La corsa per le elezioni,
ma nessuno parla di scuola…

di GUIDO LEONE – Siamo in piena campagna elettorale e, finora, non si è sentito parlare quasi per niente di scuola nella stragrande maggioranza dei dibattiti politici, come se il mondo dei ragazzi e dei giovani non esistesse e come se l’istruzione e la cultura, con la promessa di cittadinanza alle nuove generazioni, sia di un mondo alieno. Mai come in questa tornata elettorale la politica sembra – anzi è – distante dalla vita vera. Quella che incontri al mercato, davanti alla scuola, tra la gente di strada insomma. Vai a sapere che cosa pensano i candidati allo scranno dell’assise regionale della scuola,  al di là delle parole d’ordine, della scuola viva, che sta in trincea nei paesi collinari e montani, nelle periferie urbane della Calabria, dei risultati che hanno prodotto trenta anni di politiche scolastiche nefaste condotte in modo bipartisan dai vari ministri.

La scuola di Reggio e della Calabria, intesa come strumento strategico di crescita del capitale umano in funzione dello sviluppo del territorio, non ha mai avuto complessivamente su di sé l’attenzione della rappresentanza politica.

Mentre i vari indicatori sulla qualità del nostro sistema scolastico ci restituiscono severi aspetti di criticità riassumibili in: una crisi nei risultati scolastici che si manifesta già nella scuola dell’obbligo e che sembra prefigurare successivi scacchi formativi; una stratificazione sociale nelle scelte tra i diversi indirizzi della scuola secondaria superiore, che si ripercuote nei livelli di apprendimento; l’emergere di un disagio sottile, di una difficoltà a coinvolgere fino in fondo gli allievi nella loro esperienza scolastica,testimoniato dal fenomeno dei debiti scolastici, che, comunque, indica un rapporto non positivo con gli apprendimenti scolastici (matematica, italiano, lingua straniera,ecc.); tendenza alla licealizzazione del sistema scolastico.

La nostra regione, poi, esibisce i dati più sconfortanti in materia di sicurezza e di adeguamento degli edifici scolastici. A ciò si aggiunge la permanenza di squilibri territoriali: è stato più volte rimarcato che molti comprensori delle aree interne della Calabria sono tagliati fuori da una offerta formativa extra-curricolare per la mancanza dei servizi, trasporti in particolare, che penalizzano la partecipazione degli studenti alle attività pomeridiane che le istituzioni scolastiche pongono in essere per il completamento del percorso educativo. Questo stato di cose non assicura equità e qualità. Non garantisce il diritto allo studio per tutti.

Discutibili i processi di dimensionamento che in questi anni non hanno  tenuto conto delle peculiarità territoriali, dei bisogni formativo/educativi di determinate aree a rischio della regione, che non hanno razionalizzato i processi di accorpamento delle singole scuole in termini di moderna consortilità intercomunale, come avviene per altro genere indispensabile di servizi alla comunità.

È sul territorio che si misura la capacità della politica ad affrontare i nodi strutturali di un sistema scolastico come il nostro che manifesta delle criticità ormai consolidate che vanno dal gap nei livelli di apprendimento tra i nostri studenti e il resto del Paese alla qualità dei nostri edifici scolastici.

L’autonomia differenziata, poi, sancirà gli squilibri che già esistono e li renderà definitivi e insuperabili. Il gap di servizi, nella scuola, nella sanità, nel sostegno alla disabilità e alla integrazione, negli asili, nella dotazione di verde, di parchi, di attrezzature sportive, di risorse di sostegno all’apparato produttivo, etc., diventerà “legittimo”, un privilegio etnico-territoriale immodificabile. Insomma chi, all’interno della stessa nazione, abita in territori particolari e benestanti ha più diritti di chi invece ha avuto la ventura di abitare in territori disgraziati.

Ma non ci si sofferma mai però a fare una attenta analisi sul perché di tali risultati per poi avviare una seria ricostruzione della scuola con investimenti seri e reali, anche in termini di risorse umane, ancorché necessari in un territorio che denuncia severi tassi di dispersione e di abbandono, di analfabetismo primario e di ritorno e dove la cultura della illegalità è peraltro molto diffusa.

La verità è che la nostra classe politica non ha molta  dimestichezza con le aule, non ha mai visto cosa significa lavorare negli istituti di frontiera, non ha mai visto cosa vuol dire stare a contatto con i ragazzi difficili nelle classi, non ha mai visto come molti insegnanti lavorano con passione e impegno veramente encomiabili.

Entrate nelle scuole, cari politici, parlate nel corso di questa campagna elettorale con i docenti, i dirigenti, le famiglie, e vi renderete conto come la scuola reggina e calabrese merita molto di più di come è conciata ora.

Ma, calandoci nel nostro territorio perché quello che ci interessa di più è sapere cosa farà la Regione per i prossimi cinque anni, gradiremmo sapere cosa ne pensano del sistema scolastico e universitario ai fini dello sviluppo della nostra regione. Magari diciamo noi cosa ci attendiamo dal futuro ente Regione.

Mondo della scuola e pianeta del governo regionale, nelle sue varie declinazioni, non hanno mai realizzato un dialogo in questi termini. Eppure, è assodato che maggiori possibilità occupazionali vengono garantite da quelle scuole che sono inserite in una filiera formativa che metta insieme distretti industriali, ricerca delle imprese e buoni istituti tecnici e professionali. Mare, montagna, turismo,  agricoltura, nuove fonti di energia, solo per citare alcuni dei settori strategici di sviluppo della nostra regione. La strategia d’intervento che qui si vuole evidenziare è basata, in primo luogo, su una attenta conoscenza del contesto territoriale e socio culturale e l’adozione di strumenti differenziati a seconda degli ambiti e dei destinatari.

Non abbiamo visto per esempio, particolari politiche incentivanti per gli istituti professionali alberghieri e turistici o per gli istituti artistici. Intendo sottolineare che c’è una vocazione specifica di determinati ambiti del territorio regionale che va individuata e stimolata. Cioè, se un territorio è naturalmente vocato per uno sviluppo turistico o agricolo, la strategia politico-amministrativa deve agevolare tale crescita lungo tutta la filiera che parte dalla formazione e fino all’inserimento nel locale mercato del lavoro.

Politiche scolastiche, politiche culturali, politiche sociali e del lavoro devono essere assolutamente integrate. Non possono essere scollegate come è stato fino ad oggi.

Penso che la nuova Amministrazione regionale calabrese che verrà fuori dalla prossime elezioni debba interpretare questa fase in termini di grande responsabilità e grande lungimiranza ed assumere questo tema non per le implicazioni di potere, per i posizionamenti o  per le interferenze possibili, ma come fattore fondamentale per conseguire risultati importanti sul piano dello sviluppo e della civiltà.

Noi riteniamo, altresì, che sia indispensabile riscrivere una nuova legge quadro per un sistema regionale di istruzione e formazione professionale che preveda l’istituzione: di una Autorità regionale per l’orientamento continuo, a garanzia del diritto all’orientamento; di una Scuola regionale per l’Orientamento, che si occupi di fornire percorsi di aggiornamento e formazione sulle tematiche specifiche destinati al personale della pubblica amministrazione impegnato in funzioni di orientamento; di un Osservatorio Regionale delle professioni, finalizzato a promuovere la costituzione di una banca dati delle figure professionali; della Conferenza annuale dei servizi sull’educazione, di concerto con l’Ufficio Scolastico Regionale, partecipata da tutti i soggetti che in Calabria concorrono al sistema educativo, e finalizzata al confronto sulle strategie formative funzionali allo sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra regione (esperienza mai realizzata finora); degli Stati Generali per la Scuola, finalizzati ad assicurare un raccordo efficace tra la Scuola ed il mondo del lavoro.

Allora, la Regione Calabria ha oggi sicuramente l’obiettivo di recuperare un protagonismo forte in questo campo, di esprimere una politica per l’istruzione nel rispetto delle autonomie.

I tempi sono maturi  per un serio nuovo confronto politico – istituzionale, atteso che in questi ultimi decenni non si è nemmeno realizzata una conferenza interistituzionale  sui temi della scuola e dell’istruzione e delle linee di sviluppo socio-economico della regione verso cui orientare magari nuovi  profili formativi in uscita dal sistema scolastico e universitario degli studenti calabresi. Mi auguro che con l’avvio della prossima consiliatura regionale, gli indispensabili  tavoli interistituzionali che dovranno essere attivati unitamente all’ Ufficio scolastico Regionale operino con una visione innovativa. Certo, ad oggi, l’Ufficio scolastico regionale per la Calabria ci ha messo anche del suo con la scarsità delle iniziative sul territorio calabrese. Il nostro pianeta scuola è sfilacciato da un bel po’, ogni scuola va a ruota libera e di direttive, oltre che di presenze istituzionali strategiche sul territorio, se ne vedono ben poche e finalizzate ad atti prevalentemente burocratici. Abbiamo avuto tempi migliori!

(Già dirigente tecnico U.S.R. Calabria)

FORMAZIONE, IL PARADOSSO IN CALABRIA
TRA ECCELLENZA E FRAGILITÀ SCOLASTICA

di UMBERTO TARSITANOQuesto mese di luglio ha portato alla ribalta due eventi che hanno destato una certa curiosità. Il 9 luglio il Rapporto nazionale Invalsi 2025, presentato alla Camera dei Deputati, ha confermato ancora le persistenti difficoltà del sistema scolastico calabrese. Appena otto giorni dopo, il 17 luglio, la classifica Censis delle Università italiane ha celebrato l’eccellenza dell’Università della Calabria. Due mondi educativi  che raccontano storie di sfide e di opportunità.

Dai dati Invalsi emerge ancora una fotografia preoccupante.

I numeri non mentono: la Calabria continua a posizionarsi nelle fasce più basse delle classifiche nazionali per le competenze scolastiche di base. I dati del 2025 confermano un quadro già noto ma non per questo meno allarmante.

Nelle scuole primarie, già dalla classe seconda si notano le prime fragilità. In matematica, il punteggio medio calabrese di 188,3 è significativamente inferiore alla media nazionale di 193,0, con oltre il 40% degli alunni che si colloca nelle fasce di competenza più basse. La situazione non migliora con il proseguire del percorso scolastico: in quinta, solo il 16,5% degli studenti raggiunge i livelli più alti in italiano.

Il passaggio alla scuola secondaria di primo grado segna un ulteriore peggioramento. In matematica, un preoccupante 31,5% degli studenti si attesta al primo livello (molto debole), mentre solo il 6,2% raggiunge l’eccellenza. Negli istituti professionali della secondaria superiore, la situazione assume contorni drammatici: il 62% degli studenti non supera il primo livello in italiano, e il 70,7% rimane al livello più basso in matematica.

Questi dati non rappresentano solo fredde statistiche, ma riflettono l’impatto profondo di fattori sociali ed economici che condizionano il diritto allo studio. Il peso delle condizioni socioeconomiche si fa sentire in modo particolare, dove la scuola dovrebbe invece rappresentare il principale ascensore sociale. Le famiglie con minori risorse economiche e culturali si trovano in una posizione di svantaggio che si perpetua attraverso le generazioni, creando un circolo vizioso difficile da rompere.

L’eccellenza dell’Unical: un faro nel Sud.

Eppure, in questo contesto apparentemente sconfortante, emerge un dato sorprendente: l’Università della Calabria continua a brillare. La classificazione Censis 2025  la riconosce come il miglior Ateneo d’Italia nella categoria delle università di grandi dimensioni. Ma l’eccellenza dell’Unical non si limita al panorama nazionale. Le classifiche internazionali più prestigiose – QS World University Rankings, Times Higher Education, Shanghai Rankings – posizionano costantemente l’Unical tra le migliori università a livello globale. Trovarsi tra le prime 900 -1000 università al mondo e tra le prime 77 in Europa meridionale significa competere ad armi pari con istituzioni di Paesi economicamente più avanzati e con tradizioni accademiche da tempo consolidate.

Come si spiega questo paradosso?

Come può nascere l’eccellenza da un terreno così difficile? Diverse ipotesi aiutano a comprendere questo fenomeno complesso.

Innanzitutto, è possibile che l’Unical funzioni come un filtro naturale, attirando e formando principalmente gli studenti più motivati e dotati, quelli che riescono a superare le lacune del sistema scolastico precedente attraverso la determinazione personale e il supporto familiare. In questo senso, l’Università diventerebbe il luogo dove il talento, pur provenendo da un contesto difficile, trova finalmente le condizioni per esprimersi appieno.

Ma c’è anche un’altra spiegazione, forse più ottimistica: l’Unical potrebbe aver sviluppato strategie pedagogiche particolarmente efficaci per colmare le lacune iniziali degli studenti, trasformando le difficoltà in opportunità di crescita. L’esperienza di dover lavorare più duramente per raggiungere certi obiettivi può infatti forgiare una mentalità resiliente e determinata che si rivela vincente nel lungo periodo.

Il costante miglioramento nei ranking internazionali suggerisce inoltre un impegno sistematico dell’Ateneo nel migliorare la qualità dell’offerta formativa, della ricerca e dell’impatto sul territorio. Non si tratta quindi di un successo casuale, ma del risultato di scelte strategiche consapevoli e di investimenti mirati.

Le testimonianze dei laureati

A confermare la solidità di questa eccellenza arrivano le testimonianze dirette dei laureati Unical che hanno intrapreso carriere all’estero o in contesti lavorativi competitivi. Molti di loro riferiscono di non essersi mai sentiti penalizzati dal loro titolo di studio, anzi: la preparazione ricevuta si è rivelata all’altezza delle aspettative del mercato del lavoro internazionale.

Tuttavia, questi stessi laureati sottolineano un aspetto fondamentale: la determinazione personale resta l’elemento cruciale per il successo professionale, a prescindere dall’ateneo frequentato. Il titolo di studio, per quanto prestigioso, rappresenta solo il punto di partenza di un percorso che richiede costante impegno e capacità di adattamento.

Una strategia per lo sviluppo del sistema regionale

Il paradosso calabrese offre spunti di riflessione che vanno oltre i confini. Dimostra che l’eccellenza può emergere anche in contesti difficili, ma sottolinea anche l’importanza cruciale di non lasciare indietro nessuno nel percorso educativo.

L’esistenza di un polo di eccellenza come l’Unical rappresenta un’opportunità preziosa per l’intero sistema educativo regionale. L’università potrebbe infatti diventare il motore di un processo di miglioramento che, attraverso la formazione degli insegnanti, la ricerca pedagogica e l’innovazione didattica, si irradi anche ai livelli inferiori del sistema scolastico.

I dati Invalsi mostrano che iniziative mirate come Agenda Sud stanno già producendo risultati positivi. Le scuole beneficiarie di questi interventi hanno ottenuto risultati migliori in termini di apprendimento generale, dimostrando che la personalizzazione e gli interventi mirati sono la strada da percorrere.

Il paradosso educativo calabrese solleva interrogativi fondamentali che meritano un confronto aperto e costruttivo. Tre questioni, in particolare, potrebbero guidare un dibattito produttivo sul futuro dell’istruzione regionale:

Come replicare il successo?

Se l’Unical riesce ad attrarre gli studenti più motivati o ha sviluppato strategie pedagogiche efficaci per colmare le lacune formative, quali azioni concrete potrebbero essere intraprese per estendere questi approcci vincenti anche ai livelli inferiori del sistema scolastico calabrese?

Si può trasmettere la resilienza e la determinazione?

Considerando che molti laureati Unical riscontrano successo anche all’estero, sottolineando però l’importanza della determinazione personale, in che modo il sistema educativo calabrese potrebbe promuovere e coltivare maggiormente quella «mentalità resiliente» che sembra essere un fattore chiave per il successo?

Come attivare partnership concrete?

Se l’Unical può davvero fungere da «motore di un processo di miglioramento» per l’intero sistema educativo regionale, quali partnership specifiche e iniziative congiunte tra l’università e le scuole primarie e secondarie potrebbero essere messe in atto?

Il dibattito su questi temi non può essere solo accademico: dalle risposte che sapremo dare dipende il futuro di intere generazioni e la capacità della Calabria di trasformare definitivamente la sua storia.

La Calabria ha già dimostrato di possedere le competenze per competere ai massimi livelli. I successi dell’inglese e delle competenze digitali nelle rilevazioni Invalsi, pur con margini di miglioramento, dimostrano che con le giuste strategie il sistema scolastico può raggiungere risultati eccellenti.

Il paradosso calabrese ci insegna che l’eccellenza è possibile ovunque, ma ci ricorda anche che ogni talento perduto lungo il percorso rappresenta una sconfitta per l’intera comunità. La sfida del futuro sarà quella di estendere la logica dell’eccellenza universitaria all’intero sistema educativo, perché il successo di pochi non può compensare il fallimento di molti.

Ora la Calabria deve trovare il modo di trasformare le debolezze in punti di forza, costruendo un sistema educativo che sappia valorizzare ogni talento, indipendentemente dalle condizioni di partenza. Solo così il paradosso potrà trasformarsi in una straordinaria storia di successo collettivo. Ci riusciremo? (ut)

L’EDUCAZIONE COME ATTO DI RESISTENZA
IN CALABRIA: UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA

di ANGELO PALMIERI – La Calabria continua a presentare un quadro preoccupante sul fronte della fragilità formativa, con indicatori che si discostano significativamente dalla media nazionale. Secondo i dati Invalsi 2023, oltre il 20% degli studenti del primo ciclo non raggiunge i livelli minimi di competenza in italiano e matematica, segnalando gravi criticità nei processi di apprendimento e inclusione.

Ancora più allarmante è il dato relativo ai giovani Neet: nel 2023, il 27,2% dei calabresi tra i 15 e i 29 anni risulta fuori da percorsi di istruzione, lavoro o formazione, con uno scarto di oltre 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale. L’abbandono scolastico precoce, nel Mezzogiorno, coinvolge il 14,6% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, evidenziando un’incapacità sistemica di trattenere i ragazzi nei percorsi formativi. A tutto ciò si aggiunge la cronica carenza di servizi per la prima infanzia: la copertura regionale per la fascia 0–2 anni si ferma al 4,6%, a fronte di una media nazionale del 16,8% e di un obiettivo europeo fissato al 33%. Questi dati, intrecciati tra loro, disegnano la mappa di una zona grigia dell’anima collettiva, dove il sapere svanisce e la speranza si assottiglia, mentre l’esclusione diventa destino e non eccezione.

Territori interni: tra isolamento e resistenza educativa

Le aree interne rappresentano l’epicentro di questa emergenza. Molti piccoli comuni calabresi, in particolare quelli montani o a bassa densità abitativa, presentano condizioni particolarmente critiche in termini di accesso all’istruzione e tenuta dei servizi educativi. Per esperienza diretta, avendo operato come sociologo e progettista sociale nella Diocesi di Cassano all’Ionio, posso confermare quanto questa fragilità sia evidente in realtà come Alessandria del Carretto, Nocara, Albidona, San Lorenzo Bellizzi, Morano Calabro e Mormanno.

Si tratta di comuni collocati in aree interne, spesso nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, caratterizzati da isolamento geografico, bassa popolazione e progressivo spopolamento giovanile. In questi contesti, la scuola rischia di perdere non solo la funzione educativa, ma anche quella simbolica e comunitaria, aggravando la già critica povertà educativa. In questi stessi luoghi, tuttavia, emergono anche pratiche educative resistenti, nate dalla cooperazione tra scuola, comunità e territorio.

Le alleanze educative come strategia di tenuta e rilancio

Di fronte a una tale complessità, appare sempre più evidente che il contrasto alla povertà educativa non può essere affidato alla sola scuola. Serve una visione integrata, fondata su una logica di alleanza educativa territoriale, capace di mobilitare risorse comunitarie, competenze diffuse e nuovi attori sociali. Nel contesto calabrese, questa alleanza deve avere una doppia direzione: orizzontale, per costruire reti tra scuola, terzo settore, famiglie, istituzioni locali; e verticale, per colmare la distanza tra politiche nazionali e bisogni locali, promuovendo un modello di governance partecipata.

In questa prospettiva, le comunità educanti non sono un’utopia, ma una possibilità concreta, già sperimentata in alcune realtà della regione dove le scuole sono riuscite a sopravvivere grazie al sostegno di associazioni, cooperative sociali, parrocchie e cittadini attivi. Un esempio emblematico di alleanza educativa orizzontale nel contesto calabrese è rappresentato dal progetto “L’appetito vien studiando”, promosso dalla Caritas della Diocesi di Cassano all’Ionio. Attivo dal 2016, è stato avviato grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica e rappresenta una risposta concreta al rischio di dispersione scolastica e di isolamento educativo in un contesto segnato da gravi vulnerabilità educative.

Questa iniziativa nasce dalla visione profetica del vescovo Francesco Savino, guida inquieta e innamorata del suo gregge, che ha intuito fin dall’inizio la necessità di una formazione incarnata e vicina, capace di trasformare il territorio dal basso. È stato proprio lui a ispirare il nome stesso dell’iniziativa, immaginando un percorso in cui il nutrimento del corpo e quello della mente potessero camminare insieme. Nato con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica, il progetto si sviluppa attraverso un centro socio-educativo attivo ogni pomeriggio, che accoglie circa 40 minori tra i 6 e i 14 anni.

Accanto allo studio assistito, i ragazzi partecipano a laboratori artistici, sportivi, linguistici e di educazione civica, in un ambiente capace di restituire dignità e fiducia. Il progetto è reso possibile da un’équipe formata da dieci educatori e animatori, affiancati da due cuoche e circa venti volontari, tra cui anche giovani del Servizio Civile Universale. È nel confronto quotidiano, nella condivisione delle fatiche e delle scoperte, che si costruisce una comunità educante viva e autentica. Tutto ha inizio con un gesto antico quanto l’uomo: spezzare il pane insieme. Un pasto caldo che non è solo nutrimento, ma carezza, appartenenza, primo seme di riscatto.

Il momento della mensa non è mero nutrimento, ma un gesto simbolico di riconoscimento e dignità. Sedersi a tavola insieme si trasforma in un rito quotidiano, dove il pane spezzato diventa linguaggio silenzioso di cura, appartenenza e reciprocità. In quel tempo condiviso, fatto di sguardi, attese e ascolto, si educa alla comunità.  E quel pranzo, per molti l’unico pasto completo della giornata, non è soltanto ristoro del corpo, ma primo mattone per edificare fiducia, metodo e concentrazione: una grammatica sottile del crescere che parte dalla tavola e si apre alla vita. Come afferma Angela Marino, responsabile del progetto: «Vogliamo educare al rispetto dell’altro, all’accoglienza della diversità, al riconoscimento delle emozioni. Sono semi che, se curati, diventano radici forti nella vita di ognuno».

Situato nel cuore del centro storico di Cassano all’Ionio, in un quartiere segnato dalla marginalità e dalla presenza silenziosa della criminalità organizzata, questa casa dell’apprendimento rappresenta un varco quotidiano nella solitudine e nella rassegnazione. Qui, ogni pomeriggio, prende vita una resistenza mite ma decisa, dove la bellezza non è più spettatrice silenziosa, ma voce che educa, mani che accolgono, cuore che accompagna.

Il valore aggiunto del progetto risiede nella sua capacità di generare rete: parrocchie, famiglie, scuole, operatori sociali e istituzioni locali vengono coinvolti in una trama di corresponsabilità educativa. Non si tratta di semplice assistenza, ma di un modello pedagogico partecipato, che mira a rafforzare le competenze relazionali, cognitive ed emotive dei ragazzi, valorizzando al contempo il capitale sociale delle comunità. Il collegamento con il Centro per le famiglie, spazio dedicato all’ascolto e all’accompagnamento genitoriale, conferma l’approccio integrato e intergenerazionale dell’iniziativa.

La struttura, infatti, non si rivolge solo ai minori: offre gratuitamente supporto psicologico e consulenza educativa anche alle famiglie, costruendo una rete di prossimità che cura e rialza. Dal 2016, sono oltre 35 i nuclei familiari accompagnati, in un’azione costante che contrasta la cultura dell’illegalità con la pazienza dell’ascolto e la forza del quotidiano. Le politiche pubbliche – a partire dal Pnrr – dovrebbero riconoscere e rendere sistemiche queste esperienze, promuovendo una regia collettiva dell’educazione che metta al centro la prossimità, la continuità e la personalizzazione degli interventi.

Il cammino pedagogico, in questo senso, non è soltanto un diritto individuale, ma un bene relazionale e comunitario, la cui cura riguarda l’intero tessuto sociale. Come afferma la responsabile Angela Marino, due desideri accompagnano oggi l’evoluzione del progetto: da un lato, l’avvio dell’educativa domiciliare, per raggiungere i minori più fragili anche all’interno delle mura domestiche, offrendo un accompagnamento personalizzato; dall’altro, la creazione di un centro per adolescenti, capace di proseguire il lavoro educativo oltre la scuola media, in un’età critica in cui i rischi di devianza, abbandono e isolamento aumentano in modo esponenziale.

Il Pnrr scuola in Calabria: opportunità e limiti di un piano trasformativo

Secondo stime aggregate, la Calabria ha beneficiato di alcune centinaia di milioni di euro nell’ambito del PNRR per il settore dell’istruzione, sebbene non sia disponibile una cifra ufficiale univoca per l’intera dotazione regionale. Gli ambiti di intervento comprendono l’edilizia scolastica, la costruzione di asili nido e scuole dell’infanzia, il potenziamento delle mense e delle palestre, la digitalizzazione degli ambienti didattici, la formazione dei docenti e il contrasto alla dispersione scolastica.

Tuttavia, a fronte dell’ampia mole di risorse, l’attuazione concreta dei progetti risulta ancora frammentata e disomogenea, soprattutto nei contesti più periferici. Secondo i dati disponibili a fine 2024, la spesa effettiva certificata rimane contenuta rispetto ai fondi assegnati. Diversi interventi risultano ancora in fase di progettazione o affidamento, in particolare nei piccoli comuni e nei territori montani, dove le carenze di personale tecnico e di governance locale rallentano i processi decisionali. Questa criticità è particolarmente evidente nei comuni a bassa densità abitativa, spesso situati nelle aree interne, dove l’urgenza di contrastare la povertà educativa si scontra con la fragilità strutturale dell’apparato amministrativo. In assenza di un accompagnamento tecnico adeguato, il rischio concreto è che il Pnrr finisca per rafforzare le disuguaglianze invece di ridurle, avvantaggiando i territori già dotati di maggiore capacità progettuale. Il paradosso è evidente: laddove il bisogno educativo è più acuto, la risposta istituzionale tende a essere più debole. In questo senso, il Pnrr rappresenta non solo un’opportunità, ma anche un banco di prova per il sistema scolastico regionale, chiamato a dimostrare capacità di visione, coordinamento e inclusione.

Conclusione

In Calabria, oggi, la sfida educativa è la vera cartina al tornasole della democrazia. Dove la scuola arretra, avanzano le disuguaglianze, si insinua la marginalità, si radica la povertà come destino. Non è solo questione di banchi vuoti o connessioni deboli: è una questione di giustizia. Se ogni generazione ha diritto a crescere, apprendere, costruire il futuro e contribuire al bene comune, allora negare queste possibilità equivale a una colpa collettiva. È alla politica, alla scuola e alla società civile che spetta il dovere, non l’opzione, di creare condizioni reali di uguaglianza formativa. Perché ogni bambino lasciato indietro, tra le pietre di una montagna o il cemento di una periferia, è un fallimento della Repubblica. Perché la povertà educativa non è soltanto vuota di contenuti: è amputazione di sogni, esilio precoce dalla dignità. E se bastano un piatto caldo e una stanza piena di libri a disinnescare il destino, siamo davvero certi che sia solo una questione di risorse? (ap)

[Courtesy OpenCalabria]

CARI POLITICI, BISOGNA RISPONDERE CON
CORAGGIO ALLE SFIDE DEL NOSTRO TEMPO

Mons. Francesco Savino, Vescovo di Cassano allo Jonio, nonché vicepresidente della Conferenza Episcopale, ha inviato un messaggio ai politici della sua Diocesi, il cui contenuto vale per l’intera Calabria.

di MONS. FRANCESCO SAVINO – Carissimi, in questo tempo di preparazione al Natale, desidero rivolgermi a voi con un messaggio che unisce gratitudine e sollecitudine.

Purtroppo, gli impegni che scandiscono le vostre giornate e il mio Ministero non hanno permesso che ci incontrassimo di persona, e di questo sono sinceramente dispiaciuto. Tuttavia, non potevo lasciar passare questa occasione senza farvi giungere i miei auguri più sentiti e un pensiero che nasca dalla riflessione sul tempo che stiamo vivendo.

Gratitudine, per l’impegno che quotidianamente dedicate al servizio delle nostre comunità; sollecitudine, perché mai come oggi il ruolo della politica è chiamato a rispondere con coraggio e visione alle sfide del nostro tempo. Il Natale, nella sua profondità, ci ricorda la luce della speranza e della carità, richiamandoci all’urgenza di metterci al servizio del bene comune, con dedizione e responsabilità.

La nostra Diocesi, custode di una storia intrecciata di cultura e fede, incarna tanto le bellezze quanto le sfide che caratterizzano questa terra. Viviamo in un contesto segnato da potenzialità straordinarie, ma anche da ferite che richiedono risposte concrete e immediate. La politica, se vissuta nella sua autentica vocazione di servizio, può diventare il mezzo privilegiato per costruire una società più giusta, solidale e rispettosa della dignità di ogni persona.

La sfida della speranza

Molti, soprattutto i giovani, guardano al futuro con disillusione, prigionieri di un contesto che sembra non offrire prospettive concrete. La speranza sembra essersi smarrita e con essa la fiducia in chi ha il compito di guidare le scelte politiche. È vostro dovere restituire speranza alle comunità, non solo attraverso promesse, ma con azioni capaci di trasformare i sogni in realtà.

Come ci ricorda Gustavo Gutiérrez, «la speranza cristiana non è passiva, ma un motore per l’azione concreta». Ogni vostro gesto, ogni vostra decisione può diventare un segno tangibile di questa speranza. La nostra terra, pur segnata da difficoltà ataviche, è anche una terra di potenzialità inespresse. È compito della politica liberare queste energie e orientarle verso un autentico sviluppo sociale ed economico.

Il bene comune come guida della politica

Papa Francesco, nelle sue esortazioni, ci ricorda che la politica è una delle forme più nobili di carità, un’arte che richiede visione, sacrificio e coraggio. Ogni vostra scelta dovrebbe essere orientata al bene comune, non inteso come la somma degli interessi individuali, ma come una visione più alta che abbraccia giustizia, pace e solidarietà.

Papa Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in Veritate, sottolinea che il bene comune implica il riconoscimento della dignità di ogni persona, in una comunità solidale e giusta. Questo principio deve guidare ogni iniziativa legislativa e amministrativa, affinché nessuno si senta escluso o invisibile.

La giustizia sociale e la lotta alla povertà

La povertà è una delle sfide più urgenti della nostra terra. La Calabria continua a registrare tassi di disoccupazione tra i più alti del Paese, con giovani costretti a lasciare il proprio territorio in cerca di opportunità altrove. Questo fenomeno non è solo una crisi economica, ma una ferita sociale che richiede risposte immediate.

Vi esorto a promuovere politiche che favoriscano l’inclusione sociale, il lavoro dignitoso e l’accesso ai diritti fondamentali. Gandhi ci ricorda che «la povertà è la peggior forma di violenza».

Non possiamo accettare che la dignità umana sia calpestata. La giustizia sociale richiede un cambio di mentalità, una trasformazione che metta al centro la persona, con i suoi bisogni e le sue aspirazioni.

Famiglia e diritti dei bambini

La famiglia è il cuore pulsante della società, il luogo dove nascono e si custodiscono i valori fondamentali. Ogni vostra decisione politica dovrebbe mirare a sostenere le famiglie, offrendo strumenti concreti per conciliare lavoro e vita familiare, protezione sociale e sostegno ai genitori in difficoltà.

Allo stesso modo, è fondamentale garantire che ogni bambino possa crescere in un ambiente sano e sicuro, lontano da situazioni di povertà o disagio. La tutela dei più piccoli è la misura di una società giusta e proiettata verso il futuro.

Ecologia integrale: prendersi cura della Casa Comune

Le questioni ambientali sono ormai al centro delle sfide globali e locali. Papa Francesco, nell’enciclica Laudato Sì, ci invita a considerare l’ecologia non solo come cura della natura, ma come attenzione integrale alla persona e alla società. Ogni vostra scelta politica, sia essa legata all’urbanizzazione, alla gestione dei rifiuti o alla mobilità, dovrebbe riflettere questa visione ecologica.

Il nostro territorio, ricco di risorse naturali, deve essere tutelato e valorizzato, soprattutto di fronte al grave problema dell’inquinamento che minaccia la sua bellezza e il benessere delle comunità, richiamandoci a un impegno concreto per la salvaguardia del creato.

Dunque, le sfide ambientali non possono più essere rimandate: è tempo di adottare politiche sostenibili che promuovano uno sviluppo equilibrato e rispettoso delle generazioni future.

 La cultura della legalità

La nostra terra è ferita dalla criminalità organizzata, una piaga che mina il tessuto sociale ed economico. La lotta alla ‘ndrangheta  e all’illegalità non è solo un compito delle forze dell’ordine, ma una responsabilità culturale e politica.

La legalità, come ci ricorda Don Tonino Bello, non è una semplice formalità, ma un principio che orienta ogni azione verso una società più giusta e libera. Ogni vostro gesto deve contribuire a costruire una cultura della legalità, che si nutre di educazione, coraggio e trasparenza.

Investire nel futuro

La politica deve guardare lontano, investendo in settori strategici come l’educazione, la formazione e l’innovazione. Il nostro territorio ha un potenziale straordinario nell’agricoltura, nel turismo e nelle energie rinnovabili. È necessario valorizzare queste risorse per creare opportunità di lavoro e trattenere i giovani nella nostra terra.

Un invito alla collaborazione

Come Chiesa, siamo al vostro fianco per costruire una comunità coesa, solidale e rispettosa. La politica, come dice Papa Benedetto XVI, è un’arte nobile che deve sempre essere orientata al bene comune. La collaborazione tra politica e Chiesa può diventare una risorsa preziosa per affrontare le sfide del nostro tempo, coniugando competenze diverse al servizio delle persone.

Conclusione

Vi auguro che il vostro impegno politico possa essere illuminato dalla luce del Natale, guidato dalla giustizia e animato dall’amore per il prossimo. Che ogni vostra scelta possa portare speranza, pace e sviluppo a tutte le comunità.

Con la benedizione di Cristo Bambino, vi invito a vivere la vostra missione con coraggio, fedeltà e visione, trasformando la politica in uno strumento autentico di servizio e carità. (fs)

[Mons. Francesco Savino è vescovo di Cassano allo Ionio]

 

REGGIO, UNA VOCAZIONE UNIVERSITARIA
NASCERÀ IL CAMPUS DEL MEDITERRANEO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Reggio Città Universitaria del Mediterraneo. Un ambizioso obiettivo che vuole porre la Città dello Stretto sempre più protagonista del Mediterraneo nell’ambito della formazione e della cultura, capace non solo di far restare, ma anche attrarre studenti provenienti da tutta Italia, Europa e da tutto il mondo.

Un obiettivo reso possibile grazie ai 4 milioni destinati all’Università Mediterranea con l’emendamento a firma del deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro e approvato dalla Commissione Bilancio.

Un risultato straordinario, che candida «la nostra città e di conseguenza il mondo universitario calabrese a diventare punto di riferimento nell’attuazione di quanto previsto nel famoso ‘Piano Mattei’», ha detto Cannizzaro, dicendosi orgoglioso di questo emendamento perché consegna a Reggio un altro strumento per il futuro, per proiettare questa città a diventare sempre più baricentrica nel Mediterraneo».

«Ecco perché la denominazione ‘Campus del Mediterraneo’ – ha spiegato – in linea con il territorio e con la sua proiezione geografica. Sarà costruito in centro cittadino, andando non solo a dare nuova linfa a tutto l’indotto, ma soprattutto gettando le basi per rendere Reggio una città più a misura di studente, di giovane».

Ma, cosa più importante, «il campus – ha spiegato Cannizzaro – sarà la chiave di volta per trattenere i ragazzi nella nostra terra e per attirarne altri provenienti da diverse zone d’Italia, d’Europa e del mondo, in linea con l’azione di rilancio dell’Aeroporto dello Stretto che abbiamo attuato, con i numerosi voli internazionali che da qualche mese collegano Reggio al resto del mondo».

«Di fatto – ha continuato Francesco Cannizzaro – con questa operazione abbiamo determinato a tutti gli effetti Reggio città universitaria».

Quello del Campus, infatti, è un progetto ambizioso: «troveranno spazio edifici accademici, residenze studentesche, spazi ricreativi, impianti sportivi, biblioteche, mense, laboratori e aree verdi. Saranno pianificati moderni sistemi di accessibilità e mobilità per le persone con disabilità».

Nell’esprimere il proprio ringraziamento a Cannizzaro per il fattivo impegno nell’affiancare e sostenere il processo di crescita dell’Ateneo reggino e del territorio in generale, il Rettore della Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti, ha auspicato che la nascente struttura possa aumentare ulteriormente il livello di servizi offerti, nell’ottica di una Reggio Calabria “città universitaria”,  sempre più attrattiva per tutta l’area del Mediterraneo.

Lo stesso Rettore, in continuità con l’attivazione del Polo Formativo Territoriale Sna, ha sottolineato, inoltre, quanto il gioco di squadra istituzionale si dimostri ancora una volta arma vincente per affrontare le importanti sfide che gli obiettivi di crescita e di sviluppo della Mediterranea ci impongono, mettendo nelle migliori condizioni la nostra comunità accademica di traguardare gli obiettivi di eccellenza con una concreta prospettiva di raggiungerli.

Per l’eurodeputata Giusi Princi, si tratta «dell’ennesimo straordinario risultato raggiunto e interviene su cultura e formazione, linfe fondamentali per lo sviluppo e la crescita del nostro territorio».

«Il ‘Campus del Mediterraneo’, che verrà realizzato nel cuore della città grazie a queste risorse – ha proseguito – sarà certamente un significativo catalizzatore di flussi studenteschi perché non solo offrirà rilevanti opportunità per i nostri giovani ma permetterà anche di attirare studenti provenienti da altre aree dell’Europa e del mondo. Il nuovo campus sarà un eccellente volano per porre in essere partenariati con i paesi dell’Oriente».

«Come Presidente della Delegazione europea per i rapporti con l’Asia Centrale, infatti, mi sto già attivando – ha spiegato l’eurodeputata – con le Ambasciate dei cinque paesi della regione per instaurare collaborazioni tra le università asiatiche e quelle calabresi, in particolare l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Sono già al lavoro, quindi, per tessere relazioni culturali, economiche e commerciali tra i paesi dell’Asia Centrale e la Calabria».

«L’Asia Centrale, a differenza dell’Europa e della Calabria – ha proseguito Princi – è una regione ad alta crescita demografica e con una popolazione molto giovane: promuovere uno scambio accademico con i suoi studenti più meritevoli rappresenta senz’altro un’opportunità di arricchimento perché il nostro territorio sia al centro del Mediterraneo e non solo dal punto di vista geografico. A proposito di Mediterraneo – aggiunge -, sono promotrice dell’Intergruppo parlamentare che sarà a breve formalizzato su Aree costiere, insulari e marittime (SEARICA)».

«Al suo interno – ha concluso – mi impegnerò per far approvare la strategia sulla macro regione mediterranea, già promossa nell’ambito della Conferenza delle Regioni e di cui è Presidente il governatore Occhiuto. Su mia iniziativa, questa strategia è stata supportata tramite raccolta firme da decine di europarlamentari di tutti i gruppi politici e di tutti i paesi dell’area mediterranea».

Per l’Associazione Donne Reggine « un’altra pagina di storia per il futuro di Reggio Calabria è stata scritta. Dare a questa città, a questa provincia, un campus universitario di alto livello equivale ad ergerla ufficialmente a città universitaria; tutt’altro che un semplice appellativo, bensì un’espressione carica di significato e soprattutto di contenuti e concretezza».

«È una iniziativa  – ha spiegato l’Associazione – che porta con sé una strategia ben precisa di rilancio del territorio, in linea con le altre misure concretizzate nel recente passato, vale a dire Aeroporto, Porto, SNA».

«L’emendamento del Campus – ha concluso l’Associazione Donne Reggine – rappresenta un ulteriore tassello nel quadro della Reggio del futuro. Un futuro non lontano, un futuro roseo, che consentirà, ne siamo certe, a tantissimi giovani di restare qui, nella loro terra, ed a tante madri e famiglie, di non perdere i propri figli nella triste fuga di cervelli che ha attanagliato fino ad oggi Reggio e la Calabria».

«La possibilità di studiare a Reggio in un campus moderno e ben attrezzato permetterà a tanti nostri coetanei di restare qui, nella nostra città, per realizzare le proprie aspirazioni professionali e personali: il futuro è qui, nella nostra terra», ha detto il Coordinamento Giovani di Forza Italia, ribadendo come «vogliamo che i giovani calabresi non siano più costretti a scappare per poter studiare, realizzarsi, costruire il loro futuro».

Una iniziativa che va oltre il semplice emendamento: «è un segnale di speranza, di fiducia e di opportunità nuove ai giovani e alla città», ha detto ancora il Coordinamento, sottolineando come «questo campus è solo il primo passo verso una visione di sviluppo che metta al centro i giovani, la ricerca e l’innovazione in ambito formativo».

«La creazione di un ambiente stimolante – ha concluso il Coordinamento – con spazi dedicati allo studio, alla ricerca e alla socializzazione, quale sarà il Campus Universitario del Mediterraneo, costituirà un passo fondamentale in un processo di crescita per Reggio e la Calabria, che contribuirà a ridisegnare il nostro territorio, dando ai giovani le opportunità che meritano». (ams)

IL SUD UN FUTURO CE L’HA, MA BISOGNA
CREARE E GARANTIRE I DIRITTI ESSENZIALI

di PIETRO MASSIMO BUSETTAEsistono dei diritti costituzionalmente garantiti che però hanno realizzazione diversa nelle varie parti del Paese. In particolare il diritto al lavoro, a una buona formazione, alla salute, alla mobilità.     

Le 100.000 persone che ogni anno si trasferiscono dal Sud al Nord, con un costo per le regioni di provenienza di oltre 20 miliardi, considerato che portare una persona a livello di scuola media superiore costa già 200.000 €, e che la maggior parte di coloro che si trasferiscono hanno invece una laurea, rappresentano una sconfitta per il Paese. 

Tale costo, cosiddetto di “allevamento”, viene utilizzato dalle regioni di destinazioni, alcune volte dal Paesi esteri, ogni qual volta tale capitale umano non viene valorizzato nelle stesse realtà nelle quali si è formato. 

Ed è inutile strombazzare successi ed aumenti di occupazione senza tener conto dei dati macroeconomici che riguardano tutto il Mezzogiorno. Una realtà che, se fosse una nazione dell’Unione Europea a se stante, avrebbe nella graduatoria dei Paesi  europei una dimensione demografica che la posizionerebbe tra i primi  dieci. Prima di tanti Paesi importanti, come per esempio l’Olanda. E che con i suoi poco meno di venti milioni di abitanti ha un numero di occupati, compresi i sommersi, che si avvicina ai sei milioni e quattrocentomila. Lontano dal rapporto uno a due delle realtà a sviluppo compiuto.

E poiché è noto che il sommerso nella realtà poco sviluppate ha una dimensione più ampia di quanto non l’abbia nella realtà a sviluppo compiuto, per un effetto di smarcamento dovuto alla mancanza di lavoro, se le possibilità alternative non sono numerose o addirittura inesistenti c’è più facilità che chi ha bisogno di lavorare e non vuole spostarsi, accetti un lavoro a qualunque condizione. 

Peraltro, tale evidenza emerge chiaramente dal costo del lavoro più basso, pur in presenza di contratti di lavoro collettivi simili e in assenza di gabbie salariali. 

Fin quando tale gap di mancanza di posti di lavoro non sarà colmato sarà impossibile frenare quel flusso dovuto ad un modello di sviluppo che continua a creare posti di lavoro nelle realtà nelle quali il mercato è saturo e si manifestano tutte le difficoltà a trovare capitale umano formato. 

Ma le persone non si spostano soltanto alla ricerca di un’occupazione che consenta di immaginare un progetto di vita. E spesso non sono solo i giovani che si trasferiscono perché dietro loro alcune volte, sempre più spesso, le famiglie di origine sono tentate di  seguirli per fornire un aiuto nella tenuta dei figli, considerato che in genere nella coppia si cerca di lavorare entrambi, anche perché è l’unico modo per avere un reddito minimo di sussistenza. 

Peraltro l’altro diritto negato o meglio non garantito adeguatamente è quello alla salute. Per cui i cosiddetti viaggi della speranza continuano ad aumentare alimentando il sistema del Nord che ormai si è organizzato per supportare e supplire alle carenze del sistema sanitario meridionale, che malgrado i tanti interventi effettuati anche a livello centrale, vedasi il commissariamento della sanità calabrese, non riesce a fornire un livello di servizi adeguati ad un paese civile e in ogni caso paragonabili a quelli che si possono avere disponibili nelle aree settentrionali. 

E anche se non mancano eccellenze sanitarie riconosciute universalmente, il sistema complessivo denuncia carenze non più tollerabili, dovute ad una carenza di risorse che riguarda tutto il Paese, ma che si manifesta maggiormente nelle aree meridionali.  

Un altro diritto fondamentale negato è quello alla formazione. Le carenze che si registrano nei sistemi formativi meridionali hanno portato a tassi di dispersione scolastica non degni di un paese civile, soprattutto in alcune aree periferiche delle grandi città meridionali, che arrivano ad avere percentuali vicine al 30%. 

Il danno della perdita di questi ragazzi, che spesso non completano nemmeno le scuole elementari è inestimabile. 

Infatti un primo elemento riguarda la perdita di un capitale umano che potrebbe, se ben formato, fornire anche eccellenze importanti che in questo modo vanno sprecate. Un secondo aspetto da non trascurare è l’incidenza che una base elettorale non adeguatamente acculturata può rappresentare nella scelta della classe dirigente che viene eletta. Tali gruppi non adeguatamente formati rappresentano un pericolo per la democrazia, perché facilmente possono essere manipolati ed indirizzati, vista la loro mancanza di consapevolezza civica. 

La mancanza di tempo pieno a scuola, poi diventa un ulteriore elemento che porta a livelli di istruzione non competitivi. 

Un ultimo diritto inalienabile e che è alla base di ogni sviluppo economico e quello alla mobilità. Diritto negato come si vede dai tentativi goffi di superarli con treni della speranza e delle feste, organizzati nei periodi natalizi o con sconti sulle tratte aeree per raggiungere le parti più isolate dello stivale e delle Isole. 

Purtroppo l’inesistenza della concorrenza tra aereo e ferrovia in alcune zone porta ad un incremento di costi delle tratte insopportabile, che diventa molto più evidente nei periodi in cui il ritorno a casa di molti emigranti porta le compagnie aeree a seguire la legge della domanda dell’offerta, che fa incrementare il costo del volo. 

L’insieme di questa mancanza di diritti porta la gente a pensare che le realtà meridionali siano senza futuro e che il detto per cui per poter avere successo nella vita bisogna andarsene trova una conferma nel diverso approccio e comportamento delle istituzioni nei confronti del Sud.

Tale convinzione diventa ulteriore elemento di impoverimento perché se ormai in tanti cominciano a non credere che esista un futuro nelle realtà di origine, la conseguenza non potrà che essere lo spopolamento e la desertificazione.

Cambiare tale convinzione e proporre un paradigma diverso necessita  di molte conferme che ancora la gente non vede. 

Ma tale cambiamento è indispensabile non soltanto per le aree meridionali ma per tutto il Paese, che ha bisogno di mettere a regime una realtà periferica, che necessita di una seconda locomotiva, che faccia aumentare i tassi di sviluppo insufficienti per assicurare quel welfare al  quale siamo abituati o in alcuni casi che si desidera, e infine anche che eviti l’affollamento di alcune aree che non può portare tanto danno come si vede. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

CATANZARO – Alla Dulbecco il corso di formazione sull’emergenza intro-ospedaliera

È in corso, all?Azienda Ospedalier-Universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro, diretta dal commissario straordinario Simona Carbone, il corso di formazione sull’emergenza intra-ospedaliera. In questa prima fase, il corso è rivolto al personale infermieristico delle Unità Operative dei Presidi Ospedalieri “Pugliese e De Lellis”. Gli obiettivi di formazione per gli operatori sanitari (escluse le aree intensive e di Pronto Soccorso), prevedono l’acquisizione di competenze mirate alla conoscenza dei sistemi di emergenza intraospedaliera, degli strumenti di monitoraggio (per le aree di degenza), di allerta e di risposta di base alle emergenze cliniche.

Nel Team di formazione ci sono i dirigenti Medici dr.ssa Stefania Faragò, direttore Sostituto della Soc di Anestesia e Rianimazione, dr. Pietro Maglio della Soc di Anestesia e Rianimazione, dr. Francesco Arabia della Soc di Cardiologia e Utic; gli Infermieri dr. Antonio Ciambrone, dott. Gianluca Chiarella, la dr.ssa Angela Viapiana ed la dr.ssa Maria Cristina Ferlaino della Soc di Anestesia e Rianimazione; la dr.ssa Anna Maria Condito, la dr.ssa Luciana Rocca e la dr.ssa Anna Rita Zangari, che compongono il comitato scientifico organizzativo, del Servizio Infermieristico della Direzione Medica del Presidio Pugliese.

I Coordinatori e responsabili scientifici del progetto sono il dr. Gianluca Raffaele, direttore Medico del Presidio Ospedaliero “Pugliese” e la dr.ssa Anna Maria Condito, responsabile Governo Funzioni Infermieristiche della Direzione Medica del Presidio Pugliese.

Il progetto nasce dalla consapevolezza che negli ospedali sia possibile prevenire le morti evitabili grazie alla formazione degli operatori sanitari sull’utilizzo del carrello di emergenza. Il personale sanitario delle aree cliniche deve possedere un’adeguata formazione per la rianimazione cardiovascolare di base adulta e/o pediatrica (sulla base del contesto operativo). L’obiettivo principale, è assicurare un’assistenza tempestiva ed efficace nelle emergenze-urgenze, tramite un’organizzazione integrata, una formazione specifica ed interdisciplinare, acquisire una maggiore consapevolezza della cultura dell’emergenza, nella considerata e significativa variabilità di eventi critici riferibili ad aree cliniche diverse: chirurgiche, pediatriche, mediche ecc.

Il corso, strutturato in sette edizioni, al fine di poter garantire inizialmente la formazione di almeno 600 operatori sanitari, affronta la conoscenza fisica del carrello di emergenza e del suo utilizzo, nonché la verifica delle check-list dello stesso e degli elementi che lo compongono. Inoltre, sono state incluse esercitazioni pratiche con l’utilizzo di task trainer grazie al patrocinio fornito dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Catanzaro, proiezioni di video didattici e simulazioni pratiche sulla gestione delle vie aeree ed utilizzo del Defibrillatore con esempi concreti per un approccio condivisibile alla ricerca di un modello unico di intervento.

«È importante il riconoscimento precoce dei sintomi prodromici dell’arresto cardiaco – ha spiegato la dott.ssa Faragò – che possono indirizzare l’infermiere ad una eventualità che l’evento si possa verificare a breve, affinché si intervenga precocemente nell’attivazione della catena della sopravvivenza attraverso un Rapid Response System, dove il braccio efferente di questa catena è l’infermiere di reparto, che attraverso il riconoscimento precoce dei segni e sintomi dell’arresto cardiaco attiva il braccio afferente corrispondente al team di Rianimazione (MET – Medical Emergency Team)».

«Con la formazione degli operatori sanitari si può migliorare la performance nell’Emergenza e tendere all’efficacia e all’efficienza del trattamento. Infatti, è auspicabile il “retraining” in un contesto di formazione permanente», questa la consapevolezza più volte ribadita dal team di formazione.

Gli infermieri, durante la giornata del 3 maggio, hanno accolto il corso di formazione con interesse e partecipazione, con feedback positivo per i contenuti formativi e per la parte pratica, utile nell’acquisizione di una migliore consapevolezza della cultura dell’emergenza intraospedaliera. (rcz)

Cuzzupi (Ugl): Formazione deve consentire a docenti di essere protagonisti delle sfide nella scuola

«La formazione deve consentire ai docenti di essere i protagonisti delle sfide nella scuola di oggi e del domani». È quanto ha detto Ornella Cuzzupi, segretario nazionale di Ugl Scuola, sottolineando come «la nostra iniziativa formativa appena conclusa non solo è stata un’esaltante esperienza di aggiornamento che ha consentito a decine di docenti, dirigenti scolastici e Ata di ricevere un regolare attestato di formazione».

«Nel Corso formativo – ha spiegato – chiuso pochi giorni orsono, organizzato unitamente all’Aimc (Associazione Italiana Maestri Cattolici) è stato palese il pieno coinvolgimento del personale scolastico che ha partecipato. Nello strutturare i corsi avevamo immaginato di fornire spunti di riflessione e di discussione, cosa che puntualmente si è trasformata in un meraviglioso contesto di esperienze condivise da un pubblico mai passivo»

«Questo ci pone nuovamente l’obbligo di evidenziare, laddove ve ne fosse bisogno, come non debbano esistere dubbi in merito alla volontà da parte dei docenti, dirigenti e Ata – ha proseguito – di mettersi in gioco accettando la sfida delle sfide: costruire la scuola del domani. Occorre però che il contesto sia quello corretto costituito da validi interlocutori e argomenti funzionali alle esigenze reali. Servono percorsi formativi vivi, veri, concreti nelle tematiche, aderenti a quel che è oggi e quel che potrà essere domani». 

«Proprio su questa linea – ha continuato Cuzzupi – abbiamo già condiviso con il Ministro Valditara alcuni tratti di un’architettura ben più complessa inerente alle varie esigenze su cui l’Istituzione scolastica è chiamata a rispondere. Ma presentare proposte significa anche essere disposti a mettersi in gioco e cercare ogni strada affinché gli obiettivi siano raggiunti. Noi crediamo che questo sia possibile, noi crediamo che il personale scolastico, nella sua stragrande maggioranza, non solo abbia voglia di farlo ma non attende altro che esser messo nelle condizioni migliori d’insegnare e costruire il futuro».

Alla conclusione dei lavori relativi al Corso di “Formazione per docenti e dirigenti, un investimento per l’innovazione educativa” citato da Ornella Cuzzupi, ha partecipato anche il Segretario Nazionale Confederale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, che, ringraziando gli organizzatori, ha ribadito l’importanza che ricopre la formazione continua nell’ambito dell’istruzione così come in tutti i settori produttivi. (rrm)

Concorso alla Regione per 54 nuove assunzioni: Entro il 26 gennaio si può fare domanda

Fino al 26 gennaio si può presentare la candidatura al nuovo concorso pubblico per l’assunzione di 54 unità di personale alla Regione Calabria. Lo ha reso noto l’assessore regionale all’Organizzazione e al Personale, Filippo Pietropaolo.

Il bando del concorso, Ripam–Regione Calabria, che sarà espletato da Formez PA, è stato pubblicato sul portale inPA al seguente link: http://riqualificazione.formez.it/content/concorso-ripam-regione-calabria-concorso-pubblico-titoli-ed-esami-reclutamento-contingente.

Il reclutamento riguarda personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nei ruoli dell’amministrazione regionale nell’Area funzionari e della elevata qualificazione.

Nello specifico i profili riguardano: 19 “Auditor, 5 “Funzionario tecnico agroforestale”, 5 “Funzionario statistico”, 5 “Specialista nella comunicazione”, 20 “Funzionario informatico- Analista Programmatore”.

L’invio della domanda di partecipazione dovrà avvenire esclusivamente per via telematica, autenticandosi con SPID/CIE/CNS/eIDAS sul portale inPA all’indirizzo https://www.inpa.gov.it”. (rcz)

Intesa tra Regione e Usr per formazione professionale operatori socio-sanitari

È stato firmato, tra la Regione Calabria (Assessorato Istruzione e Assessorato Lavoro e Formazione Professionale) e l’Ufficio Scolastico Regionale, l’accordo triennale per l’avvio di percorsi formativi finalizzati all’acquisizione della qualifica di Operatore socio-sanitario (Oss).

L’atto porta la firma della vicepresidente con delega all’istruzione, Giusi Princi, e dell’assessore al lavoro e alla formazione professionale, Giovanni Calabrese, per la Regione, della direttrice Antonella Iunti, per l’Ufficio scolastico regionale della Calabria.

«Il protocollo – ha affermato l’assessore Princi – sancisce l’inizio di una storia diversa. Sarà possibile, per la prima volta in Calabria, che gli istituti professionali ad indirizzo socio sanitario, sottoscrivano convenzioni con Enti accreditati dalla Regione Calabria, per l’avvio di un percorso formativo integrato che permetta che gli studenti frequentanti tale indirizzo, abbiano rilasciata la qualifica di Operatore Socio Sanitario ( OS) purché svolgano l’esame di qualifica al compimento del 18 anno di età».

«Abbiamo in Regione 10 istituti professionali con indirizzo sulla sanità e l’assistenza sociale frequentati da 830 studenti – ha ricordato – Con il presidente Occhiuto e con l’assessore Calabrese e grazie alla collaborazione del direttore Iunti, abbiamo sanato un vuoto normativo regionale, dichiara la vice presidente, che fino ad oggi sacrificava questi istituti a erogare formazione senza rilasciare alcun titolo agli studenti . L’ obiettivo dell’intesa sarà, infatti, di favorire l’occupazione giovanile nel territorio regionale, offrendo ai giovani studenti l’opportunità di frequentare nel triennio scolastico un percorso curricolare, specificamente integrato, finalizzato all’acquisizione delle competenze tecnico-professionali della qualifica di Oss».

«Diamo dignità professionale a questi istituti – ha rimarcato infine la vicepresidente Princi – e avviciniamo gli studenti al mondo del lavoro anticipando un percorso che avrebbero dovuto intraprendere al temine del diploma. Oggi apriamo una bella pagina professionale della Calabria».

All’incontro è intervenuto anche il dirigente generale del Dipartimento lavoro, Roberto Cosentino, il quale ha portato i saluti dell’assessore Giovanni Calabrese, assente per motivi di salute, ed ha specificato che «il protocollo si inserisce in una strategia generale tra i diversi Dipartimenti e la Giunta regionale che punta a spendere le risorse per una formazione qualificata che il mondo del lavoro possa accogliere».

Le attività formative saranno oggetto di monitoraggio e valutazione, da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria e della Regione Calabria.

«Il momento storico che abbiamo vissuto con la pandemia – ha evidenziato Iunti – richiede figure professionali che abbiamo qualifiche nel contesto socio-sanitario. La scuola non è un luogo in cui sforniamo lavoratori ma una realtà dove le competenze vengono trasferite ai più giovani per offrire loro opportunità di inserimento nel mondo del lavoro. Il protocollo rappresenta uno strumento in più per rispondere alla forte domanda di operatori socio sanitari».

Presenti all’iniziativa, che si è svolta nella sede della Cittadella regionale a Catanzaro, anche la direttrice generale del dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, dirigenti scolastici, personale docente e una rappresentanza di studenti della rete degli Istituti professionali per la sanità e l’assistenza sociale della Calabria. (rcz)