

“Con la qualifica professionale, i giovani partecipanti possono accede da subito nel mercato del lavoro, in qualità di dipendenti di un salone di acconciatore o di un centro estetico – spiega il presidente del CdA di Formaconsult, avvocato Franco Arnò -. I corsi, seppure tra le tante difficoltà hanno prodotto risultati sostanzialmente positivi per fornire ai giovani serie opportunità di riattivarsi attraverso percorsi di formazione professionale, per poi essere in grado di reinserirsi in contesti lavorativi in maniera proficua”. (rcz)

INCUBO DENATALITÀ: UNO SCENARIO FOSCO
SI PROFILA PER LE UNIVERSITÀ CALABRESI

di SERGIO DRAGONELe università del Sud entro il 2040 potrebbero diventare atenei fantasma. Uno studio realizzato da Talents Venture, una società specializzata nell’istruzione universitaria, illustra uno scenario apocalittico: calo delle nascite ed emigrazione dei ragazzi meridionali verso gli atenei del Centro-Nord e dell’estero renderanno non più sostenibili i sistemi universitari del Sud. Diminuiranno drasticamente i giovani di età compresa tra i 18 e i 21 anni che oggi rappresentano il 90% delle immatricolazioni. 

Un quadro fosco che indica nelle Università pugliesi e campane quelle che corrono maggiormente il rischio di desertificazione e quindi, sia pure allo stato teorico, di chiusura nell’arco dei prossimi venti anni.

Ma anche la Calabria non sfugge a questo meccanismo. Secondo questo studio, la nostra regione registrerà nel 2040 la riduzione del 23,8% della popolazione giovanile compresa tra i 18 e i 21 anni, con un rischio desertificazione per i quattro atenei che compongono il nostro sistema universitario (Unical, Umg, Mediterranea e Dante Alighieri per stranieri). Risulteranno troppi, troppo costosi e quindi non più sostenibili economicamente in relazione alle immatricolazioni.

I rettori del Sud sono in grande allarme anche perché inevitabilmente diminuiranno anche le risorse. Il Magnifico dell’Università di Bari, Stefano Bronzini, sta lavorando ad una proposta rivoluzionaria per contrastare questo processo: federare tutte le Università della Puglia e farne una sola, con un solo rettore, un solo consiglio d’amministrazione e un solo senato.

Dice Bronzini: «A Brindisi metterei l’energia, a Taranto concentrerei archeologia e ambiente. A Lecce troverebbero posto le nanotecnologie, a Foggia l’agroalimentare e a Bari la sanità, la fisica, il calcolo, la chimica. Facoltà molto richieste come per esempio Giurisprudenza le lascerei su tutto il territorio, ma legate a un solo ateneo».

Uno dei vantaggi sarebbe di natura economica: secondo Bronzini la federazione di università pugliesi permetterebbe di proporre investimenti che non siano in concorrenza ma in coesione e le risorse sarebbero distribuite in modo equo e non ci sarebbe una contesa degli studenti fra atenei.

Proiettata nella nostra regione, la proposta Bronzini porterebbe alla nascita di un’unica, grande Università, con ogni sede territoriale a detenere un primato in determinate facoltà: a Catanzaro il polo medico e quello giuridico; a Cosenza l’ingegneria e l’informatica; a Reggio Calabria, architettura. Si potrebbe perfino pensare, in questa logica, a facoltà innovative da localizzare a Crotone, Vibo Valentia, Rossano/Corigliano. L’obiettivo sarebbe quello di concentrare tutte le risorse in un unico ateneo e fare valere il peso di un numero consistente di immatricolazioni, puntando anche ad un deciso incremento delle iscrizioni da parte di studenti stranieri.

Ma in Calabria, ovviamente, si procede in direzione del tutto opposta, quella della guerra senza quartiere tra i quattro atenei, con una lotta al coltello per accaparrarsi un po’ di immatricolazioni. La duplicazione della facoltà di medicina, alla luce dello studio di “Talents Venture”, appare più che una conquista, un autentico suicidio che alla lunga porterà all’asfissia di entrambe le facoltà calabresi per la riduzione delle immatricolazioni entro il 2040.

Il rischio di diventare atenei fantasma non fermerà la folle corsa alle duplicazioni, se è vero che anche Reggio Calabria rivendica una terza facoltà di medicina. L’Unical, che gioca da solista in maniera incontrastata, punta sugli studenti stranieri, registrando quest’anno un boom di domande, quasi diecimila, provenienti da 108 Paesi del mondo, per accedere ai 240 posti per la laurea biennale in lingua inglese. Forse non basterà per evitare il rischio desertificazione previsto per il 2040, ma certamente è già qualcosa e forse servirà ad allontanare di qualche anno  il default.

Ora non voglio dire che in Calabria bisogna guardare alla proposta Bronzini come un modello, ma basterebbe lavorare ad un rafforzamento delle facoltà “identitarie” di ciascun ateneo calabrese, concentrando le risorse ed evitando inutili e costosissimi doppioni come “medicina”.

Una considerazione finale. La Puglia guarda al futuro e pensa di federare le forze, la Calabria si gira indietro e pianta inutili e patetiche bandierine, senza minimamente valutare i devastanti impatti che il calo demografico e i flussi migratori avranno nei prossimi venti anni.  (sd)

DISPERSIONE SCOLASTICA: IN CALABRIA
E NEL MEZZOGIORNO DATI ALLARMANTI

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – «La colpa è vostra perché non eleggete una buona classe politica». Questo è il mantra diffuso che tende a colpevolizzare il Sud ritenendolo  responsabile del proprio destino. E a prima vista l’interpretazione data sembrerebbe corretta. Ma quando escono fuori dati, come quelli pubblicati da Svimez nei giorni scorsi, allora ai ricercatori più attenti può venire qualche dubbio in più sulla spiegazione semplicistica che viene accettata da molti. 

Perché in qualunque percorso cognitivo bisogna sforzarsi di capire qual è il punto in cui nasce la sorgente per evitare di farsi ingannare dalle deviazioni del percorso che non fanno più capire le origini vere dei problemi. 

Il tema é di quelli già noti ma che ritornano periodicamente alla ribalta della conoscenza senza mai ipotesi risolutive vere. Trattasi  della missione principe di uno Stato che vuole svolgere il suo ruolo: quella della formazione della propria popolazione in maniera tale che i ragazzi diventino cittadini consapevoli. 

Nei dati del mancato ruolo svolto dallo Stato nei confronti del Mezzogiorno vi è tutta la spiegazione dello stato di arretratezza della realtà meridionale. La dispersione scolastica, l’assenza di una politica di unificazione sociale del Paese, rivela le ragioni della deriva esistente in moltissime realtà meridionali, nelle quali il voto diventa merce di scambio, oggetto di raccolta da parte di chi, acquisita  la tecnica, riesce a tenere in scacco una società per cui non vengono eletti i i migliori ma caste che tengono in oppressione una società che non riesce più a liberarsi di una classe dominante estrattiva. 

I dati sono drammatici: 83.000 i ragazzi che a fine anno scorso sono stati bocciati perché non hanno raggiunto il numero di frequenza minimo misurato dalle presenze. 

Problema che riguarda tutto il Mezzogiorno ma che si accentua nel napoletano. Si tratta di quella stessa pubblica istruzione che Zaia e Fontana, ma non solo, vorrebbero fosse gestita direttamente dall’istituzione regionale. 

Lascia gli studi un ragazzo su 6 al Sud e rappresenta il buco nero della scuola in un’Italia sempre più duale. Al Centro-Nord il tasso di abbandono è del 10,4%, nel Mezzogiorno del 16,6%. E a Napoli arriva a sfiorare il 23%. E la disparità riguarda tutti i servizi, dalle mense alle palestre, al tempo pieno. Già lo stesso Centro-Nord é messo male rispetto all’Europa, con un 10,4% rispetto al 9%. Ma il Sud, con il 16,6%, quasi  raddoppia la media dell’Europa. 

In realtà la formazione collettiva data dalla scuola organizzata dal Ministero della pubblica istruzione, che doveva unire il Paese, non é stata mai all’altezza di una realtà moderna e certamente ha presentato grandi disparità territoriali. Se sei nato nel Sud il tempo pieno è solo al 18 %, contro il 48 %del resto del Paese. Ma a Milano è all’80%, a Napoli solo al 20%. In Toscana l’85 % delle scuole ha una mensa e il 75% dispone di palestra; a Napoli ci si ritrova con l’80% delle scuole senza il tempo pieno e l’83% che non ha palestra. 

Come volete che poi questi ragazzi, abbandonati nel pomeriggio di ogni giorno nei cortili delle periferie, cresciuti in famiglia dove non  ha un lavoro degno di questo nome né padre né madre, possano crescere consapevoli di diritti e di doveri, senza cadere nel giro della criminalità organizzata? Come volete che non siano pronti a “regalare” il proprio voto alle cordate organizzate?

Alla fine della quinta elementare, grazie al tempo pieno, il bambino che ha la fortuna di nascere al Nord avrà 1.226 ore di formazione contro i mille di quello del Sud, e alla fine del ciclo, il ragazzino del Meridione è in credito di un intero anno in termini di formazione, doposcuola, educazione alimentare e allo sport.  

Parlare di attuazione prevista dalla modifica del titolo Quinto della Costituzione per attuare l’autonomia differenziata, quando essa è stata tradita nei suoi obiettivi primari, come il diritto alla pari istruzione, suona come una sfida ed anche se il PNRR dovesse dedicare importanti risorse per colmare i vari tradirebbe il suo scopo che é quello di mettere in condizione il Mezzogiorno di produrre e diventare la seconda locomotiva non di investire risorse per avere uguali diritti di cittadinanza. 

L’investimento per alunno del Pnrr sull’istruzione (esclusi gli asili nido) è stato pari a 903 euro nella provincia di Milano, dove il tempo pieno è assicurato al 75 % ai bambini della primaria, mentre è di 725 euro a Palermo, col tempo pieno solo al 10%. 

Il rischio è che con l’autonomia differenziata si adegui l’investimento della formazione alle possibilità economiche del territorio, con i risultati già consolidati, saltando a pie pari l’esigenza più importante del Mezzogiorno che é quella di avere cittadini formati e quindi consapevoli per poter scegliere una classe dirigente adeguata. In un meccanismo che va in loop e che prevede meno capitale umano formato e conseguentemente meno capacità di scelta di una vera classe dirigente, fondamentale per il cambiamento necessario e per eliminare una classe dominante estrattiva che non ha come obiettivo il bene comune ma quello delle proprie consorterie, dei propri clientes. 

Peraltro risolvere il problema non è così semplice, non basta costruire gli asili nido in realtà nelle quali la proporzione tra i nati e i morti e di uno a 10. E nelle quali il problema dei Comuni è, una volta costruiti gli asili nido, trovare le risorse per poterli fare funzionare. O avere fondi sufficienti per poter garantire la mensa ai ragazzi che usufruiscono del  tempo pieno, quando la maggior parte dei Comuni ha dichiarato il dissesto finanziario. 

La democrazia rappresentativa è un sistema che si regge sulla consapevolezza di chi sceglie i propri delegati alla gestione della cosa pubblica. Quando lo Stato non assicura la preparazione dei propri cittadini non avremo più una forma democratica ma il monopolio di gruppi organizzati. Il passo successivo per assicurare una vera democrazie è simile a quello che avviene quando i comuni vengono sciolti per la presenza nella istituzione di organizzazioni criminali. La controprova che siamo in queste condizioni e data da fenomeni incredibili che vedono i voti diventare patrimonio di alcuni gruppi che li gestiscono individuando di volta in volta un loro candidato, che aldilà di supposti meriti non necessari, viene eletto solo sulla base dell’appartenenza. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

 

L’Ospedale di San Giovanni in Fiore nella rete di formazione dell’Unical

L’Ospedale di San Giovanni in Fiore è entrato a far parte della rete formativa dell’Università della Calabria. Lo ha annunciato la sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, sottolineando come sia «un fatto rilevante che l’ospedale di San Giovanni in Fiore sia tra le sedi in cui si formeranno gli studenti di Medicina dell’Università della Calabria».

«L’apposita convenzione tra l’Unical e l’Asp di Cosenza – ha spiegato – prevede che il presidio ospedaliero sangiovannese sia tra le strutture di cui l’ateneo cosentino si avvarrà per laureare e specializzare i futuri medici, consentendo loro di acquisire, peraltro, particolari competenze nell’utilizzo delle più avanzate tecnologie per le diagnosi e le cure. Anche gli studenti di Scienze infermieristiche avranno a disposizione le strutture sanitarie della città, in cui verranno seguiti dai professionisti della sanità pubblica locale, che daranno loro un valido apporto formativo».

«Si tratta – ha sottolineato la sindaca – di un grande passo in avanti, anche per cercare di trattenere i futuri medici nel nostro territorio. Ringrazio il commissario straordinario dell’Asp di Cosenza, Antonello Graziano, per il suo fattivo impegno, che sta portando benefici concreti. Nel locale reparto di Medicina è già arrivata una dottoressa a tempo indeterminato, che noi avevamo richiesto».

«Ciò conferma – ha proseguito Succurro – la stretta sinergia tra l’Asp di Cosenza e il Comune di San Giovanni in Fiore, che, grazie all’attenzione costante del presidente Roberto Occhiuto, ha invertito la rotta al fine di ottenere un’assistenza sanitaria più moderna ed efficace».

«Sono già partite le lettere per le attività di prevenzione dei tumori della mammella e i tecnici di Radiologia hanno completato l’addestramento per l’utilizzo del nuovo mammografo digitale, inaugurato di recente. Pertanto, a breve –ha concluso la sindaca Succurro – inizierà lo screening per le donne interessate». (rcs)